Capitolo 1 - Ritorno alla nuova vecchia vita

"Diana sbrigati, o arriveremo tardi!" tuonò Giselle dal piano inferiore.

Tutto era tornato alla normalità, più o meno. A Londra il tempo era sempre birichino, soprattutto a febbraio, e la mia amica riusciva ancora a tenermi in riga.

"Arrivo" replicai non molto convinta, lanciando un'ultima occhiata allo specchio. Indossavo la mia vecchia divisa, forse ora un po' larga; quanti ricordi mi sovvennero in un solo attimo.

Una me più giovane con una lunga treccia, mi sorrideva allegra, piena di aspettative per l'ultimo anno; povera ingenua, non sapeva cosa le sarebbe accaduto. Scossi la testa e l'immagine svanì, lasciando il posto ad una ragazza imbronciata.

Raggiunsi la mia amica al piano inferiore e, con passo deciso, ci dirigemmo a scuola parlando del più e del meno.
La sua andatura era frizzante proprio come lei e, nonostante il suo metro e sessanta, pareva più alta e slanciata per via degli stivaletti con il tacco dai quali non si separava mai.

Erano momenti come quelli in cui mi mancava Stiles e la sua jeep, la risata di Theo appena varcata la soglia della scuola, gli abbracci e le chiacchiere con Lydia; perfino degli sguardi minacciosi di Malia sentivo una piccola nostalgia.

Erano stati tre mesi davvero duri, ogni giorno mi impedivo di afferrare il telefono e chiamare chiunque, soffrendo sempre di più.

La fame era passata e le notti trascorrevano per lo più in bianco; di giorno, Giselle mi teneva occupata il più possibile e non faceva domande. Non riuscii mai a ringraziarla abbastanza.

Prima ora, educazione fisica.

"Shaw, oggi te la senti di fare una corsetta oppure hai qualche altro dolore?" mi schernì la professoressa Michigam. Mi ero rifiutata di fare qualunque attività fisica in pubblico da quando ero tornata, per paura di perdere il controllo. Era fisicamente doloroso contenersi tanto, ma avevo visto cosa erano in grado di fare dei lupi mannari, se agitati.

"In realtà ho ancora male alla caviglia" sentenziai con voce bassa. Nessuno degli studenti però, nonostante il mio comportamento strano, aveva osato domandare spiegazioni forse ancora memori del regime che avevo instaurato prima di partire.

"Se non vedo quel tuo sedere molle fare almeno cinque giri di campo, ti boccio nella mia materia!" urlò lei, irritata. Mi aveva minacciata svariate volte, però quel giorno mi sembrava davvero seria. Svogliata, mi alzai, le rivolsi un sorriso impertinente e con passo strascicato cominciai il percorso.

Il parco della scuola era assai vasto, l'area verde privata più grande di tutta la città e per questo curato alla perfezione. Gli alberi potati con minuzia, l'erba corta e aiuole colorate facevano da contorno ad un grazioso laghetto; il sole era coperto da una coltre di nubi dall'aria temporalesca e, sinceramente, temetti che avrebbe cominciato a piovere presto.

In un attimo fui affiancata da Brian, che sorrideva sornione ad una ragazza poco distante.

"Non è poi tanto male, come esercizio" cominciò a dirmi, facendo l'occhiolino alla moretta che si era girata ad osservarlo. "Riesci a vedere il lato nascosto di molte persone."

"Posso solo immaginare" ammisi con un tono di rammarico. Quella frase mi riportò alla mente il giorno in cui Theo per la prima volta era venuto a casa mia, irritandomi tremendamente con quell'espressione saccente.

"Cos'è quel muso lungo? Ho detto qualcosa di sbagliato?" Il moro rallentò di colpo, quasi fermandosi.

Prima di partire lui era stato uno dei miei più cari amici e, una volta tornata, non aveva fatto domande, si era solo limitato ad abbracciarmi forte e a ripetermi quanto gli fossi mancata.

"No. Sono io che oggi non sono in vena di essere sportiva."

Ripresi la marcia, cominciando a simulare una corsetta; con l'arrivo delle nuove abilità era difficile trattenersi dallo scattare a velocità sovrannaturale, quindi era meglio per me cercare scuse per esentarmi da quest'ora di supplizio.

"D'accordo, non ne vuoi parlare. Ma va bene, sai che sono qui quando ti serve."
Brian subito cambiò argomento, portandolo sulla sorella e sugli enormi progressi che aveva cominciato a fare.

Un paio d'anni prima Iris fece un grave incidente, nel quale perse la vista; fu un durissimo colpo non solo per lei, ma anche per il fratello che, protettivo com'era sempre stato, divenne quasi oppressivo bei suoi confronti.

"Quando le ho detto che eri tornata, non vedeva l'ora di passare a salutarti."

Con il passare del tempo, mentre la ragazza da grande combattente che era, aveva accettato la sua sfortunata condizione, lui ancora non riusciva. Quando credeva che nessuno lo guardava, sospirava profondamente e malediceva il giorno in cui aveva chiesto a sua sorella di andarlo a prendere perché troppo ubriaco per guidare.

"Cosa ne dici se usciamo a cena noi tre, come ai vecchi tempi?"

Fin dal primo anno, poiché io e Brian eravamo capitati in classe assieme, avevamo legato molto. Lui, da ragazzetto sproporzionato con il corpo esile e la testa grande, nel giro di un semestre passato a viaggiare con la famiglia e a studiare da casa, era tornato con il fisico di un atleta e la solita lingua tagliente. Ciò non era passato ovviamente inosservato in una scuola come la mia piena di arriviste, infatti in breve divenne uno dei ragazzi più ambiti; migliorò in ogni sport e, nonostante questa crescita esponenziale di notorietà, non si dimenticò mai della sorella e delle persone che gli erano state amiche prima del cambiamento.

Questo era uno dei molti motivi per cui stravedevo per lui, un suo semplice sorriso mi rallegrava la giornata.

"Ottima idea! Dimmi solo dove e quando" esclamò contento.

La prima goccia mi sfiorò, susseguita immediatamente da un'altra; in pochi attimi cominciò a diluviare, tuoni e lampi si scatenarono nel cielo scuro facendomi venire i brividi.

La professoressa ci intimò di rientrare, urlando a squarciagola per sovrastare il rumore della pioggia, mentre si copriva inutilmente il capo con una cartelletta per evitare di bagnarsi.

Sogghignando per l'interruzione improvvisa, io e Brian ci guardammo furbi: uno dei modi per far impazzire Miss Michigam era non presentarsi all'appello che avrebbe fatto una volta rientrati nella palestra. Sarebbe diventata tutta rossa, conscia di essere presa in giro, e avrebbe inveito contro i poveri ragazzi che invece l'avevano seguita all'interno, dando loro la colpa di ogni suo male e sventura; avrebbe poi concluso con l'andare a chiedere un giorno di ferie perché stressata.

Con la coda dell'occhio notai che anche altri studenti avevano avuto la nostra stessa idea perciò, per non farci rubare il nascondiglio migliore, ci affrettammo verso il piccolo gazebo situato dall'altra parte dell'immenso parco; l'istruttrice non si sarebbe mai spinta tanto lontano, non con quell'acqua.

Raggiunto il nostro rifugio, oramai fradici e con il fiato corto, ridemmo come matti: l'avevamo scampata anche questa volta!

"Allora la vecchia Diana è ancora lì da qualche parte" esordì lui puntando un dito all'altezza del mio petto.
Quel gesto fu più doloroso di una coltellata: aveva centrato in pieno un nervo scoperto.
Io non ero più la vecchia Diana, letteralmente parlando; lei era morta il giorno in cui mio fratello mi aveva uccisa, nel momento esatto in cui avevo esalato l'ultimo respiro, la parte umana era deceduta.
La consapevolezza mi colpì in pieno volto, come uno schiaffo e fece più male di quanto mi aspettassi. In più il fatto che a dire tali parole fosse stato proprio il mio amico, mi fece riflettere.

Ero cambiata moltissimo e ne ero conscia, possibile solo che fosse così evidente anche agli altri?

S/A

Ben tornati a tutti, miei cari e grazie davvero per il continuo sostegno!

Volevo solo aggiornarvi su come intendo procedere per questa storia.

Prima di tutto, tenterò di essere più regolare possibile nelle pubblicazioni, infatti ho intenzione di scrivere molti capitoli ora e postarne circa uno alla settimana, ispirazione permettendo.

Poi, credo che questo libro sarà l'ultimo (mai dire mai comunque) e quindi mi impegnerò al massimo per renderlo il più perfetto possibile, evitando gli errori o sviste che avevo commesso per il primo.

Ps. Le gif le inserirò appena il computer decide di funzionare!

Se avete domande, io sono assolutamente disponibile per aiutarvi in qualunque modo!

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