La faccia del diavolo
DISCLAIMER: Mi rendo conto di come l'idea alla base di questa one-shot sia per certi versi alquanto perversa, ma trovo che porti con sé un messaggio importante.
Lascerò che siate voi a giudicarla.
Alla gente piace dirmi le cose: quei piccoli desideri che si nascondono nelle loro menti. È un dono. Forse c'entra questa faccia.
Lucifer rivolse un'ultima occhiata al monumentale specchio del suo bagno, gemendo appena, e poi buttò giù tutto d'un fiato il bicchiere di Bourbon che si era portato fin lì. Era il numero novanta, o forse novantadue, dalle sette e mezza di quella mattina, e non erano ancora nemmeno le otto.
Gli era alquanto difficile pensare in maniera lucida - e non per la quantità d'alcol ingurgitata, ovviamente, perché il suo metabolismo angelico continuava ad impedirgli di ubriacarsi - ma a causa della deprivazione di sonno.
Il diavolo faticava a ricordare l'ultima notte nella quale aveva chiuso gli occhi per più di qualche ora di seguito, un po' come faticava a ricordare tutto il resto...
Gli era alquanto difficile pensare in maniera lucida, ed era decisamente meglio così.
L'ex Signore dell'Inferno si trascinò fuori dal bagno del suo attico, rischiando di cadere dopo essere inciampato su una lattina mezza accartocciata sul pavimento ed abbandonata suo Padre solo sapeva da quando. Si accasciò su uno sgabello del suo bar personale e si servì ancora da bere, stavolta direttamente dalla bottiglia, senza fare lo sforzo di versarsi il Bourbon in un bicchiere.
Le tende dell'attico erano quasi del tutto chiuse, sprofondando l'ambiente tanto familiare al diavolo in una semioscurità che mal si conciliava con il sole luminoso che quel giorno splendeva sulla Città degli Angeli.
Beh, mi intendo di castighi, e lui non meritava questo! Osservava le tue stupide regole, ma ancora non era abbastanza, e allora che cosa bisogna fare, per accontentarti?! Infrangi le regole e cadi, le osservi e cadi ugualmente. Non importa se sei un peccatore, non importa se sei un santo: nessuno può vincere, quindi che senso ha?
Il diavolo si accese pigramente una sigaretta e la portò alle labbra, inspirando a fondo il fumo dall'odore acre. Erano anni che aveva smesso con quell'abitudine, più o meno da quando aveva iniziato a lavorare per l'LAPD, da quando aveva iniziato a lavorare con Chloe. Non che il fumo facesse male al suo organismo, al contrario di quanto avvenisse agli esseri umani, tuttavia il diavolo aveva scoperto che mischiando quello e l'alcol otteneva l'annebbiamento mentale di cui aveva bisogno.
Non si mosse di mezzo millimetro finché non l'ebbe finita, solo per poi aprire le dita e lasciar cadere ciò che ne rimaneva sul bancone accanto a lui.
A quanto pare anche tu mi rendi vulnerabile...
Per quanto la sua mente cercasse in tutti i modi di tenere lontano, di non ripercorrere quel giorno fatale di due mesi prima, essa non poteva impedire che accadesse.
E in più, il fatto che Lucifer non dormisse in maniera decente da non sapeva nemmeno più quanto tempo, faceva sì che quel ricordo si mescolasse ad altri, dando vita ad una specie di mix incasinato.
Si trovava di fronte la sua copia sputata, la persona - l'angelo, a voler essere proprio pignoli - che odiava di più al mondo: il suo fratello gemello, Michael.
Lo stesso gemello che era venuto sulla terra fingendosi lui per rovinargli la vita, ingannando e facendo soffrire tutte le persone che gli erano più vicine. E soprattutto ingannando e ferendo la Detective.
No, questo non poteva perdonarglielo, proprio no. Lo stronzo meritava una bella lezione.
<<E allora perché non chiamarti per quello che sai di essere?>> ringhiò l'arcangelo, accentuando così le sue spalle storte <<Sei indegno>>
Michael aveva il potere di tirare fuori le paure altrui, nella stessa maniera in cui Lucifer tirava fuori i desideri, e non si poteva dire che non sapesse servirsene a meraviglia. Sapeva bene che, per far reagire il diavolo, quello era il tasto migliore da premere.
E, in effetti, così fu.
I due cominciarono ad azzuffarsi con rabbia, sbattendosi a vicenda ora contro il divano in pelle, ora contro il muro o contro il pianoforte, frantumando bottiglie di liquore invecchiato o facendo cadere volumi di medicina quattrocentesca dalla libreria.
Lucifer, sicuro di sé come sempre, non aveva avuto paura di buttarsi in quello scontro, almeno fino a quando Michael non era riuscito ad immobilizzarlo, stringendogli una delle sue braccia intorno al volto.
Non era stato il bruciore della lama demoniaca che gli squarciava la pelle del viso, a terrorizzare il diavolo, ma la consapevolezza di ciò che il suo gemello gli stava facendo.
Lucifer si destò di colpo, rendendosi conto di aver appoggiato la testa sul bancone. Gli pareva di aver chiuso gli occhi solo per pochi secondi, ma era invece probabile che si fosse addormentato.
Gli accadeva spesso, nelle ultime settimane, e contribuiva ad assottigliare pericolosamente la sua percezione di ciò che lo circondava, la sua capacità di distinguere la realtà dall'immaginazione, quello che esisteva davvero da quello che esisteva solo nella sua testa.
<<Non importa ciò che credo>>
<<È l'unica cosa che importa, Detective>>
Lucifer scosse la testa, tentando di svegliarsi, ma senza grossi risultati. Alzò la mano con la quale aveva tenuto la sigaretta e se la portò al volto. All'altezza del mento i polpastrelli entrarono in contatto con qualcosa che era lì, ma non avrebbe dovuto affatto esserci.
Egli sospirò a fondo e ricacciò indietro le lacrime: se solo avesse avuto il coraggio di guardarsi allo specchio, avrebbe di certo visto il suo svolto sfigurato da una frastagliata cicatrice rosastra, che andava dalla fronte al mento, percorrendo una traiettoria a forma di S.
Sì versò ancora diversi decilitri di Bourbon in bocca, deglutendolo con profonda rabbia, e provando ancora una volta ad allontanare quel pensiero dalla sua mente. Ancora una volta invano.
<<Io non tengo molto a mio padre, ma tu chiaramente tieni molto al tuo, ed ecco perché hai seguito i suoi passi, immagino>>
Chloe annuì piano, nella sua camicetta bianca a quadri blu e rossi, gli occhi verdi appena appena lucidi.
<<Insomma, quello che cerco di dire è- è che sarebbe fiero di te>>
Il diavolo non si era mai fermato davvero a rifletterci, almeno non finché Michael non gli aveva sfigurato la faccia; non aveva mai davvero considerato quanto l'aspetto fisico influisse sulla vita delle persone.
Insomma, era sempre stata sicuro di sé, spavaldo al massimo, conscio di essere attraente per pressoché ogni essere umano che aveva incontrato, e perciò non aveva perso tempo in congetture filosofiche riguardo a come gli altri lo vedevano. Gli umani cadevano ai suoi piedi dopo pochi minuti di conversazione, e tanto gli bastava. Non era interessato ad indagare oltre.
Ma ora gli sembrava di capire, di capire sul serio, per la prima volta, quale fosse la differenza tra chi rispecchiava i canoni di bellezza arbitrari imposti dalla società occidentale e chi invece non lo faceva. Ora comprendeva quanto l'essere belli influisse sulla vita delle persone, quale enorme peso avesse.
Da quando il suo volto umano, quello che fino ad allora era stato perfetto, gli era stato irrimediabilmente sfigurato, l'ex Re dell'Inferno era uscito il meno possibile dal proprio attico. Non che non ci avesse provato: pochi giorni dopo l'accaduto si era deciso a guidare fino a casa di Chloe, per andarla a trovare. Finalmente le cose andavano bene, tra di loro, e perciò aveva tutta l'intenzione di essere sincero con lei, di mostrarle il volto del diavolo per come era adesso.
Era perciò saltato sulla sua splendida macchina decappottabile ed era partito a tutta velocità, schizzando per le strade familiari di Los Angeles, mentre il cielo sopra di lui si rannuvolata, minacciando pioggia.
Fu così che ci mise davvero poco ad arrivare a casa della Detective e, dopo aver parcheggiato, si diresse verso la porta d'entrata per suonare il campanello. Non le aveva telefonato per dirle che stava andando da lei: voleva che fosse una sorpresa.
Lucifer era quasi sul punto di bussare alla porta quando una donna bionda di circa trent'anni, che camminava velocemente sul marciapiede con un cellulare attaccato all'orecchio, gli venne a sbattere addosso.
Indossava una felpa e dei pantaloni della tuta del medesimo colore turchese e delle scarpe da ginnastica, e, non appena si accorse di ciò che era successo abbassò il telefono e si voltò indietro.
<<Mi deve perdonare, non guardavo dove->> aveva cominciato a scusarsi con Lucifer, solo per poi bloccarsi a metà della frase. Le parole le erano morte in bocca non appena aveva posato lo sguardo sul suo volto, il diavolo lo vide e lo percepì con violenta chiarezza.
Sul viso della donna bionda si disegnò una subitanea smorfia di disgusto, che però ella fu veloce a nascondere dietro un sorriso atrocemente falso e di facciata.
Finì la frase:<<Non guardavo dove stavo andando>> farfugliò in tutta fretta, prima di proseguire camminando molto più veloce di quanto non avesse fatto fino ad allora.
Il diavolo si era allora portato una mano al volto, incredulo, mentre la guardava andare via.
Ovviamente quel giorno non aveva avuto il coraggio di suonare alla porta di casa della Detective, e nemmeno in quelli successivi.
Luci spalancò gli occhi di colpo, col respiro accelerato e le guance umide. Un altro incubo col quale il suo subconscio si divertiva a torturarlo...Anche se, oramai, tutta la sua vita si era trasformata in un incubo ad occhi aperti.
Il disgusto che aveva intravisto negli occhi di quell'umana era stato come la deflagrazione una bomba atomica. Insomma, non era così, che avrebbe dovuto reagire alla sua vista. Avrebbe dovuto essere ammaliata, avrebbe dovuto mettersi a sbavare dal desiderio, o qualcosa del genere. Era sempre stato così.
Egli tirò su col naso, pulendosi i palmi sudati delle mani sulla seta della camicia bianca e mezza sbottonata che indossava ormai da...beh, da diverso tempo. Troppo, decisamente troppo tempo.
Nelle precedenti settimane di completo isolamento dal mondo esterno, nel mezzo di quel tormento, il diavolo era arrivato persino a chiedersi se fosse ancora in grado di far rivelare alle persone i loro più profondi desideri.
E se così non fosse stato? Se, insieme a gran parte della propria identità, avesse perduto anche quel tratto distintivo?
Afferrò la bottiglia di Bourbon, che era quasi vuota, e si scolò d'un fiato tutto il liquido rimanente al suo interno. Fece finta di non accorgersi di quanto gli tremasse la mano.
<<Lucifer Morningstar è molte cose, ma lui non è un bugiardo. Tutto quello che il signor Morningstar ha detto in quest'aula è assolutamente vero>>
Il diavolo si alzò in piedi e si diresse verso la libreria, appoggiandosi ad essa quando fu abbastanza vicino per farlo. Cercava qualche cosa di importante, qualche cosa che conservava da anni.
<<Lucifer è il miglior partner che abbia mai avuto, e spero solo che lui possa contare su di me tanto quanto io conto su di lui>>
Ci mise un po' per mettere le mani su ciò che voleva, ma soprattutto per ricordarsi dove diavolo l'avesse messa, ma, alla fine, aperto un cofanetto in madreperla appoggiato tra una guida agli uccelli del Nord America ed una copia del diario personale di Frida Kahlo che lei stessa gli aveva regalato, la trovò.
Se la rigirò più volte tra le mani, mentre una nuova ondata di lacrime gli spingeva dietro gli occhi: tra i palmi teneva una pedina del Monopoly, precisamente una piccola scarpa. Il diavolo sorrise.
Chloe si sedette accanto a me, dietro il mio amato pianoforte, e mi rivolse uno dei suoi soliti, soavi sorrisi.
<<È un po' tardi per un nuovo caso, non credi?>>
<<Non sono qui per un caso>> mi sussurrò, girando appena il volto per guardarmi negli occhi <<Sono qui per te>>
In realtà quel ricordo non aveva nulla a che fare con la scarpa, col Monopoli o con le Serate Giochi in compagnia della Detective e della sua prole.
<<Io...>>
<<Cosa?>>
<<T-Ti ho preso le patatine, ma ho dimenticato il ketchup>>
<<Odio il ketchup>>
<<Stupido condimento!>>
E nemmeno quest'altro, c'entrava qualcosa.
Lucifer rimise la scarpetta dove l'aveva trovata ed andò a stravaccarsi sul divano. Passò le mani sulla sua liscia pelle italiana color nocciola, ispirandone a pieni polmoni l'odore familiare.
Chloe si piegò in avanti, tenendosi la testa tra le mani, mentre ciuffi di capelli spettinati alla perfezione coronavano quella visione celestiale:<<Che sto facendo, perché sono qui ubriaca a gettarmi tra le tue braccia?>> la sua voce era impastata a causa dell'alcol <<Che tristezza!>>
<<Capita anche ai migliori, stanne certa>> le avevo detto allora io, per tranquillizzarla.
<<Ma non a me!>> aveva esclamato, tornando finalmente a guardarmi. I suoi occhi verdi erano splendidi, e scintillavano più del solito: <<Io non faccio così, questa è una cosa...che farebbe mia madre>> e aveva sbuffato.
Allora io le avevo passato un braccio intorno alle spalle, facendola appoggiare contro il mio petto:<<Vieni qui>> le avevo detto <<Non diventiamo tutti come i nostri genitori. Voglio dire, guarda me: non credo di essere mai stato il figlio che Lui volesse, e->> sarei di certo andato avanti con quel monologo, ma mi accorsi che la Detective aveva preso a russare piano.
Lucifer scosse ancora la testa, forte, come se ciò fosse abbastanza per smettere di pensare all'unica donna che aveva amato, ed ora anche perso.
Se la Detective ci aveva messo così tanto tempo ad accettare di amarlo quando ancora era bellissimo, quali possibilità c'erano che continuasse a farlo ora che era...ridotto così.
Nessuna, ecco quante possibilità c'erano.
Santo suo Padre, Lucifer non aveva neanche intenzione di permettere che Chloe lo vedesse in quelle condizioni. Voleva risparmiarselo, quel dolore. Almeno quello.
Non credeva che sarebbe riuscito a sopportare di vedere la persona che più amava e considerava guardarlo con disgusto o - persino peggio - con commiserazione.
Il diavolo si posizionò nell'angolo del divano, cercando un minimo di pace, anche se solo apparente. Forse sarebbe stato più comodo, se si fosse deciso a tornare disteso nel suo letto. Tuttavia, egli sapeva bene che tornarci avrebbe scatenato l'ennesima, dolorosa serie di ricordi-rimpianti appartenenti alla sua vita precedente, e ovviamente riguardanti la Detective.
Persino Mazikeen, l'unica che era entrata nell'attico dal giorno dell'incidente, iniziava a preoccuparsi per lui. Glielo leggeva negli occhi, e tentava di rassicurarla come meglio poteva, con frasi di circostanza, senza in realtà metterci troppo impegno.
Di andare alla stazione di polizia, a svolgere il suo lavoro come consulente civile, non se ne parlava nemmeno.
Il diavolo continuava a ripetersi che, se solo i suoi colleghi l'avessero visto così, la sua reputazione sarebbe stata per sempre rovinata.
Nonostante questo, egli per primo sapeva che della propria reputazione non gli importava granché - e non gliene era mai importato. Che andassero a farsi fottere gli altri umani e ciò che pensavano riguardo a lui: c'era soltanto una persona la cui opinione contasse qualcosa. Una certa detective, nonché sua partner sul lavoro; era per lei, che non aveva avuto il coraggio di tornare.
Non era mai stato così spaventato in tutta la sua esistenza. Era spiazzato, non sapeva come gestire la cosa.
Chloe, nelle ultime settimane di assenza, doveva essersi molto preoccupata per lui. Lucifer lo sapeva con certezza - e non solo grazie all'esorbitante numero di chiamate e messaggi che lei gli aveva lasciato - perché la conosceva bene. Sapeva essere testarda, se voleva, e non dimenticava facilmente i torti che le venivano fatti, ma non esitava mai quando si trattava di aiutare le persone che le stavano intorno. Anche a rischio di soffrire lei stessa, o di mettere in serio pericolo la propria incolumità.
<<Tu meriti uno che sia degno di te, e non sono io>> avevo detto a Chloe quel giorno, sulla spiaggia, per sottofondo lo sciabordio ritmico delle onde dell'oceano.
Lei si era affrettata a scuotere il capo:<<Non ho detto questo, Lucifer>>
<<Lo so, infatti lo dico io>> provai a spiegarmi in maniera comprensibile <<Tu meriti una persona migliore perché tu, Detective, sei altruista da far venire la nausea, metti sempre tua figlia al primo posto anche se l'ingrata monella non contribuisce all'affitto>>
Con quell'ultimo commento la feci ridacchiare sottovoce.
<<Quindi meriti qualcuno degno di tanta grazia, che sappia che ogni scena del crimine ti spezza il cuore, anche se non lo ammetteresti mai, qualcuno che apprezzi il tuo noiosissimo secondo nome, Jane, ma soprattutto meriti qualcuno che sia buono come te. Perché, beh, tu sei speciale, e io- io non ti merito>>
<<Sì>> aveva replicato <<Probabilmente hai ragione>>
Faticava ancora a credere che poi lo avesse davvero baciato, appena pochi secondi dopo che aveva finito di elencarle tutti i suoi difetti, e tutti i motivi per i quali non avrebbe dovuto baciarlo.
E poi, ancora.
<<Perché mi fai questo?>>
<<Per provarti che non dovresti stare con Pierce>>
<<Perché ti importa con chi sto?!>>
<<Perché lui- lui non ti merita>>
<<E allora chi mi merita?>>
<<Una persona- una pe- una persona migliore>>
Era sempre stato quello il punto, il vero nocciolo della questione. Lucifer ora lo vedeva con dolorosa chiarezza, probabimente perché ormai era troppo tardi. Era sempre stata una questione di essere degno o no, per quanto lo riguardava. E aveva sempre combattuto con la bruciante sensazione di non esserlo affatto, nonostante il viso perfetto che si ritrovava e che ovviamente non aveva mai davvero apprezzato finché...beh, finché le cose non avevano preso una piega tragica ed inaspettata.
Ìl diavolo si passò una mano sul volto, cacciando indietro le lacrime, deciso a farsi un'altra generosa dose di pilloline colorate che lo aiutassero a dimenticare, almeno per qualche ora.
E l'avrebbe di sicuro fatto, se il ping delle porte dell'ascensore non avesse avuto l'immediato effetto di immobilizzarlo sul posto. A maggior ragione quando vide che la nuova arrivata non si trattava della sua migliore amica, ma di una certa donna bionda vestita con la sua solita eleganza un po' dimessa.
La vide guardarsi intorno, probabilmente faticando a comprendere come mai l'attico fosse quasi al buio, così disordinato e puzzasse di sigarette e superalcolici.
Di colpo, e forse per la prima volta da quando aveva iniziato quel lockdown autoimposto, il diavolo si pentì di non avere un aspetto migliore. Cioè, per quanto gli fosse ancora possibile.
<<Lucifer, Lucifer sei in casa?!>> esclamò la Detective, facendo qualche passo. E le brillanti luci a led dell'ascensore, accese tutto intorno alla sua sagoma sinuosa, formavano un fascio di luce che penetrava nel soggiorno dell'attico, squarciando la semioscurità.
L
'ex Portatore di Luce era come pietrificato, annientato, troppo spaventato per aprire bocca, muoversi o anche solo respirare a fondo.
Dopotutto era solo la Detective, no? Era lui ad essere cambiato, però, e non in meglio.
<<Sono qui>> riuscì a sussurrare alla fine, chiamando a raccolta ogni briciola del coraggio che gli era rimasto. Non era sicuro di aver parlato abbastanza forte perché lei lo sentisse, ma soprattutto non era certo che Chloe fosse davvero lì.
Com'era possibile che fosse diventata ancora più bella, in quelle settimane nelle quali non l'aveva vista?
Negli ultimi tempi i sogni, la realtà e i ricordi si erano alquanto mescolati tra loro, e il più delle volte non gli veniva così immediato riconoscere cosa fosse cosa.
Lei era davvero lì, oppure se la stava solo immaginando? Difficile dirlo.
<<Detective, sono qui!>> ripeté, stavolta un pochino più forte, mentre guardava Chloe aggrottare appena le sopracciglia e sporgersi per accendere la luce dall'interruttore della sala.
L'improvvisa esplosione di chiarore costrinse il diavolo a socchiudere gli occhi, ma permise alla Detective di darsi uno sguardo attorno.
Quell'attico era un vero disastro: bottiglie di alcol sparse un po' ovunque per terra, proprio come accadeva anche per una decina di libri lasciati dovunque capitasse e per una diversa dozzina di camicie abbandonate sul pavimento con noncuranza.
Chloe ebbe la conferma definitiva che il padrone di casa non stesse bene quando notò quanto fosse pallido, terribilmente pallido. I suoi occhi castani erano circondati da marcate occhiaie rossastre, come quella volta in cui si rifiutava di mettersi a dormire, anni prima. Ma la cosa più preoccupante era di certo l'abbigliamento del suo partner: indossava dei pantaloni color pervinca tutti sgualciti ed una camicia bianca di cui aveva saltato almeno un paio di bottoni. Tralasciando poi lo stato dei suoi capelli, che, sebbene fossero puliti come sempre, erano ben lontani dall'essere pettinati come loro solito.
Ci mancò poco che la Detective non si commuovesse, a quella vista. Il solo pensare a ciò che il diavolo doveva aver passato in quelle settimane di isolamento le spezzava il cuore, ed ecco perché quel giorno era venuta.
Sapeva più che bene che Lucifer non voleva visite, e soprattutto non voleva che fosse lei a fargli visita, ma sapeva anche - come Linda le aveva ricordato - che era una precisa caratteristica del diavolo, l'isolarsi proprio quando avrebbe avuto più bisogno di aprirsi e di lasciarsi aiutare.
Chloe avanzò in mezzo a quel casino che era diventato il soggiorno dell'attico, scansando un paio di pantaloni sul pavimento e arricciando il naso per l'acre e sgradevole puzzo di sigarette, finché non si ritrovò a pochi passi da Lucifer.
L'ex Portatore di Luce ebbe l'istintivo impulso di coprirsi il viso, per risparmiare alla Detective quella vista desolante, ma si convinse che, oramai, era davvero troppo tardi per pensarci.
<<Senti, Chloe, voglio->>
La bionda scosse la testa, gli occhi lucidi:<<Sta' zitto>> mormorò, per poi passargli le braccia intorno alla vita e stringerlo forte, forse più di quanto non avesse mai fatto prima.
Accomodò la testa contro il suo petto, inspirando a fondo l'odore della sua camicia, quello che amava tanto: c'era ancora; Parzialmente coperto da quello più acre del fumo e quello più bruciante dei superalcolici, ma era ancora lì. La Detective lo sentiva chiaramente.
Il diavolo, invece, era terribilmente confuso. Quella donna aveva la capacità di confonderlo come nessun altro essere umano aveva mai potuto fare: perché, per esempio, lo stava abbracciando in quella maniera? Perché lo stringeva così, come se ne andasse della vita di entrambi?
Non l'aveva visto in faccia, non aveva visto com'era adesso?
O lo abbracciava solo per pietà?
Comunque, a scanso di equivoci, e sicuro che quella sarebbe stata l'ultima occasione in cui avrebbe potuto starle così vicino, la strinse a sua volta tra le braccia, appoggiando lievemente il mento sulla sommità della sua testa.
<<Perché non hai- ti ho chiamato così tante volte, in questi due mesi, ma tu non mi hai mai risposto>> Chloe gli prese il volto tra le mani e lo scrutò con attenzione <<Hai idea di quanto mi sia preoccupata per te?>>
Lui rimase in silenzio, tentato di distogliere lo sguardo dal volto soave della sua Detective, che lo guardava così da vicino.
Ella chiaramente sapeva già, da pochi giorni dopo il suo scontro con Michael, di ciò che era successo alla sua faccia. Ecco, magari Lucifer non le aveva esattamente spiegato la gravità della situazione, limitandosi ad un vago accenno. Ed ora se ne pentiva, tremando all'idea di ciò che Chloe avrebbe detto, all'idea dei suoi grandi occhi chiari pieni fino all'orlo di disgusto. O di pietà. O di entrambe le cose.
Eppure, in quel momento, mentre lei teneva il suo volto tra le mani e lo sguardo fisso su di lui, il diavolo non riusciva a scorgere né l'uno né l'altra.
<<Mi dispiace, Chloe>> mormorò <<Sai, per i messaggi e le chiamate...e anche per il pessimo odore dell'attico. Ho dovuto rimandare di qualche giorno le pulizie di primavera, come avrai potuto notare>>
Tanto bastò per farla ridere, probabilmente per il sollievo che provava nell'averlo trovato ancora lì, piuttosto che per il suo scialbo tentativo di fare dell'ironia.
<<Al momento l'unica cosa importante è che tu stia bene>> lo rassicurò lei, accarezzandogli le guance <<Stai- stai bene?>>
<<Beh, Detective, ad essere onesto ho avuto periodi migliori>> la prese per mano e la portò fino al divano, quasi invitandola ad accomodarsi accanto a lui. Lei capì al volo l'antifona.
Il diavolo, da quando erano entrambi seduti, aveva tenuto lo sguardo incollato alla pelle del sofà, e fu per questo che ci mise un po' ad accorgersi di quanto fossero umidi gli occhi della Detective.
A quella vista, nonostante fosse consapevole di essere diverso, e anche molto, rispetto a prima, il suo primo impulso fu di consolarla. Il pensiero di averla fatta preoccupare, e di starla anche adesso facendo soffrire, non era un qualcosa che il diavolo prendesse alla leggera.
<<Non dovevo sparire così, mi dispiace tanto. Davvero. Avrei dovuto parlare con te e affrontare insieme...tutta questa situazione>> il diavolo fece per sfilarsi il fazzoletto dal taschino della giacca e darlo a Chloe perché, ma ben presto si ricordò di non indossare la giacca e di non avere nessun fazzoletto a disposizione.
La Detective sospirò a fondo, asciugandosi le guance:<<Mi dispiace che tu abbia pensato di non poterne parlare con me, ma sono più che contenta che tu sia ancora qui>>
<<Ancora qui?>>
<<Sì, Lucifer, ancora qui>> sospirò di nuovo, più a fondo, stavolta <<Magari sarà una stupida paranoia, ma alla cinquantesima chiamata alla quale non hai risposto, ho iniziato...a pensare che avessi intenzione di andartene ancora>>
Il diavolo si diede davvero dello stupido, a causa di quella disattenzione: come aveva potuto non pensare a come le sue azioni si sarebbero ripercosse su di lei? Si sarebbe davvero preso a pugni, in quel momento.
<<Io non vado da nessuna parte, sono stato chiaro?>> specificò Lucifer, serio <<Resterò per sempre, se- se è quello che desideri anche tu>>
La Detective si trattenne a malapena dall'impulso di scattare in piedi:<<Cosa signfica? Certo, che è quello che desidero! Eri tornato dall'Inferno da così poco tempo, Lucifer, e ti sei praticamente all'istante rinchiuso qui dentro!>>
Il diavolo tacque, aspettando che lei ci arrivasse da sé, e sorpreso, in realtà, che non ci fosse ancora arrivata. Perché come poteva non notare la grossa cicatrice che gli tagliava in due il volto?
Chloe si accoccolò sul divano, mettendosi più comoda ed avvicinanosi così a Lucifer:<<È per questa, non è vero?>> ora, nello sguardo della sua partner, egli scorgeva solo viva tristezza <<Ecco perché sei sparito, ed ecco perché ti sei rifiutato di parlare con me di ciò che ti ha fatto Michael>>
Il diavolo distolse lo sguardo, girando un po' la testa di lato, come se ciò fosse abbastanza per nasconderle la cicatrice:<<Infatti>> sussurrò a mezza voce, ed il cuore non gli era mai battuto tanto forte <<Si riduce sempre tutto a questo, no? Al fatto che io non ero degno di te prima, e chiaramente non lo sono nemmeno ora. Lo capirò, Detective, se...non vorrai più avere niente- niente a che vedere con me>>
<<Adesso basta dire cazzate>> la freddezza negli occhi di Chloe sorprese anche Lucifer. Non l'aveva d'altronde mai sentita ricorrere a espressioni anche solo minimamente volgari.
<<Sei un vero stupido, Lucifer Morningstar, e non mi conosci affatto, se davvero sei ancora convinto di non essere degno di me, o che questo>> ed accenno al suo volto <<possa in alcun modo cambiare ciò che provo per te>>
Il diavolo affilò lo sguardo, entusiasta nell'udire quelle parole così dolci, confortanti e amorevoli. Sì, erano quasi troppo belle, per essere vere.
<<Detective, ascolta, tutti sappiamo quale persona altruistica tu sia e sia sempre stata>> allungò una mano per tornare a stringere quella di Chloe <<Ma tu non hai visto il modo in cui le persone mi guardano adesso...Non potrà più essere la stessa cosa. Io sono diverso, ora. Sono cambiato, chiaramente non in meglio, ed il punto è che non voglio tu ti senta in qualche modo vincolata a me, o che ti senta in dovere di mentirmi per farmi sentire meglio, perché, beh, io ti amo>>
<<Ti amo>> gli fece eco lei, portandosi la sua mano alle labbra e baciandola.
Il diavolo sospirò:<<Io voglio che tu sia felice, Chloe, tu meriti di essere felice, e la verità è che - per quanto mi risulti doloroso ammeterlo - io non sarò mai in grado di renderti felice. Non così, non per quello- non per quello che sono adesso>>
Il suo volto era contratto in una smorfia, come se avesse assaggiato qualcosa di estremamente aspro, ed il suo sguardo continuava a rifiutarsi di rimanere fisso su quello della Detective.
Chloe Decker sbatté più volte le palpebre, tentando di ricacciare indietro le lacrime:<<Tu mi dici che tra noi non potrà più essere la stessa cosa, dici di essere diverso, di essere cambiato, ma io mi rifiuto di credere che sia così...>>
<<È così che stanno le cose, Detective, e tu lo sai>> Lucifer accennò un sorriso, accarezzandole piano una guancia per scostarle qualche capello sfuggito alla sua coda di cavallo.
<<No, non è vero>> Chloe slittò un po' più vicina lui, accorciando la distanza tra i loro due volti <<Io sono ancora la Detective e tu sei ancora l'angelo di cui mi sono innamorata. Lo vedi? Tutto identico a prima, non è cambiato assolutamente niente>>
Gli asciugò le guance con i pollici, sfregando delicatamente, con affetto.
Lui tirò sul con naso:<<Com'è possibile che- che ti vada bene così?>> domandò, sinceramente perplesso <<Non provi pietà per me o - chessò - disgusto all'idea di toccarmi?>>
Perché, in poche parole, Chloe lo guardava nello stesso modo in cui lo guardava prima, come quando ancora non aveva una cicatrice a deturpargli la faccia in modo così orribile? Sembrava quasi come se lei, per qualche strano gioco di luci, non fosse in grado di vederla. Come quando, proprio all'inizio, lei era l'unico umano immune alla sua magia, l'unica alla quale non riusciva a fare rivelare i desideri.
<<No, che non provo né pietà né disgusto>> la Detective scosse la testa, sorridendogli appena <<Non più del solito, comunque>>
Il diavolo la guardò attentamente, per diverso tempo, rimanendo nel più completo silenzio.
<<Sai, Chloe, a volte temo davvero che ci sia qualche cosa di grave che non va, in te>>
<<Come, scusa?>>
<<Voglio dire: la prima volta che mi hai baciato, per esempio. Avevo appena finito di elencare tutte le mie...qualità meno lusinghiere. Ti avevo dato almeno dieci buoni motivi per starmi lontana, in pratica, eppure tu- Ancora oggi mi sorprende, quando ci ripenso>>
Mentre parlava guardava Chloe, monitorando con attenzione ogni sua reazione, aspettandosi da un momento all'altro di vedere riflessi sul suo volto sentimenti che l'avrebbero distrutto. Eppure, almeno per il momento, non ven'era la più piccola traccia.
<<Anche adesso continui ad ostinarti a dire di voler stare con me, che sono degno di te, nonostante->> prese un respiro profondo, con l'impressione che gli mancasse l'aria <<Nonostante lo vediamo entrambi, che la mia faccia è stata smaciullata...quasi quanto lo è stata la mia autostima>>
Chloe aveva incrociato le braccia, ed ora lo guardava con aria critica, quasi invitandolo a finire il proprio ragionamento.
<<Quello che voglio dire è che fatico a comprendere che cosa ti spinga ad agire in questa maniera>> il diavolo le sorrise, pensando a quanto gli era mancata nei precedenti mesi <<Il tuo modo di ragionare mi risulta piuttosto oscuro, al contrario di quello degli altri esseri della tua stessa specie>>
I bisogni degli esseri umani erano di solito comprensibili a primo impatto, perché piuttosto elementari, in realtà: bere e mangiare (soprattutto se gratis) e poi sesso, tanto sesso, sesso a palate. E le serie tv, ovviamente, anche se quest'ultimo aveva fatto la sua comparsa solo da qualche decennio.
Lucifer non metteva in discussione che anche Chloe fosse soggetta a queste leggi universali, eppure ella si spingeva oltre, soprattutto quando si trattava di lui. Era questo, a confonderlo.
O forse, ciò che lo confondeva di più, era proprio che lei lo trattasse così bene, e si ostinasse a farlo, e lo facesse a maggior ragione quando egli se ne sentiva meno meritevole.
La Detective si avvicinò ancora di più al suo fianco, riprendendogli il volto tra le mani e tenendoselo talmente vicino da obbligarlo a guardarla dritta negli occhi.
<<Vuoi che ti illumini riguardo al mio modo di ragionare?>> gli domandò, e mentre parlava le sue labbra rosse sfioravano quelle del diavolo.
Lui annuì.
<<Penso che dovresti lasciare che sia io, a giudicare se sei degno o meno di stare con me>>
Lucifer annuì una seconda volta, e poi diede l'impressione di voler aprire bocca per dire qualcosa.
<<E penso anche>> continuò Chloe <<che sarebbe ora, di iniziare a stare insieme come una coppia normale>>
<<Normale?>>
La Detective lo abbracciò forte, stringendolo a sé, ed il diavolo si distese accanto a lei, con la testa appoggiata alla sua spalla. Per la prima volta dopo due mesi, sperava di riuscire a dormire più di un paio d'ore filate.
Chloe rise piano, godendosi la sua vicinanza, e gli passò le dita tra i capelli spettinati:<<Sì, beh, "normale" si fa per dire...>>
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top