Scomparse

La mattina dopo Alina e Lily andarono dritte nell'ufficio della signora, che si chiamava Faragonda ed era la preside di quella che sembrava una scuola per fate.
Bussarono dunque alla porta, ma non rispose la signora che le aveva portate nella loro stanza la sera precedente, bensì un'altra voce femminile, che loro non conoscevano.
tizia: chi è?
Alina: dovremmo parlare con la... ehm... direttrice...
tizia: al momento è impegnata, ripassate più tardi ragazze.
Faragonda: falle entrare Griselda, devo dire loro alcune cose.
Griselda: d'accordo, signora direttrice. Entrate, ragazze.
Dunque entrarono e si accomodarono sulle due sedie davanti alla scrivania della preside.
Faragonda: benvenute ad Alfea, la scuola per fate più prestigiosa di tutta la Dimensione Magica... beh anche perché è l'unica...
Lily: scuola di magia? Ma noi non... E poi non sappiamo neanche come siamo arrivate qui...
Alina: è stato l'anello a portarci qui
Faragonda: è giusto, Alina. Lily, tranquilla, so che presto anche tu saprai la verità su di te, devi darti tempo... Immagino vogliate sapere molte cose...
Alina: esatto, signora direttrice... Ma come ho fatto a trasformarmi in fata? Credo nella magia ma non avrei mai pensato che esistesse davvero...
Faragonda: lo hai fatto come tutte le altre fate della scuola, hai usato la magia che hai sempre avuto in te, benché non lo sapessi... Quando la tua amica si è trovata in pericolo non hai esitato a difenderla e proprio allora i tuoi poteri sono venuti fuori facendoti trasformare e riportandoti tutti i tuoi ricordi del mondo magico che erano andati perduti...
Lily: scusi se la interrompo, ma chi erano le ragazze di ieri? Quelle che ci hanno prima rapite e poi attaccate...
Faragonda si alzò e andò verso la finestra sospirando.
Faragonda: loro sono le streghe di Torrenuvola, meglio note come Trix.
Disse facendo apparire un immagine che le raffigurava.
Faragonda: sono Icy...
Indicò quella dai capelli color ghiaccio
Faragonda: Darcy... (indicando la castana) e Stormy (indica quella dai capelli violacei). Da molto tempo loro cercano di conquistare Alfea e la Dimensione Magica, ma per fortuna grazie all'intervento di sei giovani studentesse ciò non è mai successo.
Lily: non capisco direttrice, io non sono una fata... Ieri non mi sono trasformata e... Io non appartengo a questo mondo...
Faragonda: mia cara, se non fossi una creatura magica, la barriera che protegge la scuola non ti avrebbe fatta entrare... Devi solo...
Lily non la fece finire che scappò via e Alina la seguì. Non capiva che cosa stesse succedendo, non sapeva che Lily si sentiva fuori luogo lì.
Alina: Lily dove vai?
Lily: a casa... Non posso restare qui. Non sono come te Giulia... volevo dire Alina... Non sono una fata.
Alina: ma... Non puoi... Non sai nemmeno come tornare... E poi è come se stessimo vivendo il mio sogno... Sai che io...
Lily: lo so Alina. Ma sai anche tu che io non credo nella magia... Se tu vuoi restare, resta pure qui. Io me ne vado.
Alina: Lily non puoi farlo!
Ma Lily si era già allontanata verso la sua stanza. Le mancava la Terra e le mancavano i suoi genitori ed Emma... Persino Marco, il responsabile degli animatori, le mancava, anche se lei non lo avrebbe mai ammesso...

Sulla Terra, Emma era disperata. Le sue due migliori amiche erano scomparse da parecchie ore e lei era sempre più preoccupata e convinta che non sarebbero tornate. Tutta la cerchia di amici le stava cercando e certi erano convinti che fossero state rapite! Già, ma a quale scopo?
I loro genitori si erano già rivolti alla polizia, che aveva subito iniziato a cercarle, ma finora senza successo.
Decise di uscire di casa per fare una passeggiata, sicura che le sarebbe stata d'aiuto per calmarsi. Mentre camminava nel parco, incontrò Angelica, la sua migliore amica insieme ovviamente a Lily e Giulia.
Angelica: hey Emma! Ti vedo un po'giù oggi... Che hai? Dov'è finita la Emma spensierata sempre allegra e divertente che conosco io?
Emma: ciao Angy! È che sono molto preoccupata per Lily e Giulia... Sono come sparite nel nulla!
Angelica: tranquilla, vedrai che torneranno prima o poi... Ne sono certa.
Emma: lo spero tanto... Però è strano, non è da loro sparire così, senza nemmeno lasciare un bigliettino o un messaggio...
Angelica: su questo hai ragione... Loro di certo non avevano intenzione di sparire così, non sono il tipo. Ci avrebbero avvertito se avessero voluto...
Mentre parlavano, erano arrivate all'ingresso dell'oratorio, dove erano solite trovarsi tutte e tre con la loro cerchia di amici.
Emma: vorrei cercare di chiarire la cosa... Ne parlerò con Marco, essendo il responsabile forse ne sa di più.
Angelica: ok, ci vediamo!
Emma: ciao!
Angelica si allontanò ed Emma, un po' titubante, entrò in oratorio e subito trovò Marco, era seduto sul campo da calcio. Di solito amava giocare a calcio, ma si vedeva che non ne aveva voglia quel giorno. Così lei gli si avvicinò e si sedette accanto a lui.
Emma: Marco! Tutto bene? Ti vedo cambiato ultimamente... Che ti è successo?
Marco: Emma! È solo che mi manca Lily... Sai benissimo che la amo... E non ce la faccio a stare senza di lei.
Tu perché sei qui?
Emma: fino a qui c'ero arrivata, so di quello che provi per lei anche se non lo hai mai dimostrato...
Marco era un ragazzo che nascondeva sempre i suoi sentimenti. Aveva infatti paura che questi interferissero con il suo ruolo di responsabile degli animatori. Si mostrava sempre forte e menefreghista, ma in realtà era un ragazzo dolce e anche molto timido, soprattutto quando stava con qualcuno che gli piaceva davvero. Con Lily non aveva mai mostrato il vero sé, benché la amasse con tutto il suo cuore, non si sentiva ancora pronto per dichiararsi a lei e per di più Lily non ricambiava.
Adesso, però, non riusciva a nascondere quello che provava dopo la scomparsa di Lily e Giulia. Era sconvolto.
Marco:...non hai risposto alla mia domanda comunque sì, tu sei l'unica a sapere della mia cotta per Lily. Ma non potrà mai funzionare... Lei non ha mai ricambiato il mio amore e di che non lo farà mai.
Emma: sono venuta per chiederti se tu sapessi qualcosa in più riguardo alla loro sparizione...
A quelle parole Marco si rabbuiò e abbassò la testa.
Marco: ecco... Non so molto ed è strano, sono il responsabile... Tutti mi chiedono che cosa è successo ma io non so... So soltanto che, all'ora del ritrovo, loro mancavano. Un po'le abbiamo aspettate, all'inizio credevamo che erano semplicemente in ritardo, dopotutto il parco è grande... Dopo un po' però che non arrivavano, ci siamo preoccupati e abbiamo iniziato a cercarle. Abbiamo setacciato l'intero parco, appeso annunci, chiesto persino alla polizia ma d-di loro n-nessuna traccia...
Marco ormai aveva lasciato spazio alle lacrime, non ce l'aveva fatta più ed era esploso in un pianto di tutte le lacrime che aveva sempre trattenuto.
Emma: capisco Marco... Anche a me mancano tanto le mie best. Ma sono certa che le troveremo... Ora devo andare, si staranno chiedendo dove sono e mi hanno imposto il coprifuoco alle 18... Per punizione... Sai che ho i debiti... Mi hanno detto che se non li recupererò tutti posso dire addio alla mia libertà...
Marco: oddio Emma! Sapevo che non eri brava a scuola, ma non così tanto!
Emma: Marco! Non fare lo spiritoso! Ora vado, devo essere a casa tra 2 minuti esatti...
Marco: ciao Emma! Ci vediamo!

Emma corse come una pazza e 5 minuti dopo arrivò a casa, tutta trafelata. Entrò con un po'di timore e vide che i suoi genitori erano in salotto, in piedi davanti a lei con le braccia incrociate e avevano l'aria infuriata.
Mamma: allora signorina, è questa l'ora di tornare a casa?
Emma: ma sono le 18.03! Sono solo tre minuti di ritardo! Può capitare!
Papà: sì, sì, tutte scuse! Dove sei stata?
Emma:... all'oratorio... Volevo sapere di più sulla scomparsa di Giulia e Lily...
Mamma: IL LUOGO PROIBITO?
Emma: s-sì, ma...
Mamma: ADESSO NE PAGHERAI LE CONSEGUENZE! SAI CHE LÌ NON CI PUOI ANDARE QUEST'ANNO! FARÒ IN MODO CHE TU NON CI VADA MAI PIÙ!
Papà: cara, è stato per una buona causa. Ha infranto il castigo, è vero! Ma per una buona causa! Per queste ragioni può andarci, lo hai detto tu stessa!
Emma: papà ha ragione...
Mamma: VAI IN CAMERA TUA! E DAMMI QUEL TELEFONO! NON LO USERAI PER UN MESE!
Con riluttanza Emma glielo consegnò e si chiuse in camera piangendo a calde lacrime. Era determinata a trovare le sue migliori amiche, ma non sapeva che presto qualcosa avrebbe cambiato per sempre la sua vita.

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