Senso di colpa ~ 1

DISCLAIMER: Non voglio mentirvi, questo sarà davvero doloroso da leggere (l'ispirazione è tratta dalle vicende del film Million dollar baby di Clint Eastwood, e ciò dovrebbe già dire tutto riguardo al livello di angst e strazio a cui state andando incontro).

Quella sera, quella maledetta sera, Lucifer si era rifiutato di venire ad aiutare, quando la Detective l'aveva chiamato al cellulare. All'improvviso, senza nemmeno un particolare motivo, gli era tornata la fissa che suo Padre lo controllasse, che muovesse la sua vita come un regista dirigerebbe un film comico, una specie di perverso Truman Show che durava ormai da millenni.
E così era rimasto chiuso nel suo attico a bere, sicuro che la sua partner e Rose se la sarebbero cavata benissimo anche senza di lui. Erano due donne in gamba, e la seconda - sebbene fosse stata promossa ad agente sul campo solo da pochi mesi - aveva un'ottimo potenziale per diventare una grande detective, un giorno.
Ella era, forse, anzi, probabilmente più che "forse", il motivo per il quale Lucifer era tornato a pensare ai vecchi giochetti del suo Paparino. I sentimenti che stava iniziando a provare per la nuova arrivata nel suo team erano, beh, intensi e nuovi, e, inutile negarlo: lo terrorizzavano.
Perciò il diavolo quella sera fece ciò che gli riusciva meglio, ovvero sfuggire dai propri problemi invece di affrontarli, decidendo di tenersi alla larga da Rose per un po', e quindi di non andare al lavoro.
Ma se ne sarebbe pentito, oh, quanto se ne sarebbe pentito.
La Detective e Rose (il cui vero nome sarebbe stato Rosaline, a parte per il fatto che lei stessa non lo usava mai), erano certe di aver individuato il loro assassino: il gestore di un centro di riabilitazione per ragazzi, nonostante, a quanto pareva, non fosse riuscito nemmeno a riabilitare lui stesso.
<<Lucifer si comporta così, l'ha sempre fatto>> le stava dicendo Chloe, rivolgendole un sorriso bonario <<Vedrai che si farà vivo, prima o poi>>
<<Ricevuto>> Rose abbassò gli occhi neri sullo strato d'erba che calpestava con gli anfibi, e sperò vivamente che il suo capo non potesse leggerle ciò che sentiva nel cuore con la stessa facilità con la quale l'aveva vista districarsi
nella risoluzione degli omcidi.
<<Non credevo che l'avrei mai detto, ma conosco bene Lucifer, e ho come l'impressione che tenga molto a te>> riprese Chloe, mentre le due arrivavano di fronte all'abitazione di colui che - con quasi assoluta certezza - era l'assassino.
Rosaline rischiò di inciampare per la sorpresa:<<Dice davvero?>> domandò, col suo solito tono di voce morbida.
L'altra, che procedeva dinanzi a lei, si girò indietro:<<Oh sì>> la rassicurò <<Assolutamente>> e sorrise alla sua sottoposta con affetto quasi fraterno, come se Rose fosse la sorella minore che non aveva mai avuto.
L'unico motivo per il quale la mora non ricambiò il sorriso fu che, lanciando un casuale sguardo alle spalle della Detective, notò un uomo che aveva un fucile in mano e che lo stava puntando nella loro direzione.
Rosaline non ebbe tempo di ragionare, non ebbe nemmeno tempo di rendersi conto che quel tizio fosse effettivamente il loro sospettato numero uno; non essendoci tempo per null'altro, decise di fare la mossa più immediata: si gettò in avanti. Si gettò in avanti con tutte le forze che riuscì a raccogliere con così breve preavviso, scansando il suo capo dalla traiettoria del proiettile che si dirigeva verso di loro.
La sensazione immediata che provò fu quella di aver ricevuto un violento montante allo sterno, come se qualcuno l'avesse colpita con una spranga di metallo, o un oggetto altrettanto duro. L'urto la sbalzò all'indietro, facendola finire distesa sull'erba, e togliendole quel poco d'ossigeno rimastole intrappolato nei polmoni.
Vide confusamente la detective Decker che estraeva la pistola e rispondeva al fuoco, costringendo l'uomo a correre a ripararsi all'interno della sua spaziosa abitazione. Poi, qualche decina di secondi dopo, udì il rumore di un furgone che si accendeva e partiva a tutta velocità.
Chloe si chinò sulla ragazza stesa a terra, gli occhi fissi sulla grossa macchia rossa che sporcava la sua divisa blu, proprio al centro del petto.
Le appoggiò due dita ai lati del collo per controllarle il battito cardiaco, mentre con l'altra mano afferrava il cellulare:<<Rose, Rose mi senti? Resta con me, capito?!>> e poi, rivolta a chiunque avesse risposto alla sua chiamata:<<Unità otto-tre-uno, agente a terra, agente a terra!>>
Fu svelta a togliersi di dosso la giacca nera che indossava, ad appallottolarla e a premerla sulla ferita di Rosaline:<<Mi senti?!>> ripeté, mentre l'altra sobbalzava di dolore e mugugnava.
<<Sì, Capo, la sento>> non aveva abbastanza forze per sollevare la testa da per terra, ed un forte dolore al petto - il peggiore che avesse mai sperimentato - sembrava ogni secondo di più sul punto di spezzarla in due.
Forse non poteva rendersi conto della quantità enorme di sangue che fuoriusciva dalla ferita, perché la Detective applicava una pressione bastante a fermarne almeno in parte la fuoriuscita, ma di certo ne avvertiva il sapore in bocca.
<<Ehy, Rose, guardami, su, guardami! Non chiudere gli occhi!>> il volto di quella ragazza, che aveva imparato a conoscere quasi a memoria nei mesi precedenti, impallidiva ad una velocità allarmante <<Concentrati su di me, ricevuto?>>
La mora annuì debolmente, tossì ed un rivolo di sangue le scese giù per il mento, andando a sporcarle i capelli.
La Detective, che continuava a tenerle monitorato il battito, notò subito come fosse anormalmente accelerato, così come il respiro della ragazza, che col passare dei secondi si faceva sempre più leggero ed affannoso.
Non era un bene che il suo cuore pompasse tanto velocemente, perché questo non faceva che aumentare l'emorragia esterna: la giacca che Chloe aveva utilizzato per contenerla era quasi completamente zuppa, ed ormai inutile. La buttò di lato e continuò a fare pressione coi palmi delle mani, tra i gemiti strazianti di Rose.
<<Q-Quanto...Quant- è grave?>> mormorò la mora, la quale respirava a malapena, e non senza che una dolorosissima fitta la tormentasse ad ogni respiro che faceva.
La Detective aveva gli occhi verdi umidi, e le mani sporche del suo sangue:<<Guarirai, Rose>> disse, senza pensarci troppo <<Ho chiamato la centrale: i rinforzi stanno arrivando. S-Sono quasi qua>>
Non era mai stata brava con le bugie, ma non poteva dire la verità a quella ragazza. Non dopo che le aveva salvato la vita, non dopo che nei mesi precedenti aveva dimostrato tanto coraggio e forza di volontà da guadagnarsi un sincero rispetto da parte sua.
Le pupille scure di Rose si fecero strada fino al suo volto, nonostante per la ragazza diventasse sempre più faticoso tenere gli occhi aperti, e la vide lì, mentre premeva sulla sua ferita, con tutta l'aria di stare per scoppiare in lacrime.
<<Sto morendo, Capo, non è vero?>> le domandò, appena prima di tossire ancora, nel disperato tentativo di non farsi soffocare dal sangue che le si accumulava in bocca.
La Detective scosse la testa:<<No, no, non devi dire così>> aumentò la pressione sulla ferita <<Ci sono io; andrà tutto bene>>
Un singhiozzo scosse Rose, mentre una lacrima solitaria scendeva piano giù per la sua guancia sinistra, ormai mortalmente pallida:<<N-Non->> spalancò le labbra cianotiche, faticando a parlare <<Non riesco a- non mi arriva più...più aria>> ansimava come se fosse sotto intenso sforzo, ed il suo cuore batteva tanto veloce che la Detective faticava a distinguere un battito da quello successivo.
<<Cazzo!>> esclamò Decker, tra i denti, maledicendo i soccorsi che si facevano attendere <<Rose, no, no, non chiudere gli occhi!>> gridò poi, notando con orrore che aveva chiuso le palpebre <<Recita una poesia per me, ti va?>>
La mora li riaprì piano, tremando di freddo nonostante l'arietta calda di quella sera d'estate che le accarezzava la pelle:<<Una poesia?>> il contrasto tra il pallore delle labbra e i suoi denti sporchi di sangue era terrificante <<Lei lo sa, Capo, che...i miei genitori mi hanno cacciata di casa, quando ho- q-quando hanno scoperto che volevo fare il poliziotto?>> a Rose venne quasi da ridere, adesso, ripensandoci <<D-Dissero che ci sarei rimasta, un giorno o l'altro...A-Avrei dovuto...>>
<<Si sbagliavano!>> esclamò Chloe, iniziando tuttavia a rendersi conto che i battiti cardiaci deceleravano <<Hai fatto bene a diventare un poliziotto, e s-sei molto coraggiosa, molto più di quanto lo fossi io>>
Rosaline singhiozzò, scossa dal freddo e dal dolore, esausta:<<Devo ringraziarla, Capo>> mormorò, sforzandosi per appoggiare una mano su quelle di Chloe, premute appena sotto il suo seno <<M-Mi ha dato...l'opportunità di- di realizzare il mio sogno...Ha creduto in me, p-per la prima volta- mi ha fatto credere di portecela fare...>>
<<Rose, sono viva grazie a te: non permetterò che tu muoia>> la Detective si piegò su di lei, quasi come se volesse baciarla in fronte <<Andrà tutto bene, chiaro? Rimani con me>>
<<Agli ordini, Capo>> sussurrò Rosaline <<Se avessi...se avessi saputo che finiva così, c-credo che l'avrei accettato, quel cheeseburger...Ma che peccato...>> e poi chiuse gli occhi, lasciando che la testa le si piegasse sulla destra.
<<No, no!>> Chloe quasi gridò, circondandole il viso con entrambe le mani <<Su, rimani con me! Rimani con me! Respira!>>
Il respirò di Rosaline non si arrestò, ma ella non riprese mai conoscenza fino all'arrivo dei paramedici che la caricarono su una barella e poi in ambulanza.
Non lasciarono che Chloe Decker salisse con Rose sul mezzo, perciò ella fu costretta a seguire in macchina il veicolo di pronto soccorso. Non appena arrivati in ospedale, poi, senza quasi permettere alla Detective di vederla, venne trasportata d'urgenza in sala operatoria.
Alla bionda non rimase che sedersi fuori dalla stanza, in attesa, sopportando le occhiate curiose e preoccupate che il personale dell'ospedale le rivolgeva, viste le sue condizioni. Aveva le mani rosse di sangue incrostato, ed i vestiti sporchi, era sudata e il suo volto era rigato da lacrime che non riusciva a trattenere.
Con le dita tremanti afferrò il cellulare e chiamò Lucifer. Lo chiamò una, due, tre, venti volte, pensando che lui volesse essere presente, qualunque cosa accadesse.
Il diavolo aveva però spento il cellulare - era nel bel mezzo di una maratona di Sballo e Drake, ovvero guardare un concerto di Drake mentre si divertiva con diverse pilloline colorate - e non sentì nessuna delle chiamate. Ne probabilmente avrebbe risposto, se le avesse sentite, non immaginando che cosa fosse accaduto.
Rosaline rimase in sala operatoria tutta la notte, mentre i chirurghi tentavano disperatamente di salvarle la vita. Il proiettile l'aveva trapassata al petto, da parte a parte. Era un bene che non fosse rimasto all'interno del corpo, ma l'emorragia che aveva determinato era talmente estesa da rendere complicato l'arginarla.
In più, a causa del forte trauma, quattro costole erano state rotte - due fratturare e due scomposte - ed una di esse era sfortunatamente andata a perforarle il polmone destro, causando quello che in termini medici viene definito pneumotorace. In poche parole, si poteva dire che il polmone perforato era completamente collassato su se stesso, diventando inutilizzabile, mentre l'altro, a causa dello sforzo a cui era stato sottoposto, ne era uscito lesionato in maniera più che grave.
Ecco il motivo per il quale il cuore di Rose faticava tanto: i suoi polmoni non era in grado di apportare una quantità sufficiente d'ossigeno all'organismo.
I dottori cercarono di salvare il salvabile, infilando un catetere nel torace della ragazza, in modo da risucchiare via l'aria creatasi in seguito al collasso del polmone, con la speranza che almeno uno dei due si espandesse nuovamente e tornasse in funzione.
Purtroppo quella operazione richiedeva tempo per venire completata e, nonostante le sue ferite fossero state suturate meglio che si potesse, e nonostante fosse in corso una massiccia trasfusione di sangue, era chiaro che le speranze erano ben poche.
Nemmeno un corpo giovane e forte come quello di Rose poteva resistere a lungo in quelle condizioni, tanto più che era stato debilitato dall'enorme perdita di sangue e dall'assenza prolungata di un decente afflusso d'ossigeno verso gli organi interni.
La Detective aspettò fino alle dieci del mattino successivo, lì, immobile, quasi senza nemmeno respirare, intrappolata in quella gabbia di incertezza. In bilico tra la speranza, tipica della sua natura ottimista, e la disperazione più nera, dovuta al cinico realismo che aveva sviluppato in molti anni di lavoro nella polizia.
Erano quasi le undici e mezza quando una dottoressa di colore con una cuffia blu legata in testa, appena uscita dalla sala operatoria, si avvicinò a Chloe.
<<È lei l'agente che ha portato qui Rosaline James?>> le domandò, sedendosi accanto a lei.
<<Sì, sono io>> annuì la Detective, deglutendo a fondo e cercando di farsi forza <<Detective Chloe Decker>>
<<Detective, abbiamo già provveduto ad allertare la famiglia della paziente; dovrebbero essere qui tra poco>> la chirurga sembrava esitare, cosa che fece precipitare il cuore della poliziotta nel più profondo degli abissi.
<<C-Come sta?>> riuscì a chiedere.
La dottoressa sospirò a fondo:<<Vede, è difficile dirlo, per ora>> rispose, cauta <<Siamo riusciti a bloccare l'emorragia esterna, ma per quella interna non c'è molto che possiamo fare, almeno finché non capiremo in quali condizioni si trovano i polmoni della paziente>>
Procedette così a spiegare delle costole rotte, per dare alla sua interlocutrice un quadro completo della situazione.
<<Al momento la signorina James è in stato di coma farmacologico>> terminò la dottoressa <<La buona notizia è che stimiamo che presto le sue condizioni saranno abbastanza buone per farla svegliare, ma...>>
<<Ma cosa?>> sì affrettò a domandare Chloe, sollevata nel sentire che c'erano buone probabilità di ripresa.
<<Purtroppo è probabile che, nella sua traiettoria, il proiettile sia andato a lesionare la colonna vertebrale della paziente>> la dottoressa si alzò, con uno sguardo di scuse negli occhi scuri <<Dovremo aspettare che si risvegli per valutare la concreta entità dei danni ma, se ne renderà conto anche lei, c'è il rischio che la signorina James rimanga parzialmente o totalmente paralizzata>>
Gli occhi della Detective si spalancarono di botto, ma l'unica cosa che ella poté fare fu abbandonarsi contro lo schienale della propria sedia. Lo shock le faceva tremare le dita, mentre guardava la dottoressa allontanarsi: Rosaline rischiava di non riuscire più a muoversi, e tutto per colpa sua, tutto perché si era sacrificata per salvare lei.
Dio, avrebbe dovuto stare più attenta. Perché non era stata più attenta, più vigile, perché non si era accorta che quel mostro stava per spararle addosso?
E perché, perché mai aveva permesso che Rose si mettesse in mezzo, facendosi male al posto suo?
Non era giusto che fosse quella ragazza a pagare per una sua disattenzione: quella fucilata era per lei, avrebbe dovuto colpire lei. Non sarebbe piaciuto a Trixie, se si fosse fatta del male, né a Dan, né a sua madre, ma il non aver impedito che Rosaline venisse ferita in maniera tanto grave era...imperdonabile. Semplicemente imperdonabile.
In quel momento squillò il suo cellulare.
Lucifer, finita la maratona di rap e droghe sintetiche, aveva visto le chiamate che la Detective gli aveva lasciato, ed ora era piuttosto in ansia.
<<Detective, è successo qualcosa?>> esordì lui, quando Chloe accettò la sua chiamata.
<<Sì, è successo qualcosa!>> gridò lei, improvvisamente furiosa <<E tu dov'eri?! Dove cazzo eri?!>>
Lucifer Morningstar ci mise meno di dieci minuti ad arrivare in ospedale, dopo la fine della conversazione telefonica.
Inutile dire che si spaventò alquanto quando vide la sua partner coperta di sangue secco, pallida e disperata.
<<Chloe, che è successo?!>> egli accennava al liquido rosso che le imbrattava la pelle ed i vestiti. La Detective non gli aveva spiegato granché, al cellulare, ed egli non era perciò in grado di fare previsioni granché precise.
<<Non è mio, Lucifer>> sussurrò lei, che, ancora risentita nei confronti del diavolo, faticava a guardarlo in faccia <<Il sangue è di Rose>>
L'ex Signore dell'Inferno si immobilizzò:<<Che è successo?>> ripeté la domanda.
E, questa volta, Chloe gli spiegò tutto, per filo e per segno, da quando Jerry Blackcrow aveva sparato in poi. E pianse, pianse molto. Lucifer non l'aveva mai vista piangere per davvero, prima d'allora.
Non fu il fatto che Rosaline si fosse fatta così male, a colpirlo di più, ma il fatto che Chloe l'avesse chiamato così tante volte senza ottenere risposta.
Fu la consapevolezza che non c'era stato nel momento del bisogno, quando avrebbe dovuto esserci, per lei ma soprattutto per Rose, a pugnalarlo dritto al cuore.
Era anche colpa sua, se una persona così importante per lui stava soffendo tanto fisicamente, ed un'altra altrettanto importante, anche se in maniera diversa, stava soffrendo psicologicamente.
Santo suo Padre, avrebbe dovuto esserci, avrebbe dovuto essere stato lì con loro, ma perché non c'era? Perché mai?
Il diavolo scattò in piedi, appena la sua partner smise di parlare:<<Hai idea di dove posso trovare Jerry Blackcrow?>> strinse i pugni <<Vorrei farci due chiacchiere>>
La Detective comprese immediatamente come si sentisse Lucifer, e cosa avrebbe fatto all'uomo che aveva sparato a Rose, se ne avesse avuto l'occasione.
<<Siediti, per favore>> gli disse <<Dobbiamo rimanere vicini a Rosaline, ora più che mai: non c'è tempo per le tue solite scenate>>
Il diavolo sospirò, ma non osò contraddire la sua partner. Avrebbe dato una lezione a quel mostro, prima o poi gliela avrebbe fatta pagare fino in fondo, solo non subito.
Così si sedette accanto alla Detective e la prese per mano, in modo che entrambi traessero conforto dalla reciproca vicinanza.
<<Non potrò mai perdonarmi, per quello che è successo>> sussurrò Chloe, dopo diversi minuti di assoluto silenzio.
Lucifer annuì, indeciso se fosse più arrabbiato, preoccupato o consumato dal senso di colpa <<Nemmeno io>> le rispose.

-
Che ne sarà di Rose? Riuscirà a riprendersi completamente? E cosa accadrà tra lei e Lucifer?

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