La terra di Erach - Trame nascoste
Quando i primi raggi del sole fecero capolino all'orizzonte e si insinuarono attraverso i grandi finestroni della biblioteca, Edwyn si rese conto di essersi addormentato a ridosso di uno degli scaffali, dietro la scala a chiocciola.
Si sentì in imbarazzo, sebbene non ci fosse ancora nessuno, ma sapeva di non doversi trovare lì, specialmente in un giorno come quello.
Uscendo raggiunse velocemente il chiostro per dare l'impressione agli altri monaci di essere lì da un po' ad aspettarli. Sapeva di avere pesanti borse sotto gli occhi e l'aria di uno straccio, ma nessuno disse niente e lui fu grato almeno di questo.
Condusse tutti gli altri nel tempietto dei monaci e guidò le preghiere del mattino che durarono per circa un'ora. Quando furono fuori il sole era sorto e ormai anche il resto della città si stava svegliando. Ed acconsentì alla richiesta dell'imperatore di assistere ad una cerimonia privata di preghiera con la propria famiglia e alcuni frati. Ed si chiese per quale motivo ad Alaric Holm interessasse a tal punto di apparire tanto devoto, forse sperava in questo modo di attrarre a sé i favori del Culto e di arrivare ad un accordo che potesse evitare lo scontro dopo il processo? Ed non ne era certo, ma sapeva sicuramente che, qualunque cosa l'imperatore stesse provando a fare, a muovere i fili non era certo lui, o almeno lo sperava.
A metà mattina tutto era pronto nel tribunale della città per dare inizio al processo del secolo.
Gran parte dei mercanti e dei funzionari cittadini e del seguito dell'imperatore erano ammassati nella sala, che adesso appariva tanto più piccola di quanto Ed avesse mai pensato. Gli unici posti vuoti erano ancora quelli dei tre giudici. Osservandoli dall'anticamera in cui Ed si stava preparando la sua mente non poté fare a meno di giocare con lui, riportandogli alla memoria il processo di dodici anni prima, in cui lui se ne stava in piedi di fronte ai giudici sperando di riuscire a salvare la vita del suo amico, la cui sorte era stata decisa già molto prima che lui sperasse di poter fare qualcosa. Adesso si trovava nella situazione opposta: il giudice era lui, e questa volta non c'era in gioco la vita di un innocente, ma le sorti di un intero impero; anche se, da quanto aveva appreso già dodici anni prima, anche l'altra volta la questione era stata molto più grande di quello che sembrava.
Era solo nella stanza, non sapeva dove fossero Tytus Leptis e il cancelliere dell'imperatore. Sussultò quando la porta opposta a quella dalla quale stava osservando la sala cigolò. Elysa d'Altaterra entrò in tutta la sua leggiadria, regale come se il ruolo di imperatrice le fosse cucito addosso dalla nascita.
Ed fu sorpreso e per un momento temette che l'uomo della notte passata lo avesse visto e avesse riferito tutto a lei: l'ultima cosa che voleva era avviare un'altra discussione sulla magia e l'Anello di Luna proprio adesso. Ma dietro di lei entrò un'altra persona. Un uomo.
Ylas d'Altaterra aveva gli stessi capelli castani e occhi verdi della sorella. Era più giovane di lei di tre anni, aveva un viso liscio e pulito, giovane ma serio. Il suo aspetto non era meno regale di quello della sorella e Ed pensò che entrambi fossero stati cresciuti come i degni discendenti di una stirpe di re. Portava una veste pregiata, opulentemente decorata, e sul petto, coperto da una placca dorata, capeggiava un sole al tramonto sormontato da una luna, stemma della casata d'Altaterra.
Il Granduca aveva un'aria molto più intimidatoria della sorella.
Ed non ebbe molto tempo per chiedersi perché si trovasse lì.
- Questo processo è una farsa – proruppe lui senza mezzi termini.
Ed non sapeva cosa rispondere.
- Avete già portato Leptis dalla vostra parte, e tutti sappiamo che le pretese del kladio sono inoppugnabili -.
Quella era l'ultima cosa che si aspettava di sentire dal Granduca quel giorno. Decise di rimanere in silenzio, sia perché non sapeva cosa dire, sia perché voleva capire a cosa volesse arrivare il Granduca.
Ma non fu Ylas d'Altaterra a parlare: - mio marito sostiene che il suo potere e la sua influenza lo porteranno a vincere questa causa, e ha un disperato bisogno di mio fratello per la sua guerra. Ma il punto è un altro. Gli Holm stanno lentamente perdendo il controllo dell'impero, sono in molti ormai quelli che riescono a passare loro sopra, Alaric e i suoi eredi non hanno neanche lontanamente l'acume di Threbor, e nessuno di loro ha idea del potere che la mia famiglia può avere in queste terre – Elysa d'Altaterra sembrava essersi tolta una maschera che aveva tenuto per fin troppo tempo. I suoi tratti austeri che erano sembrati così dolci prima, adesso erano divenuti cupi e seri. La sua voce era piatta e il suo sguardo fermo in quello di Ed.
Edwyn ebbe l'impressione di parlare con una donna diversa da quella con cui aveva parlato il giorno prima. Aveva avuto l'impressione che Alaric Holm non riuscisse a controllare l'impero da quando compreso la potenza della rete di Jormound Hungarn e dei suoi alleati, ma non credeva che il dissenso fosse così diffuso, e aveva immaginato che almeno gli Altaterra, così vicini agli Holm, ne sostenessero il potere. Lo innervosiva pensare a quanto era stato ingenuo: in quel mondo ognuno aveva i propri di interessi.
- Mio padre ha ceduto la nostra corona, ma io non ho intenzione di rinunciare al potere che la nostra famiglia ha sempre avuto per cederlo a un qualche pallido signore del nord, né questa intenzione aveva mio padre. Il kladio vincerà questa battaglia, ma non la guerra. Jormound Hungarn potrà pensare di aver ottenuto una grande vittoria dopo oggi, e magari penserà di essere molto furbo perché sarà riuscito a far scoppiare la guerra che voleva, ma è bene che sappia che tutto quello che per voi è stato così facile lo è stato perché noi volevamo che così fosse, e non credere che sarete voi a giovarvi dell'esito di questo processo – Ylas d'Altaterra lo fissava come stava facendo sua sorella e Ed si sentì messo con le spalle al muro. Aveva veramente creduto che uno come lui potesse infilarsi in certi intrighi politici sperando di farla in barba a tutti i più importanti signori del continente e forse del mondo? Adesso si sentiva veramente stupido, ma non doveva dare l'impressione di essere completamente perso, dopotutto ormai era dentro il gioco, e doveva giocare come tutti gli altri. Era solo un monaco, anche se era priore di un importante monastero, ma se giocava bene le sue carte poteva arrivare dove nessuno era mai arrivato.
- La guerra è una scommessa, chissà chi ne trarrà i maggiori benefici. Vincere una battaglia è già un inizio migliore che perderla – rispose cercando di porsi sullo stesso piano dei suoi interlocutori.
Ylas sorrise: - la guerra non è affatto una scommessa, sappiamo tutti come finirà questo conflitto, il tuo nobile amico non ha idea di quello di cui siamo capaci -.
- E forse voi non avete idea di cosa siamo capaci noi – cercò di intimidirlo Ed, probabilmente senza successo.
- Tu sei un prete che ha avuto molta fortuna, ma cadrai con la stessa velocità con cui sei asceso. È solo fortuna se adesso puoi avere l'arroganza di pensare di parlarmi come se tu fossi al mio pari – Ylas gli parlava con disprezzo.
Ed decise di abbassare i toni per calmare la situazione: - io sono qui perché mi sono rivelato molto utile a chi aveva bisogno di me. La mia non è fortuna, e penso che presto ve ne renderete conto anche voi. Non sono al servizio di nessuno, ma so essere un amico leale -.
- Ne sei sicuro? – lo sfidò il Granduca.
- Sì. Per questo credo che venire qui non sia stata una saggia decisione da parte vostra. E adesso, se permettete, devo presenziare ad un processo -.
Ed si voltò senza essere congedato. Sapeva di essere stato molto scortese e che probabilmente un atteggiamento del genere da parte di un qualunque uomo comune avrebbe legittimato il Granduca a passarlo a fil di spada, ma sapeva che per farsi rispettare da persone di quel calibro era necessario comportarsi anche in quel modo all'occorrenza.
Uscì fuori nella sala del processo e assieme agli altri due giudici si sedette dietro la cattedra loro riservata.
Quando il processo cominciò Ed sapeva perfettamente come sarebbe andato a finire.
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