Un premio speciale
Ora farò una breve (non troppo, però) introduzione a questa one-shot, perché sì, sono nel mood di farla, ed è un tema che mi sta a cuore. Mi dispiace se vi annoierà leggerla (nel caso potete sempre saltarla), e comunque, seppur così fosse, ricordate che questa è la mia storia e che quindi ci scrivo quello che mi pare {🙃}.
Signore, signori e care persone, oggi parleremo del personaggio di Mazikeen Smith, che personalmente è uno dei miei preferiti della serie. Questo anche perché devo dire che mi ci rivedo abbastanza (no, nel caso ve lo chiedeste non sono neanche lontanamente bella quanto lei, né tantomeno così brava nel corpo a corpo, nonostante pratichi arti marziali da sempre). E non sono l'unica che si rivede in lei, ho scoperto, parlando con diverse persone.
Ecco, Mazikeen - Maze, per gli amici - potrebbe a prima vista sembrare un personaggio un po' stereotipato, se vogliamo: la classica femme fatale, dal corpo perfetto e dall'abbigliamento provocante (mischiata ad una non indifferente dose di tostaggine).
La verità è però che - e questo si nota, andando avanti con la serie - in lei si cela molto, molto più di quello che appare a primo impatto.
C'è tutto un mondo che le si agita dentro - frustrazioni, paure, amore, affetto e una buona dose di rabbia - ed ella è forse, insieme con Lucifer, uno dei personaggi che ha l'arco narrativo più intenso. Maze è una persona del tutto diversa alla fine della serie tv, praticamente irriconoscibile.
Un altro motivo per il quale mi riconosco molto in lei è l'innegabile ammontare di sofferenza che la vediamo affrontare, direttamente o indirettamente, e in maniera più evidente nelle ultime stagioni. Ed il fatto che non sia uno dei personaggi più strettamente principali, credo, ci aiuta a percepire con maggiore intensità ciò che ella vive.
Nonostante sia una dura - e parte del suo fascino, una buona parte, è di certo dovuto a questo - è chiaro come non riesca del tutto a superare traumi e paure originate dal suo passato. E anche questo la rende un personaggio in cui non è difficile riconoscersi, e fa sì che comprendiamo meglio le ragioni delle sue scelte.
In particolare devo dire che, soprattutto su Instagram o su altri social, ho visto persone commentare dicendo che Maze col tempo era diventata uno dei personaggi che sopportavano meno, a causa dei suoi diversi "tradimenti".
Ecco, premesso che ognuno ha le sue opinioni, secondo me questa gente non ha capito nulla del personaggio, se arriva ad affermare cose simili.
Pensateci un attimo: Mazikeen ha avuto un'infanzia difficile e solitaria, mercé anche l'abbandono da parte della madre che l'ha segnata, e per molto tempo non ha presumibilmente conosciuto altro tranne la violenza e le torture. Poi, però, grazie a Lucifer è riuscita a farsi un amico, diciamo, anche se egli non la considera come tale, almeno all'inizio. Una volta arrivata ad LA è anche riuscita a stringere rapporti con altri personaggi, anche se con estrema fatica.
Ora, considerati tutti questi elementi, mi sembra più che normale e legittimo che, quando qualcuna delle poche persone di cui si fida la fa soffrire o la delude, Maze abbia una reazione "esagerata".
È risaputo che la sofferenza incattivisca ed indurisca le persone (ed è vero, lo dico per esperienza), ed è altrettanto risaputo che, per evitare di stare male, alcuni si fabbrichino degli "scudi", cerchino delle scappatoie.
I vestiti costosi, l'alcol ed il sesso sfrenato per Lucifer, il lavoro per Chloe e Dan e la fede per Ella e Amenadiel, mentre le scappatoie di Maze sono la violenza e l'aggressività.
Vengono mostrate più volte, in maniera ricorrente, scene nelle quali, quando soffre, esprime il desiderio di combattere contro gli altri, o riflette la sua rabbia su degli oggetti inanimati (Per esempio le scene magnifiche - con sotto quella colonna sonora scelta magistralmente - durante le quali distrugge prima il piano di Lucifer e poi il ritratto di sua madre).
È quindi chiaro che il "linguaggio del dolore" di Mazikeen è la violenza, probabilmente un riflesso di ciò che ha imparato durante l'infanzia.
Tuttavia, le poche volte in cui prova, oltre alla violenza che le verrebbe spontanea, a esternare ciò che la fa stare male, viene sistematicamente ignorata, o pur se ascoltata, gli altri (e soprattutto Lucifer, che lei considera più di tutti) non danno il giusto peso alle sue parole (ed anche qui le scene stupende del "pensava che non ti importasse come l'avresti presa", del "sarò sempre il premio di consolazione, per te" e del "tu mi ha lasciata").
Perciò, mentre le persone che le sono vicine non comprendono fino in fondo il suo dolore e senso di inadeguatezza (a parte Amen e Linda, che sembrano arrivarci), la convinzione di Mazikeen di non essere "degna" di essere amata continua a crescere, ed alla fine esplode in questi "tradimenti" (ed è anche divertente notare come, finché gli altri la ignorano e la sminuiscono allora è tutto a posto, ma quando lei reagisce, probabilmente per istinto, infliggendo dolore a chi ne ha inflitto a lei, passa per la cattiva della situazione).
È chiarissimo come ella non abbia alcuna intenzione di fare del male a chi le sta vicino, ma è altrettanto chiaro che, soffrendo, non possa fare a meno di ritornare agli schemi malati e traumatici che ha introiettato durante l'infanzia (ovvero rispondere alla "violenza" con altra "violenza", per non soffrire ulteriormente).
In questo senso devo ammettere che gli scrittori hanno fatto un lavoro egregio, con la psicologia del personaggio.
Quello che mi ha soddisfatta un po' meno, devo dire, sono i momenti di "sincerità" tra lei e Lucifer. Più volte, infatti, sembra che i due siano sul punto di cantarsele fino in fondo ed arrivare ad un chiarimento definitivo, ma alla fine non è mai così. Le scene di confronto tra loro sono sempre un po' "buttate lì", quasi come un riempitivo, in attesa di ritornare alle storylines "principali" e che "interessano davvero agli spettatori".
Questo mi ha dispiaciuta molto, perché gli scrittori non hanno sfruttato a pieno un rapporto che avrebbe potuto avere molto ma molto più potenziale (per non parlare poi del fatto che, almeno nelle ultime stagioni, il personaggio stesso di Maze mi è sembrato un po' messo da parte, con il suo riconcigliamento con Eve piuttosto superficialmente abbozzato, o comunque non articolato come secondo me avrebbe dovuto essere, visti i precedenti tra loro).
La scena finale tra lei e il suo migliore amico Lucifer è commuovente - inutile negarlo - ed esplicativa del loro rapporto profondo (da notare come Maze sia l'unica a capire subito che c'è qualcosa che non va, e che il diavolo le sta in verità dicendo addio per sempre).
Anche il lieto fine con la sua Eve è più che meritato, e ci sta molto [MA QUANTO SONO BELLINE INSIEME?!🥰], perciò, in fin dei conti, posso dichiararmi più che contenta per la mia Maze.
Alla fine, credo che mi piaccia così tanto perché se c'è speranza per lei - un demone dall'inferno - allora vuol dire che deve esserci per tutti (e anche per me).
Lucifer indietreggiò velocemente, premendosi la mano destra sul naso sanguinante, al quale aveva appena ricevuto una testata.
<<Dio!...>> gemette, cercando di ignorare le fitte di dolore <<Aspetta, aspetta, aspetta, tu preferiresti che fossi Michael?!>> domandò a Mazikeen.
<<Neanche, mi ha lasciato nell'armadio>> sibilò il demone, quasi tremando di rabbia <<Ma tu...tu sei andato all'Inferno senza di me! Mi hai abbandonata!>> e sferrò un fendente con uno dei suoi pugnali, ottenendo che Lucifer si ritraesse di qualche centimetro.
<<No, no, non è così Mazikeen>> sentenziò lui <<Non sei più la mia serva, ma ad ogni modo sei libera di unirti a me>>
La torturatrice tentava di rimanere calma, ma la parola "serva", pronunciata in quel contesto, riferita a lei, le fece vedere rosso. Era davvero così che lui la considerava? La sua serva? Dopo tutto ciò che aveva fatto per lui?
<<Io non ho le ali, stupido idea!>> gridò, mentre il suo cuore annegava in un mare di rabbia e di dolore.
<<Ma Amenadiel sì, perché non gli hai chiesto di portarti giù?!>> replicò Lucifer, senza battere ciglio, e senza capire niente di quello che lei intendeva dire. Come sempre, d'altronde: era troppo impegnato col pensiero della sua amata Chloe.
Mazikeen sbatté le palpebre più volte, le sopracciglia leggermente aggrottate, il bel volto contratto in una maschera di sofferenza che rifletteva perfettamente ciò che stava accadendo dentro di lei. Quelle parole, quelle poche parole, erano come lame affilate che penetravano nella sua carne, facendola a pezzi, straziandola, ricordandole quanto poco valesse per qualcuno per il quale aveva fatto così tanto.
Il demone si lasciò scappare un lieve suono dalle labbra, simile al principio di una risata senza alcuna allegria, e poi mosse la bocca, come per parlare, come per dire qualcosa. Qualunque cosa. Ma cosa? Lei non era brava con le parole, non lo era mai stata, perciò si limitò a fiondarsi fuori da quella maledetta stanza, assicurandosi di spintonare il diavolo, mentre gli passava accanto.
Lucifer si girò verso di lei, aprendo appena le braccia:<<Senti, sto veramente provando ad ascoltare>> disse, ed il demone diretto verso l'ascensore per poco non scoppiò in una vera risata di scherno, questa volta.
<<Quindi, se mi stai dicendo che vuoi pugnalarmi, allora evita la pastinaca in onore dei vecchi tempi>> terminò, probabilmente illudendosi di essere tanto generoso.
La cacciatrice di taglie era diretta a tuta velocità verso l'ascensore, non desiderando altro che allontanarsi dal bastardo celeste, ma quella frase la fece fermare di botto.
<<In onore dei vecchi tempi?>> sussurrò, la voce amara come fiele, tornando a voltarsi verso di lui per poter vederlo bene in faccia <<Non osare mai più dirmi una cosa del genere, hai capito?!>> gridò a pieni polmoni, finalmente dando voce al tornado di emozioni che la stava distruggendo dall'interno.
Il diavolo rimase stupefatto, zittendosi per qualche secondo:<<Suvvia, ti ho anche detto che puoi pugnalarmi, se vuoi->> cominciò a dire, ma Mazikeen non gli permise di terminare la frase.
<<Pugnalarti?>> domandò, gli occhi accesi dalla furia.
Come poteva essere tanto ingenuo, come poteva non capire quale fosse il punto di tutta quella situazione?
<<T-Tu hai->> il demone esitò, rivolgendo il suo sguardo di fuoco verso il pavimento <<Mi avevi detto che non mi avresti mai lasciata. Mi avevi detto che saremmo stati insieme fino alla fine. Hai detto- hai detto che non potevi perdermi>>
Lucifer scese uno dei gradini che dalla sua camera da letto portavano alla stanza principale dell'attico, sospirando:<<Maze...>> sussurrò, ma non aggiunse altro.
<<Tu mi hai detto tante cose, ma non hai tenuto fede nemmeno ad una di loro>> il demone alzò una mano, puntando verso di lui il pugnale a mezza luna che ancora stringeva <<La tua parola non vale niente, Lucifer, perché anche tu non vali niente!>> urlò, con gli occhi pericolosamente umidi di lacrime.
L'ex Principe delle Tenebre fece qualche passo verso di lei, genuinamente colpito da quella sfuriata, dalla sofferenza che sentiva trapelare dai discorsi del demone.
<<Ti ricordi, ti ricordi di quella volta in cui ti ho accusato di considerarmi un premio di consolazione?! Eh, Lucifer, te la ricordi?!>> sbottò Maze, mentre la luce del tardo pomeriggio si rispecchiava sulle borchie di metallo del suo top <<È vero, quindi! Non sono mai stata più che un semplice oggetto, per te! Mi tenevi vicina solo perché ero utile, perché ti salvavo il culo all'occorrenza, ma...n-non c'è mai stato niente di più. Ero come una marionetta, per te, non è vero?!>>
Lucifer scosse la testa:<<Andiamo, Maze, non dire così. Non è affatto vero: tu sei importante per me, dovresti saperlo>>
<<Oh, no, Lucifer Morningstar non mente, ricordi?!>> esclamò lei <<Se davvero fossi così importante come dici, allora mi avresti detto che te ne stavi andando! Magari mi avresti persino portata all'inferno con te! E di certo, di certo non avresti provato a scaricare la responsabilità su Amenadiel>>
<<Ascoltami, ti prego>> provò a calmarla il diavolo <<La situazione era critica, l'hai visto anche tu, con tutta la storia dei demoni, di mio nipote e di Ev- Insomma, dovevo fare qualcosa, lo capisci? Per il bene dell'umanità, per il bene di Chloe e anche per il tuo. Non ho avuto scelta. Non me ne sarei mai andato, se l'avessi avuta>>
<<Cazzate, Lucifer, tutte cazzate, e tu lo sai bene!>> sbottò Maze, mentre una lacrima le solcava la guancia sinistra <<Mi hai abbandonata qui, te ne sei andato, e non ti importava di come l'avrei presa, di quanto mi avresti ferita...dopotutto mi consideri soltanto una serva, perciò perché mai avresti dovuto interessartene?>>
Lucifer non tentò nemmeno di aprire bocca, né di difendersi dalle accuse che gli venivano mosse. Deglutì a vuoto, più di una volta, ma non parlò.
<<Dopo tutto- t-tutto quello che ho fatto per te, tutti quei milioni di anni in cui ti ho protetto->> Mazikeen si asciugò le guance con un movimento di stizza, digrignando appena i denti <<Io l'ho fatto perché tenevo a te, Lucifer. Non perché mi sentivo obbligata nei tuoi confronti, o qualcosa del genere, no...io ti volevo bene, ti ho sempre voluto->> fece un respiro profondo, ed il suo petto si alzò ed abbassò sotto il tessuto di jeans del top che indossava.
Il demone si appoggiò con la mano libera al pianoforte dietro di lei, quello che Lucifer aveva fatto sostituire dopo essere tornato, pensando che fosse stato Michael a farlo a pezzi. Sentiva il bisogno di qualcosa a cui appoggiarsi, qualcosa di stabile, che le desse un minimo di sicurezza. Solo per qualche momento. Il Padre di Lucifer solo sapeva quanto ne avesse disperatamente bisogno.
<<La verità è- non sono mai stata abbastanza, per te. Ho fatto tutto quello che potevo p-per- ma per quanto mi impegnassi non era mai abbastanza>>
La cacciatrice di taglie sbatté con violenza sul legno lucidato del pianoforte il proprio pugnale e si coprì il volto con entrambe le mani, quasi raggomitolandosi, facendosi piccola piccola.
In eoni ed eoni di quasi convivenza Lucifer non l'aveva mai vista così, e - inutile negarlo - quella vista lo spaventò alquanto.
Si avvicinò ancora un po' di più a lei, ma quando arrivò abbastanza vicino da toccarla non si azzardò a farlo.
<<Mazikeen, cara, credo che tu ti stia facendo sfuggire la visione generale...>> mormorò, ed il suo tono di voce si era grandemente addolcito.
Il demone abbassò le mani, scoprendo il viso rigato di lacrime:<<La visione generale?!>> ringhiò, di nuovo infuriata, guardando il diavolo dritto negli occhi <<Non hai idea di quanto somigli a tuo padre, in questo momento>> aggiunse poi, sapendo che stava facendo leva su di un tasto dolente. Sapeva che dicendo così l'avrebbe fatto arrabbiare e soffrire. E lei voleva che Lucifer si arrabbiasse e soffrisse; voleva che avesse almeno un assaggio del dolore al quale la condannava.
Com'era prevedibile il diavolo si irrigidì nuovamente, a quelle parole, e le sue pupille diventarono rosse, sebbene per breve tempo:<<Stai attenta a come parli, Mazikeen>> la avvertì.
<<Perché dovrei?>> sputò il demone, facendo un passo in avanti <<Tu non sei migliore di mia madre, Lucifer, e la vuoi sapere un'altra cosa? Ti comporti proprio come farebbe tuo Padre>>
Anche il diavolo fece un passo verso di lei:<<Non parlarmi in questo modo>> mormorò in tono minaccioso.
L'ex torturatrice rise:<<Altrimenti cosa farai?>> lo sfidò <<Mi abbandonerai di nuovo qui sulla terra?! Mi scaricherai come una specie di rifiuto, mi rinnegherai come tuo Padre ha fatto con te?!>>
Una sola cosa faceva infuriare il diavolo più che sentir nominare Dio, ed era sentirsi paragonare a Lui.
<<Io non sono come mio Padre!>> gridò a pieni polmoni, e sferrò un colpo sullo sterno del demone che la fece sbilanciare all'indietro, scagliandola contro il pianoforte.
L'impatto causò una brutta ammaccatura sul legno nero del piano, rischiando di ribaltarlo.
Ma lei fu più che lesta a rimettersi in piedi e a tirare un calcio rotante sul petto di Lucifer. Il diavolo finì lungo disteso sul pavimento di marmo italiano, emettendo un leggero gemito.
Solo allora il demone sembrò ricordarsi del proprio pugnale, che aveva lasciato appoggiato al pianoforte, e si precipitò a prenderlo.
L'ex Signore dell'Inferno fu tuttavia abbastanza veloce per impedirglielo: la afferrò da dietro e la sollevò in aria, lanciandola contro una parete della sala del suo attico. La mensola del grande open bar tremò per il violento urto, ed alcune bottiglie dondolarono e caddero, schiantandosi a terra con gran fragore di vetri andati in frantumi.
Mazikeen Smith assaporò il sapore metallico che iniziava ad inondarle la bocca, e si passò la lingua sulle labbra. Niente, assolutamente niente, attuativa la sofferenza psicologica che provava come il dolore fisico e l'eccitazione di uno scontro fisico.
E così continuarono a colpirsi più forte che potevano, un pugno dopo l'altro, un calcio dopo l'altro. Uno dei due finiva con le spalle al muro, o sbattuto sul pavimento, o contro la libreria, ma si rialzava subito.
Entrambi persero la cognizione del tempo, ma non si fermarono, né diedero segni di cedimento.
Continuarono a colpirsi con violenza, con rabbia, con risentimento, e lo fecero ancora ed ancora, finché arrivarono ad un punto in cui nemmeno loro si ricordavano più perché avevano iniziato a combattere. E comunque, anche se l'avessero ricordato, non gli sarebbe importato più di tanto: erano anni, forse molti più di quanti essi stessi potessero immaginare, che la tensione che si era accumulata tra loro doveva trovare una valvola di sfogo.
Potrebbe suonare strano, a leggerlo così, ma entrambi avevano un gran bisogno di lasciarsi andare ad uno scontro vero e proprio - sia orale sia fisico - per arrivare ad una definitiva risoluzione dei problemi che li affliggevano.
Entrambi i loro volti erano tumefatti in più punti e sanguinanti, gli abiti strappati e sporchi di sudore, i capelli attaccati alla testa ed i muscoli doloranti per i tanti colpi ricevuti.
Lucifer, che si era accasciato dopo una ginocchiata in mezzo alle gambe si alzò a fatica, col fiato mozzato a causa dello sforzo.
Egli stesso non avrebbe saputo dire perché, ma in quell'istante gli tornarono alla mente alcune parole che il demone gli aveva rivolto: mi scaricherai come una specie di rifiuto, mi rinnegherai come tuo Padre ha fatto con te?!
Era davvero così, che l'aveva fatta sentire?
Ricordava ancora più che chiaramente l'ondata di sofferenza che aveva seguito la Caduta, perché, nonostante fossero passati eoni interi, non era quello un dolore che avrebbe mai scordato.
Lucifer sbatté le palpebre.
L'idea di aver provocato una simile sofferenza in qualcun'altro - soprattutto se quel qualcun'altro era la sua migliore amica, la sua Maze - gli diede d'improvviso il voltastomaco.
<<Mi dispiace>> disse ad alta voce, senza alcun preavviso <<Maze, m- mi dispiace davvero>>
La cacciatrice di taglie, che stava per colpirlo in piena faccia con una gamba di legno del pianoforte, che nel frattempo era finito nuovamente a pezzi, si bloccò di colpo.
Affilò lo sguardo, incredula, mentre con una mano si teneva il dolorante fianco destro:<<Cosa?>> mormorò.
<<Ho detto che mi dispiace per come ti ho trattata>> ripeté Lucifer, nonostante ciò gli costasse un certo sforzo <<Credimi quando dico che non era mia intenzione farti soffrire così, e se- se solo avessi immaginato quanto ti avrei ferita- beh, non avrei fatto quello che ho fatto>>
Non voleva essere come suo Padre, non voleva servirsi delle persone che gli volevano bene come se fossero pedine, sfruttarle e poi gettarle via.
Mazikeen non replicò, aspettandosi di tutto, da Lucifer, meno che delle scuse per come si era comportato.
<<È che, quando me ne sono andato, non ho pensato alle ripercussioni che questo avrebbe avuto su di te...ma avrei dovuto pensarci>> Lucifer fece un leggero sorriso, cercando di ignorare il sangue incrostato che aveva in faccia e le lacrime che spingevano dietro la superficie dei suoi occhi.
Il demone annuì piano, tirando su col naso:<<Anche a me dispiace, sai, per tutta la- la questione del Stavo-aiutando-il-tuo-gemello-malvagio-solo-perché-ero-incazzata-con-te. Neanch'io avrei dovuto>>
Il diavolo ridacchiò appena, e stavolta, con grande sorpresa di entrambi, anche l'amica lo imitò.
Allora Lucifer la attirò a sé, stringendola forte tra le braccia, e Mazikeen lo abbracciò stretto, premendosi contro la sua giacca di marca.
Grosse lacrime di gioia e di sollievo le solcavano le guance, ed andavano poi ad inumidire la camicia del diavolo.
D'altronde anche lui, con gli occhi lucidi ed inondati di lacrime, non poteva fare a meno di sentirsi sopraffatto da quell'ondata d'emozioni.
<<Tu sei la mia migliore amica...vorrei solo averti trattata sempre così, prima>> le disse, abbassandosi appena per starle più vicino.
Il demone alzò lo sguardo nel suo, asciugandosi una guancia:<<Prima di cosa?>> domandò.
<<Prima di adesso, ovviamente>> e le passò affettuosamente una mano tra i lunghi capelli scompigliati.
Il demone annuì ancora, tornando ad appoggiare la testa contro la spalla di Lucifer:<<Anche tu sei il mio migliore amico>> mormorò, trattenendo a stento un singhiozzo.
Dopodiché i due si zittirono, rimanendo semplicemente a godere del silenzio e della rispettiva vicinanza, ma nessuno dei due accennò a scostarsi.
Potete immaginare la sorpresa della detective Chloe Decker quando, pochi secondi dopo, si aprirono le porte dell'ascensore e si trovò davanti la scena che vi ho qui sopra descritto.
Era venuta a chiamare Lucifer perché la aiutasse a risolvere il loro primo caso da quando egli era tornato nella Città degli Angeli, ma quando entrò in casa sua lo trovò abbracciato a Maze, in mezzo ad un casino assurdo di mobili fatti a pezzi, pareti rovinate e bottiglie d'alcol frantumate sul pavimento.
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