L'inaspettato (1)
Gwen riuscì a trascinarsi fino alla porta di casa della detective Decker, nonostante il dolore ai muscoli, e bussò forte. Era notte fonda, e la ragazza aveva guidato fino a lì, mentre con una mano cercava di fermare il sangue che le sgocciolava dal naso.
Ne sentiva il sapore in bocca.
<<Chloe, ti prego, apri la porta!>> gridò tra le lacrime, quasi pregando che la sua amica non avesse il sonno troppo profondo, quella notte.
<<Ti prego!>>
La Detective, svegliata di colpo da una voce familiare di qualcuno che urlava, si era precipitata alla porta.
Quando la spalancò rimase sconcertata dallo spettacolo che le si palesò di fronte.
La ragazza mora aveva un enorme livido al lato del naso, e perdeva sangue da entrambe le narici.
Anche la maglia bianca che indossava era in più punti macchiata di rosso acceso.
La frangia della sua amica Gwen era appiattita, mentre il resto dei suoi capelli a caschetto erano spettinati.
La Detective si sbrigò a metterle un braccio intorno alla vita, ma lei sussultò, facendo per sottrarsi al suo tocco, seppur fosse delicato.
Chloe decise di non provare a toccarla, non finché non si fosse accertata delle condizioni della ragazza:<<Ce la fai ad andare a sederti sul divano?>> le domandò.
Gwen annuì.
La Detective scattò in bagno a prendere del cotone e del disinfettante, in stato di massima allerta, e poi tornò, più in fretta che potè, ad inginocchiarsi davanti alla sua amica.
Gli occhi neri della donna che ora sedeva sul divano di casa Decker erano pieni di lacrime, ed il suo volto pallido.
Chloe non perse tempo: si avvicinò piano a lei, e, più delicatamente che potè, iniziò a tamponarle la pelle sopra il labbro superiore, per pulirla.
Porse un batuffolo di cotone e della carta igienica alla sua amica, perché si asciugasse il sangue manmano che quello usciva dalle narici.
<<Tieni la testa piegata in avanti, Gwen>> le disse, appoggiandole una mano sulla spalla.
Gli occhi chiari della Detective valutavano con attenzione quella contusione, mentre la loro proprietaria era più che preoccupata.
Che cos'era successo alla sua amica?
Il livido sul suo setto nasale indicava un trauma da corpo contundente piuttosto violento, o forse un pugno.
Intanto Gwen tremava di paura e di dolore, tamponandosi l'emorragia e pensando terrorizzata a che cosa gliela avesse causata.
<<Sei ferita da qualche altra parte?>> le domandò Chloe, e lei strinse le labbra, cercando di dissimulare. Non poteva farle vedere tutto il resto.
Ma la Detective non era facile da ingannare:<<Per favore, Gwen, parlami>> le sussurrò <<Voglio aiutarti, ma per farlo ho bisogno che tu parli con me, che tu mi dica cos'è suc->>
La mora scosse la testa con veemenza, tra le lacrime che continuavano a solcarle le guance:<<Non posso>> singhiozzò <<Mi dispiace, Chloe, i-io non posso parlarne>>
La Detective si alzò da in ginocchio, ed andò a sedersi accanto a lei:<<Sono della polizia, il che significa che non devi avere paura: ora ci sono io qui>>
La bionda era molto affezionata a Gwen, sebbene si conoscessero solo da pochi anni, da quando cioè Lucifer gliela aveva presentata, ed il suo cuore si spezzava al pensiero che qualcuno le avesse fatto del male.
<<Sei ferita da qualche altra parte?>> ripetè la domanda, cercando di mantenere la calma e di valutare se fosse o meno il caso di aspettare fino al mattino dopo per portarla all'ospedale.
Gwen si morse il labbro, continuando a tremare, ma trovò la forza di annuire, in segno d'assenso.
<<Dove?>> chiese ancora la Detective.
L'altra sospirò, ma infine si decise a tirarsi delicatamente su l'orlo della maglietta bianca.
Chloe aggrottò le sopracciglia, ancora più preoccupata, notando che sullo stomaco della ragazza spiccavano diversi lividi di colore rosso molto acceso, segno che fossero recenti. Dovevano procurarle molto dolore. E poi, accanto a quelli, la Detective poteva notarne alcuni di colori più tenui, come il bluastro, il giallo o il marrone chiaro.
<<Che è successo, Gwen?>> le domandò, alzandole piano la testa da sotto il mento. Era chiaro che, in qualunque modo si fosse procurata quegli ematomi, non era stato un episodio isolato.
<<N-Non capiresti>> si limitò a risponderle la ragazza, mentre il dolore a tutto il corpo stuzzicava i suoi occhi, costringendola a piangere ancora.
Chloe scosse la testa, ed io suoi lunghi capelli biondi oscillarono:<<Fai fatica a respirare?>>
<<A-A volte>> mormorò quella.
La Detective scattò in piedi, senza perdere altro tempo:<<Va bene, dammi due minuti per vestirmi, okay? Ti porto al pronto soccorso>>
<<No, ti prego, ti prego: niente pronto soccorso!>> gridò Gwen, coprendosi il viso con le mani e scoppiando di nuovo in lacrime.
La bionda gliele fece abbassare con gentilezza, contenta che il naso dell'amica avesse smesso di sanguinare, ma ansiosa per quella reazione così violenta da parte sua.
<<Tesoro, devo portarti al pronto soccorso, lo capisci, vero? È per il tuo bene>> Chloe manteneva un tono di voce basso e rassicurante.
<<Per favore>> si limitò a pregarla Gwen, sempre più pallida <<Per favore, non portarmi all'ospedale, non voglio andarci!>>
La Detective le passò piano una mano tra i capelli:<<Perché no? I dottori ti aiuteranno e si accerteranno del tuo stato di salute. Ed io prometto che non ti lascerò da sola, nemmeno per un attimo>>
L'altra gemette, abbandonandosi contro lo schienale del divano, con lo stomaco che le pulsava per il dolore.
Non poteva farsi portare al pronto soccorso, ma non perché temeva che le venisse fatto del male: sapeva che, una volta lì, i medici avrebbero voluto sapere la modalità con cui si era procurata quei lividi sul volto e allo stomaco. E lei non poteva parlarne. Non poteva.
<<No, Chloe>> mormorò con un filo di voce.
<<Vuoi che chiami Lucifer?>> le chiese la bionda.
Sapeva che il diavolo amava Gwen più di quanto non amasse sé stesso, ed era ben consapevole che l'avrebbe portata in ospedale di peso, pur di farla curare.
<<No!>> gridò la mora, ancora più preoccupata di prima <<Non dirlo a Lucifer, ti prego. N-Non dirglielo, lui non deve saperlo>> si portò entrambe le mani al ventre, emettendo un gemito straziante.
<<Va bene>> la Detective si rese conto che doveva giocare d'astuzia <<Ma almeno lascia che ti porti un bicchiere d'acqua fresca>>
Gwen annuì, sofferente, senza nemmeno aprire gli occhi.
L'altra, da parte sua, si sentiva in colpa perché sapeva che stava per ingannare una sua amica, ma era consapevole di non avere scelta. Lo faceva per il suo bene.
Si diresse in cucina e riempì un bicchiere di acqua del rubinetto, e, nel frattempo, tirò fuori il cellulare e compose il nome di Lucifer.
Il diavolo era da pochi giorni a Las Vegas, per valutare l'apertura di un Lux anche in quella città, ed espandere così l'attività.
<<Pronto?>> sussurrò, perché la ragazza nell'altra stanza non la sentisse.
<<Pronto, Detective!>> esclamò il diavolo, allegro.
<<Senti: ho bisogno che torni subito ad LA, chiaro?>> tagliò corto lei <<Molla tutto quello che stai facendo e vieni qui all'istante>>
<<Che succede?>> il tono di voce di Lucifer era cambiato all'istante.
<<Si tratta di Gwen...l-lei è...>>
<<Lei è che cosa, Detective?!>> il cuore del diavolo saltò un battito.
<<È venuta a casa mia, un quarto d'ora fa, col naso che sanguinava e con dei brutti lividi...Non so cosa le sia successo, perché non vuole dirmelo, e non vuole nemmeno che la porti al pronto soccorso>>
<<Venti minuti e sono lì>> disse Lucifer, dopo un lungo intervallo di tempo nel quale rimase nel più completo silenzio
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