Puoi contare su di me, cara
DISCLAIMER: Di seguito verrà trattato il tema del suicidio, quindi, nel caso in cui siate particolarmente sensibili riguardo a questo argomento, vi prego di non leggere.
Il suicidio è una cosa gravissima e, tra tutti quanti, io lo so molto bene. Con questa one-shot il mio intento non è affatto di romanticizzarlo, ma di spargere consapevolezza.
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Claire Decker aveva ormai preso la propria decisione. Era sicura.
Assolutamente sicura.
Ci aveva pensato per molti mesi, tentando di convincersi a non farlo, a mantenere la calma, ma, alla fine, aveva perduto quella battaglia.
In quella buia notte estiva, lei era sola nella casa che condivideva con sua sorella maggiore Chloe e con sua nipote Trixie: loro due erano partite per un viaggio di una settimana in Europa.
Un'avventura madre e figlia, o almeno così l'aveva chiamata sua sorella.
Anche Daniel, l'ex marito di Chloe, era andato in Messico per un paio di giorni, cosa che le avrebbe lasciato campo libero.
La ragazza aveva tutto l'occorrente lì con sé, sul pavimento del bagno: una confezione di pillole di Xanax e una bottiglia di vino bianco che sua sorella aveva comprato qualche settimana prima per festeggiare il successivo quattro luglio.
Il cuore della ragazza bionda, che era molto simile a Chloe ma con dieci anni di meno, pompava a tutta velocità quando rovesciò sul pavimento le trenta compresse, iniziando lentamente a metterle in bocca e a ingoiarle, una dopo l'altra.
Le ci vollero diversi minuti per finirle, e poi Claire aprì la bottiglia di vino e ne bevve dei lunghi sorsi, appoggiandosi con la schiena al bidet di ceramica.
Sapeva che l'alcol avrebbe aumentato l'effetto dei tranquillanti, e sperava che contribuisse anche a stordirla.
Si ritrovò a chiedersi se non fosse il caso di pronunciare una preghiera, o magari di farsi il segno della croce. Poi però desistette, e non solo perché il fidanzato di sua sorella era letteralmente il diavolo, ma soprattutto perché non era mai stata una persona religiosa, e le sarebbe sembrato un gesto ipocrita iniziare proprio ora.
I primi ad arrivare furono i conati di vomito, che la facevano tremare, obbligando il suo corpo a contrarsi in spasmi di volta in volta più violenti.
Iniziò ad avvertire il cuore pomparle furiosamente nel petto, mentre aveva la netta sensazione che le mancasse l'aria, non importava quanti respiri facesse. Il suo volto e le sue mani si velarono di sudore freddo, e, se solo avesse potuto guardarsi allo specchio, avrebbe notato quanto fosse impallidita.
Le era sempre più difficile muoversi, mentre il suo corpo diventava pesante come la pietra, secondo dopo secondo. E presto le risultò impossibile tenere gli occhi aperti, mentre scivolava piano sul pavimento.
Claire sapeva che lì non c'era nessuno che avrebbe più potuto fare alcunché per lei, non dopo che si era spinta così oltre, e aspettò pazientemente la morte.
La sorella della Detective non sapeva però che Chloe aveva qualche mese prima fatto un paio in più delle loro chiavi di casa, e l'aveva dato a Lucifer, visto che ormai si frequentavano ufficialmente da quasi due anni.
E, volle il caso, che il diavolo le avesse usate proprio in quella sera d'estate, per entrare in casa della sua fidanzata e cercare uno dei suoi anelli, che non trovava più. Era piuttosto convinto di averlo dimenticato nel bagno di casa della Detective, al piano di sopra, dopo che avevano passato la notte insieme.
Ma, quando Lucifer vi entrò, notando una bottiglia di Chianti abbandonata in un angolo e una scatola di Xanax vuota, comprese subito che qualcosa non andava.
Intuizione confermata pochi secondi dopo, quando vide Claire distesa sul pavimento grigio, con i corti capelli chiari sparsi intorno alla testa.
Teneva gli occhi chiusi, con la testa leggermente rivolta da un lato, il suo petto si alzava e si abbassava a velocità allarmante, e la sua pelle era pallidissima, quasi cianotica.
<<Oh, mio Padre!>> gridò Lucifer, precipitandosi al suo fianco.
Lei respirava, ma a fatica, e il suo cuore era passato da uno stato di concitata tachicardia all'esatto opposto, perché i battiti che Lucifer avvertiva dal suo polso erano troppo distanziati tra loro.
<<Claire!>> provò a chiamarla, scrollandola non troppo forte per le spalle <<Claire, su, reagisci!>>
Lei non accennò a farlo, né riprese conscienza.
Il diavolo era pur sempre il proprietario di un nightclub, nonché un esperto conoscitore di ogni droga possibile ed immaginabile, e non faceva fatica a riconoscere un'overdose, quando la vedeva. Così come sapeva che, se davvero la sorella della Detective aveva mandato giù una intera confezione di tranquillanti, non c'era tempo da perdere.
Lucifer strappò la maglia della ragazza con un movimento deciso, proprio sull'addome, per avere più campo libero.
Poi iniziò ad effettuarle una rianimazione cardiopolmonare,
comprimendo il suo petto al ritmo di due volte al secondo, e facendo delle pause ogni trenta compressioni per farle la respirazione bocca-bocca. E, per fortuna, il diavolo era piuttosto ferrato in quella pratica. In eoni di anni, aveva avuto un bel pò di tempo per perfezionarsi.
Claire, nel frattempo, era solo in parte cosciente dei rumori intorno a lei, e della pressione che si alzava e si abbassava sul suo addome.
Passarono così quasi tre minuti, e a Lucifer fu chiaro che doveva portarla al pronto soccorso, e subito. Ma gli fu anche chiaro che, a causa di tutto lo Xanax che aveva ingerito, rischiava di non arrivarci nemmeno.
Cinque minuti di massaggio cardiaco e respirazione bocca-bocca, eppure lei non accennava il più piccolo movimento, ed il suo cuore batteva sempre più lento, mentre il suo respiro era sempre più affannoso.
Il diavolo capì subito che la ragazza non cel'avrebbe fatta, senza un piccolo aiuto.
E Claire doveva farcela.
Non solo perché era la sorella della sua Detective e la zia di Trixie, ma anche perché in quegli anni era arrivato ad affezionarsi sinceramente a lei. Entrambi erano un pò i ribelli della propria famiglia, perciò si capivano al volo.
Non poteva permettere che morisse.
Claire era avvolta da un profondo torpore, incapace di muoversi, e le parve di volare, ad un certo punto, come se si stesse spostando dal bagno di casa sua.
Era quella la fine?
Non avvertiva alcuna paura, alcun timore, ma solo un vago senso di rassegnazione. Dopotutto, era proprio per quello che l'aveva fatto, no?
Quando riaprì gli occhi, una intensissima luce chiara le trapassò le retine, costringendola a guardare di lato.
La prima presenza della quale si accorse fu quella dell'uomo alto, bello e dai capelli scuri, che aveva imparato a conoscere e ad apprezzare, col tempo.
Il diavolo indossava un completo di giacca e pantaloni rossi, e Claire si ritrovò a pensare che fossero quanto mai appropriati per il luogo nel quale doveva trovarsi.
<<Sono all'inferno?>> mugugnò.
Lucifer le sorrise, avvicinando la propria seggiola girevole al suo lettino d'ospedale:<<Certo che no, cara>> le accarezzò appena i capelli biondi, sollevato nel vederla cosciente <<Anche se devo ammettere che ci sei andata vicina>>
La ragazza chiuse gli occhi, sospirando, mentre il duro materasso sul quale era distesa le premeva sotto la schiena.
Sentiva lo stomaco sottosopra, e dei brividi piuttosto violenti scuotevano tutto il suo corpo, ma non si sentiva troppo male.
Lucifer potè finalmente prendere un sospiro di sollievo, nel vederla tornare del tutto cosciente, dopo averla trasportata in volo fino all'ospedale e dopo averle fatto un massaggio cardiaco poco riuscito.
Il volto di Claire, dai tratti delicati e dai profondi occhi blu, era ancora molto pallido, ma la ragazza gli pareva tutto sommato ripresasi.
<<Come hai fatto?>> la sentì sussurrare, mentre lui era impegnato a guardare fuori dalla finestra della stanza.
Ritornò subito al suo fianco:<<Non ti ricordi?>> replicò, a bassa voce <<Ti ho fatto un massaggio car->>
Si interruppe, notando che lei scuoteva piano la testa:<<No>> disse <<Intendo: come hai fatto a- com'è possibile che io sia...ancora qui?>>
<<I medici ti hanno fatto una lavanda gastrica, appena siamo arrivati. Hanno detto che, con tutti i tranquillanti e l'alcol che hai ingerito, l'aver fatto in tempo è un miracolo>>
Claire era ancora mezza intontita, e ovviamente non si sentiva affatto bene, ma non era stupida:<<Un vero miracolo...>> commentò, scrutando per bene il fidanzato di sua sorella.
Aveva ingoiato un'intera confezione di Xanax, e, come se questo già non fosse abbastanza, si era anche scolata una buona metà di una bottiglia di bianco: sarebbe dovuta essere morta. O in coma, al massimo.
Non aveva alcun senso che stesse così bene.
Stava per fare a Lucifer altre domande, ma le venne una crisi di tosse, seguita da una buona trentina di secondi di conati.
<<Oi!>> eslcamò il diavolo, alzandole leggermente la schiena dal lettino, per farla respirare meglio.
<<Tutto a posto>> lo rassicurò Claire, vedendolo andare in panico.
Seguì un lungo momento di silenzio, nel quale nessuno dei due parlò. Il diavolo troppo preoccupato per la ragazza, e la ragazza troppo impegnata a cercare di capire che cosa il diavolo le stesse nascondendo.
<<Quindi>> ritentò lei <<Me lo dici come hai fatto?>>
Lucifer le prese una mano, quella nella quale non le avevano infilato l'ago della flebo, tra le sue, ed iniziò a massaggiarle piano le dita nel tentativo di riscaldarle.
<<Lascia perdere>> si limitò a dire, pensando che era stata una vera fortuna che ci fosse stato lui.
Claire aveva ragione: il massaggio cardiaco e la respirazione bocca-bocca non sarebbero bastati per mantenere in moto il suo cuore.
La sua ala destra bruciava ancora per la piuma che si era strappato, nella speranza che, come era curativa per le creature celesti, lo fosse anche per gli umani.
Non l'aveva curata del tutto, ma aveva diminuito di molto la gravità del suo avvelenamento.
<<Lo dirai a Chloe?>> mormorò la ragazza, rivolgendogli uno sguardo preoccupato.
<<Tesoro, temo che non potrei propro evitare di dirglielo, anche se volessi>> Lucifer le accarezzò piano i capelli.
<<Oh, a proposito: il detective Stronzo dovrebbe arrivare a momenti, ormai>> aggiunse, guardando il proprio cellulare.
<<Hai chiamato Dan?!>> esclamò Claire, mentre sperava con tutta sé stessa che non fosse vero. Tra lei e il suo ormai ex cognato non c'era mai stato del buon sangue.
<<Sì, nemmeno io sono felice di averlo intorno>> commentò il diavolo, ridendo sommessamente <<Ma ho pensato che farlo venire sarebbe stata la cosa giusta da fare>>
Claire gemette, contrariata e avvilita. Non era riuscita a fare niente di buono, in ventisette anni. Non era riuscita nemmeno a suicidarsi.
E ora Daniel Espinoza l'avrebbe fatta pentire anche di essere nata, ne era certa.
<<Tu resti, vero?>> domandò a Lucifer, riprendendolo per mano.
Lui annuì.
<<Grazie>> Claire gli sorrise <<Con te qui, spero che Dan si astenga dal torturarmi troppo>>
<<Puoi contare su di me, cara>>
Non si azzardò a domandarle il perché di quel gesto estremo, non le chiese che motivi potessero averla mai spinta a farlo, né lei l'avrebbe confessato, se lui avesse voluto saperlo.
Rimasero semplicemente in silenzio fino all'arrivo di Daniel.
<<Come ti è venuto in mente!>> gridò il detective, facendo la sua entrata nella stanza d'ospedale.
<<Ciao>> disse la bionda, schiarendosi la voce.
Lucifer si limitò ad alzare un sopracciglio e ad incrociare le braccia.
<<"Ciao" un cazzo!>> esplose il nuovo arrivato, accovacciandosi al fianco del lettino <<Guardami, Claire>>
Lei obbedì.
<<Devi smetterla di ubriacarti in questo modo, hai capito?>> la voce dell'uomo si addolcì <<Né io né Chloe vogliamo mai più rischiare di perderti>>
<<Certo>> Claire ebbe la prontezza di rispondere <<V-Va bene, lo prometto>>
<<Stai bene?>>
<<Sì>> rispose <<Per miracolo>>
Daniel credeva che lei avesse ingerito tutto quello Xanax per sbaglio, perché era ubriaca. Claire non capiva come mai, ma decise di assecondarlo, per il suo bene e anche per il proprio.
<<Un vero miracolo>> Dan le appoggiò piano una mano su una spalla <<E grazie, Luc->> stava iniziando a dire, quando il suo cellulare squillò dalla tasca anteriore dei suoi pantaloni di tela marrone.
Il detective guardò lo schermo:<<È Chloe>> annunciò <<Vado a dirle che stai bene, ma tu tieniti pronta, perché vorrà parlare anche con te>>
Fu in quel momento che la bionda, come colpita da un fulmine, capì ogni cosa. Ora le era molto chiaro come Daniel si fosse convinto che ciò che le era accaduto fosse un incidente.
<<Credevo che il diavolo non mentisse>> commentò, quando lei e Lucifer rimasero di nuovo soli.
<<Infatti>> ribattè lui.
Claire lo guardò di traverso:<<Gli hai detto che ho preso tutti quei tranquillanti perché ero ubriaca>>
<<Perché, non è così?>> il tono di quella frase era innocente, ma gli occhi dell'uomo che l'aveva pronunciata raccontavano tutt'altra storia.
La sorella della Detective respirò a fondo, riappoggiando la testa sul suo cuscino bianco.
<<Senti, Claire- la verità è che non lo so perché tu abbia deciso di...ubriacarti, ma quello che so è che stai soffrendo, e mi dispiace tanto. Vorrei poter essere d'aiuto in qualche modo. Dico davvero>>
Lei sbuffò:<<Io non sono mia sorella Chloe, okay? È chiaro che non sono mia sorella Chloe. Quindi puoi smetterla di preoccuparti per me e di fingere che te ne importi qualcosa>>
<<Non sto fingendo: certo che mi importa di te>> rispose lui, serio <<E sai che non mento mai>>
<<Certo...>> la bionda scosse piano la testa, con gli occhi pieni di lacrime.
<<Quello che stavo cercando di dirti, cara, è che mi farebbe piacere che tu venga al Lux, o che quantomeno mi chiami, se mai dovesse venirti voglia di bere di nuovo>> Lucifer le fece un piccolo sorriso timido.
Claire Decker si specchiò per lunghi attimi negli occhi marroni del diavolo, mentre asciugava i propri.
<<Missà che ti devo più di un favore, questa volta>> mormorò, con le mani che tremavano.
Lui scosse la testa e la tirò un pochino su dal letto per poterla stringere con affetto tra le braccia.
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