Quella ragazzina è un problema
Mentre si dirigeva a passi veloci verso l'imponente edificio ornato dalla grande scritta luminosa, recitante la parola Lux, Alex pensava alla propria breve vita. Dodici anni non erano molti, da nessun punto di vista, e non si poteva perciò affermare che ella sapesse granché riguardo il mondo.
C'era una cosa, però, che le era molto chiara; una cosa che gli adulti intorno a lei, da orfanotrofio ad orfanotrofio, continuavano a ripetere quando credevano che non potesse sentirli: quella ragazzina è un problema.
Alex poteva avvertire quelle cinque parole frullarle in testa con pungente familiarità, e, col tempo, quella frase era diventata parte integrante del suo giovane subconscio.
Non che avesse mai fatto niente di concreto per strapparsi di dosso quell'etichetta fastidiosa.
Tra scherzi più o meno cattivi, piccoli furtarelli e fughe, si era negli anni costruita una pessima reputazione, e, nonostante la giovane età, le era piuttosto chiaro che difficilmente qualcuno avrebbe scelto di adottarla.
La ragazzina sgattaiolò, silenziosa ed agile come un gatto di strada, contro una parete del nightclub. Era conscia di non poter sperare di passare dall'entrata principale del club, data la sua palese giovanissima età. Aveva però individuato una finestrella - probabilmente di un bagno - aperta a vasistas verso l'interno dell'edificio.
Non era troppo in alto, ed Alex era smilza ed abbastanza agile da issarsi fino alla sua veranda di cemento bianco, per poi mettersi in punta di piedi ed aprirla, facendo passare una delle sue due braccia attraverso la fessura disponibile e girando la sua maniglia.
Fu così che, in meno di cinque minuti, si ritrovò all'interno dell'edificio. E senza nemmeno dover pagare il biglietto.
Alex annotò distrattamente che aveva appena fatto irruzione in una proprietà privata.
Quella era la parte facile del suo piano, ma era ora che iniziavano i problemi: non aveva idea di quanto fosse grande quel posto, né di come arrivare a Mazikeen Smith senza che qualcuno notasse la sua presenza e chiamasse la polizia - o peggio - l'orfanotrofio da cui era scappata ormai da più di dieci ore.
La ragazzina spalancò uno spiraglio della porta d'ingresso del bagno, il quale, per sua fortuna, sembrava deserto.
Erano circa le sette e mezzo di sera, perciò Alex pensò che il nightclub dovesse essere ancora praticamente vuoto...Avrebbe avuto una possibilità di passare inosservata, forse, se si fosse mossa abbastanza in fretta e con attenzione.
Prese un respiro profondo, pronta all'azione, ma proprio in quel preciso istante la porta di fronte a lei venne spalancata, ed una donna entrò nel bagno. Alexandra non ebbe tempo di nascondersi, né di inventare una scusa decente per spiegare la propria presenza a quella sconosciuta.
La tizia indossava dei lunghi pantaloni attillati ed un top nero che non lasciava troppo spazio all'immaginazione, nonché due vertiginosi tacchi a spillo.
Alex si domandò come fosse stato possibile che non ne avesse udito il ticchettio sul pavimento, che non si fosse accorta dell'avvicinamento di quella tipa prima che lei aprisse la porta e la scoprisse.
<<Si può sapere che ci fai qui?>> sbottò Mazikeen, portando una mano al pugnale che teneva in una tasca interna dei pantaloni.
Non aveva idea di come quella minuta ragazzina dai lunghi capelli neri fosse riuscita ad entrare nel Lux, ma era al contrario più che certa del fatto che ella non avrebbe dovuto trovarsi lì.
Alex balbettò, spalancò la bocca e poi la richiuse, ma senza parlare. La donna alzò una delle sue sopracciglia nere, che aveva un taglio vicino ad un'estremità, con tutta l'aria di non essere una persona particolarmente paziente.
<<Mi dispiace>> balbettò, facendo qualche passo indietro e giungendo le mani. Forse avrebbe potuto provare a giocare la carta della disperazione, come ultima risorsa. Anche se dubitava che la donna fosse il tipo da farsi intenerire, vedendola versare qualche lacrima.
<<Su, ragazzina, ti ho chiesto che cosa ci fai qui!>> Maze richiamò l'attenzione dell'altra, che ora la guardava con le lacrime in quei suoi occhioni chiari.
Una buona interpretazione, senza dubbio, ma non abbastanza da convincere la cacciatrice di taglie.
Alex rimase immobile sul posto, cercando invano una via di fuga da quella situazione senza speranza.
<<I-Io sto...Chiedo scusa, ma starei- sto cercando qualcuno...Una persona che spero possa aiutarmi a->>
Ma il demone non lasciò che terminasse la frase:<<Stammi a sentire, ragazzina, questo non è posto per te>> le chiarì subito <<Perciò o esci tu, camminando sulle tue gambette, oppure ti faccio uscire a modo mio>>
Alexandra si zittì, ed un leggero brivido si arrampicò su per la sua colonna vertebrale.
<<Mi stai forse minaccian->> provò a domandare, ma ancora una volta la donna la interruppe:<<Questa non è una minaccia; è una promessa>> rispose il demone, in tutta calma, per poi afferrare la ragazzina per il cappuccio della felpa grigia che indossava.
Per quanto lei tentasse di divincolarsi da quella presa statuaria, mentre la donna la trascinava fuori dal bagno e poi fino all'entrata principale del nightclub, non riuscì a riottenere la libertà perduta.
Mazikeen Smith la lasciò andare soltanto quando furono fuori dal Lux, e poi fece per rientrarvi, senza voltarsi indietro nemmeno per un secondo.
<<Aspetta, aspetta un attimo!>> esclamò ad alta voce la ragazzina, con le lacrime agli occhi per davvero, stavolta <<Sto cercando una cacciatrice di taglie di nome Mazikeen Smith! So che lavora ancora qui al Lux, qualche volta!>>
Il demone si fermò di colpo:<<Ah, sì?>> domandò <<E sentiamo: cos'è che vuoi da Mazikeen Smith?>>
Gli occhioni azzurri di Lexie, conficcati nel visetto pallido e magro, parvero accendersi:<<I-Il suo aiuto>> disse, balbettando appena <<Ho sentito dire che è il miglior cacciatore di taglie di tutta la California>>
<<Il suo aiuto per cosa?>> il demone fece un passo verso la ragazzina, ed i tacchi a spillo dei suoi stivali alti ticchettarono sul cemento del marciapiede.
<<Per trovare la mia mamma>>
Maze alzò un sopracciglio, incrociando le braccia sul petto:<<Per trovare la tua mamma?>>
La piccola Alexandra annuì, gli occhioni ancora lucidi:<<Voglio- voglio poterle parlare>>
Il demone inclinò appena la testa di lato:<<Cos'è, ragazzina, ti sei persa?>>
<<No>> sussurrò Lexie <<La mia mamma mi ha abbandonata quando non avevo neanche una settimana>> e abbassò lo sguardo sul cemento del marciapiede.
La cacciatrice di taglie rimase zitta per diversi secondi, scrutando il volto della ragazzina mentre si contraeva in una smorfia di dolore, come se si stesse sforzando per non piangere.
<<Maledizione!>> esclamò tra sé e sé, a denti stretti, e poi, più ad alta voce:<<E immagino che tu non possa pagarmi...>>
<<Quindi sei tu Mazikeen Smith!>> saltò su la più giovane, folgorata dalla dichiarazione di quella che ora sapeva essere la cacciatrice di taglie che andava cercando.
<<Sì, ragazzina, sono io>> il demone roteò gli occhi, faticando lei stessa a credere di essere sul punto di acconsentire.
Alex colmò la distanza tra sé e la donna, scrutandola con attenzione:<<Hai un documento che lo provi?>> le chiese. Aveva imparato da tempo, nonostante la sua giovane età, che fidarsi era bene, ma non consigliabile.
Il demone si passò la lingua sul labbro superiore, ridacchiando, vagamente divertita dalla perspicacia dimostrata dalla piccola umana, e le mostrò la propria carta d'identità.
La ragazzina la lesse attentamente, con tutta calma, e solo allora si convinse di aver trovato la persona che cercava.
<<Bene, Mazikeen Smith>> dichiarò, restituendo alla donna il suo documento ed estraendo qualcosa di luccicante dalla tasca della sua felpa <<Ecco il tuo pagamento>>
Glielo porse.
Si trattava di un anello color argento - probabilmente una fede, constatò Maze. Doveva essere oro bianco massiccio, a giudicare dal peso.
<<Mmh>> grugnì la cacciatrice di taglie, intascandoselo <<È meglio per te che non sia rubato>> la avvisò poi, invitandola a seguirla con un gesto di una mano dalle unghie curate.
<<È mio, non l'ho rubato>> spiegò Lexie, quando la cacciatrice di taglie la fece sedere nel posto accanto al suo, sulla sua Tesla nera nuova di pacca <<Le suore dell'orfanotrofio l'hanno trovato nella stessa cesta in cui hanno trovato me, dodici anni fa>>
Maze le rivolse un breve sguardo attraverso uno degli specchietti retrovisori, mentre col piede premeva violentemente sull'acceleratore:<<Sei scappata dall'orfanotrofio, eh?>> domandò, piuttosto compiaciuta. Alexandra, però, non parve altrettanto divertita:<<Uno dei tanti in cui mi hanno rinchiusa>> commentò, giocherellando con la zip della felpa <<Odio quei posti>>
La cacciatrice di taglie non replicò: dopotutto non era stata pagata per fare da babysitter a quella bambina, ma per trovare sua madre. Non poté tuttavia impedirsi di avvertire una stretta al cuore, perché negli occhi chiari di lei, svuotati di speranza, non poteva fare a meno di ritrovare un pochino di sé stessa.
<<Sai, ragazzina, se tua madre ti ha abbandonata probabilmente non sarà felice di rivederti>> commentò, dopo qualche minuto, mentre stava imboccando una rotonda a tutta velocità <<Ti avrebbe tenuta con lei, se ti avesse voluta>>
Il labbro inferiore di Alexandra tremò impercettibilmente, e lei girò il viso verso il suo finestrino, perché l'altra non si accorgesse della lacrima che le solcava la guancia destra.
<<Lo so>> mormorò, reprimendo un singhiozzo <<Ma devo sapere perché- voglio sapere perché ha deciso...di abbandonarmi>>
La cacciatrice di taglie le rivolse l'ennesima, lunga occhiata tramite lo specchietto:<<Perché è una stronza, mi sembra chiaro>> sibilò, sistemandosi i capelli mossi su una spalla sola e sbuffando.
La torturatrice si infilò alla sostenuta velocità di quasi duecento chilometri orari nel parcheggio della stazione di polizia del Los Angeles Police Department, lasciando una decina buona di metri di segni neri sull'asfalto.
<<Io sono certa che mamma non volesse davvero lasciarmi...>> mugugnò Lexie, appena prima che Maze togliesse la chiave dal cruscotto <<Magari ha avuto problemi economici, o-o magari soffriva di dipendenza da alcol e droghe e ha pensato che sarebbe stato più sicuro per me se->>
<<Tu mi hai pagato per trovare tua madre, e stai pur certa che così sarà>> il demone fece schioccare la lingua contro il palato, cercando un contatto visivo con la piccola umana.
<<Grazie, Mazikeen>> Lexie le rivolse un dolce sorrisetto, appena accennato, che sembrò donare un minimo di colore al suo volto pallido.
<<Ragazzina, il punto è che quando rintraccerò la tua mamma, ciò che scoprirai su di lei potrebbe non essere granché piacevole>>
Alex annuì:<<Lo so>> disse, accingendosi a scendere dall'auto e a dirigersi all'interno della stazione di polizia. Non appena oltrepassarono le porte si pressò contro il fianco di Maze, leggermente intimorita da quel luogo, e il demone si lasciò andare ad una lieve smorfia di disgusto. Tuttavia non la allontanò, ripetendosi che tollerava quel comportamento solo in virtù del ricco compenso ricevuto. Avrebbe trovato la madre, l'avrebbe trovata in fretta, e poi avrebbe potuto tornare alla sua vita. Sarebbe stato semplice.
<<Ehy, come hai detto che si chiama tua mamma?>> diede un colpetto sulla spalla della piccola umana per attirare la sua attenzione.
<<Alice Bree>> disse lei, alzando lo sguardo fino al volto del demone <<Ho sbirciato in un paio di fascicoli>>
Tecnicamente il nome della sua madre biologica le sarebbe stato comunicato quando avrebbe raggiunto la maggiore età, ma Lexie non aveva la pazienza di attendere ancora sei anni.
<<Cavolo, ragazzina, sono colpita!>> esclamò Mazikeen.
<<Dalle mie incredibili capacità di scassinatrice?>>
<<No, più che altro dal fatto che tu sappia leggere>>
<<Ho dodici anni, certo che so leggere>>
<<Vedendoti così non pare proprio, ragazzina: forse non ingurgiti abbastanza cibo>> Maze si morse il labbro:<<Non che m'importi, comunque>> aggiunse in tutta fretta.
<<Il cibo che ci danno all'orfanotrofio non è degno di tale nome>> spiegò Alex, stringendo le labbra in un'espressione quasi fin troppo seria, per la sua giovane età.
<<Aspettami seduta qui>> le disse il demone, indicandole la sedia girevole di una scrivania.
<<Dove vai?>> le domandò l'altra, piuttosto nervosa all'idea di trovarsi in una stazione di polizia, soprattutto se da sola.
<<Vado a parlare con una mia amica detective. Magari saprà darci qualche informazione sulla tua mamma, se qualche informazione che la riguarda si trova nel database della polizia>> e fece per avviarsi.
<<Mia madre non è una criminale!>> gridò Alexandra, quasi alzandosi dalla sedia, il volticino accesso di rabbia.
<<Sì, è quello che dicono tutti>> Mazikeen fece ticchettare un'unghia contro le borchie della sua giacca di pelle <<E comunque concorderai con me: tentar non nuoce>>
La dodicenne scosse la testa con tanta forza che sembrava sufficiente a spezzarle il collo:<<La mia mamma non è una criminale e mi ha abbandonata perché ha dovuto farlo, e sono certa che non troveremo niente qui! Quindi andiamo via e diamoci da fare altrove!>>
Inutile dirlo, metà dei poliziotti presenti nella sala comune, soprattutto seduti alle proprie scrivanie, avevano alzato gli occhi dalla tastiera del computer, dal fascicolo che stavano leggendo svogliatamente o dal donut che addentavano come antipasto, e si erano messi a fissare la cacciatrice di taglie e la minuta ragazzina dai capelli neri che era con lei. Qualcuno pensò per un attimo che si trattasse di Trixie, la figlia della detective Decker, ma si dovette ricredere quasi all'istante.
Il demone si piegò lentamente sulle ginocchia, finché il suo volto non fu all'altezza di quello di Lexie. Nei suoi occhi scuri brillavano tutte le fiamme dell'Inferno.
<<Ascoltami bene, ragazzina->> ma non poté finire la sua minaccia, perché la ragazzina in questione non arretrò di un passo, nascondendo abilmente il terrore che provava:<<Il mio nome è Alexandra>> affermò lei, baldanzosa <<Preferirei che usassi quello>>
Non che l'espressione assunta dalla cacciatrice di taglie lasciasse alcun dubbio, e si poteva ben scommettere che qualcuno, tra i presenti, fosse piuttosto preoccupato per l'incolumità di quella ragazzina che le aveva gridato addosso. Nessuno si comportava in quel modo con Mazikeen Smith, non se aveva intenzione di servirsi delle proprie gambe nelle successive settimane.
Qualche testa calda, tra i novellini dell'LAPD, stava già scommettendo quantità non indifferenti di verdoni su come e quanto gravemente ferita ne sarebbe uscita quella ragazzina. Ed il partito che optava per l'opzione del Andrà Via Di Qui In Ambulanza, era già il più numeroso. E anche il più realista, considerati i precedenti.
<<Sei coraggiosa, ragazzina, questo te lo concedo>> il demone sorrise appena, solo con un lato della bocca, e le sue labbra si tesero sotto il rossetto nero che le ricopriva.
<<Maze, che sta succedendo qui?!>>
La donna che aveva parlato, i cui capelli biondi erano legati in una coda alta, non pareva ad Alex particolarmente contenta della situazione. Ella indossava un paio di jeans attillati ed un elegante blazer color crema, e li indossava con estrema grazia, mentre la fermezza riflessa nei suoi grandi occhi chiari non lasciava dubbi riguardo la posizione di comando che doveva ricoprire.
<<Parli della detective Decker...>> la prese in giro Mazikeen, passandole un braccio intorno alle spalle con fare informale.
Solo allora Alexandra notò che la bionda aveva un distintivo con sé, e che esso sporgeva appena da una delle tasche anteriori dei suoi pantaloni. La ragazzina si irrigì di colpo, ben consapevole che, se la Detective avesse scoperto che era scappata dall'orfanotrofio, di certo avrebbe voluto riportarla indietro.
<<Ragazzina, questa è la detective Chloe Decker>> la informò Mazikeen <<E Chloe, questa è Alexandra>>
Lexie allungò la mano:<<P-Piacere>> mormorò, terrorizzata all'idea che la cacciatrice di taglie raccontasse a quella donna chi era davvero.
La detective Decker rimase perplessa per qualche attimo:<<Ciao>> disse, piegando appena le ginocchia <<Hai bisogno d'aiuto?>>
La ragazzina si affrettò a scuotere la testa, cosa che non sfuggì affatto alla Detective.
<<La sto già aiutando io>> sbottò Mazikeen, mettendosi in mezzo, quasi fisicamente, tra le altre due.
La bionda affilò lo sguardo, rivolgendo diverse occhiate perplesse sia a Maze sia ad Alexandra, alquanto sospettosa.
<<Possiamo- Possiamo scambiarci due parole?>> si rivolse alla cacciatrice di taglie, accennando alla stanza degli interrogatori che al momento era vuota.
Il demone scrollò le spalle, come a voler significare che a lei non cambiava nulla, e si apprestò a seguire l'amica.
<<Tu aspettami qui, chiaro?>> intimò ad Alex, con tono che non ammetteva repliche né obiezioni.
<<Si può sapere che ci fa quella bambina insieme a te?>> la Detective sbatté la porta della stanza degli interrogatori dietro di lei, per poi incrociare le braccia sul petto.
<<Te l'ho detto, Decker: la sto aiutando>>
<<E questo cosa dovrebbe significare, scusa?!>> sbottò la bionda <<Stai aiutando una bambina a fare cosa, esattamente?>>
<<A trovare sua madre>> Mazikeen lo disse come se fosse la cosa più naturale del mondo.
<<E suo padre?>> volle sapere l'altra <<Dei parenti, qualcuno che badi a lei?>>
Il demone scrollò le spalle:<<Oh no, è scappata dall'orfanotrofio>>
La Detective strabuzzò gli occhi ed aprì la bocca, andando a formare con le labbra rosee una O, espressione classica di quando era sorpresa, indignata o entrambe le cose.
<<Fammi capire: tu stai aiutando una ragazzina palesemente minorenne, che sai essere appena scappata dall'orfanotrofio, a rintracciare il genitore naturale che ha deciso di abbandonarla e del quale lei non dovrebbe conoscere il nome?>>
<<Lo so, Decker, sono scioccata almeno quanto te>> Mazikeen allargò le braccia <<Ho provato a spiegarle che non sarebbe stata una buona idea cercare sua madre, che di certo è una stronza, ma la ragazzina non ha voluto sentire ragioni>>
Chloe si batté una mano sulla fronte:<<Certo, ovvio, è esattamente questo che intendevo...>>
Il demone annuì:<<E poi mi ha anche pagata, perciò come avrei potuto dirle di no?>>
<<Oh, sì, perfetto, adesso ti fai anche pagare in nero!>> la Detective si strinse nel suo blazer ed iniziò a camminare avanti e indietro <<Un'altra accusa da enumerare di fronte al giudice>>
<<Quale giudice?>> l'altra la afferrò per un braccio e la fece fermare.
<<Il giudice: andiamo, come credi che sembri questa faccenda, vista dall'esterno?!>>
La cacciatrice di taglie tacque per un po':<<Come se fossi stata io, a rapire Alexandra e a portarla via dall'orfanotrofio>>
<<Esatto. E anche se così non fosse, comunque ti verrebbe contestato il pagamento in nero, o il fatto di non averla riportata subito in orfanotrofio, dai suoi tutori legali>> Chloe sfilò il proprio cellulare da una delle tasche posteriori dei jeans <<Sono anni che sei sulla terra, possibile che tu non abbia ancora imparato che qui le azioni hanno conseguenze?>>
<<Ferma, Decker, aspetta un secondo!>> sbottò il demone, nell'istante in cui un brivido le scendeva per la schiena <<Chi chiami?>>
<<Il dipartimento che si occupa delle persone scomparse>> replicò la bionda <<Faccio in modo che Alexandra faccia ritorno nel luogo dove dovrebbe stare>>
Accadde allora qualcosa che non era accaduto per molte centinaia di anni: il demone, la torturatrice più spietata di tutto l'inferno, avvertì una stilattata di dolore trapassarle il petto.
Appoggiò piano una mano su quella con cui Chloe stringeva il cellulare:<<No, no, invece>> disse, il tono di voce tranquillo <<Tu non chiamerai proprio nessuno>>
La bionda alzò le sopracciglia:<<Davvero?>> replicò, e poi, dopo qualche secondo:<<Sai, Maze, quello che non capisco è perché ti importi così tanto>>
Il demone si irrigidì:<<Infatti non mi importerebbe, di solito, ma, come ti ho detto, la ragazzina in questione mi ha pagata perché ritrovassi sua madre. Sto solo facendo quello per cui sono stata pagata>>
<<Oh, Maze...>> la Detective sospirò, e appoggiò le mani sulle spalle della sua amica <<Mi dispiace che l'incontro con quella ragazzina abbia riportato a galla dei sentimenti appartenenti al tuo passato, dei sentimenti che ti fanno soffrire...E lo capisco, sul serio, ma la verità è che non puoi lasciarti coinvolgere, non se lavori per la polizia>>
<<Io non mi lascio coinvolgere da nessuno>> sibilò il demone, facendo mezzo passo in avanti <<Dico solo che...>>
Ma poi si zittì, incapace di terminare la frase in maniera convincente, perché la verità era una e una soltanto: quando aveva guardato negli occhi chiari di quella ragazzina umana per la prima volta, ella vi aveva scorto un sentimento familiare. Sapeva bene cosa significasse crescere in un luogo che si odia, con la consapevolezza che nemmeno tua madre ti aveva amato abbastanza per tenerti con lei. Sapeva cosa significasse provare quel tipo di solitudine durante l'infanzia, quanto profondamente ti segnasse.
<<Dico solo che non puoi farla tornare in quell'orfanotrofio>> Mazikeen si morse il labbro, esitando <<L'hai vista anche tu in faccia, no? Quella ti sembra una bambina felice?! Alexandra odia quel posto, lo odia con tutto il cuore, da sempre, e odia quanto la faccia sentire indesiderata, e-e se tu la rispedirai lì, ancora qualche anno di tempo e finirà per odiare anche sé stessa>>
La Detective sospirò a fondo:<<Te lo ha detto lei, questo?>>
<<No, certo che no, ma non ne ho avuto bisogno>> all'occhio destro del demone si affacciò una piccola lacrima <<Ricordo bene come ci si sente>>
<<Devi credermi quando dico che mi dispiace da morire. Per tutte e due>> Chloe afferrò una mano di Maze nella sua <<Se ci fosse qualcosa che potessi fare, ti giuro che la farei, ma non c'è>>
Rivolse all'amica un ultimo sorriso triste e poi si allontanò, uscendo dalla stanza degli interrogatori per fare quella maledetta chiamata.
Amenadiel solo sapeva quanto sarebbe stato facile, quanto sarebbe stato naturale, per Mazikeen Smith, lavarsene le mani. Dopotutto era pur sempre un demone, no? Poco importava che avesse sviluppato un'anima.
Avrebbe semplicemente potuto lasciare che la polizia venisse a prendere Lexie e la risbattesse in quell'orfantrofio per altri sei anni, finché non avesse raggiunto la maggiore età; certo avrebbe potuto fare finta di niente, far finta di niente e continuare con la propria vita. Non sarebbe stata la prima volta.
Eppure, da qualche parte, molto in fondo, sentiva che non se lo sarebbe perdonata tanto in fretta, se adesso avesse deciso di voltarsi dall'altra parte.
<<Maledetta coscienza!>> esclamò, digrignando appena i denti perlacei.
Nel frattempo, nonostante una certa ansia le si agitasse nello stomaco, Lexie stava gustando un vasetto di Pudding Plus, che Daniel le aveva preso alle macchinette del dipartimento. Quella bambina, più o meno dell'età di sua figlia Trixie, gli era sembrata tanto triste che non aveva potuto impedirsi di provare a tirarla su. E per lui, quando aveva bisogno di tirarsi su, di solito il pudding funzionava a meraviglia.
<<Ha ragione, detective Espinoza: è davvero buono>> gli stava dicendo Alexandra, mentre ne infilava un'altra generosa cucchiata in bocca. Era comunque meglio del cibo che aveva mangiato nei precedenti dodici anni, e di gran lunga, anche.
<<Io te lo avevo detto>> commentò Dan, sorridendole con affetto quasi paterno. E ci mancò poco che Lexie scoppiasse in lacrime.
Aveva quasi finito il suo snack ed il suo compagno di conversazione si era fiondato a fare una breve pausa lavorativa al gabinetto, quando Mazikeen Smith fece la sua comparsa.
Alexandra capì immediatamente che qualcosa la turbava, saltò giù dalla sua sedia girevole e si mise a correre in direzione dell'uscita dell'edificio. Aveva tenuto bene a mente il percorso che aveva fatto, come sempre quando entrava in un posto nuovo: si assicurava di sapere come uscirne velocemente.
Lexie non poteva dire con esattezza cosa turbasse la cacciatrice di taglie, ma la primissima cosa che le passò per la mente fu che ella doveva aver intenzione di consegnarla alla polizia perché la riportassero a casa.
Dopotutto la sua paga gliela aveva già consegnata, no?
La ragazzina si diede mentalmente della stupida, mentre sfrecciava di corsa accanto a diverse scrivanie e guadagnava finalmente l'uscita: avrebbe dovuto promettere alla cacciatrice di taglie di pagarla soltanto a lavoro svolto. Così facendo, invece, si era messa nel sacco da sola.
E adesso cosa avrebbe fatto? Dove sarebbe andata?
Da nessuna parte, ecco dove sarebbe andata, perché un braccio snello ma robusto la afferrò per la vita, tirandola su dal cemento del parcheggio appena al di fuori della stazione di polizia.
Così Lexie si trovò la schiena premuta contro il top di pelle della cacciatrice di taglie, la quale la stringeva troppo forte perché potesse anche solo sperare di liberarsi.
Avrebbe potuto tentare di gridare, certo, ma era sera, ormai, ed i posti auto erano quasi tutti vuoti. I pochi poliziotti ancora nella stazione erano di certo impazienti di andare a casa, e, se mai l'avessero sentita urlare avrebbero di sicuro voluto sbarazzarsi in fretta l'unico inconveniente che ritardava la loro cena.
L'avrebbero rispedita subito all'orfanotrofio, e senza fare complimenti, tanto più che sarebbe stata la sua parola, quella di una dodicenne scapestrata, contro quella di Mazikeen Smith, un'adulta che quasi tutti alla centrale conoscevano quantomeno di fama.
<<Lasciami, lasciami andare!>> strillò, dimenandosi nonostante sapesse quanto fossero scarse le sue possibilità <<Io mi sono fidata di te, mi sono fidata! Ti ho dato quell'anello, l'unico ricordo di mia madre! Come hai potuto?! Come hai potuto tradirmi così?! Sei una->>
Mazikeen la riappoggiò coi piedi per terra, tenendola ferma per le spalle:<<Puoi anche smetterla di agitarti, ragazzina>> si piegò sulle ginocchia, per guardarla bene in quei grandi occhi azzurri e umidicci <<E non ti ho tradita, se proprio ci tieni a saperlo>>
Alexandra si dimenò ancora, tentando almeno di allentare la presa ferrea del demone:<<Non ti credo>> la accusò <<Non sono stupida come pensi: so che non ti è mai importato di me, e tantomeno della promessa che mi hai fatto! Tu vuoi farmi portare indietro, lascerai che mi rinchiudano ancora in quella prigione senza nemmeno avermi dato quello per cui ti ho pagata! Ti odio, ti odio, ti odio e non ti perdonerò mai! Sei un mostro, sei un vero->>
Maze alzò gli occhi al cielo, sbuffando:<<Basta con le urla, okay? Se ti comporti così, guarda che mi fai davvero venire voglia di lasciare che ti portino via>>
Alexandra smise all'istante, come immobilizzata in un respiro d'incredulità pura:<<Tu non- non hai intenzione di lasciarglielo fare?>>
Il demone finalmente la mollò, sfregandosi le mani guantate tra di loro:<<No>> replicò, sbrigativa, dirigendosi verso la sua Tesla nera <<E ti consiglio di non farmene pentire, perché non ci metto niente a cambiare idea e a riportarti indietro io stessa>>
Lexie capì in fretta l'antifona e si fiondò in auto, sedendosi accanto alla cacciatrice di taglie e allacciandosi diligentemente la cintura di sicurezza.
Inutile dire che Mazikeen stava bluffando: non l'avrebbe fatto, non l'avrebbe riportata indietro neanche se quella si fosse rimessa ad urlare e non avesse smesso per le successive dieci ore.
Il demone alzò l'aria condizionata e partì in quarta, sfrecciando a tavoletta fuori dal parcheggio dell'LAPD, fingendo di ignorare l'intensità con la quale la ragazzina la fissava.
In effetti a Lexie non era affatto chiaro, quello che era appena successo. Avrebbe giurato di avere il destino segnato, oramai, e invece, per una volta, la vita le riservava una sorpresa piacevole.
Alexandra inspirò a fondo la fresca aria condizionata, accarezzandosi una ciocca di capelli neri:<<Grazie>> riuscì a dire infine, rivolta alla guidatrice.
<<Non devi ringraziarmi, ragazzina>> replicò il demone <<Sto solo facendo quello per cui mi hai pagata>>
Erano tipo sette mesi che avevo iniziato questa storia ma poi non l'avevo mai finita, perché non è che mi convincesse del tutto a livello di qualità stilistica. Spero vi piaccia comunque ❤️
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