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All'alba del nuovo sole, giunge la morte. Sopra il cielo, sotto il vuoto, ecco che cade un bomba, mano assassina di un codardo.
Precipita, precipita, finché non tocca suolo, e c'è solo fuoco. Fuoco che brucia, fuoco che arde; armi che sparano, ma a spettri inesistenti.
Soldati urlano, sangue spilla; il sole si rivolta, la luna sta in silenzio. Come può vedere, così lontana? Lei, che osserva gli innamorati dei balconi, non le bestie della guerra.
Cadono in molti, sono burattini: sul campo fangoso, erba non c'è. Giorno tranquillo, ma interrotto dal sangue. «Attraversata» dicevano, ma adesso è solo morte.
Generale, tenente, madre, figlia, moglie, ragazzo, guerriero: tutti che piangono, ma per cuori diversi. Chi ne ha diritto, in questa polvere? Nessuno sa, nessuno vede, c'è solo fuoco.
Le orecchie fischiano, il sangue cola. Sono pedoni quelli abbandonati sul terreno? Vergine, colpevole.
Colpevole di vite strappate alla vita.
V-i-t-a.
M-o-r-t-e.
Credevano di avere vite eterne, anche dopo la fine, ma adesso sanno che è solo una quella da vivere, consumata in un filo d'tempo.
Porteranno loro i fiori, fiori, sì fiori, se verranno trovati. O sepolti.
O dispersi.
Il biglietto a casa, le lacrime, il giglio, e poi gli anni.
Una foto su una lapide, forse nemmeno quella. Qualcuno, da qualche parte, li guarderà, ma i nomi non saprà.
Chi serberà la storia, allora guarderà.
E guarderà, cosa guarderà, la morte che giungerà (già arrivata).
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