secondo
Domenica 20/09/1987
Luca
Pomeriggio di domenica: asfissiante. Sapete uno di quei pomeriggi in cui l'estate sembra ancora non essere finita? Ecco, proprio uno di quelli; siamo a fine settembre ma fa inaspettatamente caldo. Le giornate d'estate, soprattutto le ultime, quando ormai la scuola è iniziata ma non si fa ancora nulla, si svolgono sempre nello stesso modo... Ogni pomeriggio lo stesso tragitto, passando dalla casa di Cristina, alla piscina, al giro in campagna fino ad arrivare a sera quando ritorno a casa reduce da un'altra giornata stancante.
Dopo scuola sono andato a casa di Cristina a prenderla e poi, raggiunta la compagnia, siamo andati alla piscina, dove ci siamo crogiolati nell'acqua fresca e abbiamo preso il sole per due lunghe ore. Poi ormai quando il sole iniziava a calare e il fresco della sera stava prendendo il sopravvento, abbiamo deciso che era il momento di salutarci. Solitamente torniamo quasi tutti a casa, dove la cena ci aspetta pronta sul tavolo, ma questa volta decido di farmi un giro prima di tornare a casa.
Vado in campagna. Sono solito andare in campagna con i miei amici, a fare giri in bicicletta o a fare il bagno nei fossi, ma oggi, come spesso mi accade, mi sto dirigendo al mio posto. Il mio posto segreto consiste in un fontanile circondato dagli alberi, in cui si può entrare tranquillamente in acqua e starsene a mollo a leggere o pensare. Oggi tra i miei pensieri si trova quel ragazzo di cui non so nemmeno il nome. Mentre mi dirigo verso il fontanile, però lo rivedo. Il ragazzo dell'altra notte se ne sta tutto solo seduto al margine di un fosso con i piedi dentro l'acqua. Ha un walkman in mano, e sembra, dalla sua espressione, che quello che sta ascoltando gli piaccia. Vorrei davvero avvicinarmi, scambiare qualche parola, conoscerlo meglio, ma non so perchè faccio finta di nulla e cerco di passargli a fianco come se niente fosse, non tenendo conto del piccolo incidente che mi sarebbe successo di lì a poco.
In una buca della strada sterrata infatti, c'era un sasso enorme che non ho visto e che ho centrato in pieno, cadendo per terra.
Lui si gira, evidentemente deve aver sentito il fracasso. Vedendomi per terra, si alza dal suo posto poggiando il walkman, e dopo essersi rimesso le scarpe, un paio di Converse rosse, si avvicina a me per vedere se sto bene.
In realtà fisicamente sto benissimo. È però la mente a risentirne, perchè arrossisco subito per l'imbarazzo creatosi dopo il breve scambio di sguardi, ma cerco ugualmente di mantenere un'espressione abbastanza composta. D'un tratto sento un dolore pungente alle ginocchia. Sposto lo sguardo verso il basso e vedo che qualche rivolo di sangue comincia a scorrere dalle sbucciature che si erano create a seguito della caduta, sarà meglio sciacquarle prima che si infettino.
Mi porge la mano per aiutarmi, e io la afferro volentieri, alzandomi di fronte a lui.
Mi guardo: a parte le ginocchia sbucciate, ho solo qualche graffio sulle mani è terra dappertutto, niente di serio.
"Grazie" mormorai.
"Prego" mi risponde timidamente. Ha un non so che di gentile.
Continuando a guardarlo, mi perdo dentro quelle iridi verdi illuminate dal sole che stava per tramontare.
Alla fine, avevo ragione, quegli occhi sono di una tonalità di verde talmente bella, che il prato illuminato dal sole può solo accompagnare.
"Comunque io sono Luca" rispondo per rompere il ghiaccio. Non mi sono pentito per nulla di aver detto queste parole. Dopotutto quello che volevo fare era conoscerlo no?
Capitolo corto ma abbastanza importante per lo svolgimento della storia. Spero vi piaccia e piaccia anche a chi lo ha già letto nella precedente versione.
Alice
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