Uscita inaspettata

Sono stesa sul letto con il viso rivolto verso il soffitto. Osservo distrattamente un punto indefinito della stanza mentre la luce calda del sole irrompe in camera mia. Tutto ad un tratto qualcuno suona il campanello ed avverto dei passi frettolosi lungo il corridoio. Chiudo gli occhi e sospiro.

"Eva è in casa?" Domanda una voce maschile.

"Sì, ma non esce da quattro giorni ormai." Risponde Hazel.

Dalla sera che ho incontrato Max per strada, ho deciso di ridurre le mie uscite al minimo: casa-lavoro, lavoro-casa. Non vedo la palestra da circa una settimana e credo di aver preso qualche chilo, ma al momento poco importa. Anche Lucyfer non si è fatto più vivo da quella notte. Non voglio uscire e trovarmi Max dinanzi agli occhi ancora una volta. La sua immagine mi perseguita nei sogni da quella sera.

Sobbalzo quando la porta della mia camera viene aperta così prepotentemente da schiantarsi contro la parete e fare un rumore assordante. Balzo giù dal letto e con gli occhi ancora semichiusi scorgo l'imponente figura di Lucyfer, seguito dalla mia amica e coinquilina.

"Vestiti." Mi ordina. "Oggi usciamo."

Mi irrigidisco di colpo ed inizio a sudare freddo. Ti prego fa che sia solo un brutto scherzo!

"No." Incrocio le braccia la petto. "Non voglio. Io no..."

"Non te lo sto chiedendo." Ribatte secco. "Ti dò esattamente dieci minuti per prepararti. Entrerò poi direttamente in camera quindi ti consiglio di farti trovare pronta."

Detto ciò chiude la porta alle sue spalle. Sono letteralmente senza parole, ma ancora più scioccata notando il mutismo di Hazel. Sicuramente in cuor suo pensa che Lucyfer sia una brava persona e che stia facendo tutto ciò per il mio bene. Balle! Sono tutte balle! Lui vuole solo il mio dannatissimo sangue!

Sbuffando mi dirigo dinanzi all'armadio ed afferro una maglia di lana celeste ed un paio di jeans scuri a vita alta. Lego i capelli in una treccia laterale e trucco gli occhi con del semplice mascara. Indosso un paio di stivali color pece quando Lucyfer irrompe in camera mia.

"È scaduto il tempo." Afferma, squadrandomi. "Almeno ti sei vestita. Adesso muoviti."

"Sempre gentile, eh?" Mostro un sorrisino di scherno.

"Non giocare con la mia scarsa pazienza." Sospira. "Ti assicuro che ne ho poca."

"D'accordo musone." Mugolo.

"Ti ho sentita." Ribatte stizzito.

Prendo la borsa e lo sorpasso, incamminandomi lungo il salone.

"Stronzo." Sussurro.

"Anche ora." Ironizza.

Emetto un gemito di frustrazione ed arrivo finalmente in salone. Hazel è seduta comodamente sul sofà e sta sgranocchiando dei deliziosi biscotti al cioccolato. Appena si accorge della mia presenza, si volta e sorride.

"Perché lo hai fatto entrare?" Chiedo, indicando l'uomo dietro di me. "Perché non mi hai difesa prima in stanza?"

Hazel scuote la testa e mi guarda con occhi ricolmi di preoccupazione.

"Sono giorni che stai chiusa in camera tua a dire cose senza senso. Non so cosa sia successo quattro sere fa, ma non stai affatto bene. Inoltre credo che passare del tempo con un ragazzo non ti faccia poi così tanto male." Allunga il mento e conclude:" Riportala a casa, ma prima falle togliere quella faccia. Mi stringe il cuore."

"Sarà fatto. Grazie infinite per l'accoglienza." Risponde Lucyfer, facendo un mezzo inchino.

Ma tu guarda! Incredibile...

"Divertitevi."

"Ci vediamo Hazel." Dico a denti stretti.

Lei mi manda un bacio volante per poi accompagnarci alla porta. Camminiamo lungo le strade di New York senza conoscere bene la meta. Non ho, o meglio non abbiamo, aperto bocca da quando siamo usciti di casa. Arriviamo al parco e lui entra. Lo seguo, passeggiando dietro di lui. Fisso i miei piedi quando ad un tratto vado a sbattere contro qualcuno.

"Ahia." Massaggio la fronte.

"Thysìa mi irrita questo tuo comportamento. Siamo sulla Terra, scendi dalle nuvole!" Mi rimprovera Lucyfer.

Non mi sono accorta della sua fermata e gli sono andata addosso.

"Scusa." Biascico appena.

"Infatti non sei sul pianeta Terra." Ribatte.

"Perché?" Chiedo con cipiglio.

Si avvicina a me ed afferra il mio mento tra il suo indice ed il suo pollice. Il suo tocco brucia la mia pelle mentre qualcosa si muove disordinatamente nel mio stomaco. Incastra i suoi pozzi neri senza fondo nei miei, travolgendomi in un turbine di emozioni tra loro scollegate.

"Perché la vera Thysìa non mi avrebbe mai chiesto scusa."

Mi allontano leggermente, facendo terminare il nostro contatto. Il mio corpo risponde sempre in maniera opposta alla ragione quando sono con lui e non mi sta bene.

"Si chiama educazione." Incrocio le braccia al petto. "E poi, mi spieghi una volta per tutte il motivo per il quale mi chiami Thysìa?"

Avvicina il suo volto al mio ed inevitabilmente indietreggio.

"No." Sussurra divertito. "Andiamo."

Riprendiamo di conseguenza a camminare. Ci fermiamo dinanzi ad un chioschetto vicino ad uno dei due grandi laghi. Ci sediamo e Lucyfer prende le ordinazioni. Pranziamo sotto i grandi alberi mentre dei bambini giocano felici con degli scoiattoli. Sono così piccoli ed indifesi! Non sanno che mostro sia il mondo, non ne hanno la benché minima idea e per loro è un bene, almeno per il momento.

"Thysìa." Mi richiama.

Sbuffo per poi voltarmi nella sua direzione.

"Devi tornare come prima." Asserisce.

"Grazie, ma no." Rispondo secca. "Non sono un fottutissimo robot. Credi che per me sia semplice?"

Mi tappo la bocca subito dopo. Forse ho esagerato dato che alla fin fine sto parlando con lui non con la mia amica, con il mostro che viene ogni sera a bere il mio sangue.

"Cosa ti prende?" Chiede annoiato.

"Nulla."

"E smettila!" Esclama stizzito. "Quando le donne dicono nulla vuol dire che c'è sotto qualcosa ed io non ho la benché minima intenzione di pregarti."

"Cos'è questa strana concezione di pensiero? Sei maschilista per caso?"

"Cos'è un maschilista?" Domanda, grattandosi la nuca.

Strabuzzo gli occhi per poi ridere di vero cuore. Ho le lacrime agli occhi a causa della sua faccia, dallo stato di shock e confusione in cui si trova. Mi riprendo notando lo sguardo addolcito di Lucyfer. Subito però ritorna freddo e schivo. Probabilmente avrò immaginato anche questo.

"Davvero non lo sai?" Azzardo.

"Che male c'è?" Scrolla le spalle.

"Niente solo che è strano. Da che secolo provieni? Possibile che non sai cosa significhi il termine maschilista?"

"Non lo so. E comunque sono contento che tu mi dia solo qualche secolo. In realtà io..." Si blocca di colpo.

Non ci credo...da quanto tempo vaga sulla Terra? Non dovrebbe esser stanco di questa vita di merda?

"Allora tu..."

"Basta. Niente domande." Si alza di scatto. "Andiamo. È tardi."

Accenno un sì e lo seguo. Chissà come mai si comporta sempre così. Un'altra domanda che ora mi attanaglia la mente è: avrà una famiglia? Dopotutto ha tantissimi anni e non credo che avrà vissuto tutto solo in quest'enorme arco di tempo. Scarto pure la teoria che sia andato dalle prostitute da quando è nato. Quindi...

"A che stai pensando?" Mi domanda con tono inquisitorio.

"Nulla, nulla."

Continuo a camminare affianco a lui fino a quando...

Hey guyz,
Come va? Che ne pensate del corso degli eventi della storia?

Vabbé...Ora ditemi voi qualcosa...Cosa fate di bello? Pronti per Natale??

Un kiss e al prossimo capitolo😘😘

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