Un party difficile da dimenticare
Era innegabile che a parecchie persone della sua età entusiasmasse l'idea di fare festa. A quasi tutte, in verità.
Non che ad Alex spiacesse, sia chiaro: la musica, l'alcol e le belle ragazze che avrebbe potuto incontrare non gli facevano di certo ribrezzo, di solito. Quella notte non era tuttavia dell'umore giusto per ballare, bere o fare nuove conoscenze, perciò si era rintanato in un angolino oscuro della sala, cercando di non badare all'assordante pezzo che il DJ sparava a tutto volume, seduto su di una di quelle seggioline di plastica per bambini.
Guardava la massa di estranei che si agitavano convulsamente al ritmo serrato della musica, assorto nei propri pensieri, mentre con una mano stringeva un bicchiere di plastica fucsia pieno di qualche superalcolico (vodka aromatizzata, a giudicare dal sapore), e se lo portava alla bocca di tanto in tanto.
Il ragazzo si ritrovò a chiedersi, non senza un certo fastidio, come mai in quella dannata sala interrata l'aria fosse così calda ed asfissiante, mentre all'esterno spirava una piacevole brezza fresca, tipica delle notti estive.
Probabilmente perché li dentro erano in almeno duecento persone.
Alex non ci mise molto ad arrivare alla conclusione che lui era di troppo.
Si alzò dalla propria seggiolina con un movimento lento e calcolato, attento a non rovesciarsi addosso il contenuto del suo bicchiere, e poi lo appoggiò lì accanto, sul pavimento.
Si fece a fatica strada tra tutti i suoi coetanei che ballavano (anche se Alex dubitava che "ballare" fosse il termine giusto per descrivere ciò che stavano facendo, dal momento che i loro movimenti venivano resi sconnessi dall'alcol), ma infine salì la scala di pietra che l'avrebbe riportato al livello della strada e fuori da quella specie di trappola mortale.
Mentre la percorreva notò che qualcuno aveva pisciato su un lato degli ultimi scalini e sospirò a fondo, maledicendo ancora una volta James, il suo migliore amico, che l'aveva trascinato a quella festa solo per poi andarsene senza la minima spiegazione, lasciandolo lì da solo.
James avrebbe avuto parecchie cosette da spiegargli, non appena si sarebbe degnato di farsi vivo.
Finalmente - e grazie al cielo - Alex guadagnò l'uscita, e una ventata d'aria fresca gli accarezzò il viso, scompigliandogli appena i ricci neri.
<<Finalmente!>> esclamò il ragazzo a mezza voce, traendo un sospiro di sollievo e tirando fuori il cellulare dalla tasca anteriore dei blue jeans.
James non aveva nemmeno ricevuto i messaggi che lui gli aveva inviato, mentre suo padre, collaborativo come sempre, alla sua richiesta di venirlo a prendere aveva risposto che aveva ormai vent'anni, e che di certo poteva benissimo tornarsene a casa da solo.
"Grazie mille del tuo aiuto, papà: sei utile come sempre" avrebbe voluto scrivergli in risposta, ma dubitava che il sarcasmo di tale frase sarebbe potuto risultare evidente quanto avrebbe voluto.
Non è che avesse bevuto chissà quanto - in verità aveva appena toccato alcol - ma era venuto in motocicletta alla festa, e quel giorno era piovuto per ore, perciò le strade erano bagnate fradice e molto scivolose.
Non che avesse grande possibilità di scelta, al momento, perciò si avviò verso la propria moto, tirando fuori dalla tasca le chiavi e giocherellandoci, nel frattempo.
Erano le due passate, un piccolo spicchio di Luna splendeva nel cielo, e tutta Los Angeles riposava tranquilla. Tutta Los Angeles tranne lui, ovviamente, che avrebbe dato qualunque cosa pur di trovarsi nel proprio petto caldo, in quel momento.
Persino molte delle macchine che viaggiavano nella stradina a senso unico che aveva a diversi metri sulla destra tenevano le luci spente, sebbene fosse in teoria vietato farlo, forse confidando che non sarebbero stati fermati dalla polizia, in una notte come quella.
Comunque Alex camminava da quasi quindici minuti, e nonostante ciò ne aveva viste passare soltanto otto o nove, tutte rigorosamente veloci come delle schegge. Del resto, a parte queste veloci apparizioni, non sembrava esserci anima viva nel raggio di chilometri.
<<Ehy, Alex!>> esclamò una voce alle spalle del ragazzo, facendolo sobbalzare. Ci mise poco a rendersi conto di chi l'avesse chiamato, e suo malgrado si voltò.
<<Ma che piacere...>> mormorò, sarcastico, facendo scorrere lo sguardo dai pantaloni di pelle all'impermeabile nero che Chris indossava quella sera.
Chissà perché poi un maledetto impermeabile, nonostante fosse estate.
Purtroppo Alex conosceva quel ragazzo dai tempi delle elementari, e l'altro non l'aveva lasciato in pace un singolo giorno, da allora.
C'era un che di perverso e indubbiamente malato nella continuità con la quale si era divertito a torturarlo, durante tutti quegli anni.
Egli avanzava verso Chris a lunghe falcate, facendo dondolare mollemente le braccia dai muscoli tonici ai lati del corpo.
<<Che c'è, non ti divertivi, alla festa?>> domandò il nuovo arrivato, beffardo, mentre infilava la mano destra nella profonda tasca dell'impermeabile.
<<Avevo bisogno d'aria>> balbettò Alex, facendo un istintivo passo all'indietro. Cercava di non dare peso all'improvvisa morsa di gelo che l'aveva afferrato all'altezza dello stomaco, ma non gli risultava affatto facile.
<<Un vero peccato>> si limitò a replicare Chris, il cui nome completo era in realtà Christian O' Malley.
Un altro passo indietro.
<<In che senso?>>
<<Nel senso che avresti fatto meglio a non venire fin qui, da solo, di notte>> sussurrò quello, mentre un accenno di sorriso gli adornava il volto ossuto, dagli zigomi affilati <<Nessuno ti ha detto che questo è un quartiere pericoloso?>>
Alex inspirò a fondo:<<Questa suona molto come una minaccia>> considerò, provando, senza successo, ad utilizzare il tono sarcastico e sfacciato della sua prima battuta.
E l'altro, in tutta risposta, tirò fuori la mano dalla tasca dell'impermeabile e fece scattare la lama affilata di un coltellino svizzero:<<Infatti è una minaccia>>
Questa volta Alex sobbalzò visibilmente, facendo altri due passi indietro e rischiando di andare a sbattere contro un lampione di metallo alle sue spalle.
Conosceva la reputazione di Chris - si diceva che avesse da spartire con certi spacciatori di quartiere, ed altri giri di amicizie molto poco raccomandabili - ma non ne aveva mai fatta esperienza diretta. Nonostante fossero anni che quel ragazzo si divertisse a tormentarlo, non gli aveva mai fatto veramente male. Non fisicamente.
<<Bella lama>> riuscì a dire Alex, nonostante il cuore gli stesse impazzendo nel petto ed iniziasse a sudare freddo.
<<Ti piace, eh, sfigato?>> Chris la brandì, e quella fendette l'aria con un fischio <<Allora lascia che te la mostri un po' più da vicino>>
Un altro passo all'indietro, e l'istintivo impulso di alzare entrambe le mani:<<Andiamo, è tutto uno scherzo, vero?>> una risata nervosa gli sfuggì dal petto <<Suvvia, non vorrai mica...>> ma gli mancò la forza di terminare quella frase.
<<Sì, certo che voglio!>> esclamò Chris, quasi con furia <<Lo voglio e lo farò. E tu non dirai niente, chiaro? Terrai quella boccaccia sigillata!>>
<<Ma dai, Chris, pensaci: come potrò non dire niente quando i miei mi vedranno tornare a casa zuppo di sangue?>>
Chris O' Malley fece un altro passo verso di lui:<<Non è un mio problema>> sibilò, e la luce della Luna illuminò la sua chioma di capelli biondissimi <<Ma sono certo che riuscirai ad inventare una scusa>>
<<Aspetta, aspetta un attimo>> Alex si sentiva mancare l'aria, incapace di distogliere lo sguardo dalla lama del coltello <<N-Non devi farlo, Chris>>
<<Oh, povero bambino, non starai mica per scoppiare a piangere!>> il volto magro di O' Malley si contrasse in una beffarda smorfia compassionevole.
<<Te ne pentirai, se farai una cosa del genere>> balbettò Alex, che adesso aveva le spalle al muro in tutti i sensi <<Finirai in prigione>>
<<L'unica cosa di cui mi pento è non avere il mio cellulare con me>> commentò Chris, sghignazzando <<Avrei potuto immortalare questo momento!>>
E si preparò a colpire.
Alex - il cui nome completo era Alexander, come Alessandro il Grande - percepì chiaramente che il colpo stava per arrivare.
In quell'istante i pensieri si rincorsero nella sua mente alla velocità della luce, mentre il suo cervello tentava in qualunque maniera di escogitare una via d'uscita.
Avrebbe potuto chiamare all'appello i ricordi sfocati risalenti alle lezioni di autodifesa che aveva preso quando era un bambino. Non che potesse fare granché, dal momento che il suo avversario era armato e lui no. Anche se fosse riuscito effettivamente a ricordare qualche mossa e a replicarla, di certo non sarebbe stato in grado di continuare a schivare colpi. Non ad una distanza così ravvicinata.
Avrebbe potuto gridare con tutta la forza che aveva in corpo, ma a quell'ora non l'avrebbe sentito nessuno. In giro non c'era anima viva, ed anche se qualcuno l'avesse udito, il massimo che avrebbe potuto fare per lui sarebbe stato arrivare sul posto in tempo per chiamargli un'ambulanza.
Sempre a patto che non lo ignorassero, probabilmente liquidando l'urlo che avevano udito come il delirio di un qualche adolescente ubriaco appena uscito da una festa in discoteca.
Se c'era una via d'uscita, Alex proprio non la vedeva.
<<Fermo dove sei!>> udì gridare una voce femminile proveniente dall'altro, sopra la sua testa.
Chris fermò il proprio movimento a metà, trattenendo il colpo, ed anche lui, proprio come Alex, guardò verso il tetto del basso capannone che torreggiava sopra di loro.
Un secondo prima soltanto una sagoma scura che si confondeva quasi completamente con l'oscurità della sera, poi un frusciò ed uno spostamento d'aria, ed infine un braccio snello coperto da una attilattissima tuta nera che faceva volare via il coltello dalla mano di Chris.
O' Malley si ritrasse, facendo un balzo all'indietro ed emettendo un breve grido, un po' per la sorpresa ed un po' per la rabbia di essere stato interrotto.
Una donna completamente ricoperta di pelle nera, dai lunghi capelli scuri, si frapponeva ora tra lui e Chris, come se fosse apparsa direttamente dalle più fervide speranze del ragazzo.
Ai fianchi aveva assìcurate due fodere a forma di mezzaluna, che Alex immaginò contenessero dei pugnali. Tra l'accelerato battito del suo cuore e l'ansia che gli strimgeva lo stomaco in una morsa, egli non aveva idea di chi diavolo fosse quella donna, ma di certo era grato per il suo tempismo.
Mazikeen Smith focalizzò la propria attenzione sul ragazzo avvolto in un impermeabile, che si era appena fiondato a riprendere il coltello che gli aveva fatto volare via di mano: la descrizione corrispondeva in tutto e per tutto.
<<Sei tu Christian O' Malley?>> domandò flemmatica, con un tono di voce che Alexander avrebbe quasi definito annoiato, se solo ciò non fosse stato terribilmente in contrasto con la situazione attuale.
Chris strizzò gli occhi, ancora incredulo:<<E tu chi cazzo saresti, si può sapere?!>> esclamò, passandosi il coltellino svizzero da una mano all'altra, con rabbia.
<<Mazikeen Smith, cacciatrice di taglie>> sibilò quella, passandosi la lingua sul labbro superiore <<E tu, al momento, sei la mia taglia>>
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