Il fuoco di Pyras - Piani di guerra
Settecentoventiquattresimo anno Dopo la Fondazione di Ermon
Mallion, inverno
Città di Ponte era una città grande e ben difesa. Si estenda su tre aree principali lungo le sponde dell'Aramuin e su una grande isola al centro del fiume.
L'isola, che era stata il cuore della città fin dalla sua fondazione, ospitava l'enorme fortezza dei Del Ponte, ed era cinta da uno spesso muro in pietra grigia.
La parte più estesa della città era quella che si gettava nelle Terre Tra i Fiumi, sulla sponda orientale dell'Aramuin, e collegata all'isola centrale da due ponti difesi da possenti barbacani in pietra grigia. Quella zona era per la maggior parte protetta da mura meno spesse e meno alte di quelle dell'isola centrale. La zona a occidente, invece, era sorta più recentemente grazie a insediamenti disorganizzati e occasionali, soprattutto a causa dell'aumento degli abitanti della città che aveva fatto debordare gli edifici al di fuori del fulcro centrale. Quella zona non era difesa da alcuna cinta muraria.
Il kladio di Dullan, Edwyn da Triaris, riusciva a vedere tutto questo da una grande mappa che occupava la quasi totalità di una tavola di legno al centro della locanda in cui i generali dell'esercito del nord avevano fissato il loro quartier generale.
Quell'inverno la neve era arrivata anche a Vianord. Ed era rimasto incantato dalla bellezza dei paesaggi sterminati accarezzati dal tocco candido della neve che cadeva leggiadra dal cielo. Per un momento aveva quasi rischiato di dimenticarsi il fuoco: la città di cui stava studiando una fedele riproduzione sulla mappa era sotto assedio da quasi un anno ormai. Città di Ponte era uno snodo cruciale per assicurare il controllo delle Terre Tra i Fiumi, assicurando una via di rifornimenti certa tra l'Altaterra e le terre più a est, e soprattutto anche per garantirsi un passaggio sicuro in caso di ritirata.
Le pedine sulla mappa erano poste lungo il confine orientale della città e rappresentavano i diecimila uomini dell'esercito di Alaric III Holm che la tenevano d'assedio. Edwyn e gli altri sapevano che altri diecimila soldati erano divisi tra Fortefiume, già espugnato da mesi, e le fortezze lungo il Chiarofiume, che erano difficili da tenere sotto controllo e rischiavano di fornire una sicura via d'accesso in quelle terre agli eserciti dell'elaion.
Alaric Holm era riuscito a tenere sotto controllo le Terre Tra i Fiumi per circa un anno, ma adesso il suo tempo stava per finire, la nuova armata di uomini del nord era pronta a porre una fine al bellicoso e scelerato regno di quell'imperatore tanto sconsiderato.
Jormound Hungarn, alto e possente nella sua armatura col drago nero sulla placca pettorale, stava esponendo la sua opinione su come avrebbero dovuto agire per rompere l'assedio il più velocemente possibile e assicurarsi di tenere sotto scatto l'imperatore. Nonostante avesse solo pochi anni in meno di Ed, appariva molto più giovane di lui. La sua barba nera era folta e ordinata, i capelli lunghi erano ancora dello stesso nero lucente di molti anni prima, e soprattutto non aveva perso un minimo della sua agilità o abilità nel combattere. Aveva un aspetto quasi regale.
Hungarn era il comandante in capo delle forze armate del nord. Il conte della Foresta Nera aveva portato con sé mille uomini, un sesto del totale delle forze del nord, meno degli assedianti, ma secondo i generali un attacco ben assestato poteva rendere inutile il vantaggio numerico del nemico.
Assieme a loro c'era anche Erryk Wassenau, kladio di Hensen, nonché fratello minore di Roberta Wassenau. Era molto più giovane di come Edwyn si sarebbe figurato un kladio. Non doveva avere ancora trent'anni. Aveva folti capelli biondi lunghi fin sotto le spalle, zigomi sporgenti come quelli della sorella e glaciali occhi grigi. Era un ragazzo di bell'aspetto, alto e robusto. Portava una lucente armatura con inciso il ramo d'ulivo e gli artigli d'orso della sua casata. Fissato agli spallacci, poi, teneva un lungo mantello verde e oro, e dal fianco spuntava il manico dorato di una spada lunga.
Wassenau era molto attento a quello che Hungarn aveva da dire, e come lui il fratello, Yorek, addirittura più alto di Erryk, e forse anche più robusto, anche se completamente calvo e dall'aria molto più imbronciata.
Oltre ai Wassenau a seguire il vessillo degli Hungarn erano accorsi gli Honegyor del Gyordin. Harren Honegyor era il più anziano di tutti lì. Aveva il cranio completamente calvo e due lunghi baffi e barba biondi. Non era né alto né particolarmente possente, ma aveva un portamento ordinato e lo sguardo deciso.
Wassenau, Hungarn e Honegyor erano tre delle più importanti casate del nord. Insieme avevano organizzato un'armata di seimila uomini, e altri se ne sarebbero aggiunti poi dall'Altaterra, se il lavoro di Edwyn e quello di Roberta Wassenau avevano sortito gli effetti sperati. Erano in molti i conti dell'Altaterra a voler voltare le spalle a Ryndon d'Altaterra, non aspettavano altro che il momento adatto.
Anche Roberta Wassenau e il kladio di Norambor erano con loro. Il kladio era un Meregot, altra casata del Nordon che si era rifiutata di inviare suoi uomini a sud, ma che neanche aveva prestato il proprio sostegno all'imperatore. Edgard Meregot era un uomo austero, della stessa età di Edwyn, dai capelli biondo cenere e l'aspetto minaccioso.
«Sarà difficile muoversi velocemente con questa neve» intervenne a un certo punto Erryk Wassenau, quando Jormound aveva finito di parlare.
«I nostri uomini sono abituati a combattere al freddo Erryk» gli fece notare il fratello.
«Certo che lo sono, ma in questa regione è diverso. Qui la neve è più viscosa, dura meno, rischiamo di impantanarci. E se siamo lenti perdiamo l'effetto sorpresa» obiettò ancora Errik.
«Ma se aspettassimo la primavera rischieremo di arrivare troppo tardi.» intervenne Harren Honegyor. «Non possiamo tenere ferma qui per due mesi un'armata di seimila uomini e sperare che nessuno se ne accorga. Senza contare che per quell'ora la città potrebbe già essere caduta» continuò.
«In ogni caso siamo scesi nella tana del lupo, queste terre brulicano di uomini dell'imperatore, ogni passo falso o un eccessivo temporeggiare ci costerebbe l'impresa. Già dubito che qualche notizia sul nostro arrivo non sia giunta alle orecchie di Alaric Holm» intervenne di nuovo Yorek Wassenau.
Edwyn, così come Edgard Meregot e Roberta Wassenau, si guardava bene dall'intervenire in quei consigli di guerra, anche se trovava molto interessante parteciparvi, e credeva di star imparando qualcosa anche lui da tutti quei discorsi.
Jormound sembrava non ascoltare nessuno di loro. Guardava la mappa assorto, come se fosse stato solo nella stanza. Poi parlò pacatamente ma con tono deciso: «Non se ne parla di aspettare. Siamo qui e andremo oltre. Il clima è abbastanza freddo da tenere duro il terreno, neve o non neve. Scenderemo a sud entro una decade, non appena saremo pronti» quelle parole parvero porre fine ad ogni ulteriore discussione.
Ma Jormound Hungarn non aveva finito: «Se qualche notizia è trapelata Alaric Holm sa che un esercito che conta poco più della metà dei suoi uomini è vicino. Conoscendolo non ci considererà una minaccia, perché sa di avere tutte le forze necessarie per annientarci e noi non abbiamo una via di fuga sicura. È per questo che è così importante liberare Città di Ponte». Si interruppe un istante per studiare le espressioni di tutti. Poi continuò: «Ma abbiamo anche un asso nella manica: grazie alla Granduchessa e al kladio di Dullan molti signori dell'Altaterra sono disposti a mettere al nostro servizio alcuni dei loro uomini. Mentre parliamo ci sono circa millecinquecento uomini dell'Altaterra che stanno attraversando l'Aramuin chilometri a sud di Città di Ponte, se partiamo al momento giusto loro dovrebbero essere addosso agli assedianti esattamente quando arriveremo noi».
Jormound Hungarn scrutò ancora tutti uno per uno, poi indicò le pedine sulla mappa della città: «Saremo ancora inferiori di numero, ma una buona tattica può fare una grande differenza in guerra. Liberare Città di Ponte vorrà dire porre fine alla guerra, togliere l'Altaterra a Ryndon d'Altaterra e l'impero dalle mani incapaci di Alaric Holm, non è il caso di esitare».
La ferma decisione del generale chiuse il discorso quasi subito, e per il resto della giornata il dibattito si incentrò principalmente su come organizzare l'esercito, come attaccare e quali tattiche utilizzare.
Alla fine, quando uscirono dalla locanda, il cielo bianco si era tinto dei colori cupi della sera e il freddo pungente pareva aver preso forma fisica con le raffiche di vento gelido che correvano per strada. Vianord era un borgo piuttosto piccolo rispetto al Crocevia, ma la sua importanza per i traffici dal nord al sud l'avrebbe presto fatto divenire un importante snodo commerciale dell'impero. Per adesso le strade erano percorse principalmente da soltati dell'esercito del nord, e da ogni genere di persone che un esercito può portarsi dietro: dagli attendenti e gli scudieri dei cavalieri più ricchi, alle prostitute, fino a qualche mercante, lavandaia, cuoco e ogni altro genere di umanità immaginabile.
Passeggiando per strada, racchiuso nella sua mantella più pesante, Edwyn da Triaris cercava di apprezzare ogni particolarità di quel mondo, che sembrava essere stato tanto crudele con lui, e che adesso lo stava ripagando di ogni suo sforzo. Era nato come l'orfano Ed di Banzi, era stato un umile saloasiano, e poi un valdosiano, era divenuto priore e adesso era il kladio di una delle città più importanti dell'impero. Non che tutto questo fosse venuto senza un prezzo. Volti senza vita di amici e sconosciuti gli si paravano davanti ogni notte e ogni notte non poteva non chiedersi se questo fosse veramente il volere di Ezer o se fosse una forza oscura a guidare la volontà degli uomini. Inoltre Roberta Wassenau non aveva tardato a presentargli il conto per il suo sostegno: lui sarebbe stato eletto kladio di Dullan solo se avesse accettato di donare le terre del Crocevia al Granducato d'Altaterra, mantenendo l'indipendenza delle terre del Graffio, sulla foce dell'Aramuin. Edwyn aveva accettato: il Crocevia era importante, ma dopotutto gli sembrava un ottimo compromesso per ottenere quello che voleva; e poi i signori ribelli gli avevano concesso anche un posto nel collegio di principi elettori che avrebbe nominato il nuovo sovrano e quelli successivi, ovviamente era scontato che questo comportasse che Ed sostenesse chiunque loro avessero in mente come nuovo imperatore dopo gli Holm, ma anche questo era un prezzo misero da pagare paragonato all'influenza e al potere che quel ruolo gli avrebbe concesso.
Mentre camminava gli si affiancò l'alta figura nera di Jormound Hungarn: «Abbiamo fatto tanta strada, e adesso camminiamo di nuovo fianco a fianco, da pari a pari». Era la prima volta che gli si rivolgeva con un tono così amichevole, e per la prima volta Edwyn ebbe davvero l'impressione di essere considerato un suo pari. Per molti anni era stato la pedina di Jormound Hungarn, ma adesso anche lui aveva contribuito a elevarlo allo stesso livello di tutti loro. Anche se non poteva vantare un'ascendenza importante aveva quello che avevano loro: non dipendeva più da nessuno.
«Sono scettico rispetto a quanto possiamo effettivamente considerarci sullo stesso piano, dopotutto siete stato voi a volermi qui e a fare in modo che ci fossi» rispose sorridendo.
«Il potere è solo un'illusione dopo tutto. Io ho avuto il potere di farvi arrivare dove siete, ma siamo sicuri di sapere veramente dove trovare l'effettiva origine di una scelta? È veramente chi prende una decisione ad avere il potere, o chi induce quella persona a prendere quella esatta decisione?».
«Si direbbe che vogliate farmi credere di avervi indotto a volermi come kladio di Dullan» ironizzò Ed, ma in fondo credeva che fosse la verità, e credeva anche che Jormound non avesse tutti i torti.
«Ho buone ragioni di credere che siate più scaltro di quanto non sembri, e sembrate veramente molto scaltro a detta di molti.» anche Jormound sorrise.
Fecero qualche passo in silenzio, diretti in nessun luogo in particolare. Tra loro aleggiava una certa agitazione di cui sembrava essere impregnata l'aria che respiravano; da giorni i loro pensieri erano fissi su una sola cosa: la guerra.
«Credete che questa armata vi farà ottenere quello che volete?» chiese Edwyn tornando serio.
Jormound guardò il cielo come per cercare la risposta nelle nuvole che oscuravano le stelle: «Niente può essere tanto certo, ma abbiamo buone possibilità se partiamo in tempo, senza temporeggiare». Poi si voltò verso di lui e Ed si sentì il suo sguardo glaciale addosso: «Temete che qualcosa possa andare storto?».
Ed sospirò: «Non mi intendo di guerra o battaglie, ma so che l'imperscrutabile volontà di Ezer potrebbe rivolgersi contro di noi».
«Non se siamo nel giusto».
Lo aveva detto con tanta sicurezza da sorprenderlo. Edwyn si arrestò di colpo guardandolo: «Lo siamo? Come potete esserne tanto certo? Ho visto moltissime persone che consideravo buone e giuste perire per motivi sbagliati o commettere atti che si sono rivelati ingiusti. Ho vissuto troppe vite per poter essere veramente sicuro di qualcosa».
«Stiamo combattendo un imperatore che ha mosso guerra all'elaion ed è stato scomunicato, non possiamo essere nel torto».
Ed fu quasi divertito dalla disarmante ingenuità che a volte gli uomini erano in grado di dimostrare. Perfino i più forti e potenti uomini non potevano fare a meno di provare un minimo di timore per quel dio di cui a stento rispettavano i precetti. Era vero che il potere fosse un'illusione, tanto che anche il potere di Ezer esisteva solo per alcuni e non per altri e solamente quando qualcuno decideva di temerlo; o forse Ezer agiva anche quando gli uomini non lo temevano? Questa domanda poteva mettere in discussione tutto ciò in cui ogni essere umano sulla terra aveva sempre creduto: se il vero potere non risiede in chi agisce ma in chi spinge il potente ad agire, chi era il vero dio, Ezer o l'elaion che decideva chi doveva essere nelle grazie dell'Altissimo? O forse la volontà di Ezer andava ancora oltre questi costrutti materiali e non aveva niente a che fare con qualsiasi cosa gli esseri umani potessero aver pensato, scritto o costruito? Erano domande che, se pronunciate ad alta voce, potevano portarlo direttamente di fronte ad un tribunale, o comportare anche la sua di scomunica, ma più ci pensava e più riteneva che fosse legittimo porsele.
«Spero che abbiate ragione» si limitò a rispondere.
«Dovreste essere voi a dirmelo» disse Jormound accennando alla sua veste con il ramo d'ulivo ricamato sopra.
Edwyn ci rifletté ancora qualche istante, ma poi decise che sarebbe stato più giusto mentire: «Sì, immagino che sia così. Ezer difende sempre chi combatte contro i suoi nemici».
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