Capitolo 26 - Passato
Evelyn's pov
«Era una magica notte estiva: il cielo colmo di stelle brillava e la luna piena splendeva rischiando anche gli angoli più oscuri del bosco. Ero sdraiata su una di quelle grandi coperte a scacchi rossi e bianchi con Malcom al mio fianco che mi cingeva dolcemente, era il nostro anniversario.
"Un penny per i tuoi pensieri."
Mi voltai verso di lui, sorridendo. "Sono la persona più fortunata dell'universo." E per la prima volta lo credetti davvero.
Le sue labbra si curvarono all'insù, mostrando una dentatura perfetta.
Come poteva una persona tanto incredibile e bella, essere mia? Semplice: non poteva. Avevamo cominciato a mangiare ancora quando splendeva il sole, eppure continuavano ad avanzare alcune paste.
Quella mattina, Malcom si era presentato a casa mia con un mazzo di rose bianche -le mie preferite- ed un cesto in vimini: la ricetta per l'appuntamento perfetto. Sapevo che sua madre probabilmente era rimasta sveglia tutta la notte a cucinare ed io, come ringraziamento, l'avevo ferita nel peggiore dei modi. Rose mi trattava come una figlia ormai, nonostante fossimo fidanzati da poco più di un anno; era convinta che ci saremmo sposati perché a suo dire "non esisteva coppia meglio assortita". Quanto sbagliava.
Ricordo che ogni tanto, mentre Malcom finiva di prepararsi, mi faceva accomodare al suo fianco e cominciava a fantasticare sul nostro ipotetico matrimonio: lei non aveva mai avuto l'occasione di sposarsi e non vedeva l'ora di organizzare il mio per rendere in parte reale, il suo sogno. Io la lasciavo parlare, sorridendo di tanto in tanto come incoraggiamento.
"Sbagli." Alzai un sopracciglio poco convinta e mi voltai su un fianco verso di lui, sorreggendomi la testa con il braccio. "Sei la seconda persona più fortunata del mondo." Rise convinto per la sua battuta ed io non potei far altro che seguirlo, assestandogli una lieve pacca sul braccio. "Stupido!"
Si avvicinò lentamente e, nel momento in cui posò le sue labbra sulle mie, qualcosa in me scattò. Ero sempre riuscita a controllare i miei istinti, a tener a bada quel mio lato animale sto anche quando andavamo oltre il semplice bacio eppure quella sera, non ne fui capace. La situazione cominciò a precipitare.
Sentii spuntarmi con prepotenza gli artigli e le zanne, senza nemmeno poter far nulla per impedirlo: avevano una volontà propria. Inaspettatamente lui non si ritrasse spaventato anzi, mi attirò a sé con più forza e approfondì il bacio; non ne capì il motivo finché non percepii qualcosa di ruvido ed appuntito tagliarmi leggermente il labbro inferiore. Mi allontanai di scatto per guardarlo, sperando di non vedere ciò che pensavo. Purtroppo notai precisamente quello che mi immaginavo: due occhi di un rosso brillante erano fissi nei miei, mi incutevano timore ma allo stesso tempo emanavano potere.
"Tu... Tu sei come me.", affermai con voce flebile, confusa, mettendomi a sedere
"Già." Il sorriso non svaniva dal suo viso nemmeno mentre, con molta calma, si posizionava di fronte a me, piegato sulle ginocchia. Lui lo aveva sempre saputo. Restai un attimo in silenzio, indecisa su come reagire.
"Perché non me lo hai detto?", optai per dargli l'occasione di spiegarmi il suo punto di vista.
"Aspettavo il momento giusto."
A quel punto non ci vidi più: possibile che non me ne fossi mai resa conto?!
"Per cosa?", ringhiai io irritata.
"Per chiederti di unirti al mio branco."
Io non avevo alcuna intenzione di accettare, non dopo ciò che era accaduto l'ultima volta.
Mi alzai velocemente - oramai era inutile nascondere i miei riflessi sovrannaturali- e fui sul punto di andarmene, pronta a cessare quella conversazione sul nascere quando lui, ancora seduto, mi trattenne per un braccio.
"Aspetta Eve.", il suo tono era malinconico, implorante forse. Ogni singola cellula del mio corpo mi urlava di fregarmene e di lasciarmi andare tra le sue braccia, dimenticando questo discorso e fui ad un passo dal farlo, se lui non avesse aperto nuovamente bocca. "Non sarà come allora."
Basta. Se prima avevo anche avuto la minima intenzione di perdonare tutto, in quel momento ogni mia certezza crollò definitivamente e la razionalità andò a farsi benedire.
"Tu cosa ne sai?!"
Notai una scintilla di rimorso nel suo sguardo, conscio di aver toccato una nota dolente. "Non ha importanza. Tu devi fidarti di me."
Mi strofinai nervosamente il viso con la mano libera, tentando di tener a freno ciò che realmente volevo dire. "Che parola dal significato grande, Malcom. Come credo che io possa riporre tale fiducia in te, quando per primo tu mi hai mentito così a lungo." Lacrime di rabbia cominciarono a rigarmi le guance ed il mio corpo cominciò a mutare completamente; lui, forse spaventato, si mise subito in piedi senza però lasciare la presa.
"Io ti avrei nascosto la verità?" Si trasformò del tutto anche lui, mostrandomi il suo ruolo e magari sperando che io potessi abbassare la testa. Mai scelta più sbagliata fu fatta. "Non dire sciocchezze: tu sei rimasta chiusa a riccio sul tuo passato e sulla tua vita da sempre! Fingevi di essere una ragazza timida ed introversa quando in realtà sei qualcosa di totalmente opposto: un essere spregiudicato e spesso crudele che non distingue il bene dal male, prettamente egoista e manipolatore che usa le persone per fare i propri comodi." In quel momento sentii la pelle bruciare proprio nel punto in cui lui mi stringeva e dedussi che anche per lui fu lo stesso, dato che ritirò la mano e la massaggiò vigorosamente. Alzai gli occhi al cielo, per non permettere ad altre lacrime -di tristezza ormai- di solcarmi le guance e sperando che lui non avesse notato quanto quelle parole mi avessero ferita e resa fragile. Notai un fatto parecchio strano: la luna sembrava assai più vicina e grande di poche ore prima. "Come sei diventato alpha?"
La domanda suonò quasi come retorica; il mio tono era divenuto piatto mentre la mia mente era focalizzata sulla miriade di ricordi che mi avevano investita in quel momento.
"Cosa c'entra in questo momento? E cosa stai guardando?"
Non risposi, non tanto perché non volessi, solo che non riuscivo a staccare gli occhi da quello spettacolo così singolare a cui eppure, mi sembrava di aver già assistito.
"Me lo sono guadagnato.", mormorò infine lui con un tono parecchio basso.
"Hai ragione, riformulo: chi hai ucciso?"
"Qualcuno che non lo meritava." Il suo sguardo rivolto alla punta delle scarpe potrebbe sembrare ad un osservare poco attento un segno di pentimento, ma per me che ero a un passo da lui e con tutti i sensi eccessivamente sviluppati, riuscivo ben a distinguere cosa stesse provando: orgoglio. Fisicamente voleva forse sembrare rispettoso nei miei confronti, tuttavia l'intonazione e il lieve ghigno sul viso facevano intendere tutt'altro. Infine Malcom alzò gli occhi verso di me, avanzando lentamente e mi cinse la vita con entrambe le braccia sussurrandomi all'orecchio "Io ti proteggerò. Non avere paura."
Quell'intera situazione sbloccò nella mia testa ciò che cercavo di far tornare a galla e da quell'istante i miei sono confusi e sfocati.
Ero certa ci fossimo scontrati violentemente, non solo a livello verbale, ma ciò che non riuscivo proprio a cogliere era come fosse stato possibile che io, una normale omega, sia stata in grado di uccidere un alpha. E sono sicura che fosse andata così perché la mattina seguente, Ross ci trovò nel bosco: io completamente insanguinata, piangevo sul suo corpo esanime e martoriato. Ne ebbi la conferma quando sua madre mi urlò contro indicando i miei occhi che brillavano di un intenso rosso cremisi. Io non volevo il suo potere. Io non volevo essere un'assassina.»
Diana non aveva mosso nemmeno un muscolo durante tutto il racconto anzi, era rimasta fissa e concentrata, lasciandosi sfuggire ogni tanto solo qualche sospiro angosciato. Alla fine, dopo interminabili minuti di silenzio in cui la mia ansia stava raggiungendo livelli elevati, lei mi domandò «Se tu adesso sei un'alpha, dov'è il tuo branco?»
Spazio Autrice
Allora, adesso sappiamo qualcosa in più su Evelyn. Cosa ne pensate della sua sfortunata vicenda?
Volevo davvero ringraziare tutte le persone che mi seguono dall'inizio e che mi incoraggiano sempre, siete davvero speciali!
A presto
L.
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