Le acque di Ydar - Dopo la battaglia

Settecentoduesimo anno dopo la Fondazione di Ermon,
mese di Sellifon, giorno 10

Le campane suonavano a morto.

I macabri rintocchi erano stati portati alle loro orecchie dal vento quando ancora erano immersi nei campi fuori delle mura di Baia.

Da ormai qualche giorno il cielo grigio sembrava rispecchiare lo stato d'animo della terra, coperta di sangue e morte. Avevano superato Città di Ponte da circa mezza giornata di cammino quando si erano imbattuti in un'enorme distesa di fango, corpi e carogne. – Una piccola battaglia! – avevano detto quelli che l'avevano combattuta.

Per fratello Ed, che di battaglie se ne intendeva quanto un monaco poteva intendersene, quello poteva essere stato lo scontro epocale tra due enormi armate; ma i soldati avevano raccontato una storia diversa.

L'imperatore, Threbor Holm, stava tornando a nord con mille uomini, mentre suo figlio Alaric teneva sotto controllo le fortezze espugnante del Maletif. Alcuni signori ribelli, però, avevano messo insieme un nuovo esercito, grande almeno il doppio di quello del sovrano, e avevano atteso l'imperatore lungo la via per il nord. La battaglia si era combattuta qualche chilometro a sud di Vianord, un piccolo borgo che fungeva da unico accesso alle terre settentrionali dell'Impero Uri. Lì Threbor Holm, il Grande, si era scontrato di nuovo con i ribelli del Maletif; ma la sorpresa e il sovrannumero degli attaccanti aveva spezzato le fila dell'esercito imperiale, e lui era uscito gravemente ferito dalla battaglia. Adesso, orde di ribelli saccheggiavano le terre fra l'Aramuin e il Chiarofiume nell'attesa di poter riorganizzare le loro forze e spezzare quelle di Alaric Holm, asserragliato, a quanto si diceva, nella fortezza di Stellio.

Grande o piccola che fosse stata la battaglia, il compito di Ed e dei suoi compagni era chiaro. Stava scritto nella Regola, che tutti i confratelli dovevano rispettare da quando avevano preso i voti di fronte alle Dame e ad Ezer: dovevano curare i feriti e dare riparo e sostegno a coloro che avevano assistito alla battaglia.

E poi dovevano occuparsi dei morti.

Camminando per la distesa fangosa, dove la terra umida si mischiava al sangue dei caduti, e qua e là corpi putrescenti e lacerati dalle carogne giacevano riversi a faccia in giù, Ed sentiva i vermi strisciargli fra i piedi e le mosche ronzargli attorno.

Tra i monaci in cammino dal monastero saloasiano di Banzi c'erano Garryn, la loro guida, Rath, il giovane aiutante che ancora non aveva preso i voti, e Arwyn, il grosso figlio di contadini dalle spalle larghe e il naso spaccato dalle botte del padre. In fine c'era lui, Ed, un giovane saloasiano anomalo, che aveva deciso di intraprendere quel viaggio per studiare diritto alla Grande Università di Triaris, la più rinomata di quelle terre. Tutti e quattro cominciarono senza remore ad adempiere ai loro doveri nei confronti dei morti.

Altri ordini monastici erano accorsi sul campo di battaglia per aiutare i bisognosi. In breve, un nuovo esercito di toghe e cape rasate si era ammassato in quei campi.

L'Ulivo, il testo sacro del Culto delle Dame, prescriveva una specifica procedura per accompagnare le anime all'altro mondo.

Prima verrete purificati dalle acque di Ydar, per essere puri di fronte all'Altissimo, recitavano i versi: allora il corpo doveva essere deterso con acqua per lavare via ogni impurità.

Poi sarete cosparsi dalla terra di Erach, per ritrovare il cammino se mai sarete scelti dall'Altissimo, continuava il verso successivo: allora i monaci raccoglievano terra vergine dal suolo e ne cospargevano il corpo per mantenere vivo il suo legame con il mondo dei mortali.

In seguito sarete arsi dal fuoco di Pyras, perché la vostra anima sia libera di arrivare all'Altissimo, istruivano i canti dell'Ulivo: allora le fiamme ardevano alte sul campo di battaglia e fumo nero si librava in cielo oscurando il giorno.

In fine sarete accompagnati dai venti di Aeras, per raggiungere le vie dei cieli. Queste ultime parole venivano ripetute in coro a mani giunte contemplando i grossi nuvoloni neri che raggiungevano il cielo sospinti dal vento.

Una distesa di voci funeree inondava i campi a sud di Vianord. E così fu. Per tre giorni e tre notti non dormirono, e per tre giorni e tre notti vagarono per la piana a compiere i riti funebri come traghettatori di anime per l'altro mondo.

Ora le mura di Baia sorgevano di fronte a loro e un nuovo presagio di morte li accoglieva. Le campane non suonavano per le centinaia di anime che nei giorni precedenti avevano raggiunto l'Altissimo, suonavano per un solo uomo, e il loro rintocco si estese ben presto per tutte le terre circostanti, in ogni direzione.

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