Le acque di Ydar - Il processo

Il capitolo del monastero dei valdosiani era di gran lunga più grande di quello dei saloasiani di Baia. La sala era divisa in tre grandi navate con panche addossate alle pareti laterali e archi a botte a dividere i tre spazi. Quello centrale era il più ampio di tutti, e culminava in una grande cattedra in legno dietro la quale, quel giorno, sedevano cinque uomini.

Quello seduto al centro era il kladio di Baia, nelle sue vesti bianche e rosse, con il ramo d'ulivo d'oro che tappezzava ogni parte visibile della veste. Portava dei suntuosi guanti rossi e un copricapo alto e sfarzoso. Ed aveva appreso che il suo nome era Torren Honegyor, appartenente ad una importante famiglia dell'impero.

Ai suoi fianchi sedevano i dirigenti dei monasteri dei quattro ordini monastici della città. C'erano Padre Sylas, dei saloasiani, un certo priore Abanio, dei valdosiani, Rosco, dell'ordine delle Foglie d'Ulivo e Enterio, monaco dell'ordine dei telosiani.

Le cinque autorità scrutavano altezzosamente la sala in attesa che tutti prendessero posto. Per l'occasione lo spazio di fronte alla cattedra era stato sgomberato, e al posto delle panche e sedie dei monaci erano stati messi due piccoli banchi. Dietro quello di sinistra era seduto fratello Garryn, che si era offerto di parlare in difesa di Arwyn. Al suo fianco, Ed riusciva a stento a trattenere la rabbia, mentre Rath faticava a stare fermo per l'agitazione. Nel banco di destra fratello Emmon se ne stava seduto con il mento alzato e con a fianco un uomo dalla lunga barba curata e sottili occhialetti tondi che gli pendevano dal collo. L'ometto barbuto continuava a tamburellare con le dita sulla copertina spessa di un grosso tomo.

Arwyn era incatenato mani e piedi di fianco alla cattedra dei giudici, come una bestia esposta al pubblico ludibrio.

Guardandosi attorno Ed vide che i frati presenti erano di gran lunga più numerosi di quelli che la stanza poteva ospitare, ma fra quelle teste rasate e le vesti consunte riuscì a riconoscere il giovane Jormound Hungarn. Se ne stava in disparte, non sembrava interessato a parlare con gli altri. Ed lo vide studiare intensamente la scena, soffermando i suoi occhi neri su Arwyn. Il mondo in cui continuava a guardarlo fece crescere in Ed una strana sensazione: era come se il mondo avesse deciso di mettersi tutto quanto contro di loro, e chiunque, eccetto i quattro poveri monaci di Banzi, sembrava felice di vedere Arwyn in procinto di scontare la sua condanna a morte.

Quando quasi tutti furono seduti il kladio batté sulla tavola con un martelletto e richiamò il silenzio.

- Questa sacra corte si è riunita per discutere delle accuse mosse da fratello Emmon a fratello Arwyn, in merito alla morte per omicidio di fratello Elyn avvenuta l'altro ieri notte, durante la veglia funebre in onore di Sua Maestà, l'imperatore Threbor Holm. Possa la sua anima raggiungere le vie per l'Altissimo – queste ultime parole furono ripetute in coro da tutti i monaci presenti.

- Fratello Emmon, qui presente, ha dichiarato di avere prove della colpevolezza di fratello Arwyn. Come si dichiara l'imputato? – il kladio si rivolse con noncuranza ad Arwyn, il quale borbottò qualcosa di inudibile guardandosi i piedi nudi. – Come si dichiara l'imputato? – tuonò il kladio nuovamente.

- Non colpevole – questa volta la voce di Arwyn percorse forte e chiara tutte e tre le navate.

Il kladio parve quasi sorpreso, ma poi continuò: - bene. Procediamo. Chi si presenta a difesa dell'imputato? – continuò il kladio.

Garryn si alzò lentamente reggendosi al banco che aveva di fronte. Quei pochi giorni sembravano aver accelerato il suo invecchiamento: - Garryn da Banzi, Eccellenza. E con me il giovane fratello Ed e il giovane fratello Rath – disse.

Il Kladio annuì: - e chi si presenta come accusatore?

Emmon alzò un sopracciglio guardando l'uomo che gli sedeva di fianco. L'ometto dalla barba lunga si alzò rivelando di essere molto più basso di qualunque uomo Ed avesse mia visto. – Yemos Portis, Eccellenza. Rappresento Emmon da Baia in questo processo – disse con una vocetta stridula che a Ed avrebbe fatto venire voglia di prenderlo a pugni.

- Perfetto. Allora cominciamo. Prego -.

Yemos Portis uscì da dietro il banco che lo copriva per quasi la metà della sua altezza, e cominciò a misurare a grandi passi lo spazio tra loro e i giudici.

Ed non lo aveva mai visto in quei giorni a Baia, ma pensò che non potesse essere lui quello con cui aveva parlato Emmon la notte passata: la sua voce era troppo diversa. L'uomo doveva essere uno di quei giuristi che si fanno pagare per rappresentare le persone nei processi: si chiese dove Emmon avesse trovato il denaro. Dopotutto, i saloasiani non erano famosi per essere un ordine ricco, e chi avrebbe speso così tanto denaro per dimostrare la veridicità di false accuse?

Per quanto tutto quello potesse sembrare strano, a mano a mano che nella sua mente ogni elemento si componeva, Ed pensava che quella vicenda fosse più chiara di quanto non apparisse.

- Non è fuori di dubbio, Eccellenze, che il fatto che si è consumato l'altra notte debba essere considerato come un crimine a tutti gli effetti – aveva cominciato Yemos.

- Fratello Elyn, monaco saloasiano, era in visita a Baia da pochi giorni, proveniente dalla Foresta Nera. E già in pochi giorni aveva dato prova di essere un monaco, per così dire, diverso dagli altri. Padre Sylas stesso ha ammesso che il suo carattere difficile non lo aveva fatto ben volere da tutti. Ma nonostante questo fratello Elyn non ha mai subito aggressioni fino a due giorni fa, il giorno dell'arrivo di fratello Arwyn a Baia. Ed è stato fratello Arwyn stesso ad aggredirlo. Per questo fatto abbiamo ben più di un testimone, e voi stesso, Padre Sylas, siete dovuto intervenire per fermare fratello Arwyn – Sylas annuiva ad ogni affermazione dell'uomo tenendo le mani stese sulla cattedra.

- Una tale indole violenta non è mai stata registrata nel monastero saloasiano di Baia; e permettetemi di affermare, Eccellenze, che la stessa violenza, e tutti quanti i presenti l'hanno senza dubbio potuto constatare, è stata registrata sul corpo del povero fratello Elyn, per come è stato ucciso la notte scorsa. Il suo cranio era fracassato, il suo corpo coperto di sangue: una violenza del genere può essere spiegata solo se perpetrata da un uomo di grossa stazza, quale l'imputato è, e che ha dimostrato di non saper contenere la propria indole – Yemos fece un leggero inchino di fronte ai giudici e si sedette.

Intanto gli altri monaci borbottavano e annuivano. Gli occhi di Ed erano fissi su Arwyn, che continuava a fissarsi i piedi in un totale stato di alienazione. La sola idea di trovarsi incatenato come un animale di fronte a così tante persone, che senza conoscerlo lo avevano giudicato un assassino, pareva averlo annichilito.

- Fratello Garryn da Banzi, cosa avete da dire in difesa dell'imputato? – Torren Honegyor lo interpellò dall'alto della sua seduta.

Garryn si alzò di nuovo lentamente. Non oltrepassò il banco, ma continuò ad utilizzarlo come appoggio. La sua voce partì come un leggero sussurro e poi crebbe gradualmente: - io e miei compagni non possiamo dire niente se non quello che la nostra esperienza ci ha fatto conoscere: fratello Arwyn non sarebbe capace di un fatto del genere. Durante la veglia nessuno lo ha visto muoversi, e sebbene sia un ragazzo irrequieto molto spesso il suo cieco rispetto delle Scritture è stato riconosciuto e premiato a Banzi, non sarebbe giusto agli occhi di Ezer condannare a morte un ragazzo innocente. Il nostro ordine ci impone di dire il vero, sempre, e Arwyn così ha sempre fatto, anche quando si trattava di ammettere un suo peccato. Questo posso confermarlo io, e se la mia parola non vale in questa sede, allora non varrà neanche la parola dell'Altissimo – Garryn si sedette. Le sue parole avevano sicuramente fatto sobbalzare qualche monaco sulle panche, ma nessuno dei giudici si era scomposto.

Yemos tossicchiò e Ed lo vide passare l'indice su una delle pagine del grande tomo che aveva portato. Quando ebbe nuovamente la parola si alzò e tornò ad occupare lo spazio fra loro e i giudici: - nessuno dubita della veridicità delle vostre parole, fratello Garryn: permettetemi di concedervi la possibilità di essere pienamente sincero agli occhi di Ezer. Avete o non avete detto voi stesso di aver avuto diversi problemi con fratello Arwyn nel vostro monastero, tanto da averlo punito più volte per la sua irrequietezza?

- Sì, l'ho detto – ammise Garryn fissando Yemos disperatamente.

- Avete o non avete insistito con Padre Sylas, che dal canto suo avrebbe lasciato impunito il fatto di violenza contro fratello Elyn, perché il vostro compagno fosse severamente punito? – lo incalzò Yemos prima che finisse di rispondere.

- E' così – ammise ancora Garryn chinando il capo.

- Potete essere certo di non aver visto fratello Arwyn colpire fratello Elyn la notte dell'omicidio?

- Non posso -.

- E potete, con assoluta certezza, affermare che fratello Arwyn, magari preso da un nuovo attacco d'ira, non abbia spinto fratello Elyn cagionandogli la morte?

Garryn rimase in silenzio qualche attimo. Ed pensò che lo avesse messo all'angolo: Garryn non avrebbe potuto dire di esserne certo, e anche se lo avesse detto non avrebbe avuto prove a sostegno della sua tesi.

Ed continuava a stringersi i lembi della veste e a digrignare i denti per contenere la rabbia, ma alla fine proruppe: - fratello Emmon può affermare con assoluta certezza di aver visto fratello Arwyn colpire fratello Elyn?

Per un attimo desiderò di aver solo pensato quelle parole. Si sentiva gli occhi di tutti addosso. Garryn continuava a fissarsi le mani, fiaccato dal peso di quanto stava accadendo. Ed era sicuro che tutti gli altri lo stessero guardando allibiti, ma lui non riusciva a fissare altri che Yemos Portis. Sentiva il viso andargli a fuoco, ma non gli importava più ormai.

Per un attimo Yemos guardò Emmon, e anche Ed lo guardò. Vide un'ombra di terrore nei suoi occhi, ma poi Yemos si rivolse al kladio: - è inammissibile, Eccellenze, stavo concludendo il mio interrogatorio, una tale interruzione non può essere accettata -.

Il kladio annuì e guardò Ed con la stessa noncuranza con cui si era rivolto ad Arwyn prima: - la domanda non è ammessa, fratello Garryn istruisci i tuoi discepoli al contegno, altrimenti dovremmo chiedervi di lasciare l'aula. Continuate Portis -.

L'intervento di Ed fu come annullato dal gesto annoiato del kladio e Yemos tornò a parlare come se niente fosse successo. Intanto lui se ne stava ancora lì, rosso in viso, a cercare di contenere la sua rabbia cercando di non esplodere di nuovo.

- Rinnovo la mia domanda fratello Garryn: potete o non potete... -

- Non posso – lo interruppe Garryn.

Yemos parve un po' interdetto per essere stato interrotto, ma alla fine sorrise e riprese: - esattamente. Eccellenze, il caso è chiaro: ci troviamo di fronte ad un corpo del delitto, la commissione di un crimine è stata accertata. Dato lo stato del soggetto che abbiamo di fronte appare del tutto plausibile che possa aver commesso il fatto, e non vi sono prove che così non sia stato. Pertanto mi sembra opportuno procedere con il considerare l'imputato colpevole secondo il principio enunciato nella decretale sugli omicidi di elaion Lucrezio II, dell'anno di Ermon seicentocinquatré, là dove Sua Santità enunciava il principio per cui l'assenza di prove di innocenza è di per se stessa una prova di colpevolezza – Yemos aveva parlato tenendo l'indice alzato come un professore che sta impartendo una lezione ai suoi studenti.

Nell'aula piombò il silenzio.

Sembrava tutto finito. Tutto concluso a seguito di quell'unica affermazione lapidaria.

Garryn, Ed e Rath non avrebbero potuto sapere che Emmon sarebbe stato rappresentato da un avvocato. Loro non potevano certo competere con un uomo di legge in un processo. Era tutto finito, la decisione già presa. Emmon aveva vinto, e Arwyn era spacciato.

Padre Sylas si sporse leggermente verso l'orecchio del kladio al suo fianco. L'uomo annuì decisamente e poi afferrò di nuovo il martelletto.

Ed capì che il momento finale era giunto. Si sentiva di dover fare qualcosa, altrimenti tutto sarebbe terminato così, in pochi minuti, con una sentenza ingiusta e la morte di un amico.

Mentre Padre Sylas tornava al suo posto Ed si sporse verso Garryn: - concedetemi la parola - disse sussurrandogli in un orecchio. Il monaco si voltò a guardarlo stralunato, era come se Ed avesse parlato un'altra lingua che Garryn non capiva. - Vi prego! - insisté.

Garryn si alzò in piedi proprio mentre il kladio stava sollevando il martelletto, e disse: - Eccellenze, chiedo il permesso di concedere la parola al mio fratello Ed - e fece un cenno verso di lui con la testa.

I cinque giudici parvero interdetti per l'intervento, ma nessuno di loro avrebbe potuto impedire al rappresentante di una delle due parti di parlare. O almeno lo sperava.

- Concesso - disse il kladio riluttante. E tornò a poggiare il martelletto sulla cattedra.

Ed si fece avanti e deglutì. Non aveva mai parlato davanti a tante persone. Ora che si era reso conto di dover dire qualcosa di minimamente sensato pensò che avrebbe dovuto cercare di essere più convincente possibile.

Si mosse nello spazio fra i banchi e la postazione dei giudici come aveva fatto Yemos durante le sue arringhe. Prese qualche attimo. Il cuore gli batteva forte, tutti gli occhi erano rivolti verso di lui. Garryn era l'unico che guardava ancora a terra, Rath era più nervoso che mai. Yemos lo guardava beffardo, con un'aria di subdola condiscendenza. Emmon era l'unico che sembrava stranamente preoccupato. Ed ricordò di averlo sentito avanzare delle preoccupazioni riguardo a lui la notte passata. Quello sveglio, lo aveva definito. Che sospettasse qualche cosa riguardo quello che Ed sapeva?

- Eccellenze - cominciò riprendendo la stessa formula usata da Yemos e Garryn. Mentre parlava sentiva la bocca come prosciugarsi e un nodo in gola. Camminava avanti e indietro per tranquillizzarsi. - Io e i miei compagni siamo arrivati a Baia due giorni fa. Il giorno stesso in cui siamo arrivati abbiamo conosciuto fratello Elyn, il quale ha provocato Arwyn parlando a sproposito riguardo il nostro ordine... di cui egli stesso faceva parte. Fratello Arwyn ha sbagliato, ed è stato severamente punito per questo da fratello Garryn - Ed spostava lo sguardo dai giudici a Garryn freneticamente, aspettandosi come un cenno di assenso, un'interruzione che gli facesse capire che aveva detto qualcosa di decisivo.

- Ma c'è una cosa, nella dichiarazione di fratello Emmon, che non quadra - disse poi guardando Emmon dritto negli occhi, e il monaco a fatica sosteneva il suo sguardo.

- Padre Sylas ci ha detto espressamente che Elyn aveva avuto modo di inimicarsi molti monaci nei giorni in cui era stato qui, e la stessa dichiarazione l'ho ricevuta da un monaco del monastero, il quale ha affermato che la indulgenza di Padre Sylas nei confronti di fratello Elyn non faceva altro che inasprire l'inimicizia dei monaci nei suoi confronti. E io stesso, parlando con Elyn, ho avuto modo di constatare che nessuno dei monaci del monastero aveva la sua simpatia. Quello che mi chiedo, allora... - Ed acquisiva sicurezza a mano a mano che parlava, e le sue parole divenivano sempre più chiare. - E' come fratello Emmon possa affermare che Elyn sia andato a confidarsi con lui non appena aveva subito l'aggressione di Arwyn, affermando inoltre il falso, dal momento che Arwyn non aveva nemmeno avuto il tempo di fare niente ad Elyn, essendo stato subito interrotto. Le accuse verso il mio compagno sono basate su una menzogna. Fratello Emmon, potete o non potete affermare, con assoluta certezza, che fratello Arwyn abbia ucciso fratello Elyn?

Ed credeva di essere riuscito nel suo intento e di aver colpito nel segno.

Ma, come aveva già realizzato poco prima, non avrebbero potuto fare niente contro un uomo di legge. Yemos si alzò, e questa volta rimase dietro il suo banco: - Eccellenze la domanda è irrilevante, come lo è la dichiarazione di fratello Ed. Il monaco non può dimostrare la veridicità delle sue affermazioni in merito alla conversazione con fratello Elyn, così come non può dimostrarla fratello Emmon, non fosse che i fatti riportati da fratello Emmon sono veritieri, e quindi non abbiamo motivo di credere che non gli siano stati raccontati da Elyn. Inoltre le testimonianze di fratello Ed non hanno alcun valore se non vengono confermate dai monaci che gliele hanno riferite - disse come se stesse dicendo la cosa più ovvia del mondo.

Con un sorrisetto uscì da dietro il banco e si avvicinò ai giudici: - temo che la difesa di fratello Ed sia molto debole, e priva di qualunque possibilità di essere provata. La situazione è chiara, il precedente è lampante. Io dico di concludere qui la questione, Eccellenze -.

Ed si sentiva messo all'angolo, ma credeva che ci fosse ancora qualcosa che poteva fare, così parlò di nuovo, senza dare il tempo al kladio di dire niente: - posso presentare dei testimoni. Datemi del tempo e porterò di fronte alla corte testimoni che possano confermare quanto ho detto - .

- Ciò è del tutto irrilevante, Eccellenze, il fatto che Elyn fosse benvoluto o meno non toglie niente alla colpevolezza dell'imputato - cercò di opporsi Yemos.

- L'accusa si fonda sull'inimicizia fra fratello Arwyn e fratello Elyn, se riesco a dimostrare che questa inimicizia era condivisa dagli altri monaci che cosa vi rimane per accusare fratello Arwyn? - Ed si era rivolto direttamente a Yemos. La rabbia gli usciva da tutti i pori e perle di sudore cominciarono a spuntargli sulla fronte.

- L'accusa ha portato le sue ragioni: l'indole violenta di fratello Arwyn parla da sé, e anche dimostrando che fratello Elyn non fosse ben voluto, come riuscireste a spiegare il fatto che comunque nessuno avesse mai usato violenza contro di lui prima? Eccellenze, vi prego di sentir ragione: per quanto gli uomini del Culto votino le loro vite al rispetto delle Sacre Scritture, rimangono sempre uomini, e come tali provano sentimenti di odio o di amore per altri uomini, questo è del tutto irrilevante. Ma la violenza è un qualcosa che va oltre - Yemos aveva senza dubbio argomentazioni forti in suo favore, ma Ed non voleva in alcun modo cedere, aveva bisogno di un giorno in più, almeno per parlare con Jormound, lui avrebbe potuto aiutarlo.

Non poteva dire quello che aveva sentito dire a Emmon la notte passata perché non avrebbe avuto modo di provarlo, e si sarebbe solamente messo in pericolo; non poteva dire che Elyn non era un vero saloasiano perché Jormound lo avrebbe ucciso, e non sapeva quali conseguenze avrebbe portato questa rivelazione. Teneva davvero più alla sua vita che a quella di Arwyn? Ma in fondo non erano entrambi due innocenti che si erano ritrovati immersi in una questione enormemente più grande di loro? Se fosse stato un buon saloasiano non avrebbe esitato un secondo a mettere in pericolo se stesso pur di togliere dalla forca un amico innocente, ma qualcosa lo frenava. Era la paura, o magari la ferrea volontà di non voler terminare la sua vita in quella città, così giovane, senza ragione? Chissà cosa stesse passando per la mente di Arwyn in quel momento. Si guardava i piedi come se niente di quello che gli succedeva attorno lo riguardasse. Perché non si difendeva? Perché non parlava? Aveva già accettato la propria fine? In questo caso sarebbe stato più facile anche per Ed accettarla, forse. Eppure non poteva fare a meno di continuare a sentirsi responsabile.

- Eccellenze, vi prego. Datemi fino a domani, provvederò a cercare le prove dell'innocenza del mio fratello, e se non riuscirò lasceremo Ezer decidere della sua sorte. Ma datemi un giorno in più -.

Il silenzio che seguì fu assordante e opprimente. Ed guardava i giudici uno ad uno nella speranza che almeno uno di loro, ricambiando il suo sguardo, fosse mosso da un impeto di compassione.

Yemos non parlava più almeno.

Il kladio prese ancora una volta il suo martelletto e sentenziò: - ci aggiorniamo a domani mattina, dopo il mattutino. Se fratello Ed sarà riuscito a portare dei testimoni validi li ascolteremo. Anche l'accusa sarà abilitata a portare i propri testimoni. In seguito la corte prenderà una decisione - il colpo del martelletto sulla cattedra fu un sollievo per Ed: aveva ancora un giorno, meglio di niente.

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