La terra di Erach - Il candidato

Settecentoquattordicesimo anno Dopo la Fondazione di Ermon,

mese di Ezer

Il priore Addam morì due decadi dopo la partenza di Jormound.

La terza decade del mese di Hiraio passò sotto una fitta pioggia e un cielo grigio. Il mercato, che all'inizio si era riempito di centinaia di avventori, in quei giorni era quasi completamente vuoto, nonostante il vice-priore avesse invitato molti banchi dentro la basilica, le perdite furono ingenti.

Ma nessuno si perse troppo d'animo, d'altra parte la primavera era così, le piogge andavano e venivano, e il mercato sarebbe durato ancora cinque mesi.

Il mese di Ezer cominciò con il sole, ma la seconda decade del mese portò un nuovo alone di grigiore negli animi di tutti quando la notizia della morte del priore Addam si sparse per la città.

Elessan Garmyson la sera prima aveva detto che non c'era niente da fare, il priore era peggiorato troppo ormai e quindi era impossibile pensare che superasse un altro giorno. E così era stato. Ed aveva dato l'addio al suo mentore stringendogli la mano mentre la vita lo abbandonava.

La pira funebre era stata edificata nel Campo dei Riti Funebri al fianco del tempietto dei monaci, dal lato opposto del monastero rispetto alla basilica. Dopo il rito dell'acqua e della terra le fiamme si levarono alte nel Campo e tutti i monaci recitarono assieme le parole: in fine sarete accompagnati dai venti di Aeras, per raggiungere le vie dei cieli. Dietro di loro l'intera comunità cittadina stava ripetendo le stesse parole assistendo alla cerimonia da fuori le mura del Campo.

Quella notte vegliarono tutta la notte e il giorno successivo digiunarono e così si consumò il loro lutto; anche se Ed continuava a sentirsi come se una parte di sé che lo legava a quel posto se ne fosse andata. Quasi si pentì dell'accordo fatto con Jormound Hungarn. Dopo sette anni quell'unico evento era bastato a farlo tornare a sentirsi un estraneo. Non si era reso conto di quanto il priore Addam avesse contato per lui fino a quel giorno, di quanto i suoi consigli, i suoi sguardi e la sua compagnia fossero stati cruciali per sentirsi parte di quella comunità.

Il secondo giorno dalla morte del priore i frati erano riuniti in capitolo. C'erano almeno una quarantina di frati nel priorato del crocevia. Ed si sedette sul lato destro della sala in mezzo ai più giovani.

Frate Cassio era il custode della foresteria, aveva due anni in meno di Edwyn. Frate Alec e frate Tobia erano i due aiutanti di Cassio, di appena vent'anni; frate Aldo era responsabile del magazzino, aveva tre anni più di Ed, e con lui Emmas e Rhos, il primo di venticinque anni e il secondo che era stato abbandonato da bambino e non aveva mai saputo dire quanti anni avesse, anche se Ed pensava che non dovesse averne più del suo compagno. Frate Berio era responsabile del tempietto dei monaci ed era quello con più aiutanti, infatti altri quattro giovani monaci stavano al suo fianco, Arno, Teo, Foedo e Berto. Tutti loro erano i monaci più giovani del monastero. Dodici frati.

Gli altri stavano seduti nel resto della sala, alcuni più vecchi di altri, ma tutti veterani di quel luogo tanto sacro, che vi abitavano da quando il priorato del Crocevia non era così centrale per il kladiato di Dullan, o per l'Altaterra, o per l'impero, e il mercato era solo uno dei tanti mercati della lana.

Fra i più anziani vi era anche frate Laios, il vice-priore, scelto da Addam proprio perché era in grado di mettere d'accordo tutti i più vecchi del monastero. Frate Laios aveva cinquantasette anni, e se ne stava sul pulpito con aria sorniona ad assaporare quel momento, sicuramente ritenendolo il suo momento. Poco sotto di lui stava il suo fedele aiutante, un frate gobbo e deforme chiamato Grot, perché era solito fare un verso del genere mentre parlava a causa di una deformazione della bocca. Il suo vero nome era Ubbio.

Standosene seduto Ed osservava la sala pensando a quanti monaci avrebbe dovuto portare dalla sua parte per vincere l'elezione, immaginando che tutti quelli che ricoprivano i ruoli principali avrebbero forse trainato gli altri.

Il portinaio era frate Gass, che se ne stava sempre al casello del pedaggio all'ingresso della città a far pagare tutti quelli che volevano entrare al mercato e attraversare la città. Lui aveva un paio di novizi ad aiutarlo, fedeli di Ed. Magari avrebbe potuto convincerlo attraverso loro, ma Ed sapeva che Gass era un uomo solitario e scontroso, difficilmente avrebbe portato altri voti, e poi era tra i fedelissimi di frate Laios.

Frate Viano era il sagrestano, tenuto molto in considerazione da tutti e custode delle cose sacre e della grande basilica. Con lui lavoravano a stretto contatto frate Gabino e l'elemosiniere, frate Olfredo.

Fra gli altri c'erano l'infermiere, frate Gustavo, il bibliotecario, frate Oglio, i responsabili della cucina e del refettorio, Danilo e Torto, il cantore, frate Remiro, e poi tutti quelli che si occupavano di dare una mano agli altri. L'infermiere e il bibliotecario erano quelli che richiedevano maggior aiuto, e con loro anche il sagrestano. Il monastero del Crocevia vantava sei miniaturisti che si occupavano di copiare i testi antichi.

Ed sapeva che tutti loro avevano un'alta considerazione di lui, anche considerando che era uno dei pochi laureati e l'unico esperto di diritto. Il frate infermiere, Gustavo, era conoscitore delle arti mediche anche se non era un Guaritore, ma il bibliotecario, Oglio, era grande esperto di filologia e degli autori più antichi, lui aveva studiato a Safiar, una città vaseniana dell'Ardenia, rinomata per gli studi di quel genere.

Dal pulpito frate Laios prese la parola richiamando al silenzio con un sonoro colpo di tosse: - adesso che il priore Addam ci ha lasciati, il dovere che incombe su di noi è di eleggere un nuovo priore -.

I monaci cominciarono a guardarsi fra loro, alcuni annuivano, altri erano inespressivi. Ed continuava a scrutarli uno dopo l'altro cercando di capire quali fossero i loro pensieri.

- Ho ricevuto notizia questa mattina che il kladio di Dullan, e abate di questo monastero, giungerà in pochi giorni a farci visita, per porgere i suoi omaggi al priore Addam, di cui era stato fedele amico, e al nuovo priore che sarà eletto dopo di lui – mentre pronunciava queste parole gonfiava il petto e nel frattempo guardava tutti i monaci dall'alto della sua postazione, come un re assiso sul trono che osserva il suo popolo.

Fra i monaci si levarono cenni di assenso e mormorii. Ed continuava a guardarsi attorno riflettendo sulla strategia da seguire, immaginava che l'arrivo del kladio non fosse una coincidenza, Jormound doveva aver fatto la sua parte, e probabilmente il kladio sarebbe arrivato per aiutare lui. Il suo compito adesso era fare in modo che le procedure fossero ritardate il più possibile per fare sì che all'arrivo del kladio il nuovo priore non fosse ancora stato eletto.

- Domani ci ritroveremo qui all'alba per procedere all'elezione del nuovo priore – Laios aveva ripreso a parlare sovrastando tutti i mormorii della sala, e quando ebbe finito il silenzio piombò nuovamente.

Ed guardò i suoi compagni più giovani. Qualcuno di loro si stava aggiustando sulla panca, mentre altri facevano smorfie e si lanciavano sguardi attorno. Ed immaginò che non fossero molto felici del fatto che frate Laios volesse accelerare così le cose; ma a quanto pareva non erano gli unici: dal fondo della sala frate Gass si alzò tossendo sonoramente per prendere la parola. Tutti lo guardarono. L'anziano frate si schiarì la voce: - la tradizione vorrebbe che in circostanze del genere l'elezione si tenesse in presenza del kladio, dal momento che sta arrivando qui credo che sarebbe opportuno attenderlo, onde evitare che Sua Eccellenza interpreti questo comportamento come un'offesa -.

Ed rimase interdetto da questa osservazione. Aveva creduto che Gass fosse fedele a Laios, essendo entrambi fra i monaci più conservatori e tradizionalisti del monastero, ma a quanto pareva il tradizionalismo di Gass superava anche la cieca devozione ad un suo superiore. Dal suo sguardo era evidente che avrebbe considerato molto irrispettoso da parte di Laios indire l'elezione in assenza del kladio. Ed fu grato di questo.

Frate Laios apparve interdetto quanto Ed, anche se per un motivo diverso, ma il brusio di assenso che si levò fra l'uditorio non lasciava adito a dubbi: la maggioranza dei monaci era d'accordo con l'osservazione di frate Gass.

Solo una voce si levò in dissenso, roca, aspra, inquinata dalla deformità della bocca: - mai nessun priore eletto prima d'ora si è sentito in dovere di attendere l'arrivo del kladio per procedere all'elezione – osservò Grot. Ed dovette ammettere con se stesso che aveva ragione, ma la situazione era diversa adesso, visto che il kladio stesso aveva detto di essere in viaggio per il Crocevia proprio in quei giorni.

Le parole di Grot non parvero influire minimamente sul pensiero che si andava diffondendo nella sala e Laios aveva l'espressione di chi si trova con le spalle al muro. Ma si riprese subito, un buon capo doveva sapere quando accettare il volere della maggioranza, anche solo per apparire migliore ai loro occhi.

Il vice-priore alzò le mani per riportare l'ordine e parlò di nuovo: - benissimo, così sia. Attenderemo l'arrivo del kladio per procedere all'elezione, e daremo così modo a Sua Eccellenza di benedire noi, il nostro monastero e il nuovo priore che sarà eletto – disse con un pizzico di amarezza.

Dopo un attimo di silenzio riprese: - se non ci sono altre questioni siete liberi di tornare alle vostre occupazioni – li congedò, e scese dal pulpito.

Per il resto della giornata Ed rifletté sul da farsi. Il kladio avrebbe impiegato quattro o cinque giorni per arrivare al Crocevia da Dullan, quindi avrebbe dovuto sfruttare tutto quel tempo per portare dalla sua parte più monaci possibile. Era curioso di sapere se l'intervento di Gass fosse dettato da mero tradizionalismo o se ci fosse qualcosa di più sotto: in fondo non aveva mai creduto che il priore Addam fosse un alleato degli Hungarn, magari anche Gass aveva alleanze in alto, o magari il kladio gli aveva promesso qualcosa in cambio di quel suo intervento. Ma più ci pensava e più si convinceva che non fosse possibile.

L'unico modo che aveva per riuscire a distogliere tutti dal votare Laios era proporre un candidato migliore. Lui sapeva di essere un candidato migliore, ma non aveva alcuna intenzione di proporsi direttamente. Sapeva che fra i monaci più giovani lui era molto amato, alcuni di loro erano arrivati con lui, altri dopo, altri erano stati novizi e lui si era preso cura di loro e gli aveva insegnato le regole del monastero, non ci avrebbe messo molto a fare in modo che lo proponessero come priore. Ma con i loro voti sarebbero stati in dodici, aveva bisogno almeno della metà più uno se voleva sperare di riuscirci alla terza votazione, dal momento che alle prime due era richiesta una maggioranza dei due terzi, che per ora era saldamente nelle mani di Laios.

Mentre istruiva alcuni novizi sui canti del mattutino assieme a Remiro, il frate cantore, un ometto basso e tarchiato si avvicinò a lui tutto trafelato.

Ed riconobbe il giovane grassoccio come uno dei novizi che aveva mandato ad aiutare frate Oglio in biblioteca, si chiamava Tystan. Respirava a fatica, ma alla fine riuscì a riprendersi e disse: - fratello Ed, frate Oglio chiede se potete raggiungerlo alla biblioteca, dice di avere qualcosa di molto importante da mostrarvi -.

Ed guardò per un momento il novizio e poi lanciò uno sguardo a Rermiro, il quale rispose con un cenno del capo e disse: - vai pure fratello Ed, finisco io con i canti -.

Ed ringraziò il frate e seguì Tystan.

Dal chiostro centrale del monastero la biblioteca era molto vicina. Dovettero attraversare tutto il chiostro per raggiungere il colonnato circostante, percorrerlo per qualche metro e poi raggiungere una porta ad uno degli angoli. La varcarono e si ritrovarono in un disimpegno stretto e lungo sul quale dava una porta a due ante che conduceva in biblioteca.

Ed aveva sempre amato la biblioteca del monastero. Il luogo più silenzioso che avesse mai visto, e allo stesso tempo così pieno di voci antiche di secoli e millenni. L'odore dei libri e delle vecchie pergamene intrideva l'aria dando l'impressione di venire catapultato in un mondo molto più antico. Enormi scaffali si affastellavano su più piani per tutta l'altezza della stanza. Tutto lo spazio centrale era occupato da scrittoi con su poste delle lanterne. Dal lato opposto a dove si trovava il chiostro grandi finestroni lasciavano entrare la luce del sole primaverile.

Ed notò che tutti e sei i miniaturisti erano all'opera sui loro scrittoi, ma guardando meglio vide che a fianco di uno di loro c'era frate Oglio, alto e gobbo, dall'aria antica come i libri con cui lavorava. I capelli brizzolati erano folti nei punti intorno alla chierica, lo sguardo tagliente sembrava leggere la mente delle persone e intuire la loro storia. Teneva una pesante mano nodosa sulla spalla del miniaturista, un giovane non più vecchio di Ed che se ne stava con la piuma in mano ad osservare un foglio di pergamena che aveva di fronte.

- Mi hai fatto chiamare frate Oglio? – disse Ed lanciando sguardi incuriositi sul frate miniaturista e sullo scrittoio con sopra la pergamena.

Oglio, che parlava sempre con un'aria solenne, gli si rivolse parlando lentamente: - certamente. Mentre frate Gabino era immerso nel suo lavoro si è imbattuto in un testo particolarmente interessante ai miei occhi di filologo; ma leggendolo meglio ho ritenuto, e immagino mi darai ragione, che questo testo sarebbe stato ancor più interessante ai tuoi occhi di giurista – frate Oglio fece cenno a Gabino di alzarsi e invitò Ed a farsi avanti. – Prego leggi e vedi se non dico la verità – aggiunse indicando il foglio di pergamena su cui Gabino aveva copiato il testo con grafia impeccabile.

Ed diede una scorsa al documento. Era qualcosa che a prima vista credette di aver già visto studiando i libri della legge dei sovrani dell'Eliason, un antico regno che si estendeva in tutta la piana del Pèleos fino all'attuale Altaterra, e dei signori del Maletif; ma anche lui poteva rendersi conto che la lingua era più antica, i riferimenti più risalenti: il testo era scritto senza dubbio nell'antico vasendir delle città vaseniane, forse era anche più antico di Ermon, avrebbe azzardato fosse proveniente direttamente dalla città di Oiria, sull'altra sponda del Poitileo, nel Malayos.

Il testo riportava la narrazione di una controversia sorta fra il Magistro delle Leggi di una città vaseniana e il Sindaco di un insediamento dell'entroterra, nelle terre sottoposte al controllo di quella città. Il Sindaco rivendicava la titolarità di alcune terre circostanti l'insediamento stesso, portando a dimostrazione dell'esistenza del suo diritto la concessione che fu fatta decenni prima da un Magistro della città di sfruttare quelle terre per un periodo di tempo pari a cinquant'anni; scaduto il termine di suddetta concessione, lo sfruttamento era perdurato per oltre vent'anni fino a che il nuovo Magistro della suddetta città non aveva sollevato la questione, rivendicando per la sua città il dominio diretto su quei territori, e quindi il diritto di sfruttarli direttamente. La questione, presentata di fronte alle autorità centrali, era stata risolta in favore del Sindaco, in quanto era stato ritenuto che il periodo di tempo trascorso a seguito dell'estinzione dell'enfiteusi fosse sufficiente a garantire l'acquisto della proprietà da parte dell'insediamento.

Ed lesse e rilesse il frammento più volte, ricordando quanti testi aveva studiato riportanti casi simili senza però mai citare la fonte originaria, ma sempre rifacendosi ad altre citazioni di citazioni. Si sentiva di trovarsi di fronte ad un pezzo di storia di portata epocale, avrebbe voluto gridarlo a tutti, ma riuscì a contenersi.

Si alzò. Guardò frate Oglio, e disse: - ti ringrazio immensamente fratello, il testo che abbiamo di fronte è inestimabile per chi si occupa di diritto. Ti chiederei se una volta che il lavoro di copiatura sarà finito mi lascerai studiare l'intero testo così che possa verificare se ci sono altri frammenti così importanti da poter studiare – Ed cercò di mantenere la stessa aria solenne di frate Oglio, in modo da renderlo più bendisposto nei suoi confronti.

Il bibliotecario annuì fermamente: - sarebbe molto interessante poterlo studiare insieme una volta finito, visto la lingua con cui è scritto credo che ci saranno molte cose interessanti per entrambi i nostri ambiti di studio – disse non nascondendo una certa eccitazione. – Ottimo. Frate Gabino, torna pure a lavoro, e vedi di non tralasciare niente – concluse rivolgendosi al miniaturista.

Quando Ed vide che frate Oglio stava per allontanarsi gli balzò alla mente un'altra idea. Il pensiero gli tornò nuovamente alla questione principale di quei giorni, e improvvisamente credette di avere di fronte la persona che faceva al caso suo. Oglio sarebbe stato in grado di prendere abbastanza voti da togliere la maggioranza dei due terzi al vice-priore, ma non sufficienti da essere eletto lui stesso. In fondo frate Oglio, come Ed, era ben voluto da tutti gli altri monaci, era giovane (anche se non lo sembrava), aveva studiato, aveva un ruolo importante nel monastero ed era stato amico del priore Addam; ma, a differenza di Ed, era meno ben voluto, meno giovane, aveva studiato una materia poco utile a mandare avanti un monastero, aveva un ruolo meno importante e non era stato amico del priore quanto Ed: la persona perfetta da mandare avanti per togliere voti a Laios in attesa che tutti quei voti si spostassero su di lui.

- Fratello, posso parlarti per un istante? – chiese prima che Oglio potesse congedarlo. – In privato – aggiunse velocemente.

Frate Oglio indugiò un momento osservando Ed con aria interrogativa. Poi annuì e lo invitò a seguirlo.

Raggiunsero l'altro capo della sala, fino ad una porticina dietro la scrivania del bibliotecario. Oglio prese la chiave da un gancio, la infilò nella serratura, la girò e varcò la soglia del suo studio.

La stanza era ordinata, nonostante la grande quantità di libri sugli scaffali tutto sembrava avere un proprio posto secondo un ordine ben definito. Vicino alla scrivania Ed notò una piccola branda e immaginò che Oglio dormisse lì il più delle volte, forse per non lasciare mai incustoditi i suoi libri.

- Qualcosa non va fratello? – esordì guardandolo con apprensione. – siediti pure – lo invitò, ma Ed era troppo concentrato su come porre la questione a frate Oglio per pensare di sedersi.

Rimase in piedi, e il bibliotecario fece altrettanto.

- Si tratta dell'elezione del nuovo priore – proruppe. Ancora una volta immaginò che usare mezzi termini fosse solo una perdita di tempo. Oglio rimase in silenzio, Ed pensò che al suo posto avrebbe fatto lo stesso, lo avrebbe fatto parlare per sentire cosa avesse da dire per poi trarre le sue conclusioni.

- Siamo tutti d'accordo che frate Laios sia il legittimo successore al priore Addam, ma, avendo conosciuto il priore così bene in questi anni, mi chiedo se questo sia veramente ciò che avrebbe voluto – indugiò sullo sguardo di Oglio per scorgere una punta di interesse, magari un guizzo che dimostrasse che anche lui pensava la stessa cosa. Ma il bibliotecario non mosse un muscolo.

- È convinzione di qualcuno fra i più giovani che serva un altro paio di mani per mandare avanti il monastero, magari qualcuno di più giovane, più esperto, più affabile – dicendo quest'ultima parola Ed sperò di non essere sembrato sarcastico, era deciso a far credere a Oglio che stesse parlando di lui senza dirlo apertamente.

Oglio questa volta fece una smorfia e parlò: - ho la più completa stima per frate Laios come ne avevo per il priore Addam – cominciò. – Tuttavia sono dell'idea che quello che dici non sia tanto diverso da quello che io stesso ho pensato -.

Ed fu sollevato di sentire quelle parole. Adesso la prossima mossa era fare un nome. Sapeva che Oglio non era tanto stupido da pensare di proporsi, per le stesse ragioni per cui Ed non aveva intenzione di farlo; ma in quel momento lui si sentiva in una posizione di superiorità, sapeva che Oglio non avrebbe mosso un dito per farsi eleggere priore se non lo avesse proposto qualcuno, mentre Ed stava facendo tutto quello per spingere gli altri a proporre lui. Giocava con un certo vantaggio sull'altro monaco.

- Mi fa piacere sentirlo. Ultimamente io e gli altri monaci più giovani ci siamo spesso chiesti che cosa ne sarebbe del monastero se Laios ne prendesse le redini, temiamo che in questo caso l'approccio innovativo del priore Addam andrebbe perduto – Ed indugiò un momento prima di continuare con quello che voleva dire: era risaputo che i più giovani non apprezzassero Laios, ma nessuno sapeva che sarebbero stati disposti ad appoggiare apertamente qualcun altro, in realtà neanche Ed ne era certo, ma non gli ci sarebbe voluto molto per scoprirlo, dopo. – La mia idea è che ci vorrebbe qualcuno che conoscesse bene il priore Addam, che ne condividesse gli ideali e che sia in grado di portare avanti il suo disegno – ancora una piccola pausa. – Uno come te – concluse lentamente, lasciando che Oglio assaporasse ogni parola.

Il bibliotecario rimase per qualche momento in silenzio, forse a contemplare l'idea avanzata da Ed: - e questa è una tua idea o è un'idea di tutti voi più giovani? – indagò Oglio titubante.

- Devo ammettere che il tuo nome è venuto in mente a me riflettendoci attentamente in questi giorni. Ma gli altri monaci più giovani sono tutti d'accordo che ci sia bisogno di qualcuno di giovane che possa portare avanti il disegno del priore Addam – mentì Edwyn. – E credo che anche tutti gli altri monaci qui fuori, i miniaturisti, abbiamo una grande considerazione di te, dopotutto hanno imparato a conoscerti da quando lavori come bibliotecario, e alcuni di loro anche da prima -.

Ed capì che stava facendo breccia nella mente di Oglio. Vedeva il frate annuire lentamente alle sue parole, ma capì che non sarebbe stato tanto facile farlo accettare. Oglio, esattamente come avrebbe fatto Ed, voleva fingere di non essere interessato a ricoprire la carica personalmente, ma che lo avrebbe fatto se tutti gli altri fossero stati d'accordo.

- Non è mia intenzione fare la guerra a frate Laios – si limitò a dire.

- No, certo che no, e non è neanche la mia. Sono solo il portavoce di un'idea, non ho intenzione di mettermi in mezzo a certe questioni. Come ho detto: frate Laios è l'erede diretto del priore Addam, lui stesso lo ha scelto come suo vice, ogni altro nome sarebbe solo motivo di scontro – si affrettò a dire Ed. Poi aggiunse: - tuttavia, non posso essere certo che gli altri la pensino come me, succede sempre che qualche monaco avventato canti fuori dal coro, e a quel punto mi chiedevo come avresti reagito tu venendo nominato da un numero consistente di giovani monaci. Se frate Laios non dovesse passare al primo turno per pochi voti immagino che non sarebbe tanto felice, tu potresti usare il consenso che hai fra i più giovani per convincerli a votare frate Laios ed evitare uno scontro -.

Oglio rifletté ancora attentamente prima di parlare, ma poi rispose esattamente come Ed si sarebbe aspettato: - non credo che sia saggio, come hai detto tu, mettersi in mezzo a certe questioni. È giusto che i monaci votino secondo le loro idee, sarà quello che Ezer vorrà, confido nel fatto che frate Laios non trovi ostacoli lungo il suo cammino -.

Ed sorrise amichevolmente all'altro frate: - è un'ottima idea, probabilmente la cosa migliore è lasciare che succeda quello che deve succedere, senza interferire – assentì Edwyn annuendo.

Frate Oglio annuì a sua volta e si avvicinò alla porta: - ti ringrazio per quello che mi hai detto, lo considero un gesto molto sincero da parte tua, e una dimostrazione di rispetto – disse in modo solenne. Per un momento Ed pensò che si sarebbe messo a piangere per l'emozione.

Fece un leggero cenno col capo al bibliotecario e si avvicinò anche lui alla porta; ma si rese conto che Oglio stava fermo, non dava alcun segno di voler aprire la porta, anzi, continuava a fissarlo senza dire niente, ma come se volesse dire qualcosa che cercava in tutti i modi di trattenere.

Alla fine non disse niente, aprì la porta e lo lasciò andare salutandolo cordialmente.

Ed si allontanò dalla biblioteca per tornare alle sue lezioni con i novizi, un leggero sorriso gli piegava l'angolo destro della bocca: aveva il suo candidato

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