Capitolo 2 - Chi non muore si rivede
Una volta smesso di piovere, con passo strascicato ci dirigemmo nuovamente verso l'istituto, consci di star per ricevere una bella lavata di capo.
Il sole aveva cominciato a splendere flebile e a farsi timidamente spazio tra le nubi, asciugandoci poco alla volta i vestiti ed i capelli bagnati; piccole gocce imperlavano ogni angolo del giardino, conferendogli un'aurea eterea quasi fossimo in un sogno.
Il mio amico si bloccò di colpo, fissando impaurito un punto davanti a sé. Seguì con lo sguardo la traiettoria del suo e non notai nulla, se non i nostri compagni di classe che si stavano radunando, probabilmente per fare fronte comune contro la professoressa Michigam.
Gli diedi una piccola spinta di incoraggiamento e lui scrollò il capo, destandosi pur tenendo le spalle curve; mano a mano che ci avvicinavamo però, notai emergere e venire verso di noi una figura alquanto familiare.
"Mi avevano detto che eri tornata, ma ancora non ci credevo!"
Ed ecco che il mio peggiore incubo tornava a tormentarmi.
Il ragazzo mi venne incontro, con un sorriso beffardo stampato sulle labbra, uno sguardo ammaliante ed il passo deciso.
"Chi non muore si rivede!" esclamai sarcastica.
Jackson era andato via nell'esatto giorno in cui ero tornata per 'questioni familiari', diceva.
Viveva da solo a Londra da un paio di anni e, ricco com'era, non poteva che frequentare la mia scuola; nessuno sapeva davvero di dove fosse originario e, all'inizio, erano girate delle voci incredibili sul suo conto.
Con il tempo però, era passato dall'essere la novità misteriosa, ad uno dei più ambiti: era facoltoso, di buona famiglia, intelligente ed incredibilmente attraente. L'unica pecca? Subito dopo il suo trasferimento aveva trovato una fidanzata, una persona con cui stette quasi fino alla fine dell'estate passata. Sarebbe anche durata, se lui non l'avesse tradita e se lei non si fosse trasferita.
"Non essere così aggressiva, so di esserti mancato." Mi cinse i fianchi, mentre io rimasi impassibile con le braccia incrociate sul petto, irritata.
Non aveva più potere su di me dopo quello che aveva fatto e, di certo, come se non fosse già abbastanza, non dopo che avevo conosciuto Theo.
"Sono tornata, vero. Ma di certo non con te." Con uno scatto, usando una piccola parte della mia nuova forza, mi liberai e continuai il mio percorso con Brian.
Quest'ultimo era rimasto in silenzio a testa bassa tutto il tempo e, nonostante sovrastasse Jackson di una decina di centimetri, da sempre era terrorizzato da lui; non riuscivo a capire il perché.
"Aspetta" mi gridò il mio ex ragazzo, raggiungendomi in poche falcate. "Non volevo essere scortese" ammise, a voce bassa.
Io, che ancora gli davo le spalle, mi concentrai sul suo battito cardiaco come mi avevano insegnato, tentando di scoprire fino a che punto fosse sincero. Regolare.
"Ti prego, guardami." Con un movimento fluido mi voltò verso di sé, sorridendomi come era solito fare quando ancora eravamo una coppia. Per un solo breve istante, ricaddi nella trappola di quegli occhi azzurri poi però, grazie al cielo, lui aprì nuovamente bocca. "Posso farmi perdonare in qualche modo?"
Sapevo che non si riferiva solo al suo comportamento di poco prima, ma a ciò che aveva fatto mesi prima.
"Ormai è tardi, mi dispiace."
Mi voltai e, con un cenno verso Brian, ci incamminammo verso il resto del gruppo pronti alla sgridata.
***
"Com'è andata oggi?" domandò Giselle, una volta in macchina. Quel giorno, poiché aveva continuato a diluviare nonostante uno sprazzo di sole, Brian si era offerto di darci un passaggio e quindi, dopo averlo ringraziato un'infinità di volte, ci eravamo accomodate al caldo sui sedili della sua nuova station wagon.
"Bene, come al solito non è accaduto nulla di emozionante. A te invece?" replicai annoiata. Dopo l'incontro con Jackson non era più successo niente degno di nota, al contrario di ciò mi avrebbe raccontato la mia migliore amica.
"Non te lo immagini minimamente." La ragazza dai capelli rossi si mise ben comoda e, sporgendosi tra i due sedili anteriori, cominciò ad aggiornarci sulle le ultime notizie quotidiane.
Nel tragitto fino ad arrivare a casa mia, avevo scoperto che Natalia Jiménez, la bellissima ragazza dalla pelle ambrata che si era appropriata il mio ragazzo negli ultimi mesi e colei con la quale lui mi aveva tradito, aveva fatto una scenata al suddetto.
Il motivo? Qualcuno lo aveva visto parlare con me e subito aveva glielo aveva riferito.
Ciò che più aveva destato scalpore però, era stata la risposta di lui alla provocazione: oltre ad aver rimarcato il fatto che non erano una coppia ufficiale e che lui usciva con lei solo per andarci a letto, le sue parole furono taglienti "So che sei dura di comprendonio, ma anche tu dovresti essere stata cieca per non notare che tu per me non sei altro che un bel faccino."
Natalia era rimasta di sasso. Con le labbra tremanti e gli occhi lucidi aveva provato a ribattere, ma non uscì altro che un suono strozzato. Sbavava dietro Jackson sin da quando questo aveva messo piede nella scuola e, non appena aveva avuto l'opportunità di farlo suo, non ci aveva pensato due volte. Peccato solo fosse finita male.
Le fonti - Giselle- riportarono che lei se ne andò, con la coda tra le gambe e a testa bassa, facendosi strada tra la folla che si era radunata, spintonando con forza; alcuni affermarono di essersi addirittura lussati una spalla.
Comunque, la brasiliana era sì una stronza che mi aveva soffiato il ragazzo da sotto il naso, eppure non meritava un trattamento simile. Per un attimo mi sentii dispiaciuta per lei, in fondo per amore si facevano follie, ed io lo sapevo bene.
"E non è finita qui" proseguì lei, una volta di fronte alla porta di casa mia. "Ricordi quella strana ragazza dark che se ne stava sempre per conto suo, se non per le rare volte che usciva con noi?"
No, non poteva assolutamente essere la stessa persona a cui stavo pensando. Mi rifiutavo categoricamente di prendere l'ipotesi in considerazione.
"E-Evelyn?" dissi in un sussurro, pregando di sbagliarmi.
"Come fai a ricordare il suo nome? Prima di questa mattina io nemmeno mi ero accorta che se ne era andata!" esclamò Giselle, mentre rispondeva ad un messaggio.
Una folata di vento ci fece rabbrividire ed un forte odore di pioggia mi invase le narici: presto sarebbe tornato il diluvio.
Il cielo fu squarciato da un tuono, seguito subito dopo dal bagliore di un lampo; questo, rappresentò esattamente il mio stato d'animo dopo quella rivelazione.
Evelyn era tornata, ma da dove?
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