Il nuovo tenente (7)
[Forse vorrete andare un attimo a recuperarvi i capitoli precedenti]
Lucifer camminava avanti ed indietro per il soggiorno di casa di Michelle, cercando di scrollarsi di dosso la sensazione d'ansia che si era impadronita di lui: era quasi l'una di notte e il Tenente non era ancora rientrata a casa.
Le aveva telefonato sul cellulare personale una trentina di volte, e su quello fornitole dalla polizia per le chiamate inerenti al suo lavoro almeno una cinquantina.
Non gli piaceva affatto quella situazione.
Sapeva quanto lei stesse soffrendo per il loro ultimo caso. Di certo, il fatto che sua madre, quella che anni prima aveva provato ad ucciderla, fosse una dei principali sospettati non era d'aiuto.
Ma era tardi; fuori dalla finestra il sole era tramontato da ore intere sulla Città degli Angeli, che adesso, come ogni sera, esplodeva di vita notturna.
E di Michelle ancora nessuna traccia.
Il diavolo era sul punto di uscire per cercarla, quando la porta di casa si spalancò di colpo, andando a sbattere contro il muro con un gran botto.
<<Oh, sono contento di saperti->>
Lucifer si bloccò di colpo, perché con un solo sguardo si rese conto che qualche cosa non andasse. E non per la giacca e i pantaloni in pelle del Tenente, che erano completamente fradici, - cioè, sì, anche per quello - ma soprattutto per l'insolito rossore sul suo viso. Nonché per gli occhi lucidi.
Ebbe la conferma definitiva dei suoi sospetti quando Michelle, nel tentativo di richiudere la porta di casa, inciampò all'indietro senza apparenti motivi e riuscì a ritrovare l'equilibrio soltanto all'ultimo momento.
<<Ciao, Luci>> lo salutò, buttando la borsa nera sul pavimento con noncuranza.
<<Ciao...>> il diavolo affilò lo sguardo <<Ti senti bene?>>
<<Benissimo, sto alla grande!>> esclamò Michelle, la voce roca ed impastata <<Erano mesi che non mi sentivo così bene, oh, non ne hai la minima idea- tu lo sapevi che la gradazione alcolica di una bevanda aumenta, se ci- se vi si immerge della frutta?>>
Andò verso il divano, barcollando appena, e poi si buttò su di esso praticamente di peso, ridendo sottovoce.
<<Qualcuno ci è andato giù pesante con la tequila...>> Lucifer andò a sedersi accanto a lei, apprensivo.
<<Tequila?>> il Tenente tentò di rimettersi seduta, ma poi decise che sarebbe stato più divertente rimanere distesa <<Negroni. E poi qualcos'altro. Credo. Sai come funziona, no? Un drink tira->> sì rotolò a pancia in giù, godendosi l'effetto dell'alcol sul suo organismo. Ogni suo movimento le pareva ovattato, come se si stesse dibattendo dentro una matassa di lana da filare.
Lucifer sospirò a fondo, in verità rassicurato nel vederla a casa sana e salva. Beh, più o meno.
<<Sai che c'è?>> mormorò Michelle, tentando di schiarirsi la voce <<Quando dicevano che bere non serve a niente, perché non ti fa dimenticare i problemi, hai presente, no? Le solite cazzate che ti dicono i genitori, e soprattutto se tuo padre è un prete- vabbè, dicevo che avevano ragione, lui e gli altri idioti>>
Riuscì finalmente a mettersi seduta dritta, appoggiandosi al braccio di Lucifer.
<<Insomma, immagino di essere ubriaca>>
<<Sì, cara, decisamente>>
<<Eppure ricordo ancora tutti i miei casini!>> Michelle si prese la testa tra le mani, spettinandosi ancora di più i capelli castani <<Dovrei trovare qualcos'altro da bere>> e fece per alzarsi in piedi, ottenendo solo il risultato di ricadere sul divano grigio.
<<Ecco, dubito che bere ancora sia una buona idea...>> le toccò piano una spalla, da dove la giacca di pelle fradicia che indossava iniziava a sgocciolare <<Perché invece non pensiamo a qualcos'altro? Qualcosa di meno dannoso per la tua salute, se possibile>>
Michelle si accoccolò contro il suo fianco, col volto schiacciato contro la sua camicia color pervinca, ed ispirò a fondo il suo costoso profumo.
<<Ho sempre adorato il tuo odore>> sbiasicò, mentre lui le circondava la vita con un braccio <<Sai di vestiti firmati e droga sintetica>>
Questo lo fece genuinamente ridere:<<Mi chiedo come tu abbia fatto ad ubriacarti così, Tenente>> le spostò piano una ciocca di capelli bagnati da davanti la bocca <<Davvero, quanto hai bevuto?>>
<<Troppo. Davvero. Troppo>> si lamentò, scandendo le parole con delle pause troppo lunghe. Passò poi a portarsi una mano allo stomaco, facendo una leggera smorfia.
<<Tu resta qui. Vado a prenderti un bicchiere d'acqua>> si liberò gentilmente dalla sua stretta e si diresse verso la credenza della cucina, dalla quale tirò fuori una tazza fucsia. Sperò vivamente che Michelle non stesse iniziando ad avere la nausea.
<<Mi dispiace- E guarda che sono seria- Non avrei dovuto. Mi dispiace>> la sentiva farfugliare a intervalli regolari di circa dieci secondi. Ciò che ella intendeva dire era che le dispiaceva di esseri ridotta in quello stato, e anche che Lucifer dovesse vederla così.
<<Fidati di me, cara: domani mattina appena sveglia sarai molto più dispiaciuta>> le disse lui, porgendole la tazza piena d'acqua ed osservandola bere, mentre con una mano le accarezzava la schiena.
<<Manda giù piano...>> sussurrò il diavolo, preoccupato che deglutire tanta acqua in un colpo solo potesse farla stare peggio. Per quanto ne sapeva, in realtà, l'acqua era d'aiuto in caso di ubriacatura, - e ne aveva, di esperienza -, tuttavia era anche vero che prima non gli era importato mai granché degli umani che si ubriacavano al Lux. Di questa umana, al contrario, gli importava eccome.
<<Quest'acqua non sa di acqua>> si lamentò il Tenente a mezza voce, d'improvviso apparendo sul punto di mettersi a piangere <<Ci hai messo dentro dell'alcol?>>
Lucifer le prese la tazza vuota dalle mani e la appoggiò sul pavimento:<<È la tua bocca che sa di alcol, tesoro>> assicurò <<Ora va meglio?>>
Lei gli si appoggiò ancora addosso, scuotendo piano la testa in segno affermativo e stringendosi a lui.
<<Anche se dici di essere il diavolo->>
Lucifer roteò gli occhi:<<Io sono il diavolo, cara>>
<<Sì, lo dici sempre!>> Michelle aveva di colpo gridato a pieni polmoni <<Il punto è- voglio soltanto dirti che sei un amico fantastico>> aggiunse, utilizzando un tono di voce accettabile.
Il diavolo abbassò lo sguardo sui cappelli spettinati di lei, notando che iniziavano ad inzuppare anche la giacca e la camicia che indossava, proprio come stava accadendo al divano. Tuttavia non si mosse di un millimetro e si astenne dal risponderle.
Quella donna sapeva bene cosa lui provasse per lei; probabilmente aveva solo bevuto troppo per ricordarlo.
<<Sì, tu sei un amico fantastico, Luci>> continuò il Tenente, dopo aver alzato la testa dalla sua spalla <<Sei un grandissimo amico, per me, okay? P-perché noi due siamo- beh, siamo amici, grandi amici e basta>>
Gli occhi del diavolo si specchiavano in quelli azzurri ed arrossati del Tenente, e solo allora egli parve rendersi conto di quanto lei gli stesse vicina. Insomma, erano mesi che dormivano abbracciati, ma quello, quel tipo di vicinanza, era una cosa del tutto diversa.
<<Stavo dicendo->> continuò Michelle, iniziando a giocare con il primo bottone della camicia del diavolo <<Per provare che io e te siamo solo amici, e non c'è nuuuuulla di più di questo>> fece un ampio movimento col braccio <<Credo che dovremmo fare sesso>>
Lucifer si allontanò d'improvviso dal volto del Tenente, piuttosto sorpreso di dove il suo discorso era andato a parlare:<<Questa è la prima e l'ultima volta che dirò una cosa del genere in tutta la mia esistenza, ma non penso proprio sia il caso di fare sesso>>
Michelle allargò le braccia, sbattendo una mano contro il muro dietro il divano:<<Quindi mi stai dicendo che non ti piaccio?!>> esclamò <<Scortese>> commentò poi, più a bassa voce, incrociando le braccia.
<<Ti sto dicendo che non è il caso di fare sesso, dal momento che non ti reggi neanche in piedi>> replicò lui, cercando di convincersi che quella che stava facendo fosse la cosa giusta. Non gli fu difficile, comunque: sapeva che, se Michelle fosse stata sobria, di certo non sarebbe mai venuta a letto con lui.
Loro due erano bloccati in una specie di limbo. Era triste, molto triste, ma vero. E, purtroppo per il diavolo, sapeva bene che portarsela a letto da ubriaca non avrebbe che peggiorato drasticamente la situazione.
<<Andiamo, pensavo fossero mesi che non desideravi altro!>> esclamò ancora Michelle, infastidita <<Tutta quella tensione sessuale accumulata, per niente...>>
<<Purtroppo per me, cara, tu non sai quello che stai dicendo>> il diavolo si spostò un po' più in là sul divano, tanto per stare sul sicuro <<E domani mattina sarà più imbarazzante di quanto avessi immaginato>> aggiunse, sospirando.
Michelle slittò verso di lui, colmando la distanza che Lucifer aveva appena messo tra loro. Ci vollero diversi minuti perché ricominciasse a parlare; e, per allora, i suoi occhi non erano resi lucidi soltanto dal Negroni. Due lacrime le scivolavano piano giù per le guance arrossate.
<<Domani mattina vorrò ancora venire a letto con te, ma->> singhiozzò appena <<Ma sarò sobria e dovrò tornare a- a fare finta di non volerlo>>
Il diavolo si sentì stringere il cuore, ma era conscio di non poterci fare nulla:<<Vieni qui>> le disse.
Lei non se lo fece ripetere due volte, sprofondando nel suo abbraccio.
L'ex Signore dell'Inferno la tenne stretta, cercando di imprimersi in testa quella sensazione, quei momenti, l'istante nel quale lei gli aveva proposto di fare sesso...
Era piuttosto certo che non gli sarebbe più ricapitata, una tale fortuna. Era come aveva detto il Tenente.
<<Dormi?>> le sussurrò all'orecchio dopo un po', dal momento che lei stava immobile e in silenzio.
<<Anche tu ti ubriacheresti, se tuo padre ti odiasse e tua madre avesse provato ad accoltellarti a morte>> mormorò, le parole soffocate dal tessuto della camicia del diavolo, senza nemmeno disturbarsi a rispondere alla sua domanda.
Se c'era uno che poteva comprenderla, quello era di certo Lucifer, il quale non aveva esattamente dei rapporti sani e appaganti con nessuno dei suoi genitori.
<<Non preoccuparti, adesso>> accarezzò piano i suoi capelli <<Dormi qualche ora, e vedrai che troverai il modo di sistemare ogni cosa>>
Michelle mugugnò qualcosa di incomprensibile, accomodandosi meglio addosso a lui, e si convinse a chiudere le palpebre.
<<Mi dispiace tanto di aver bevuto. Non avrei dovuto. È stato- è stato terribilmente irresponsabile, da parte mia>> sbiasicò qualche secondo dopo, dischiudendo appena le labbra.
<<Capita anche ai migliori. Prendi me, per esempio: senza questo metabolismo soprannaturale, sarei in uno stato di costante annebbiamento>> si piegò per lasciarle un leggero bacio tra i capelli <<Anche se proprio non capisco perché tu non mi abbia chiamato, sai? Mi hai fatto preoccupare. E sarei stato più che felice di portarti a casa, se tu ti fossi degnata di farmi uno squillo. O di rispondere ad una sola delle mie ottanta chiamate...>>
<<Non volevo farti preoccupare>> alzò il viso per guardarlo negli occhi <<E neanche ubriacarmi...e neanche condurre l'interrogatorio a mia madre, oggi...né innamorarmi di te>>
<<Wow, devi essere proprio ubriaca fradicia>> commentò il diavolo, senza però riuscire a trattenere un mezzo sorrisetto.
<<E vuoi sentirla, un'altra cosa daaavvero patetica? Per tutta la vita mi sono sentita in qualche- mi sono sentita sbagliata, p-p-per questa>> ed accennò alla propria cicatrice <<E ti assicuro che non so perché te ne sto parlando, non dovrei, ma comunque ormai sono qui, perciò->> sospirò a fondo, ed una lacrima le solcò la guancia destra <<Domani me ne pentirò di certo>>
<<Andiamo, Tenente, non dire così>> Lucifer abbassò lo sguardo nel suo <<So cosa intendi, so cosa significhi sentirsi indegni. Chi meglio del diavolo, giusto? Ma non c'è niente di sbagliato in te, Michelle. Anzi, tu sei talmente perfetta che mi spaventi, alle volte>>
Lei rise forte:<<Cavoletti, sicuro di non essere ubriaco anche tu?>> gli passò entrambe le mani sul volto, soffermandosi sull'accenno di barba scura che gli ricopriva le guance.
<<Posso baciarti?>> sussurrò Michelle, sfiorando le labbra di lui con le proprie mentre parlava.
Questa volta il diavolo fece davvero fatica, a rifiutarla guardandola dritta negli occhi, i loro volti letterlamente ad un paio di centimetri di distanza.
Il Tenente si allontanò un po', lasciandogli spazio:<<C'ho provato>> commentò.
<<Facciamo così>> provò a mediare Lucifer <<Tu chiedimi di baciarti domani, quando sarai sobria, e ti assicuro che non ci penserò due volte. E farò volentieri anche sesso con te, più volte, e, sai, in...tutte quante le posizioni>>
<<Ma certo>> lei fece schioccare la lingua contro il palato <<Sappiamo entrambi che non lo farò>>
<<Perché mai? Hai passato anni a fare sempre e solo la cosa giusta. Per una volta soltanto potresti provare a fare quello che desideri davvero>>
<<Mmh>> sospirò Michelle, sbadigliando contro il suo petto <<Sembra qualcosa che direbbe il diavolo...>>
E Lucifer trattenne una risata.
Il Tenente aprì lentamente gli occhi, per poi strizzarli quasi all'istante a causa dell'intensa luce mattutina che penetrava in casa dalla finestra sul soffitto.
<<Oh, Dio!>> esclamò, pochi istanti dopo, rìcordando ogni dannata cosa successa la notte precedente.
Il viaggio in moto fino al bar, l'alcol, la camminata fino a casa sotto la pioggia battente e Lucifer...Di come gli avesse proposto di fare sesso, di come si fosse stizzita quando lui aveva rifiutato...
Anche se questo non spiegava in alcun modo come mai si fosse svegliata distesa sul letto, né perché diavolo fosse completamente nuda.
<<Oh, no, no, per favore...>>
Alzò appena le coperte e vi guardò sotto, quasi sperando di sbagliarsi. Invece no: altroché, se era nuda.
Inspirò a fondo, tentando di ignorare quanto puzzasse di alcol, e facendosi l'appunto mentale di non bere più così tanto, soprattutto se Lucifer era nelle vicinanze.
Si passò entrambe le mani sul volto e tra i capelli umidicci e annodati:<<Oh, Dio! Come mi è saltato in mente?!>>
Era sul punto di mettersi ad urlare per la frustrazione, e l'avrebbe forse fatto, se non avesse udito qualcuno che si schiariva la voce.
E quel qualcuno era ovviamente il diavolo in persona - o almeno così sosteneva lui -, morbidamente appoggiato ad uno stipite della porta della sua camera da letto.
<<Non preoccuparti, mio Padre è uno che perdona>> le rivolse un gran sorriso sornione <<Beh, a parte quando si tratta di me>>
Il Tenente alzò appena la testa dal cuscino, soltanto per poi risbatterla all'indietro, furiosa con sé stessa per tutta quella faccenda.
Si sentiva il volto bollente - il rossore delle sue guance era ormai fuori controllo -, ed estremamente imbarazzata, ma si rese conto che avrebbe dovuto dire qualche cosa, prima o dopo.
Si alzò piano a sedere sul letto, attenta a far sì che le coperte non le scivolassero via di dosso:<<Io- diciamo che mi ricordo, cos'è successo ieri sera>> riuscì a parlare ad alta voce, ma non a guardare Lucifer in faccia <<E nessuno dei miei ricordi spiega in alcun modo perché non dovrei avere i vestiti addosso, per cui...>>
Lui venne a sedersi vicino ai suoi piedi:<<Vuoi dire che non ricordi quando sei svenuta, ti sei risvegliata e non la smettevi più dire che volevi fare la doccia, così ho dovuto portarti a letto di peso per evitare che ti ammazzassi?>>
Il Tenente distolse lo sguardo, ancora più rossa in volto:<<Sì, forse è un bene che non me lo ricordi>> sussurro, sconsolata. Era già abbastanza avvilita al ricordo di quanto si fosse lasciata andare.
<<E non ti ho ancora detto di quando hai iniziato a lamentarti dei vestiti bagnati, del fatto che ti dessero un fastidio assurdo->>
Michelle si batté il palmo della mano libera sulla fronte:<<Oh, andiamo, no, non dirlo!>>
<<C'hai messo quasi dieci minuti, solo per toglierti i pantaloni>>
Lucifer era raggiante quella mattina, davvero. Sprizzava gioia da tutti i pori; Michelle non l'aveva mai visto tanto felice da quando l'aveva conosciuto.
<<Dev'essere stato divertente, vedermi in quello stato...>> sussurrò, ancora troppo avvilita per togliersi la mano dalla faccia.
Lucifer gliela prese e la strinse nella sua:<<Se con "in quello stato" intendi nuda, allora sì, ammetto che è stato dilettevole. Ma ero piuttosto preoccupato che ti sentissi male, o che vomitassi>>
Soltanto allora lei riuscì a guardarlo negli occhi, ed era la prima volta, dal suo risveglio di quella mattina.
<<A proposito, cara: stai bene?>>
<<Mi sento uno straccio usato>> rispose lei, sbuffando <<Ma è colpa mia, dopotutto, quindi non dovrei lamentarmi. È il Terzo principio della dinamica>>
<<Su, non essere così dura con te stessa! Di solito gli umani mi si buttano addosso dopo pochi minuti di conversazione, mentre a te ci sono voluti mesi interi, e l'hai fatto solo perché eri ubriaca, perciò direi che è un bel tra->>
Ma un'occhiata assassina da parte del Tenente lo convinse che, forse, non era il caso di terminarla, quella frase.
<<Almeno siamo d'accordo sul fatto che stanotte è stata un errore, e che va assolutamente dimenticata>>
Lucifer alzò un sopracciglio, con fare scettico:<<Se per "va assolutamente dimenticata" intendi che non devo farne parola con nessuno, non hai da temere. Porterò il segreto nella- beh, si fa per dire, visto che sono immortale, ma credo tu abbia afferrato il concetto>>
<<Sì, qualcosa del genere>>
Lui stesso si sentiva meglio, nel vederla più serena (ma soprattutto sobria).
Si alzò in piedi, esibendosi in uno dei suoi classici movimenti aggraziati:<<Ottimo, cara, allora, sempre se te la senti, sarebbe ora di andare al lavoro>>
Michelle aggrottò le sopracciglia:<<Oh, merda>> sussurrò, ed il suo sguardo cadde sulla sveglia appoggiata al comodino. Segnava le undici meno dieci.
<<Oh, merda! Ma perché non mi hai svegliata in tempo?!>>
<<Ho solo pensato che qualche ora di sonno in più ti avrebbe fatto bene>> rispose Lucifer, scrollando le spalle <<Comunque ho mandato un messaggio alla Detective per dirle che io e te saremmo stati trattenuti>>
Il Tenente strabuzzò gli occhi:<<Non posso crederci!>> esclamò, incredula, passandosi le mani tra i capelli.
<<Tranquilla, cara, la Detective sa mantenere un segreto>> stava dicendo Lucifer, mentre faceva manovra con la Corvette per infilarsi in un parcheggio.
<<Lo spero>> si limitò a replicare Michelle, aprendo la propria portiera e fiondandosi giù dall'auto in gran fretta. Era quasi mezzogiorno, era in ritardo, e, come se questo non fosse già di per sé esercitabile, Decker - e probabilmente anche molti altri - avrebbero pensato che lei e Lucifer fossero andati a letto insieme.
Molti già lo pensavano, dal momento che quasi ogni mattina arrivavano al lavoro insieme, con la differenza che di solito non avevano quattro ore di ritardo.
Per non parlare poi dell'eventualità che Chloe Decker avesse parlato con qualcuno del messaggio mandatole da Lucifer; le voci correvano velocissime, tra le mura della centrale di polizia.
Lui affermava che la sua partner non fosse affatto tipo da spargere pettegolezzi, e in verità non pareva così nemmeno al Tenente, ma la verità era che non ne aveva la certezza matematica.
Quest'uragano di pensieri affollarono la mente di Michelle, susseguendosi in successione rapidissima, dal momento in cui scese dall'auto di Lucifer a quello in cui si ritrovò di fronte all'entrata principale della stazione di polizia.
Avrebbe davvero fatto a meno di venire in macchina con lui, se solo avesse avuto una scelta, ma la sua moto era rimasta parcheggiata di fronte al bar della notte precedente, e non avevano certo il tempo di tornarla a prendere prima di recarsi al lavoro.
Odiava anche il pensiero di aver rallentato l'indagine della quale sua madre era per ora la principale sospettata, di cui si stavano appunto occupando la detective Decker ed il suo consulente civile: se non l'avesse trattenuto lei, Lucifer sarebbe già arrivato al lavoro.
<<Beh, vogliamo entrare, o intendi aspettare di ricevere un qualche segnale divino?>> la voce del diavolo la riscosse dai suoi pensieri <<Perché rischia di essere una lunga attesa>>
Michelle si strinse nelle spalle, tremando di freddo. Sebbene in verità si trattasse di una giornata calda e anche piuttosto soleggiata, gli effetti della sbronza abbassavano in maniera drastica la sua temperatura corporea.
<<Su, dai, entriamo>> si decise alla fine, spalancando la porta e tenendola aperta anche per Lucifer.
La situazione non parve così drastica come ella aveva temuto. La maggior parte dei poliziotti e detective presenti, intenti a lavorare alla propria scrivania o a chiacchierare in piccoli gruppetti, sembrò a malapena accorgersi del loro arrivo. Quasi tutti le fecero un cenno con la testa, alcuni le rivolgevano un <<salve, Tenente>> di pura cortesia, per poi ributtarsi nelle proprie conversazioni o nei fascicoli che stavano leggendo.
Nessuno parve troppo sorpreso di vedere Lucifer arrivare con lei, cosa che accadeva da mesi, anche se mai così in ritardo.
A quel punto Michelle iniziò davvero a rilassarsi, traendo un sospiro di sollievo mentale.
<<Buongiorno!>> esclamò Lucifer, sedendosi sul bordo della scrivania della sua partner, quando vi arrivarono.
<<Ciao>> gli sorrise la Detective, per poi alzare la voce per salutare anche lei.
<<Buongiorno, Tenente>>
<<Buongiorno>>
Michelle fu davvero tentata di fiondarsi nel proprio ufficio, ma qualcosa la trattenne, come un magnete.
<<Senta, Decker, ci sono novità?>> non ci fu bisogno che specificasse riguardo a cosa.
<<Sì, in effetti: sua ma->> Chloe si morse il labbro <<La sospettata ha rilasciato una nuova dichiarazione, questa mattina. Ho redatto un rapporto e gliel'ho lasciato sulla scrivania>>
<<Grazie mille>>
Detto questo, il Tenente giudicò fosse davvero il momento di andare nel suo ufficio. La Detective sembrava a posto, nel senso che non aveva rivolto a lei né a Lucifer alcuna occhiata strana, né tantomeno fatto commenti allusivi.
Chiuse la porta dietro di sé, godendosi il riverbero del sole che le accarezzava il volto, riflesso attraverso la grande vetrata della stanza.
Si sentiva ancora piuttosto debole a causa dell'alcol, ed avvertiva un leggero mal di testa sulla nuca, ma niente che non potesse affrontare.
Certo, l'imbarazzo con Lucifer sarebbe durato per un bel pezzo, ma Michelle era confidente che, dopo aver risolto il caso, avrebbe avuto tempo per occuparsi anche di quello.
Si sedette alla propria scrivania, afferrando il fascicolo al quale aveva accennato la detective Decker, e preparandosi a leggero. Per il momento, e finché non fosse tutto finito, quella era la sua priorità assoluta.
Allora lo spalancò, mentre il cuore le rombava nel petto, ma non ebbe il tempo nemmeno di metterci gli occhi sopra, perché il suo cellulare squillò.
Sullo schermo campeggiava la parola Papà, il che sorprese alquanto il Tenente. Il rapporto col padre era buono, quasi idilliaco, finché era stata una bambina, ma poi, da una certa età in poi, si era incrinato irrimediabilmente fino a frantumarsi.
Erano mesi e mesi che non lo sentiva al cellulare, e l'ultima volta che l'aveva visto era stata quella volta in chiesa quando aveva beccato lei e Lucifer nel confessionale.
E a lei, volendo essere sincera, stava benissimo anche così.
<<Sì, pronto?>> disse, dopo essersi costretta ad accettare la telefonata. Dopotutto, parlare con suo padre avrebbe potuto aiutarla col caso, magari dandole una prospettiva diversa.
<<Ma sentila, con quale spavalda noncuranza ha il coraggio di rispondere al cellulare!>> la voce di suo padre era intrisa di veleno, cosa che di solito accadeva soltanto dopo che lei aveva fatto qualcosa per farlo incazzare (qualcosa che sarebbe stato irrilevante per chiunque, eccetto che per lui).
<<Ma in che senso, scusa?>> replicò Michelle, più sorpresa che indispettita.
<<Oh, ma certo, chiaramente non puoi ricordarti di cosa parlo! Immagino che fossi troppo ubriaca!>>
<<Com'è possibile->> non riusciva a capacitarsi di come suo padre avrebbe mai potuto venire a sapere di ciò che aveva fatto la notte prima.
<<Ascoltami bene, signorina: ti conviene darti un contegno, e farlo anche in fretta>> il suo tono di voce era tanto acido da sembrare in grado di pugnararla al cuore <<Ma lo capisci che, così facendo, mi fai diventare lo zimbello di tutti? O sei troppo stupida per arrivarci da sola?!>>
Michelle sbatté più volte le palpebre:<<Lo zimbello di tutti?>> domandò <<Ma di cosa stai parlando?!>>
<<Parlo del fatto che mia figlia non si comporta come dovrebbe, del fatto che non capisce cosa sia davvero importante nella vita!>>
Quello era il motivo per il quale lei ed il padre si sentivano il meno possibile. Lui non mancava mai sbatterle in faccia tutto il proprio disprezzo.
<<Parlo del fatto che mia figlia si sia dimostrata completamente incapace di vivere una vita degna, la vita che io avrei voluto per lei!>> poteva sentirlo gridare a pieni polmoni anche attraverso il cellulare <<E invece no, è voluta entrare in polizia...certo, come se ne avesse le capacità! Ed ora sta pure diventando una maledetta alcolizzata, proprio come sua madre!>>
Il Tenente avrebbe voluto dire qualcosa, ma non poté farlo. Non riusciva ad aprire bocca.
<<Che c'è, Michelle?! Quale sarà, il tuo prossimo passo sulla via della dannazione?! Tentato omicidio, ferirai qualcuno con un coltello da cucina?! O forse arriv->>
Il Tenente terminò la chiamata, trattenendosi a fatica dal buttare per terra il cellulare. Quello era troppo. Davvero, davvero troppo.
Ma come si permetteva?
Si prese la testa tra le mani, fece un paio di lunghi respiri profondi e tentò di calmarsi.
Una tale rabbia le ribolliva al centro del petto da farla sentire sul punto di esplodere, come una bottiglia di champagne alla quale viene fatto saltare il tappo.
Suo padre si comportava duramente con lei - molto duramente - ormai da decenni, ma non si era mai spinto a tanto, prima d'allora.
Paragonarla a sua madre? Paragonarla alla donna che l'aveva quasi uccisa, che le aveva strappato la possibilità di vivere una vita normale?
Come si era permesso?
Michelle era talmente incazzata che avrebbe volentieri preso a pugni qualcuno, o qualcosa. O anche peggio.
Era talmente incazzata, ma talmente incazzata, che non ci pensò due secondi ad afferrare il grosso vaso di vetro all'angolo della scrivania, e buttarlo per terra.
Guardò la sua caduta, la forza di gravità che lo attirava ineluttabilmente verso il pavimento, ed il momento in cui impattò col suolo. I grandi pezzi nei quali si frantumò con un suono acuto che andò ad infrangersi contro le pareti dell'ufficio. Il bouquet di girasoli che stava al suo interno si ritrovò così riverso a terra, in mezzo al laghetto creato sulle piastrelle dall'acqua nella quale stava immerso.
Michelle si risedette sulla sedia girevole, senza distogliere lo sguardo dal disastro del quale era appena stata la causa scatenante.
C'era un che di poetico, quasi magico, nel caos, nella distruzione, nel disgregamento di atomi che portava un materiale come il vetro a spezzarsi...
Non era stato granché utile, non l'aveva calmata. La rabbia che le covava nel petto - e non solo per suo padre, ma anche per sua madre e per ciò che era successo con Lucifer, e anche per il resto, tutto il resto - quella rabbia era ancora lì, immutata.
Però era stato poetico, questo il Tenente non poteva negarlo (e neanche il fatto che ora avrebbe dovuto mettere tutto a posto, poteva fare alcuna differenza).
Raccolse con attenzione i ciocchi dal pavimento, gettandoli nel cestino, ed infine fece lo stesso con i fiori, rimasti sgualciti dalla violenta caduta. A Michelle dispiacque buttarli via, ma dopotutto non è che li stesse uccidendo, perché erano di fatto morti da tempo. Era come se li avesse liberati, in un certo qual senso.
Si era appena riseduta alla scrivania, apprestandosi a leggere il fascicolo contenente la dichiarazione di sua madre, quando qualcuno bussò piano alla porta dell'ufficio.
<<Avanti!>>
Un certo diavolo fece la sua comparsa, sorridendole con affetto, dolcemente:<<Come ti senti?>> richiuse l'uscio dietro di sé <<Perché la scorsa notte eri piuttosto, beh, piuttosto messa male>>
Il Tenente era già pronta per rispondergli a tono, ma poi non lo fece. Una folgorazione subitanea la colpì con violenza:<<Lucifer, sei un dannatissimo genio!>> esclamò, scattando in piedi <<Ci vediamo tra due minuti, okay? Tu fammi il favore di riunire tutta la squadra in sala riunioni>>
Il diavolo si accigliò, ma si affrettò ad eseguire:<<È davvero sexy, quando mi dai ordini>> commentò solo, per poi lasciare l'ufficio.
Fu così che, circa cinque minuti dopo - tre in più del previsto - il Tenente, Lucifer, Chloe, Daniel ed Ella si trovarono nella stessa stanza.
I primi due parlottavano un po' in disparte, vicino alla finestra, mentre Daniel era seduto al tavolo a mangiare un po' del suo amato pudding. Il medico legale era intenta a scambiarsi messaggi WhatsApp con uno dei suoi fratelli, cercando di combinare una cena di famiglia rimandata troppo a lungo.
Quando il Tenente entrò tutti e quattro smisero di fare ciò che li stava tenendo impegnati, predisponendosi all'ascolto.
Michelle non andò a sedersi al tavolo, ma rimase in piedi, appoggiata con la schiena alla porta della sala riunioni.
<<Vorrei parlarvi della nostra sospettata...ovvero - come tutti qui sappiamo - mia madre>> fece una breve pausa, scrutando i volti dei presenti <<So che non è professionale, che io mi occupi di questo caso, eppure eccoci qui...E so che sapete tutti come andò quella notte, cosa mia madre mi fece, ma ciò che forse non avete considerato a dovere è la circostanzialità dell'evento>>
<<Cosa intende?>> chiese Dan, cercando di buttare via il contenitore di plastica del suo pudding senza farsi troppo notare.
<<Intendo che quella sera mia madre era ubriaca, ed in più lei e mio padre si erano separati da poco; in poche parole si trovava in una brutta situazione, era messa male. Immagino- sì, che tutti questi fattori l'abbiano spinta verso una reazione violenta. In questo caso, invece, per quanto ci provi, non vedo il movente, nessun elemento che possa giustificare l'atto di infilzare a morte una ragazza>>
Lucifer sorrise appena, cercando di non farsi notare, capendo finalmente cosa ella intendesse pochi minuti prima.
<<Stamattina io e Daniel abbiamo interrogato il signor Simon Randy, l'addetto alle pulizie di quella parte del carcere dove era rinchiusa sua madre>> la informò la Detective <<È stato necessario torchiarlo un po', ma alla fine ha confessato come la signora Bolt gli avesse offerto ventimila dollari per pulire la cella della sospettata due volte più del solito, durante la scorsa settimana. A patto che lo facesse utilizzando guanti di lattice, e non i soliti>>
<<Voleva incastrarlo>> fu il diavolo a dare voce a ciò che tutti stavano pensando.
Michelle gli rivolse una breve occhiata:<<Sì, ma i guanti non impediscono di lasciare impronte? E poi perché mai proprio in lattice? Voglio dire, è troppo specifica per essere una condizione insignificante...>>
<<No, infatti non è insignificante>> fu Ella Lopez a prendere la parola <<I guanti in lattice, come quelli da chirurgo, sono uno dei pochi tipi di guanti che non impedisce a chi li indossa di lasciare impronte digitali. In più, visto che la settimana scorsa è stato davvero caldo, e visto che pulire è un lavoro stancante, Simon doveva avere le mani piuttosto sudate. E indovinate cosa succede, se le mani di qualcuno sudano?>> si rispose da sola <<Le impronte digitali lasciate risultano molto più chiare>>
<<Quindi ora è la signora Bolt la principale sospettata>> tirò le somme il Tenente <<Ma perché mai la direttrice del carcere avrebbe dovuto volere morta una guardia?>>
<<Qualunque fosse il motivo, sappiamo che ha pagato una bella cifra per cercare di far ricadere la colpevolezza sul signor Randy. I soldi sono sempre un buon movente per uccidere, e sembra proprio che la signora Bolt ne possedesse una grande quantità...>> il detective Espinoza si sfregò le mani, ancora umidicce per i residui di pudding.
Il Tenente sospirò:<<Vi risulta che ci sia un qualche collegamento tra la vittima, la signorina Matthews, e la direttrice del carcere? Magari si conoscevano ed avevano qualche questione irrisolta?>>
<<La direttrice ha affermato di non conoscere la vittima, di non averla mai vista prima che fosse assunta>> replicò Daniel, l'unico dei cinque ad aver interrogato la signora Bolt.
<<E invece i suoi colleghi?>> domandò ancora Michelle, incrociando le braccia sul petto <<L'avevano mai sentita litigare con la signora Bolt, o, non lo so, ha mai detto loro qualche cosa che potrebbe esserci d'aiuto?>>
Chloe Decker sfogliò le pagine del proprio taccuino per gli appunti, ma scuoteva già la testa bionda sormontata da un elegante chinon:<<Hanno detto tutti che si trattava di una ragazza allegra e vitale, ma che non la conoscevano bene perché era appunto stata assunta da sole tre settimane>>
Michelle si concentrò sulla bionda:<<Lei che ne pensa, Decker?>> le domandò.
Sapeva che un punto di vista diverso, e soprattutto quello di una Detective efficente come lei, spesso poteva fare la differenza nella risoluzione di un caso.
<<Beh, vista la confessione che sua madre ha rilasciato poco prima che arrivasse lei, direi che->>
<<Purtroppo non ho fatto in tempo a leggere il suo rapporto, potrebbe riassumerlo in poche parole?>>
Chloe annuì:<<Anche lei sospettava della signora Bolt. La signorina Matthews le aveva confidato di aver notato qualcosa di strano, di "marcio", da quando era stata assunta, e che probabilmente la Direttrice ne era l'artefice>> e mimò il gesto delle virgolette con le mani <<Purtroppo si è rifiutata di rivelare di più a sua madre riguardo i propri sospetti, preoccupata di "esporsi più di quanto non avesse già fatto">>
Il Tenente scostò una sedia a rotelle da sotto il tavolo e ci si sedette:<<Quindi si sarebbe trattata di un'esecuzione...>> si passò una mano tra i capelli, respirando a fondo. Qualunque fosse l'affare losco in cui la signora Bolt era invischiata, quello che era certo era che era stata pronta ad uccidere per proteggerne la segretezza.
Si sedette anche Lucifer, proprio accanto a Michelle:<<Ma perché lasciare il cadavere proprio nella cella di tua madre? Ci sono modi più facili per far tacere qualcuno per sempre, e soprattutto luoghi meno videosorvegliati per compiere l'omicidio>>
Il Tenente ci pensò su, senza riuscire ad arrivare ad una risposta soddisfacente a quell'interrogativo legittimo. Almeno finché non ricordo una cosa che sua mamma le aveva detto il giorno precedente, durante l'interrogatorio.
Il diavolo vide il volto della donna illuminarsi di una scintilla quasi divina:<<Mia madre ha detto che, nonostante lei e la vittima si conoscessero da poco, avevano stretto una specie di amicizia...E se in verità Rachel Matthews avesse scoperto più di quanto crediamo, riguardo l'affare losco della direttrice?!>>
La signorina Lopez batté una mano sul tavolo:<<La signora Bolt sapeva che c'era la possibilità che Rachel avesse rivelato a sua madre i dettagli di ciò che aveva scoperto, essendo sua amica!>>
<<Questo spiegherebbe il perché del cadavere trovato nella sua cella, nonché un'altra cosa che mi era sembrata fuori posto->> considerò Chloe, ma fu il suo ex marito a completare la frase:<<Il fatto che la vittima fosse stata accoltellata in pieno collo, proprio come accaduto per- p- per lei, Tenente. Qualunque giudice avrebbe riconosciuto un pattern, e di certo creduto che sua madre fosse la colpevole di quest'omicidio. Che l'avesse fatto di nuovo>>
<<Avrebbero allungato la sua condanna>> si intromise Lucifer <<Non sarebbe mai più uscita da quella prigione>>
<<E non avrebbe potuto rivelare a nessuno quello che la direttrice temeva sapesse...>> nella mente di Michelle quella teoria iniziava ad acquisire sempre maggiore credibilità. Aveva senso, aveva perfettamente senso. Tutto combaciava.
<<Sì, ed il signor Randy avrebbe svolto la funzione di ripiego>> disse il medico legale <<Se mai le accuse contro sua madre fossero cadute, sarebbero sempre state trovate le impronte digitali dell'inserviente sull'arma del delitto. Non sarebbe stato possibile risalire a lei in alcun modo>>
<<Purtroppo per lei, il signor Inserviente ha però avuto un imprevisto lampo di coscienza, ed ha vuotato il sacco>>
Chloe alzò una delle sue sopracciglia finemente disegnate in direzione del suo partner:<<Non sapeva niente dell'omicidio che avrebbe coperto, se avesse accettato. A quanto pare si trovava in difficoltà economica con una figlia da mantenere, e quando gli sono stati offerti soldi così facili non si è fermato a fare troppe domande>>
<<Bene>> il Tenente si alzò dalla sedia <<Grazie a tutti voi, ottimo lavoro>> ed uscì dalla stanza, lasciando che la porta sbattesse dietro di lei.
Pochi minuti dopo qualcuno bussò ad un'altra porta, quella del suo ufficio:<<Entra pure, Lucifer!>> esclamò, mentre stava appoggiata coi palmi delle mani alla propria scrivania e si sforzava di fare respiri profondi.
<<Sono io, Tenente>>
Michelle alzò la testa e quello che vide non fu il diavolo, ma Chloe Decker, la quale entrò con riverenza, quasi timidamente.
<<Si sente bene?>>
<<Sì, tutto a posto>> pensò di sorridere alla bionda, per dimostrarle che stava davvero bene, ma poi decise di lasciar perdere. Mentire era sempre stata una cosa che aveva fatto mal volentieri.
<<Volevo solo assicurarmene, e chiederle il permesso di iniziare ad indagare sulla signora Bolt. Se ha precedenti penali, o anche solo civili...Vedo di procurarmi una prova abbastanza forte, che regga in tribunale>>
Il sorriso che il Tenente tirò fuori, a queste parole, fu autentico:<<Grazie mille, Detective, lei è sempre molto d'aiuto. Sia a me, sia a questo dipartimento>>
Chloe Decker rise sottovoce:<<Sono felice di essere d'aiuto>> disse, appoggiando una mano alla maniglia della porta <<E mi perdoni se lo trovo divertente>>
La mora si accigliò, in attesa di una speigazione per quel comportamento.
<<Di solito l'unico a chiamarmi così come mi ha chiamata lei - Detective - è Lucifer>> ma non diede il tempo all'altra il tempo di replicare, perché subito uscì dalla stanza.
Il Tenente tornò ad appoggiarsi alla scrivania e tornò a fare respiri profondi, cercando di ignorare i postumi dell'ubriacatura, i quali, pur essendo l'ultimo dei suoi problemi, le arrecavano un discreto fastidio.
Doveva concentrarsi, ed essere lucida più che le fosse possibile in un momento del genere.
E non doveva pensare a come la facesse sentire il fatto che, alla fine, a quanto pareva, sua madre non era più la principale sospettata. Sembrava proprio che non avesse ucciso quella povera ragazza, che non fosse tornata a fare del male. Un'altra cosa alla quale avrebbe fatto meglio a non pensare era che, proprio in quel momento, la donna che le aveva rovinato la vita si trovava nello stesso edificio in cui si trovava lei, chiusa in una cella.
Era talmente vicina che se si fosse messa ad urlare più forte che poteva, lei l'avrebbe udita senza nemmeno bisogno di concentrarsi.
Meglio non pensare a come questo la facesse sentire, meglio non pensare a come suo padre le aveva parlato solo poco prima, meglio non pensare a ciò che era successo con Lucifer la notte precedente...C'erano un sacco di cose, alle quali era meglio non pensasse, che non le sarebbe dovuto risultare difficile concentrarsi su quelle poche a cui doveva invece pensare.
Ma ci sarebbe riuscita, proprio come aveva sempre fatto. Doveva riuscirci.
Non aveva scelta.
<<Tenente Pierce!>> esclamò un ragazzo di colore vestito in divisa blu, che spalancò di colpo la porta del suo ufficio, facendola sobbalzare sulla sedia <<Venga, venga subito!>>
Tanto bastò perché la donna scattasse in piedi, il suo corpo già in tensione, e si fiondasse dietro al poliziotto.
In effetti, un gruppetto di persone si era riunito proprio negli immediati pressi dell'entrata del locale detenzione, dove si trovavano le celle del dipartimento.
La massa di agenti parlava animatamente, tutta insieme, dando vita ad un intenso e disorientante brusio.
Nella sollecitazione del momento Michelle non scorse nessuno della squadra e nemmeno Lucifer, ma si poteva stare ben certi che quella piccola folla scorse il suo arrivo, poiché si zittì di colpo e le fece spazio.
Seguì il poliziotto che l'era venuta a chiamare - Twinkleberg, le pareva si chiamasse - fino al locale detenzione, un ambiente lungo e stretto, di circa venti metri per otto.
Vi trovavano posto sette celle, all'interno delle quali non c'era altro che una brandina-panchina-letto, e che erano separate l'una dall'altra da una sottile parete di cartongesso.
Tutto il resto dell'ambiente, illuminato da una sola, piccola finestrella quadrata sulla parete opposta, presentava il nero come colore predominante.
La prima cosa che il Tenente notò fu un poliziotto a terra, disteso sul pavimento di cemento armato, mentre dal suo petto si allargava una pozza di sangue vermiglio. Il pallore estremo del suo volto non lasciava dubbi sulle sue condizioni. Aveva la testa abbandonata sulla base di un termosifone, quasi come se l'avesse appoggiata lì apposta, come se si trattasse di un cuscino.
Michelle portò d'istinto la mano destra alla pistola, estraendola dalla fondina e tenendola pronta a sparare, se fosse stato necessario. Pochi metri più avanti, notò tre agenti che ne tenevano sotto tiro un quarto, un ragazzo alto e biondo.
Ai suoi piedi, sul pavimento scuro, spiccava una pistola d'ordinanza alla quale era stato agganciato un silenziatore: quelli che lo tenevano sotto tiro dovevano avere intimato al biondo di buttarla, come da procedura.
Quella situazione le rivoltava lo stomaco, davvero, perché iniziava ad avvertire un pessimo presentimento.
Il poliziotto con le pistole puntate addosso era proprio di fronte alla cella in cui avevano rinchiuso Sally Baker, sua madre.
Il Tenente iniziava ad avere un pessimo, pessimo presentimento. Qualcosa di grave era accaduto.
La donna fece qualche altro passo in avanti - soltanto un paio -, mantenendo la pistola saldamente spianata di fronte a sé, e quella nuova scena del crimine le si dipanò davanti agli occhi.
Sua madre, l'occupante della cella numero cinque del dipartimento, era distesa sul pavimento in una posa scomposta. Per uno scherzo della mente, il Tenente si soffermò per prima cosa sui suoi tratti del volto, sugli occhi chiusi, sull'espressione rilassata e sui capelli neri scompigliati dalla caduta. Le ci volle quale altro secondo, per rendersi conto che il volto di Anne era pallido come porcellana, ed i suoi vestiti bianchi insudiciati in più punti da sprazzi vermigli.
Sulla felpa bianca che sua madre indossava, ed in particolare sulla porzione superiore di essa, quella coincidente col suo petto, si faticava a scorgere una sola porzione rimasta candida: il tessuto era completamente inzuppato di sangue, e lo stesso si poteva dire per una buona porzione del pavimento della cella.
Michelle non era esperta di scienza forense, ma era al contrario un'eccellente tiratrice: il poliziotto doveva aver esploso diversi colpi, forse tre o quattro, in direzione della vittima. A quella distanza così ravvicinata, anche un solo proiettile sparato dritto al petto sarebbe stato in grado di uccidere praticamente sul colpo.
Al Tenente ci vollero tuttavia ulteriori sei, sette secondi, per ricordare come quella donna fosse sua madre, e non soltanto la vittima di un omicidio eseguito a sangue freddo.
Sally Baker giaceva per terra, morta, in un lago di sangue, ed allora la sua unica figlia si piegò sulle ginocchia, sfiorando con una mano le sbarre della cella che le divideva.
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