Il bagno labirintico
Danzo con le mie amiche sin quando non mi rendo conto d'esser sola, perciò decido di andarle a cercare. Quasi immediatamente noto Hazel baciare con passione un ragazzo con indosso una maschera color cenere. Scuoto il capo in diniego, sorrido divertita e creo un varco tra la calca di giovani ricconi ormai brilli. Tutto un tratto scorgo Zoey seduta su un alto sgabello intenta a flirtare con il barman che sembra gradire. Inevitabilmente rido esilarata, avvicinandomi poi ad un uomo in smoking dello staff e domandogli ad alta voce: «Potrei sapere dov'è la toilette?»
L'uomo mi osserva poco interessato per poi rivolgermi un sorriso sinistro e rispondermi con falsa cordialità: «Mi segua.»
Tentenno un istante, scuotendo il capo e maledicendomi per il mio detestabile carattere. Non posso diffidare di tutti gli uomini...non posso! Probabilmente l'ho importunato visto che il suo lavoro è quello di vigilare. Inspiro profondamente e lo seguo, salendo qualche rampa di scale ed aprendo una porta rossa. Prima che possa chiedergli spiegazioni, l'uomo asserisce con voce grave: «In fondo al corridoio a destra.»
«Grazie.»
«Si ricorda la strada che abbiamo fatto per arrivare sin qui?»
«Certamente.»
L'uomo mi lancia un ultimo sguardo diffidente per poi andar via. Tento di placare la mia collera, poiché il tono che ha usato è sintomo di vivido disgusto. Non sono idiota né tanto meno incapace di tornare indietro quando il percorso è così elementare. Mi dirigo in bagno, mormorando imprecazioni tra me e me, sin quando non odo dei gemiti seguiti poi da grugniti rochi. Ben presto realizzo che la fonte, o meglio le fonti, siano in una delle toilette. Detesto quando la gente decide di palesare la propria passione in luoghi pubblici, perciò decido di divertirmi un po'. Con un gesto rapido spalanco la porta, facendola schiantare contro il muro e producendo di conseguenza un rumore assordante. Anziché irrompere in una risata di vero cuore, mi paralizzo, guardando incredula i due amanti: Lucyfer e la modella bionda che era con noi in limousine. Improvvisamente una morsa soffocante serra il mio stomaco, perciò, colta dal timore e dalla sofferenza innata, decido di fuggire lontano da lì senza guardarmi indietro. Prima però che possa tornare in sala, qualcuno mi tappa la bocca, prendendomi in braccio e caricandomi sulle spalle come fossi un sacco di farina. Terrificata mi dimeno, ma, nonostante ciò, il mio assalitore non mi libera, assestandomi invece una sculacciata. Ed è in momenti come questi che mi domando dove vadano a finire la mia forza ed il mio costante allenamento! Tutto ad un tratto un brivido gelido serpeggia lungo la mia colonna vertebrale, comprendendo ben presto di trovarmi all'aperto. Non appena il mio assalitore mi poggia a terra, mi allontano prontamente da lui, fissandolo con aria omicida e sibilando con risentimento: «Lucyfer.»
«Non era di tuo gradimento?»
Gli do le spalle, guardandomi intorno e notando soltanto ora d'esser nell'attico della grande villa. Inspiro profondamente e tento di rimanere coscienziosa, sibilando alterata: «Ero di troppo.»
Avverto dei passi dietro di me e la sua voce roca: «Sei fuggita.»
Mi volto ed inevitabilmente indietreggio, ritrovandomi ben presto con le spalle al muro. Gemo per la frustrazione e scuoto il capo, tentando invano di capire per quale arcano motivo mi trovo sempre in questo genere di situazioni quando sono con lui. Prima che possa parlami, domando infastidita: «Perché non torni dalla tua amante?»
Lucyfer mi sorride maliziosamente, avvicinandosi ancora di più e sussurrando languidamente: «Ti turba?»
«No.» Lo fisso furente nelle gemme color tenebra, concludendo con decisione: «Ora devo proprio andare. Con permesso...»
Prontamente mi libero e mi avvicino alla porta, ma, prima che possa fuggir ancora, mi afferra fortemente per la vita. Quasi immediatamente mi ritrovo con le spalle al muro ed il suo volto troppo vicino al mio. Per questo motivo percepisco il cuore pulsarmi in petto con eccessiva rapidità ed il respiro irregolarizzarsi. Avverto le membra andar a fuoco ed il sangue fluire più rapidamente nel mio corpo. Le gambe quasi si liquefano intanto che tento di mantenere il contegno quando le sue gemme mi fissano profondamente, facendomi andare in apnea. Inevitabilmente vengo catturata dalla loro intensità, ma quasi subito mi desto, notando il sorriso compiaciuto del corvino. Percepisco le mie gote tingersi di rosso per la collera intanto che il mio corpo freme per l'eccessiva vicinanza con il corpo del sesso opposto. Istintivamente poggio le mie mani sul suo petto tonico, tentando invano d'allontanarlo da me e sibilando irritata: «Va' via.»
Lucyfer indietreggia d'un passo, facendomi credere in una falsa liberà, quando con un gesto celere artiglia la mia maschera e la scaraventa oltre il balcone. Istintivamente tento d'afferrarla, ma questa precipita sino a toccare terra. Mi volto furente verso di lui, gridando alterata: «Sei impazzito?»
«Sei debole.»
«E tu un idiota.» Asserisco con velenosità. «Per quale motivo hai lanciato la mia maschera?»
Poiché il corvino mi scruta sinistramente divertito senza degnarmi d'una risposta, mi dirigo con rapidità verso la porta, ma ancora una volta me lo impedisce. Prima che lui possa dir soltanto una parola, sussurro infuriata: «Lasciami.»
Contrariamente a quanto credo, mi libera senza dir nulla. In verità sono molto tentata di fuggir ancora, ma so che non mi lascerà andare per qualche arcana ragione, perciò sbotto esasperata: «Cosa vuoi da me?»
«Cosa ti fa credere che voglia qualcosa da te?»
«Perfetto!» Esclamo irritata come in rare occasioni. «Buona serata a te, Lucyfer.»
Prima però che possa dargli ancora le spalle, ordina con voce grave: «Facciamo un gioco.»
«Come scusa?» Lo guardo turbata, non capendo cosa voglia per poi sorridere incredula. «Mi hai portata qui solo per un gioco? Sei folle!»
Le sue gemme s'infiammano, facendomi retrocedere d'un passo, ma, prima che possa indietreggiare ancora, mi ghermisce per il polso, sussurrando con voce roca: «Parteciperai?»
«Non mi lascerai andare fin quando non aderirò, non è così?»
Acconsente col capo, regalandomi un ghigno per nulla rincuorante. Nonostante non voglia star con lui, assecondarlo mi permetterà d'allontanarmi il prima possibile. Inspiro profondamente e decreto con fermezza: «Ad una condizione: dovrai toglierti la maschera.»
«Perché?»
«Mi hai sottratto la mia quindi neanche tu dovrai indossarla.» Ribatto con ovvietà. «Inoltre m'inquieti con quella maschera.»
Lucyfer mi scruta con aria predatoria e mi sorride maliziosamente. Sospiro sconsolata ed incapace di gestire una persona stravagante come lui per poi incrociare le braccia al petto e domandargli con curiosità: «Allora...di che si tratta?»
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