Inno a Lucifer

È inutile che io avverta aver compreso nel nome di Satana tutto ciò che di nobile e bello e grande hanno scomunicato gli ascetici e i preti con la formola "Vade retro Satana"; cioè la disputa dell'uomo, la resistenza all'autorità e alla forza, la materia e la forma degnamente nobilitate [...] Bisogna tornarci su, su questa poesia, e con molta attenzione.

E voi l'avete presente, quella sensazione quasi dolorosa d'improvviso vuoto allo stomaco?

Il Portatore di Luce l'aveva presente; altroché, se l'aveva presente.

L'aveva provato così a lungo, per così tanto tempo, da non riuscire più a ricordare prima, come si sentisse prima.

Quando suo Padre, Dio, l'aveva fatto cadere, punendolo così per la sua ribellione, la prima ribellione della Storia, egli aveva creduto che il suo castigo sarebbe stato governare sull'Inferno.

Lucifer aveva creduto che suo Papà volesse torturarlo, intrappolandolo nel Regno del Tormento nel quale finiva ogni peccatore; rendendolo sia signore sia schiavo, senza possibilità di liberarsi.

Ci aveva messo miliardi di anni, eppure, alla fine, aveva realizzato che non era esattamente così: certo, il suo soggiorno forzato all'Inferno non era stato pensato per essere una rilassante vacanza, eppure non era quella, la vera punizione.

La vera punizione era stata la Caduta.

Non nel senso di ripudio, non nel senso di allontanamento dal Paradiso, né dalla grazia di suo Padre, ma solo e soltanto nel significato fisico che la parola stessa suggeriva.

Lucifer era precipitato per nove giorni e nove notti, l'aria gelata che gli percuoteva il volto, le braccia, le gambe, e le grandi ali candide, che una volta erano state le più luminose di tutte, non avevano ora la forza necessaria ad arrestarne la caduta, le piume strappate dalla violenza dell'attrito.

Era doloroso, terribilmente doloroso, ed egli stesso non sarebbe stato in grado di discernere se soffrisse maggiormente per il dolore ai muscoli o per la consapevolezza di ciò che egli stesso aveva determinato.

Le lacrime che gli scendevano sulle guance venivano quasi immediatamente spazzate via, come se si congelassero, solo per poi essere polverizzate dal vento che lo percuoteva.

Avrebbe potuto rimanere in silenzio, avrebbe potuto abbassare la testa e mordersi la lingua.

Se l'avesse fatto, ora sarebbe stato ancora l'angelo più splendente di tutta la Città d'Argento ed avrebbe conservata intatta tutta la propria gloria.

Avrebbe potuto, ma non c'era riuscito.

Suo Padre solo sapeva per quanto tempo e con quanta volontà l'aveva tentato, ma invano: non era in grado - e nemmeno voleva - accettare l'ordine "naturale" dell'Universo.

Era ingiusto e profondamente sbagliato: perché doveva adorare una creatura egoista come suo Padre, perché doveva accettarlo come suo signore e padrone, perché lasciare che determinasse ogni aspetto della sua vita, fin nei minimi dettagli?

Era ingiusto e profondamente sbagliato, certo, ma se Lucifer l'avesse accettato, ora nulla di tutto quel disastro sarebbe accaduto. Lui non sarebbe caduto.

Eppure ribellarsi era stata la scelta più saggia che avesse mai preso in tutta la sua esistenza, e d'altronde era stata l'unica vera scelta, che egli avesse mai potuto prendere in tutta la sua esistenza.

Ribellarsi era l'unica maniera in cui aveva potuto conquistare la propria libertà, l'unica maniera in cui aveva potuto conquistare il Libero Arbitrio.

Il vero Libero Arbitrio, e non quello che suo Padre predicava, falsamente, di concedere ai suoi figli/pedine.

Dio sosteneva di lasciar ognuno libero - angeli ed uomini - di decidere in modo autonomo se fare il bene o il male, quale strada tracciare e seguire.

Peccato che poi non mancasse mai di punire, ed aspramente, coloro i quali decidevano di fare il male... non era libertà, né tantomeno Libero Arbitrio: quello era un ricatto.

Il più grande e meglio mascherato ricatto di tutti i tempi.

Lucifer non aveva voluto sottostarvi e perciò era stato castigato, privato di qualunque potere o prestigio egli possedesse e fatto cadere, per l'unica colpa che egli avesse, e cioè la colpa di agognare ad un'autentica libertà.

Ed ora era libero, in effetti, perché non aveva più nulla da perdere... Ma a quale prezzo, pagava ora la propria superbia?

Il Portatore di Luce non poteva pentirsi della propria scelta, e tuttavia, se avesse potuto prevedere le conseguenze del suo gesto, forse il coraggio di compierlo gli sarebbe venuto meno.

L'impatto col terreno fu devastante, sollevò una tempesta di polvere che oscurò la luce del Sole per giorni, sprofondando la Terra in un'oscurità quasi completa ed innaturale.

Tuttavia, l'aspetto peggiore fu, forse, che Lucifer non provava alcuna sofferenza.

Avvertiva lo scrocco secco che producevano le sue ossa mentre si spezzavano di netto, ed il sapore salato e metallico del sangue che gli inonandava il palato, eppure non provava dolore.

La Luce di Dio, l'angelo più glorioso di tutti, fu così sbalzato in mezzo alla notte ed all'oscurità, ed intanto cadeva, e cadeva, e cadeva, in un supplizio eterno.

Sarebbe mai finita?

Che ne sarebbe stato di lui?

Sarebbe stato apprezzato, elogiato, innalzato a divinità, in virtù del valore del suo gesto, dell'esempio che avrebbe rappresentato? Oppure sarebbe stato colpevolizzato, avrebbero fatto di lui un capro espiatorio, sul quale sfogare ogni frustrazione e senso d'inadeguattezza?

Lucifer conosceva l'umanità abbastanza, sebbene essa fosse di recente creazione, da prevedere la risposta a quel suo interrogativo.

Un sorrisetto gli attraversò il volto scroticato e sanguinante, ricoperto di lividi.

Quella, quella sarebbe stata la sua punizione eterna: il suo nome sarebbe stato associato ad ogni nefandezza che sarebbe mai stata compiuta, per tutta l'eternità, nei secoli dei secoli, Amen.

E continuò a cadere.

Tu spiri, o Satana,
Nel verso mio,
Se dal sen rompemi
Sfidando il dio

De' rei pontefici,
De' re crüenti:
E come fulmine
Scuoti le menti.

[...]

Salute, o Satana,
O ribellione
O forza vindice
De la ragione!

Sacri a te salgano
Gl'incensi e i vóti!
Hai vinto il Geova
De i sacerdoti.

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