Chiarimenti e...gelosia?
Eva Pov's
Sono passati diversi giorni da quando Lucyfer mi baciò. È tornato ogni singola sera e si è abbeverato di me, senza però far incastrar mai le nostre labbra. Ultimamente si comporta in maniera più 'normale' e ne sono lieta, ma quando ci siamo trovati in situazioni...come dire difficili...si è letteralmente polverizzato. Oggi è la mia giornata libera, ma dato che sono sempre con la testa da un'altra parte, ho dimenticato di disattivare la sveglia e così mi ritrovo già giù dal letto alle 8:15 di mattina. Ieri la vecchia megera mi ha fatto pulire quasi tutta la villa e dopo ben sei ore di pulizie, la mia schiena mi ha chiesto pietà e solo Dio sa come sia riuscita ieri notte a ballare.
"Buon dì." Cinguetta Hazel, entrando in salone.
"Anche a te." Biascico, lasciando cadere la testa a penzolone sul bracciolo del divano.
"Che voglia di vivere, eh?!" Scherza lei.
"Non hai idea." Continuo ironica, spaparanzata sul comodo sofà.
"Da ciò posso dedurre che non hai preparato la colazione." Azzarda.
"Bingo!" Esclamo divertita.
"Tu sei incredibile." Consta la mia amica.
"Lo so. Haz, che ore sono?" Domando di punto in bianco.
"Le 10:00, perché?"
"Che?!"
Sono rimasta a guardare il soffitto per quasi due ore, pensando a Lucyfer per tutto questo tempo? Ho necessità di cambiare aria, IMMEDIATAMENTE. Mi alzo di scatto e mi catapulto in camera mia per poi indossare qualcosa di carino, ma caldo. Mentre provo ad infilare uno stivale, Hazel fa irruzione e scoppia a ridere, notando la mia goffa immagine. Sbuffo e roteo gli occhi al cielo. Facendo così, perdo l'equilibrio e cado a terra. Dannazione! Bofonchio qualcosa di poco carino quando avverto il mio corpo in surriscaldamento improvviso. Con una grazia simile a quella di un elefante mi alzo e mi siedo sul letto. Infilo con poca accortezza il piede nella scarpa e decido che è ora di andare. Lego i capelli in un'alta coda e trucco solo gli occhi con del semplice mascara nero. Il tutto avviene sotto lo sguardo divertito della mia coinquilina che mi segue come un segugio.
"Haz hai intenzione di pedinarmi?" Chiedo retoricamente, superandola.
"Dove vai? Non fai colazione con me?" Domanda curiosa.
"Ho ricordato di dover fare delle commissioni importanti e me ne sono ricordata solo ora." Affermo, indossando il cappotto.
"Sai che non è salutare saltare i pasti importanti. Inoltre tutto ciò non è da te." Ribatte secca.
"Mangerò, non preoccuparti. A dopo." La saluto, afferrando la giacca che Max mi prestò quasi una settimana fa.
"Allora stai andando dal tuo ex?" Domanda con cipiglio.
Mi volto e la sorprendo a studiarmi da sotto sopra.
"Sì, ma starò lì solo pochi minuti."
"In bocca al lupo." Strizza l'occhio, chiudendomi la porta in faccia.
Non ci credo! Lei sa esattamente tutto del mio passato e se ne esce con un buona fortuna? Non ho parole. Da quella sera Hazel è cambiata e non me ne capacito ancora. Non ho avuto modo di tirar ancora in ballo l'argomento, ma glielo chiederò appena potrò. Sospiro e mi dirigo verso l'azienda di Max. Appena faccio il mio fantastico ingresso con i miei umili indumenti, la ragazza dell'altra volta mi accoglie più calorosamente. Chissà perché!
"Il signore è impegnato al momento. Se vuole lo avviso e poi la informo sul da farsi." Dice professionalmente.
"Va bene, la ringrazio." Le sorrido.
Dopo poco la tipa mi richiama e mi invita a salire nell'ufficio di Max. Per fortuna mi ha fatto accompagnare da uno dei dipendenti o in caso contrario mi sarei persa. Il mio senso dell'orientamento è uguale ad un chicco di sabbia in un enorme deserto. Ringrazio il ragazzo e busso. Max mi prega di entrare e di accomodarmi oltre la scrivania. Gli sorrido riconoscente e gli porgo la giacca che mi prestò giorni addietro.
"Grazie." Gliela restituisco.
"Non c'è di che." Risponde, prendendola ed appendendola sull'attaccapanni vicino alla grande finestra.
Torna a sedersi dietro l'enorme tavolo in acciaio e chiude il portatile, prestando la sua completa attenzione alla sottoscritta. Comincio inconsciamente a torturami le mani per l'ansia che mi sta salendo anche se non ne comprendo per nulla il motivo.
"Hai deciso cosa fare?" Domanda, incastrando i suoi occhi nei miei.
"Non ancora, ma credo che alla fine tornerò. Ancora però non so quando." Ammetto.
"Eva è la cosa giusta per te." Mi osserva attentamente.
"Dici?" Chiedo con un fil di voce.
"Ne sono più che certo."
"Tu rimarrai qui? Intendo con l'azienda." Chiarisco subito il concetto.
"Credo di sì. Mi piace questa città anche se a dire la verità ho nostalgia di casa."
"Come mai?"
Mi guarda come se avessi appena detto un'eresia, ma dire che gli mancano i genitori credo sia più che scontato quindi credo ci sia qualcos'altro sotto. Almeno credo...
"Gli amici e i ricordi felici. Tornerei soprattutto per quelli." Afferma, rilassandosi sulla sedia girevole.
"Già." Sospiro.
"Ti manca la nostra comitiva, non è vero?" Domanda retorico.
"Molto. Come stanno?" Chiedo a mia volta mentre un velo di tristezza mi stringe lo stomaco.
"Ormai solo tuo fratello e la sua ragazza sono rimasti in città. Gli altri lavorano lontano o all'esterno. Tornano giusto per le vacanze e quando abbiamo l'occasione ci incontriamo, ma non è più come prima." Sospira, annegando nei ricordi.
"Spero che almeno loro se la stiano passando bene." Ammetto con sincerità.
"Sono felici ora." Afferma sorridente.
Chiacchieriamo un po' fino a quando una donna non viene a bussare ed informa Max che è arrivato un cliente molto importante con il quale aveva fissato un appuntamento tempo addietro per pranzo. Il mio ex mi saluta ed io vado via in modo da lasciarlo sbrigare le sue questioni lavorative. Dato che ormai è tardi, opto per un gelato fresco e rigenerante del chioschetto vicino al parco. Alla fine però ne mangio due e così posso dire di aver terminato di pranzare. Torno a casa e come al solito Hazel si è dematerializzata. Sospiro e decido che è arrivato il momento di fare una sana ora di attività fisica. Indosso qualcosa di comodo ed esco con il borsone in spalla. Arrivo in palestra e saluto il custode.
"Posso andare giù?" Domando cordialmente.
"Certo."
Mi volto, ma subito dopo mi richiama.
"Ho dimenticato di dirti che il tipo con il quale ti spartisci la stanza di giù si sta allenando."
"Ah, ok. Grazie dell'informazione."
"Non c'è di che. Buon allenamento." Sorride.
Accenno un sicuro sì e scendo le scale. Il corridoio stretto e lurido mi fa venire il voltastomaco. Da qui riesco a sentire le urla di Lucyfer mentre colpisce il sacco che sbatte ripetutamente contro la fredda parete, procurando così un tonfo assordante. Con estrema calma apro la porta semichiusa della stanza ed entro. Come se avesse dei radar, si volta di scatto verso di me e mi fulmina con lo sguardo. Dà un ultimo pugno deciso al sacco per poi dirigersi a gran falcate verso di me. Lascio il borsone a terra ed osservo i suoi movimenti meccanici mentre mi raggiunge. Qualcosa mi dice che è furioso e sono sicura che io c'entri qualcosa anche se non mi è chiaro il perché. Mi afferra per le spalle e mi sbatte con poca delicatezza al muro. Il suo viso è ad un palmo dal mio ed avverto le guance tingermi di rosso mentre le sue grandi mani stringono le mie spalle in una morsa soffocante e possessiva.
"Cosa c'è, Lucyfer?"
"Lo sai bene." Sibila ancora più vicino mentre i suoi occhi color della pece si tuffano nei miei turchesi.
"No invece. Parla chiaro." Provo a scrollarmelo di dosso ma nulla. "Mi fai male."
Continua a fissarmi, ma non molla la presa per nessuna cosa al mondo.
"Lucyfer." Lo richiamo.
"Perché eri da lui?" Domanda di botto.
"Io? Da chi?" Chiedo confusa.
Cosa diamine sta dicendo? Non capisco dove voglia parare né il motivo di così tanta rabbia dato che non ho fatto veramente nulla e ciò provoca in me solo terrore. Sì, terrore perché non capisco cosa abbia fatto di sbagliato dopo che non ho combinato niente.
"Mi prendi in giro?" Ringhia, sfiorando le mie labbra.
Il respiro mi si blocca e un brivido caldo corre lungo l'intera colonna vertebrale. Il mio corpo sussulta e le mani cominciano a sudare freddo mentre le gote si surriscaldano, diventando così di un colore simile al rosso scarlatto.
"No. Non so a cosa tu ti stia riferendo."
"Vorresti dire a chi." Puntualizza.
"Chi?"
"Oggi sei andata dal tuo ex ancora una volta dopo tutto quello che ti ha fatto passare. Ti segue e di tanto in tanto ti fa piangere, addossandoti tutte le colpe. Ti rendi conto di ciò che fai?" Domanda ad un soffio dalle mie labbra.
Le sue iridi sono dilatate incredibilmente a causa dell'eccessiva velocità con la quale scorre il sangue per la furia repressa. Si sta controllando, o perlomeno ci sta provando.
"Sono andata da lui solo per restituirgli la giacca che mi prestò sere fa dato che non ne ho avuto occasione." Ribatto secca.
Mi sfida con lo sguardo ed io, non volendo terminare il contatto visivo, faccio sprofondare così i miei occhi nei suoi. Il suo interesse scende e si sofferma ora sulle mie labbra evidentemente tremanti e rosse. Mi sento avvampare. Perché mi sento così strana? Inevitabilmente anche i miei occhi ora sono fissi sulle sue labbra mascoline e rosee. Lui si avvicina ancora di più a me, quasi impercettibilmente, ma subito dopo si scosta bruscamente. Si gira di spalle e pone il suo borsone su una spalla. Prima di uscire dalla stanza dice:" Alle 20:30 fatti trovare pronta. Ti passo a prendere."
Non ho il tempo di recepire la notizia e ribattere che lui è già sparito. Come si fa ad essere così bipolari? Semplicemente stiamo parlando di Lucyfer ed è fatto così. Mi rassegno mentalmente all'idea che questa sera probabilmente uscirò con lui anche se a dire la verità l'idea non mi dispiace per nulla. Spero solo che vada meglio dell'ultima volta. Sospiro e mi dedico allo sport dato che ha aspettato fin troppo per i miei gusti. Sistemo per bene le mie cose ed infilo i guantoni viola per poi iniziare l'allenamento.
Hey guyz,
Che ne pensate di questo improvviso cambio d'umore di Lucyfer? Geloso o solo possessivo compulsivo?
Un kiss e alla prossima😚
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