0.1 - Ritorno al primo anno

Prompt di ILADEL: primo incontro tra Diana e Brian.

Era seduto in ultima fila, un cappuccio ben calcato in testa e la musica a tutto volume; per quel giorno aveva già sopportato abbastanza.
Jorge ed il suo gruppo avevano cominciato a tormentarlo più presto del solito quella mattina, rovinandogli anche gli ultimi attimi di quiete prima di entrare a scuola.

Era da quando aveva dodici anni che gli davano fastidio, e anche adesso che ne aveva quattordici non avevano smesso. Sperava che con l'inizio del liceo, sarebbe migliorata la situazione eppure non fu così; era solo il primo giorno, e si prospettava un semestre difficile.

Si erano presentati con un coltellino, quel giorno, intimandolo di andare a nascondersi perché era troppo debole. Gli avevano sputato addosso mille cattiverie, lo avevano strattonato, ed erano sul punto di prenderlo anche a pugni - come accadeva sempre più spesso ultimamente - quando una ragazza mora gli si era parata davanti. Lo aveva aiutato a rialzarsi con il sorriso più dolce che avesse mai visto e, dicendogli che ci avrebbe pensato lei, gli chiese di andare in classe.

Brian non se lo fece ripetere due volte eppure, appena voltato l'angolo, non resistette alla curiosità e si voltò per osservare la sconosciuta. Era in piedi, rivolta verso il gruppo, e li fissava intensamente uno ad uno; cominciò a parlare animatamente con Jorge, gesticolando.

Una parte di lui avrebbe voluto intervenire quando il ragazzo bruno alzò un braccio, pronto a colpirla, eppure le sue gambe non si mossero; rimase fermo a fissare la scena, impotente.

La mano fendette l'aria e si scontrò con il nulla.

Com'era stato possibile?!

Brian guardò la ragazza, che si era scansata di lato. Sogghignò divertita, prima di assestare una ginocchiata sullo stomaco del bulletto ancora incredulo che lo fece piegare in due, seguita subito dopo da una gomitata sulla schiena che lo buttò a terra. Il resto del gruppo indietreggiò, impaurito, quando la sua salvatrice si voltò pronta ad affrontarli.

In un attimo scapparono, lasciando steso sul suolo erboso il loro leader.

A quel punto Brian, riconoscente, s'incamminò per andare a lezione.

La campanella suonò e tutti si radunarono in classe, ognuno accanto al proprio amico; tranne lui. L'unica persona che avrebbe voluto avere al proprio fianco era sua sorella Iris che purtroppo però, era più piccola di lui.

"Buongiorno a tutti!" esordì allegra una corpulenta donnetta si mezza età, coi capelli corti e biondi. "Io sono Miss. Doreen, la vostra insegnante di inglese." Sorrise amabile ad ognuno dei presenti, fantasticando su chi potesse essere il migliore nella sua materia. Si soffermò su un ragazzo in ultima fila, che pareva non essersi nemmeno accorto che era entrata. "Qual è il tuo nome?" Puntò un dito nella sua direzione, sperando di catturare la sua attenzione, invano. Fece qualche passo verso di lui, fino a che non notò che il giovane, a seguito della gomitata della compagna di banco, si era destato togliendo le cuffie. "Cominciamo bene..." disse la donna, attendendo una presentazione.

"Brian. Mi chiamo Brian Porter" completò lui, con un fil di voce. Si era appena reso conto della figuraccia epocale che aveva appena fatto, non appena aveva percepito un colpo alle costole. Aveva alzato lo sguardo un secondo solo, per incontrare gli occhi verdi indispettiti di Miss Doreen, per poi riabbassarli sulle proprie mani.

L'insegnante subito passò oltre quando, sentendo ridacchiare dietro di sé, volle evitare al ragazzo ulteriore imbarazzo. Tornò alla cattedra e cominciò ad esporre il suo programma dell'anno.

"È già la seconda volta che ti salvo, oggi" cominciò la ragazza seduta accanto a Brian.

Quest'ultimo, che ancora non aveva nemmeno controllato affianco a chi avrebbe passato il resto dell'anno talmente era immerso nei suoi pensieri, rimase di stucco. Un dolce sorriso subito apparve sul volto di lei, in risposta al silenzio incredulo del biondo.

"In ogni caso, prego."

"Me la stavo cavando benissimo anche da solo." Brian si riprese subito, assumendo un'espressione dura incrociando le braccia sul petto.

"Ho notato..." sghignazzò lei, dandogli una lieve spallata. "Io comunque sono Diana, molto piacere." Gli porse una mano perfettamente curata, aspettando qualche secondo che lui ricambiasse la stretta.

In quel momento il ragazzo l'analizzò, per la prima volta: lingua tagliente, sorriso dolce, campionessa di arti marziali e sua salvatrice, occhioni verdi furbi e aveva l'aria di chi la sapeva lunga. Il suo esatto opposto.

Dopo un ennesimo attimo di esitazione, afferrò deciso la sua mano fresca e la scosse vigorosamente.

"Diventeremo grandi amici!" commentò lei esaltata, cominciando a scribacchiare sul quaderno.

"Ne dubito" replicò lui a bassa voce, sperando di non essere udito.
Lei era troppo, non sarebbe mai potuto stare accanto ad una ragazza del genere: lo avrebbe reso pazzo!

"Non ci sperare, caro Brian. Io so per certo che assieme vivremo mille avventure, il problema è tu ancora devi scoprirlo."

In quel preciso istante, le parole da lei appena pronunciate parvero colmare un vuoto nel suo petto, quello che poco prima sentiva quando era certo di non avere amici.
Adesso non era più solo, perché le credeva davvero: sarebbero stati inseparabili.

Peccato solo non sapesse cosa il futuro aveva in serbo per loro; forse, con il senno di poi, avrebbe subito cambiato banco con chiunque altro, oppure non sarebbe cambiato nulla perché in fondo, aver conosciuto Diana, era stata la cosa migliore che sarebbe potuta capitargli.

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