Le acque di Ydar - Il complotto

Garryn misurava a grandi passi il corridoio davanti alla cella.

Quella di Arwyn, in realtà, non era una vera e propria cella, per lo più era una stanza angusta con il pavimento coperto di paglia, e chiusa da una porta la cui parte superiore aveva uno spioncino rettangolare chiuso da sbarre. I monaci usavano quella stanza per le punizioni, Ed lo sapeva, a Banzi avevano un posto più o meno uguale a quello. Anche là Arwyn aveva scontato qualche giorno di punizione i primi tempi.

Rath si mangiava le unghie freneticamente mentre gli occhi gli schizzavano da una parte all'altra del corridoio seguendo i movimenti di Garryn, che intanto si massaggiava le tempie e continuava a borbottare tra sé.

Per quanto fosse preoccupato per la sorte dell'amico, Ed non poteva fare a meno di pensare al fatto che forse la spiegazione più semplice era anche quella più logica: Arwyn aveva visto Elyn lasciare la veglia e si era arrabbiato per quell'ennesimo affronto ai suoi doveri di monaco. Magari non voleva ucciderlo, magari lo aveva solo spinto. Ma poi ricordò che lui stesso non aveva visto Elyn alla veglia, e certamente Arwyn non sarebbe stato in grado di compiere un simile gesto senza che nessuno lo notasse. Arwyn non era né il tipo che facesse le cose di nascosto, né uno che raccontasse menzogne. A Banzi, quando faceva qualcosa di sbagliato, magari in preda ad un impeto di collera, era sempre pronto ad ammettere i suoi errori e a voler scontare la punizione, come se cercasse lui stesso di levarsi di dosso quella rabbia che ogni tanto lo ghermiva. No, non era da Arwyn opporsi ad una giusta punizione.

Intanto il silenzio diventava sempre più opprimente e Ed cominciò a pensare che forse tutti fossero consapevoli, perfino lui, in fondo, che non ci sarebbe stato niente da fare.

- Chi presiederà il processo? – si informò Ed.

Garryn lo guardò come se si fosse accorto solo in quel momento di non essere solo: - immagino che sarà Padre Sylas, forse aiutato da alcuni monaci, potrebbe chiedere anche a me di partecipare.

- Fratello, tu potresti aiutarmi. Fratello Garryn, sai che non sono stato io! – Arwyn si aggrappò alle sbarre dello spioncino come fossero la sua ultima ancora di salvezza.

Garryn scosse il capo: - io posso difenderti, ma non posso assicurarti che riuscirò a convincere gli altri. Padre Sylas è intenzionato a porre fine a questa storia e a riportare ordine nel suo monastero.

- A costo di condannare un innocente? – proruppe Ed adirato.

Garryn si voltò pacatamente verso di lui. Non parve affatto sorpreso dal suo scatto d'ira. Gli si rivolse con uno sguardo carico di comprensione: - a volte la verità non ha valore per gli uomini, essa conta solo agli occhi di Ezer – rispose. – Temo che tutto quello che possiamo fare è schierarci compattamente a difesa del nostro fratello e sperare che la giustizia di Ezer illumini i cuori degli altri giudici. Ma dopotutto, siamo solo uomini -.

Ed non sapeva se le parole di Garryn volessero essere confortanti o meno, senza dubbio, per lui non lo erano state: - noi dovremmo fare in modo che la verità sia evidente a tutti allora – disse. Era più convinto che mai a voler svelare il mistero che si celava dietro la morte di Elyn, a qualunque costo. Non avrebbe permesso che Arwyn pagasse per i crimini di altri.

- Ti prometto che troverò un modo – aggiunse rivolgendosi direttamente alle sbarre, da dietro le quali gli occhi lucidi di Arwyn scrutavano i suoi compagni in cerca di aiuto.

Ed uscì salutando i suoi fratelli. Salì le strette scale umide che portavano alla porta, la aprì, e in un lampo la luce del giorno quasi lo accecò. Il cortile era pieno di monaci che trasportavano oggetti da una parte all'altra o che spalavano il fango accumulatosi in quei giorni.

Quasi involontariamente Ed lanciò uno sguardo al magazzino davanti al quale aveva visto parlare Padre Sylas e fratello Emmon quella mattina, e un pensiero gli sorse alla mente: Elyn aveva detto di essere arrivato da pochi giorni, e Sylas aveva detto che non si era fatto ben volere dagli altri monaci, come poteva allora aver pensato di andare da Emmon a raccontare di essere stato aggredito da Arwyn? Dal racconto di Emmon sembrava quasi che Elyn si fosse rivolto a lui come ad un amico, ma da quel poco che aveva visto, e da come Sylas lo aveva descritto, non sembrava che Elyn si fosse fatto amici nel monastero. E, in fondo, perché avrebbe dovuto? Si trovava lì sotto copertura per qualche giorno, tempo di riferire il messaggio a Jormound e andarsene. C'era qualcosa di strano in quella storia.

Ed si avvicinò al primo monaco che riuscì a intercettare con lo sguardo, un ometto basso e tarchiato che stava spargendo paglia sulla terra appena ripulita dal fango. – Fratello – lo appellò.

Quello si alzò a fatica, l'espressione contrita dal dolore alla schiena. Non appena lo vide ebbe un sussulto: - fratello, ehm... - indugiò.

- Sono Ed – tagliò corto lui. – Posso aiutarti? Ho visto che sei in difficoltà – si offrì Ed.

L'altro scosse freneticamente il capo: - oh, no-no-no, troppo gentile. Tu sei un ospite qui, Padre Sylas non vorrebbe mai che ti lasciassi lavorare -.

- Ti prego. Un mio compagno si trova in grave pericolo, sarebbe di grande conforto per me poter lavorare. La nullafacenza mi costringe a pensare al dolore che provo per il male che il mio compagno ha fatto – Ed sapeva che quelle parole avrebbero sicuramente fatto breccia nel monaco. E infatti a quel punto il piccolo frate fu ben lieto di dividere con lui il lavoro. Gli si presentò con il nome di Dan. Aveva l'aria di essere molto timido, ma non era scontroso.

- È atroce quello che è accaduto a fratello Elyn – esordì Ed vedendo che Dan non aveva alcuna intenzione di cominciare a parlare.

L'altro annuì senza distogliere l'attenzione dal suo lavoro, non sembrava avere la minima intenzione di parlare di quello che era successo. Ma Ed voleva sapere, così continuò: - è assurdo che un fratello tanto amato sia incappato in un destino così crudele – insinuò facendosi più vicino a Dan.

Il monaco si limitò a scuotere il capo, ma Ed aveva percepito un cambiamento nella sua espressione, qualcosa che gli fece capire di poter ancora girare il coltello nella piaga: - non è forse così? Ho sentito dire che fratello Elyn si era fatto molti amici nei pochi giorni che ha passato qui – mentì Ed. Vide che Dan aveva alzato le sopracciglia, come se pensasse che quelle parole fossero assurde, ma ancora non si decideva a parlare. – Personalmente, avendolo conosciuto solo per pochi istanti, ho subito avuto l'impressione che non fosse un brav'uomo. Ha parlato senza tenere a freno la lingua, e ha dimostrato mancanza di rispetto per il nostro ordine – Ed temeva di essersi spinto troppo in là.

Dan si scostò e lo guardò scandalizzato: - è peccato parlare male dei morti – disse. Ma sembrava quasi che stesse cercando di dirlo più a se stesso, Ed lo aveva intuito.

- Non mi permetterei mai. In fondo, l'ho detto, io ho conosciuto fratello Elyn solo per poco. Mi scuso se ho parlato troppo fratello Dan – Ed cercò di parlare con gli stessi toni pacati di Garryn, ma intanto studiava le espressioni di Dan, e vide che stava come cercando di trattenersi dal dire qualcosa.

- Ma in fondo non hai tutti i torti – proruppe dopo qualche istante.

Ed non lo interruppe, temeva che ogni sua parola avrebbe potuto spingere Dan e tornare sui suoi passi: - tanto amato, tsè! – sbuffò Dan. – Da quando è arrivato non ha fatto altro che prendermi in giro per come cammino: "sembri un papera" diceva. Avrei voluto tirargli addosso lo stufato più di una volta. Padre Sylas era comprensivo con lui: "è giovane" diceva, "viene da lontano, dobbiamo essere pazienti". Non si rendeva conto che questo non faceva altro che far crescere la rabbia nei suoi confronti. Lo trattava come un alto funzionario in visita -.

Improvvisamente Dan cambiò espressione e si zittì. Poi prese a darsi botte sulla testa mugolando: - ho detto troppo, non dovevo parlare, è peccato dire male dei morti, lo so, lo so. Dame perdonatemi!

Ed trovava quella scena molto comica tutto sommato, ma si sforzò di non ridere e cercò di calmare il povero fratello penitente.

- No! – disse lui all'ennesimo tentativo di Ed di fermare le sue mani che continuavano a darsi picchi sulla testa. – Perdonami fratello, non volevo dire certe cose, fratello Elyn era un giovane irrequieto, ma era buono, non mi sarei mai sognato di parlare male di lui, è solo che sono sconvolto -.

Ed lo trattenne per le spalle e cercò di fissarlo negli occhi: - ti capisco perfettamente fratello. Io stesso ho parlato male di lui. È colpa mia, non farti una colpa di ciò che io ti ho spinto a fare -.

Dan annuì impercettibilmente, ma Ed sapeva di non averlo affatto convinto. Aveva tutta l'aria di chi era sul punto di gettarsi di sotto da un burrone pur di punirsi: - vai a riposare, finisco io il tuo lavoro – lo incoraggiò Ed.

- No, no, sarebbe sbagliato, non lo permetterò – protestò lui.

Ed lo trattenne ancora per le spalle e questa volta lo guardò dritto negli occhi: - va' a riposare, non preoccuparti, ti copro io con Padre Sylas – in fondo provava un minimo di compassione per quel povero frate, istruito a doversi pentire per ogni pensiero che trasgredisse la Regola.

Dan annuì di nuovo e si allontanò lentamente. Intanto Ed continuava a spargere fieno: il lavoro lo aiutava a pensare.

Per tutto il tempo i suoi pensieri vagarono da Elyn ad Arwyn, fino a fratello Emmon, e poi a quello che aveva detto Dan. Aveva intuito che le parole di Emmon potessero non essere vere, ma che motivo aveva di mentire? E che interesse aveva a richiedere giustizia per un uomo che tutti sembravano aver odiato? Era incredibile che, nonostante le poche parole che aveva scambiato con lui, Elyn occupasse la sua mente più di qualunque altra cosa. Erano passati quasi due giorni dal suo arrivo a Baia, ma sembrava trascorsa una vita, e ormai il suo vero obiettivo, quello di raggiungere Triaris, aveva abbandonato la sua mente, soffocato dagli ultimi avvenimenti.

Poi inesorabilmente i suoi pensieri arrivavano anche a Jormound Hungarn, e a quello che avrebbe potuto dirgli dopodomani quando avrebbe dovuto incontrarlo.

Il sole estivo faticava a lasciare il cielo quando ebbe finito di lavorare, ed era sempre più convinto di dover parlare con Emmon, anche se non era sicuro che sarebbe riuscito a ricavare alcunché da qualunque sua dichiarazione.

Lo vide alle preghiere del vespro, nel tempio. Stava seduto in una delle prime file a declamare i canti con aria altezzosa. Più lo guardava più sentiva di provare odio per lui, anche se l'odio era un sentimento che avrebbe assolutamente dovuto rifiutare. Era un grave peccato riuscire ad odiare altri uomini, ma Ed non si sentiva affatto in colpa in quel momento.

Quando i vespri furono terminati il digiuno di quel giorno era concluso e i monaci poterono cenare con stufato (il peggiore che Ed avesse mai assaggiato) e del pane fresco.

A cena nessuno era di tante parole. Rath sembrava sul punto di vomitare, anche se Ed pensava più per l'ansia che sentiva per Arwyn che per il pessimo stufato; e Garryn, di fianco a Padre Sylas, era pensieroso, e quasi non aveva toccato cibo. Tutti gli altri monaci se ne stavano in religioso silenzio, eccetto che per qualche chiacchera qua e là.

Per tutto il tempo Ed osservò Emmon, seduto all'altro capo della tavola a ferro di cavallo. Se ne stava in silenzio, con un sorriso beffardo, a contemplare la sua ciotola, mangiando come se stesse assaporando la cosa più buona del mondo.

Alla fine del pasto Padre Sylas si alzò richiamando l'attenzione di tutti.

- Domani mattina sarà aperto il processo a fratello Arwyn, per accertare la sua responsabilità nei fatti di ieri notte – esordì. Molti monaci annuirono in segno di approvazione. – Ho avuto modo di conferire con il kladio della città, il quale si è dimostrato molto preoccupato per quanto avvenuto ieri notte, e ha espresso la volontà di essere lui a presiedere il processo, assieme ad un consiglio di monaci di tutti gli ordini della città, per fare luce sulla questione -.

Alcuni monaci spalancarono gli occhi, stupiti dalla grande importanza che quell'evento stava assumendo. Ed fissava ancora Emmon, che sembrava l'unico a non apparire affatto sorpreso. Per un attimo guardò Garryn, che invece sembrava estremamente preoccupato. E a ragione: se il processo avesse assunto una portata tale da dover essere presieduto dal kladio, la sua influenza e testimonianza avrebbe avuto molto meno valore, e per Arwyn non ci sarebbe stata speranza. Sicuramente il kladio era interessato a chiudere la vicenda il prima possibile.

- Capite bene, fratelli, che un evento del genere rischia di mettere in cattiva luce tutti, e poiché è avvenuto in un momento in cui eravamo tutti quanti insieme, non ho potuto in alcun modo far desistere il kladio dalla sua decisione -.

Quando Sylas li congedò il parlottare di tutti si era fatto molto più forte nella via per il dormitorio. Solo Ed sembrava non avere voglia di parlare, e con lui anche Rath. Entrambi non potevano fare a meno di pensare al loro amico rinchiuso in cella.

Rifletté tutta la notte sulla conversazione che aveva avuto con fratello Dan. Cercava di capire quale interesse potesse avere Emmon a mentire. Non era affatto stupito che un monaco potesse avere degli interessi personali, anche se fra i saloasiani la cosa era più rara che in altri ordini più potenti. Eppure c'era qualcosa di strano in alcuni di loro, come se volessero in qualche modo cercare sempre di acquisire notorietà, come se volessero far andare d'accordo il predicare l'astinenza e l'abnegazione e l'avere influenza politica, due cose che, nella mente di Ed, faticosamente coincidevano. Padre Zaio aveva dimostrato di avere questa ambizione quando gli aveva concesso di frequentare la Grande Università di Triaris; forse che anche Emmon cercasse di ingraziarsi qualcuno di potente avanzando quelle false accuse? Ma se le accuse erano false, come mai nessuno degli altri monaci si era mosso contro Emmon? Ed sapeva che accusare un fratello di dire il falso era molto pericoloso, ma allo stesso tempo sia Sylas che Dan avevano confermato che Elyn non si era fatto molti amici nel monastero, quindi non sarebbe stato difficile smentire Emmon. Cosa aveva frenato tutti gli altri, e lo stesso Sylas?

Con quei pensieri che gli inondavano la mente Ed si addormentò a fatica. Fu un sonno strano, irrequieto, pieno di strane immagini di morti che si affastellavano una sopra l'altra componendo una pila annerita di cadaveri putrescenti che esalavano fumi neri. E in cima a tutti il cadavere più bello emanava una fumata bianca, ma non era l'imperatore, era Arwyn. Attorno al collo un cappio dorato.

Si svegliò di soprassalto tastandosi il petto. Il sole era ancora lento a salire, doveva essere ancora molto presto. Credeva di essere stato svegliato dalla vista inquietante dell'amico morto, ma in realtà erano stati dei rumori di passi.

Vide una strana figura sottile aggirarsi fra le cuccette e dirigersi verso la porta. La leggera brezza notturna, all'esterno, faceva fischiare gli spifferi delle finestre.

Ed seguì la figura con lo sguardo cercando di non muoversi e la vide arrivare alla porta del dormitorio. Un lampo di luce scaturì dagli occhi dell'uomo quando si voltò per controllare che tutti dormissero. Ed vide la luce argentea della luna riflettersi negli occhi di Emmon e improvvisamente fu colto dalla voglia di vedere dove se ne stesse andando tanto furtivamente.

Attese che Emmon fosse fuori, e poi si alzò. Lentamente camminò nello stretto corridoio ai piedi delle brande, guardandosi attorno di quando in quando per accertarsi che tutti dormissero. Arrivato alla porta abbassò la maniglia lentamente e un leggero cigolio ne scaturì. Cercò di essere rapido. Aprì la porta quanto bastava per far passare il suo esile corpo e poi la richiuse velocemente ma senza fare rumore.

Era fuori.

Un lungo corridoio si estendeva davanti a lui, flebilmente illuminato dalla luce che arrivava dal chiostro. La figura alta e serpentina di Emmon era ormai in fondo al percorso e stava varcando una seconda porta.

Ed si compresse alla parete per evitare di essere visto, e quando Emmon ebbe varcato anche la seconda porta si mosse.

Seguì il monaco fino al cortile esterno. Quando Emmon ebbe varcato l'arco malridotto che conduceva fuori dal chiostro Ed si fermò al limitare della soglia e osservò. Grazie alla leggera luce del mattino, unita a quella della luna ancora alta, il cortile era perfettamente illuminato e poté vedere Emmon avvicinarsi al magazzino.

Poi udì un bisbiglio.

- Ho fatto quanto mi avete detto – riconobbe la voce di Emmon.

- Sei stato convincente – una voce profonda gli rispose, parlava con un tono basso. Se il cortile non fosse stato piccolo e il magazzino vicino, Ed non sarebbe mai riuscito a distinguere le parole.

- L'intervento del kladio concluderà la vicenda ancora prima del previsto. Il giovane monaco di Banzi è stato la nostra fortuna – disse ancora la voce profonda.

- E gli altri? – chiese Emmon.

- Fratello Garryn non farà obiezioni contro una decisione del kladio, e degli altri due non mi preoccupo affatto -.

- Dovreste forse – proruppe Emmon alzando leggermente il tono di voce.

- Ho ascoltato la confessione di fratello Dan quest'oggi. Era alquanto turbato: diceva di aver detto cose terribili riguardo il bastardo morto. Indagando ho scoperto che oggi lo avevano visto parlare con quello sveglio, Ed si chiama, quello che aveva parlato anche con Elyn il giorno in cui è morto. Il nostro ospite si è addirittura offerto di lavorare al posto suo -.

Ed ebbe un tuffo al cuore. Per l'ennesima volta in quei giorni sentì di essere stato poco prudente. Se loro due avevano ucciso Elyn non ci avrebbero messo niente ad uccidere anche lui se lo avessero ritenuto una minaccia. Il cuore cominciò a pulsargli tanto forte che temette che anche gli altri potessero sentirlo e si premette una mano sulla bocca per evitare di urlare.

Doveva scoprire chi era l'uomo con cui Emmon stava parlando e dirlo a Jormound il prima possibile.

- Poco importa cosa scopre. Qualunque cosa dirà nessuno gli crederà. Te l'ho detto: il kladio vuole chiudere questa vicenda. E poi quello che interessa a Sua Maestà è che il bastardo sia morto, non gli interessa chi sia stato – rispose la voce.

Sua maestà? La questione si faceva di gran lunga più complessa di quello che avrebbe creduto, e il pericolo in cui si era cacciato ogni giorno sembrava crescere. Potevano parlare solo di una persona, Alaric Holm, che in quel momento si stava dirigendo proprio a Baia con il suo esercito. Era stato lui a chiedere che Elyn fosse eliminato? Allora la questione era legata a vicende politiche, e molto più importanti di quanto Ed avesse pensato. Elyn era davvero il bastardo di Threbor Holm, e a quanto pareva Alaric Holm voleva toglierlo di mezzo per evitare che facesse qualcosa, qualcosa che probabilmente aveva a che fare con gli Hungarn.

Ed sentiva l'agitazione crescere ogni momento di più e decise che aveva sentito abbastanza.

Lanciò un'ultima occhiata verso il magazzino per cercare di scorgere il volto nell'ombra, ma quello che riuscì a vedere era solo una sagoma.

Tornò indietro cercando di non fare rumore. Emmon occupò la sua branda pochi minuti dopo il suo ritorno e Ed rimase sveglio per il resto del tempo, come se temesse di essere aggredito da un momento all'altro.

Adesso non vedeva l'ora di riferire tutto a Jormound.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top