Capitolo 23- Chiarimenti

Feci accomodare i ragazzi nella mia camera e mi congedai con la scusa che ero troppo stanca e che il mal di testa minacciava di tornare: non avrei sopportato altre rivelazioni per quella sera.

«Buonanotte.», dissero all'unisono, prima che chiudessi la porta alle mie spalle. L'ultima cosa che udii fu Stiles che chiedeva all'amico cosa avesse visto e all'amico che biascicava una parola che non avevo compreso.

Ero finalmente riuscita a sprofondare nel mondo dei sogni quando udii un lieve fracasso provenire dal corridoio e poco dopo, una capigliatura castana fece capolino dalla porta.

«Diana sei sveglia?», chiese Stiles timidamente.

«Adesso sì.», mormorai con voce ancora impostata dal sonno.

«Scott russa troppo e non riesco a dormire. Non hai altri letti in casa?»

Irritata per esser stata destata tanto bruscamente, gli risposi «Certo, vivo da sola eppure possiedo almeno dieci letti.»

«Scusami, hai ragione. Torna pure a dormire, giuro che non ti disturbo più. Sogni d'oro.»

Fece per andarsene con un'espressione talmente afflitta che mi costrinsi a richiamarlo e a fargli segno di raggiungermi, scostando le coperte al mio fianco. Lui, silenzioso ma soddisfatto, si infilò nel posto che gli avevo lasciato e nel giro di pochi secondi, prese nuovamente sonno.

Sorrisi guardando l'aria di beatitudine che aveva assunto e tornai a farmi cullare dal silenzio della notte, seguendo anch'io Stiles in quel mondo così perfetto da essere irreale.

***

«Mi sono perso qualcosa?», esordì divertito Scott, irrompendo in camera con poca delicatezza.

Sobbalzammo spaventati per il brusco risveglio e non appena recepimmo la domanda, domandammo confusi a cosa si stesse riferendo; Il giovane alpha rise e ci indicò, facendo un ampio gesto circolare con la mano.

Ci guardammo un attimo e subito ci scostammo bruscamente. Io corsi a lavarmi con il viso paonazzo e la testa bassa, mentre Stiles si giustificò spiegandogli la situazione in modo tale che l'amico non potesse fraintendere.

Nonostante vari problemi tra la colazione ed il tragitto verso scuola, riuscimmo comunque ad arrivare indenni fino alla fine della mattinata.

Al suono dell'ultima campanella, dopo aver salutato calorosamente i miei amici, mi avviai con passo deciso verso il cortile della scuola, sperando che Lydia si fosse ricordata di aspettarmi.

La notai a poca distanza, intenta a parlare con Theo.

Le avevo riferito ogni dettaglio della serata precedente e davvero credo di non averla mai vista così felice: cominciò a strillare allegra, venendo ripresa più volte dal professore, e a ripetere che era felicissima che non ci fossero più segreti tra di noi.

A ciò, era seguito un lungo discorso sull'amicizia sincera e sul fatto che, ora che eravamo accomunate da qualcosa di più grande, il nostro legame non poteva che consolidarsi.

«Diana, quindi cosa preferisci fare?», la rossa tentò di richiamare la mia attenzione alzando il tono di voce e, notando che ero appena caduta dalle nuvole, affermò irritata «Non mi ascolti mai.»

Io e Theo ridacchiammo, alimentando la frustrazione della ragazza che incrociò le braccia al petto e se ne andò, salendo in macchina e sgommando via.

Allibita dal fatto che realmente avesse messo in moto, le urlai dietro chiedendole cosa avrei dovuto fare io ed ottenni in risposta un «Sei intelligente, puoi trovare un modo.», seguito da un sorriso malizioso.

Mi voltai sconcertata verso il ragazzo con gli occhi verdi. «Mi puoi spiegare cosa sia appena successo?»

«In realtà ci stavamo accordando, o meglio, io le stavo chiedendo se poteva cedermi il suo passeggero dato che avevo voglia di portarlo a fare un giro. Sempre che tu sia d'accordo, ovviamente. Anche se credo che tu non abbia molta scelta in questo momento.», sorrise sornione e mi fece strada fino alla sua macchina.

Ero rossa in viso, imbarazzata  e lusingata dalle attenzioni che mi stava dedicando, tuttavia mille quesiti vorticavano nella mia mente: uno in particolare continuava a provocarmi un leggero fastidio tanto da riuscire ad un certo punto, a dargli voce.

«Perché non mi hai detto cosa sei realmente fin dall'inizio?», sbottai ad un certo punto. Egli in risposta, non aspettandosi una domanda simile, fece brusca sterzata e si arrestò sul ciglio della strada.

Restò in silenzio, parecchi minuti. Stanca di quell'attesta, fui sul punto di dire qualcosa ma lui mi precedette, con tono stanco

«Io ho provato. Sei tu che non hai voluto ascoltarmi.», disse secco. Stringeva forte il volante tanto che le nocche erano sbiancate e fissava insistentemente un punto dinnanzi a sé. «Avrei potuto spiegarti ogni cosa ma tu non me ne hai dato la possibilità, anzi sei subito corsa dal tuo amico Stiles che chissà quali stupidate ti avrà detto sul mio conto. Sai cos'è la cosa peggiore di tutta questa storia? Che a me tu piaci davvero, mentre sembra che tu mi usi solo per far ingelosire qualcuno.»

Smisi completamente di respirare, in preda al panico.

«C-Cosa?»

«Hai sentito bene. Me ne sono accorto ieri sai? Non sei molto brava a fingere. Per di più il tuo battito cardiaco ed il respiro accelerato, non ti hanno di certo aiutata.» Ribatté davvero acido, e come dargli torto.

«Se non tenessi realmente a te, non sarei qui adesso!», cominciai a sudare freddo.

«Come se avessi scelta.», il suo tono si fece cupo ed un sorriso triste si dipinse sulle sue bellissime labbra rosee. Dopo un primo momento di pausa, diede voce ai miei pensieri «Se vuoi delle risposte attendibili, devi andare a cercarle direttamente alla fonte. Ecco perché sei qui.»

Nel momento in cui lo disse, realizzai che si sbagliava, che non era il reale ed unico motivo per cui ero salita in macchina con lui quel giorno, né tantomeno era il perché lo avessi baciato. «Tu non hai capito davvero nulla.», aprii la portiera e scesi dalla macchina, allontanandomi di vari metri; in un attimo, era di dietro di me.

La sua mano cinse il mio polso e con uno scatto mi fece voltare verso di sé, bloccando ogni mio movimento e quindi possibilità di fuga, stringendomi tra le braccia: eravamo così vicini che riuscivo a sentire il buonissimo profumo che emanava.

«E allora perché non mi spieghi cosa è accaduto? Così che io non possa più sbagliare ad interpretarti!»

Tentai di ritrarmi la contatto, infastidita della mia impotenza.

Assunsi un'espressione pensierosa e dopo aver soppesato bene ogni pensiero, dissi «È complicato.»

E lo era davvero: certamente ero attratta da Stiles, per una qualche strana ragione mi faceva sorridere senza nemmeno sforzarsi e quando stavo con lui, mi sentivo a casa. Tuttavia Theo in pochissimo tempo mi aveva fatto provare emozioni intense, contrastanti: inizialmente mi irritava, aveva troppo l'aria di chi era perfetto in ogni cosa che faceva, poi pian piano lui era stato l'unico ad avermi capito realmente, ad aver provato ad aiutarmi. Ci intendevamo, avevamo una certa chimica che non riuscivo a spiegare.

Il ragazzo sbuffò sonoramente, irritato «A me non sembra. Sei tu che lo rendi tale.»

«Forse. Rimane il fatto che non è semplice questa situazione.» Feci una pausa e fissai il mio sguardo nel suo, pronta a dirgli ciò che mi turbava. «C'è qualcosa che mi nascondi, qualcosa di oscuro che ti turba ogni giorno, che ti porta a fare determinate azioni. Non riesco a fidarmi ciecamente di te.»

Finse di non aver sentito la prima parte è continuò ad aggredirmi «Come posso dirti tutto di me? Tu per prima non mi racconti le cose e dici di non aver fiducia in me. Avrei voluto essere io quel giorno, a spiegarti ogni cosa. Purtroppo però gli eventi passati non mi hanno permesso di farmi avanti. E poi, tu mi avresti creduto subito?»

Tentennai un attimo, immaginandomi la mia eventuale reazione se si fosse trasformato alla nostra uscita. «Con le dovute prove, sì.»

«Non è vero, lo sai anche tu.»

Tentai di nuovamente di scampare dalla sua morsa, ma fu inutile: aveva una presa salda. «E anche se fosse?», replicai acida: proprio non mi piaceva che piega stava prendendo la situazione. «Cosa avresti intenzione di fare al riguardo? Non mi parli più perché ho chiesto a Stiles, che tra l'altro è l'unico umano e che dunque è in grado di capire come mi potrei sentire.»

La mia stupida lingua aveva rovinato il delicato equilibrio che avevamo instaurato un questa conversazione, rendendo entrambi maggiormente nervosi. Theo mi liberò e subito io ritornai sui miei passi, non appena feci qualche passo, lo sentì urlare alle mie spalle «Credi che io sia privo di sentimenti invece? Che non mi sarei messo nei tuoi panni prima di farti la grande rivelazione per fa sì che tu l'accogliessi nel migliore dei modi? Il solo motivo per cui non sei rimasta traumatizzata è perché io ti ho preparata, io sono stato colui che ti ha fatto sorgere domande e sempre io ho fatto sì che tu fossi pronta.»

Mi bloccai di colpo e, con estrema lentezza voltai verso il ragazzo, che se ne stava le mani affondate nelle tasche della giacca e e lo sguardo rivolto alle punte delle scarpe.

Lo osservai attentamente, cercando di cogliere ogni piccolo dettaglio: era splendido.

Presi un bel respiro e permisi alla mia bocca di esprimere ogni cosa. «Se ti dicessi che è vero, ti ho baciato per vedere la sua reazione? E se poi nel momento in cui tu hai corrisposto e mi hai stretta a te, io abbia totalmente dimenticato ogni cosa e che il mio cervello si sia letteralmente sciolto? Forse sono più confusa di quanto io stessa possa realizzare, però tu non rendi comunque il tutto più facile.»

Sul suo viso, scese un'ombra scura, ferita.

Con estrema lentezza, mi diressi verso di lui, conscia di aver preso la giusta decisione e dopo un lungo silenzio, con espressione maliziosa, dissi: «Tuttavia, a me le cose facili non piacciono.»

Con questo pensiero mi fiondai fra le sue braccia, scusandomi in mille modi diversi: realizzai che realmente era stato grazie al suo intervento se ero riuscita ad assimilare la notizia. Se Theo non mi avesse istillato il dubbio già dal primo giorno e la curiosità di conoscere la verità, io mi sarei trovata inevitabilmente coinvolta in una situazione che non conoscevo.

Mi strinse forte, mormorandomi parole dolci per calmarmi e mente io nascondevo il viso nell'incavo del suo collo, lui mi carezzava i capelli amorevolmente.

Pian piano mi tornavano in mente i momenti in cui provava a rivelarmi qualcosa e a quanto io sia stata sciocca e cieca: sono riuscita a vedere solo quello che volevo, mi sono affidata a Stiles perché sapevo che tra di noi c'era intesa; eppure Theo mi smuoveva emozioni che non sapevo nemmeno descrivere.

Alla fine, ancora l'uno tra le braccia dell'altro, mormorai a voce bassa, «Anche tu mi piaci.»

Lui, sorpreso, mi scostò leggermente da sé e mi sbeffeggiò divertito. «Cosa hai detto?»

Ridacchiai alla sua espressione dolce e timidamente con la testa bassa risposi, «Oh andiamo, so che hai un udito sopraffino.»

Percepii un dito posarsi sotto il mio mento e, con un gesto veloce, fece sì che il mio sguardo incrociò il suo. In pochi istanti eliminammo la distanza che vi era tra le nostre labbra. Fu come se il mio cuore  stesse per uscirmi dal petto, il bacio fu così dolce ma intenso che volevo soltanto che il tempo si fermasse. Purtroppo però, il momento durò poco.

«Ma che bella coppia.»

Spazio Autrice
Eccoci qui con un nuovo capitolo! Come vi sembra?
Comunque, ho una comunicazioni da darvi: io e la mia fidata collaboratrice baanshe abbiamo aperto un servizio di recensioni pubblicato sul suo profilo! Partecipate in tanti 😘

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