You got a fast car

You got a fast car
I want a ticket to anywhere
Maybe we make a deal
Maybe together we can get somewhere

Il fiato iniziava a scarseggiare, e i muscoli dei polpacci a dolerle in maniera mostruosa. Ma non si fermò.
Non poteva fermarsi, altrimenti non avrebbe più avuto la forza di continuare. Se avesse tentennato ora, non avrebbe avuto il coraggio di spingersi fino in fondo.
Tracy si obbligò a stringere i denti e aumentare il ritmo della sua corsa, schivando all'ultimissimo momento un chiosco di hot dog caldi che le sbarrava la strada e un piccolo bambino biondo che camminava per mano alla sua mamma, gustandosi a grandi leccate un gelato alla menta dal colore innaturale.
Continuò a correre, arrancando, e attraversò la strada senza aspettare che il semaforo fosse verde. Inciampò sull'orlo del marciapiede e cadde in avanti, ferendosi le mani e le ginocchia sul cemento. Si rimise subito in piedi e ripartì, più veloce che poteva, tra gli sguardi attoniti e a tratti persino divertirti delle persone che le stavano intorno.
Non sapeva dove stesse correndo, non sapeva che cosa avrebbe fatto ora: l'unica cosa che sapeva era che aveva preso uno zaino, ci aveva ficcato dentro tutto ciò che aveva potuto, ed era uscita di corsa da casa. Dio solo sapeva quanto avesse bisogno di andarsene da quella città, da quell'alcolizzato di suo padre e dall'inferno che era diventata la sua vita.
La ragazza corse e corse a perdifiato, le luci della Città degli Angeli che le sfilavano attorno in una sfocata macchia uniforme, e il suo respiro che si faceva sempre più affannoso e sibilante.
Alla fine dovette fermarsi, appoggiando la schiena a un palo della luce e le mani sulle ginocchia.
Non aveva alcuna idea di dove fosse finita: probabilmente in un'area centrale di Los Angeles, una di quelle da ricchi, nella quale lei non era naturalmente mai stata in tutti e ventidue i suoi anni di vita.
Le ci volle un attimo per riprendersi, prima di tornare in posizione eretta e riuscire a respirare a una frequenza non da arresto cardiaco. Si portò una mano alla pancia, lamentandosi sottovoce per l'intenso dolore alla milza.
Per fortuna che quella era una serata invernale: almeno non grondava di sudore, dopo quella corsa impazzita.
Tirò fuori lo smartphone dalla tasca dei jeans grigi, notando come suo padre le avesse lasciato tre chiamate, da quando era uscita di casa senza avvisarlo.
Fanculo, pensò, e spense il cellulare. Era talmente ubriaco, come ogni sera, d'altronde, che ella si sorprendeva si fosse accorto della sua assenza in così poco tempo. Non si aspettava lo facesse prima della mattina dopo, quando le nebbie dell'alcol si sarebbero dissolte regalandogli un minimo di lucidità che comunque non era destinata a durare che poche ore, finché non avesse bevuto di nuovo.

Lucifer aveva fatto coprire i mobili dell'attico, quel pomeriggio. Non era stata una decisione facile, quella di andarsene, ne dettata dalla propria volontà. Ancora una volta, si ritrovava costretto dalla consapevolezza di quanto controllo avesse suo Padre sulla sua vita.
Non importava che gli fosse fisicamente sfuggito, che gli avesse disubbidito recandosi lì, sulla Terra: non si sarebbe mai liberato della Sua influenza, non avrebbe mai smesso di essere una Sua pedina.
Il diavolo non si era disturbato a prendere chissà cosa - se gli fosse servito alcunché avrebbe sempre potuto comperarlo strada facendo. Aveva afferrato un trolley e ci aveva gettato alla rinfusa un po' delle sue cose, senza scordarsi ovviamente di qualche rotolo di contanti, che poteva sempre tornare utile.
Poi l'aveva preso e gettato nel bagagliaio della sua amata macchina, e si era accomodato al posto di guida, sospirando a fondo. La Città degli Angeli gli sarebbe mancata, il suo lavoro come consulente, gli sarebbe mancato...e gli sarebbe mancata anche lei, la Detective. Ovviamente, Chloe gli sarebbe mancata più di tutto, e lo distruggeva, il pensiero di lasciarla così, senza nulla, senza nemmeno un messaggino di scuse o di spiegazioni, ma era la cosa giusta da fare.
Il diavolo in persona, per una volta, aveva intenzione di fare ciò che era giusto fare.
E d'altronde, sapeva fin troppo bene che la Detective era stata messa sulla sua strada da suo Padre, sapeva che ella non aveva perciò scelta, non aveva controllo sui propri sentimenti.
Lucifer ci teneva, a lei, ed era per questo che doveva allontanarsi: per restituirle la scelta che le era stata negata. Per far sì che smettesse di essere una pedina nel grande piano che il suo caro Paparino aveva ideato per prendersi gioco di lui nella maniera peggiore di tutte.
Il diavolo scosse la testa, come a volersi liberare da quei pensieri, e spinse un po' di più il piede sull'acceleratore.
Gli alti edifici del centro della città sfilavano da entrambi i suoi lati, le luci dei bar, dei negozi, dei cartelloni pubblicitari e dei lampioni illuminavano la strada di fronte a lui, la strada che l'avrebbe portato lontano. Magari sarebbe stato via per sempre, magari no, chi poteva dirlo? Lui no di certo, almeno non in quel momento, non mentre la sua intera concentrazione era focalizzata sulla guida, in modo da impedirsi di pensare a tutto il resto.
Sbuffò, impaziente, picchiettando le dita sul volante, quando il semaforo diventò rosso appena prima che egli lo oltrepassasse. A quel punto dovette fermarsi, inchiodando di colpo; una scelta rischiosa, che di certo la Detective non avrebbe approvato.
<<Dannazione!>> si lamentò.
Ma non ebbe tempo di incolpare suo Padre anche per quel piccolo imprevisto, perché vide con la coda dell'occhio qualcuno che prendeva la rincorsa dal marciapiede alla sua destra, correva e saltava dentro la sua macchina, attertando proprio accanto a lui.
Era una ragazza, una ragazza piuttosto giovane, in realtà, con addosso dei semplici jeans grigi e una felpa bianca col cappuccio. Sulla schiena teneva assicurato una zaino giallo fluo, marcato Eastpak, che ella doveva aver stipato di roba a giudicare da quanto parve pieno al diavolo.
Lui sospirò:<<Se l'intenzione è quella di derubarmi, sappi che non è un buon momento>> chiarì, guardandola appena.
Tracy si morse la lingua, passandosi una mano tra i folti e spessi riccioli scuri:<<Stai lasciando la città?>>
Per la prima volta Lucifer girò la testa e la guardò davvero:<<Sì...E tu come fai a saperlo, se posso chiedere?>> un sospetto invase la sua mente <<Non ti avrà mica mandata mio Padre?!>>
<<Non lo sapevo, ma lo speravo>> mormorò la ragazza, rispondendo alla prima domanda, e <<No, non mi ha mandato nessuno>> disse, rispondendo alla seconda.
<<Anche io sto lasciando la città, o almeno questo sarebbe il mio piano...E la tua auto sembra molto veloce, perciò eccomi qui>> sorrise, tendendo le spesse labbra dalla morbida forma a cuore e mettendo in mostra i denti bianchi, che facevano da contrasto con la sua carnagione scura.
Lucifer rise, alzando un sopracciglio:<<I tuoi genitori non ti hanno insegnato che è pericoloso, salire in macchina con gli sconosciuti?>> la prese in giro <<Potrei essere uno stupratore, o un serial killer professionista>>
Lei scrollò le spalle:<<E quindi>> domandò <<Sei uno stupratore o un serial killer professionista?>> molto contenta che lui fosse ripartito senza obbligarla a scendere dalla sua macchina.
<<Molto peggio, in realtà: sono il diavolo>> ormai aveva perso la speranza che qualche umano potesse credergli, ma continuava a ripeterlo imperterrito.
Tracy si contorse per sfilarsi lo zaino dalle spalle, ed una volta che ci fu riuscita se lo appoggiò ai piedi del sedile, in mezzo alle gambe.
<<Davvero?>> gli chiese <<E il diavolo è disposto a darmi un passaggio?>>
<<Questo dipende da dove vuoi andare, cara>> specificò Lucifer, un sorrisetto lascivo sulle labbra.
<<Dovunque>> si affrettò a replicare quella <<Dico davvero: lettarmwmte ovunque, basta che sia lontano da questo cazzo di posto infernale>> e distolse lo sguardo dall'elegante uomo dall'accento inglese che le aveva dato un passaggio. Appoggiò il gomito destro alla portiera, godendosi l'aria della sera che la accarezzava il viso e cercando di settare la propria mente in 'modalità silenziosa'.
L'altra mano la teneva nascosta nella spaziosa tasca unica della felpa, nella quale aveva infilato il suo spry al peperoncino. Ci aveva scherzato su, appena poco prima, ma era chiaro che non prendeva alla leggera la possibilità che quell'uomo potesse avere cattive intenzioni.
Una delle incognite del fare autostop. Beh, non è che avesse esattamente fatto autostop, ma comunque il risultato era stato il medesimo.
Lucifer Morningstar si era accigliato, iniziando a lanciare alla propria nuova compagna di viaggio diverse occhiate incuriosite. Quella ragazza sembrava persino più impaziente di lui, di lasciare la città.
<<Io sto andando a Vegas, cara>> la informò, pacato <<A te può andare bene come destinazione lontana da questo cazzo di posto?>>
Lo sguardo scuro della ragazza torno su di lei:<<Sì, benissimo, grazie>> e lo pensava davvero: Las Vegas distava circa quattro ore di macchina; sembrava abbastanza distante da garantirle la possibilità di tagliare i ponti con la sua vecchia vita a LA.
Comunque non era tanto ingenua da credere che quel signore alto, bruno e bello le avrebbe dato un passaggio gratis, che le avrebbe fatto un favore.
<<Che vuoi in cambio, per portarmi fino a Las Vegas?>> chiese, dopo qualche altro minuto di completo silenzio.
Il diavolo ci pensò su:<<Facciamo un patto>> disse poi <<Io ti porto fino a Vegas e tu mi racconti la tua storia, e il motivo per il quale sei così impaziente di andartene dalla Città degli Angeli>>
Tracy poté trarre un sospiro di sollievo e rilassarsi:<<Affare fatto>> replicò, sistemandosi meglio sul suo comodissimo sedile. Non era sicura del perché lui fosse interessato alla sua storia - poche delle persone che aveva conosciuto in vita sua lo erano -, ma comunque raccontargliela le parve un prezzo irrisorio per guadagnarsi la tanto agognata libertà.
Lucifer, d'altro canto, aveva bisogno di qualcuno che parlasse con lui, che lo tenesse occupato mentalmente, cosicché non pensasse troppo a ciò che si stava lasciando alle spalle. Cosicché non pensasse troppo a Chloe, né ai messaggi che lei gli stava continuando a lasciare sulla segreteria del cellulare.
<<Sto scappando da mio padre>> iniziò a raccontare Tracy stringendosi nelle spalle, e non solo per l'aria un po' troppo fresca della notte.
<<Non è così per tutti?>> commentò il diavolo, e la ragazza di strinse di nuovo nelle spalle.
<<Mia madre ci ha lasciati qualche anno fa, in cerca di una vita migliore per sé stessa, una vita...una vita che mio padre non era in grado di darle>> la ragazza di colore sospirò a fondo, facendo vagare lo sguardo al di là della sua portiera, nel paesaggio che stavano attraversando. Usciti dal centro della città, erano ormai giunti nei sobborghi, e in particolare in una zona collinare. Benché fosse buio, Tracy era in grado di scorgere la cima del rilievo che stavano risalendo, incombere minacciosa, qualche decina di metri sopra le loro teste.
<<Mio padre ha- insomma, ha sempre avuto qualche problema con l'alcol. Qualche serio problema con l'alcol, del tipo che è- del tipo che è costantemente ubriaco. È ubriaco e non lavora, perciò toccava alla mia mamma mantenere sia lui che me>> pensò che avrebbe benissimo potuto mentire, riguardo la propria storia, e lui non l'avrebbe mai saputo, ma dopotutto perché avrebbe dovuto? Quando si parte da zero - come accadeva a lei - non si ha nulla da perdere.
<<Quando lei ci ha lasciati mio padre ha iniziato a bere ancora più di prima, ed è lì che mi sono detta: "Qualcuno deve prendersi cura di lui". Così ho lasciato la scuola ed è quello che ho fatto>> Tracy si morse il labbro inferiore, accigliandosi <<Poi ho trovato un lavoro nel minimarket di una pompa di benzina vicino casa...I turni erano lunghi e faticosi, e forse per la prima volta in vita mia mi mancava la scuola, ma ehy, qualcuno doveva pur portarlo il cibo in tavola, no?>>
Lucifer era diventato leggermente rosso in viso, e si rese conto di star stringendo il volante più forte di quanto fosse necessario:<<Ma perché non te ne sei andata subito?>> le domandò allora, ancora più incuriosito di prima <<Se avevi un lavoro, potevi mettere da parte un po' di soldi, e->>
Tracy si strofinò un occhio con la mano destra, e poi fece lo stesso anche con l'altro:<<Guadagnavo una miseria>> provò a spiegargli <<I soldi bastavano a malapena per comprare ciò di cui avevamo bisogno e pagare le bollette, senza contare che- mio padre aveva bisogno della- d- della paghetta mensile per comprarsi l'alcol. E diciamo solo che si arrabbiava molto, quando gliela rifiutavo...Insomma, il poco che tenevo da parte per me lo conservavo per quando non potevo fare più a meno di un nuovo paio di scarpe>>
Lei ne parlava così, all'imperfetto, ma quella situazione si era protratta letterlamente fino a qualche ora prima.
<<Ma allora cosa ti ha convinta ad andartene?>> Lucifer distolse lo sguardo dalla strada e lo posò su di lei, attendendo che rispondesse.
<<Oggi sono tornata a casa con la paga e mio padre mi ha minacciata con un coltello da cucina, dicendo che mi avrebbe fatta fuori, se non gli avessi dato la somma che mi chiedeva per comprarsi da bere. Ovviamente era ubriaco fradicio, come ogni dannato pomeriggio...>> Tracy sospirò, lo sguardo perso nel vuoto <<Ed è stato lì che l'ho capito: se non me ne fossi andata subito, se non avessi fatto qualcosa per migliorare la mia situazione, allora la mia vita sarebbe andata avanti a fare schifo per sempre. E, insomma, mi sono immaginata altri trent'anni di quell'inferno...Ho capito di aver già perso anche troppo tempo a prendermi cura di qualcuno che non aveva mai fatto nulla di buono per me, se non darmi la vita...E che comunque, l'ottanta per cento delle volte in cui lo vedevo faticava molto a ricordarsi che fossi sua figlia...>>
Lucifer inarcò le sopracciglia nere ma non disse nulla, troppo immerso nelle proprie elocubrazioni mentali.
Quella ragazzina riusciva quasi ad avere col padre un rapporto più incasinato del suo, considerata la giovanissima età.
<<La favola della buonanotte è stata di tuo gradimento?>>
Lucifer scosse la testa:<<Non proprio>> sussurrò, sospirando <<Comunque sei stata coraggiosa ad andartene così, non tutti ne sarebbero capaci>>
<<Grazie>> la ragazza gli rivolse un vero sorriso, e su una delle sue guance si formò una piccola, adorabile fossetta appena accennata.
<<Mi chiamo Tracy, Tracy Chapman>> disse lei, rendendosi infine conto di non essersi ancora presentata.
<< Lucifer Morningstar>> replicò lui, e la ragazzina ridacchiò tra sé e sé. Quell'uomo era il diavolo di fatto e anche di nome, a quanto pareva, cosa che la divertiva alquanto. Di individui così eccentrici - e alla guida di macchine tanto costose -, non ne aveva conosciuti mai.
<<Me la togli una curiosità, cara? Perché non hai semplicemente preso un autobus, ma hai preferito saltare in macchina con un perfetto sconosciuto che avrebbe anche potuto avere con sé una pistola, o chiamare la polizia e farti sbattere in cella?>>
<<Avevo fretta di andarmene, suppongo>> Tracy scrollò le spalle, fingendo noncuranza <<E poi adoro la velocità. Sai, anch'io ho la patente, ma tutto considerato non ho mai avuto abbastanza soldi per comprarmi una macchina tutta mia...>>
A Las Vegas, forse, avrebbe finalmente guadagnato uno stipendio decente, dopo aver trovato un lavoro decente, e senza più diversi occupare di suo padre. Forse, allora, avrebbe potuto comprarsi la macchina veloce che aveva sempre desiderato.
Il diavolo non si fermò a pensare al perché lo stesse facendo, limitandosi a premere il piede sull'acceleratore: il motore dell'auto ruggì, e la vettura accelerò di colpo; l'aria fredda della sera investì in piena faccia entrambi gli occupanti del veicolo.
Tracy rivolse uno sguardo con tanto d'occhi strabuzzati a Lucifer, il quale non accennava però a rallentare, prendendo una curva dopo l'altra a tutta velocità, mentre un sorriso a trentadue denti gli illuminava il viso.
La ragazza ci mise qualche decina di secondi, a realizzare, ma poi, passato lo sconcerto iniziale, iniziò a godersela anche lei, allungando il braccio fuori dalla vettura. Andavano così veloci che quasi erano sul punto di spiccare il volo e le ruote della macchina a malapena sfioravano il cemento della strada, o almeno così sembrava a Tracy.
Lei rovesciò la testa all'indietro e si godette quella sensazione con tutto il cuore, forse per la prima volta in vita sua, di totale libertà. E non si trattava soltanto di una sensazione, quella volta: adesso lo era davvero, libera.
E chissà, forse sarebbe tornata a LA, un giorno, e forse anche il diavolo l'avrebbe fatto, ma per il momento erano troppo occupati a godersi il vento tra i capelli per pensarci.

You got a fast car
Is it fast enough so you can fly away?
You gotta make a decision
Leave tonight or live and die this way.

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