Il nuovo tenente (4)
<<Tu sei strano, nelle ultime settimane. Molto strano>> Chloe seguì lo sguardo del suo partner, puntato verso la porta dell'ufficio del Tenente <<Anche più del solito>> aggiunse.
<<Sì?>> il diavolo si sistemò meglio appoggiato alla scrivania della Detective, ascoltandola appena.
<<Sì>> replicò lei, schioccando le dita per attirare la sua attenzione <<C'entra qualcosa con il tenente Pierce?>>
Chloe Decker affilò lo sguardo, nell'attesa di una risposta, ben consapevole del fatto che Lucifer non mentiva mai.
Lui si passò le mani sulla giacca indaco:<<Pensavo che avessimo un nuovo caso>>
<<Ma certo, abbiamo un nuovo caso>> la bionda sorrise sotto i baffi, mentre faceva segno al suo consulente civile di seguirla <<È però vero che io e te siamo partners, perciò, nel caso tu volessi parlare di qualcosa, qualunque cosa, potresti farlo...>>
Lucifer la raggiunse nel claustrofobico ascensore del dipartimento, e la guardò mentre spingeva il pulsante per il piano terra.
<<Va bene, Detective, di che cosa vuoi che parliamo?>>
Chloe era la persona che lo conosceva meglio di tutte, perciò era consapevole che non avrebbe potuto continuare ad evitare l'argomento per sempre. Meglio togliersi subito il pensiero.
<<Della tua mega cotta per il Tenente, per esempio>> lo prese amichevolmente in giro lei.
In effetti Lucifer avrebbe dovuto aspettarsi una domanda del genere, anche perché, nonostante tutti gli sforzi che aveva fatto per non darlo a vedere, ormai tutto il dipartimento si era accorto del cambiamento nel suo modo di fare. Verrebbe da credere che il diavolo sia più abile a mantenere un segreto, ma quella situazione era completamente nuova per lui, e non era sicuro di come comportarsi per far sì che ciò che provava non risultasse evidente a chiunque.
<<Incredibile!>> commentò ancora Chloe <<Lucifer Morningstar che rimane senza parole!>>
L'ex Signore dell'Inferno le rivolse una mezza occhiataccia:<<Ma come sei spiritosa, complimenti>> replicò in fretta <<Mi sorprende che tu non abbia fatto carriera come attrice>>
La Detective alzò gli occhi al cielo sorridendo, scuotendo la testa e facendo dondolare la sua coda di cavallo.
La mattinata passò lenta, troppo lenta, per quanto riguardava Lucifer, al quale veniva difficile concentrarsi sul suo compito, a causa della testa piena di immagini e ricordi riguardanti una certa donna dagli occhi di ghiaccio.
Chloe, che ovviamente era troppo sveglia e conosceva il suo partner ed amico troppo bene per non aver già capito ogni cosa, non lo richiamò nemmeno una volta, lasciandolo in pace con i propri pensieri.
Le scapparono solo un paio di sorrisi, quando lo vedeva con lo sguardo perso nel vuoto e gli occhioni color cioccolato languidi ed a forma di cuoricini.
I due tornarono alla stazione di polizia che erano quasi le tre di pomeriggio, senza avere la minima idea del tornado che si era scatenato al suo interno, durante la loro assenza.
<<Che è successo qui?>> domandò Chloe alla signorina Lopez, appoggiata all'entrata del suo laboratorio <<Sembra che sia esplosa una bomba>>
I dolci occhi scuri di Ella erano in effetti velati di preoccupazione, dettaglio che di certo non sfuggi alla Detective:<<È per il Tenente>> rispose il medico legale.
L'attenzione di Lucifer si focalizzò su di lei, non appena le sentì dire quelle quattro paroline.
<<Ricordate che stava lavorando a quell'importantissimo caso, quello riguardante la mafia russa, no? Oggi, poco dopo che siete usciti, è arrivata la notizia che le avevano sparato a trecento metri dal Molo di Santa Monica>>
La Detective deglutì a fondo, ricordando chiaramente quanto facesse male un proiettile, ma in pochi secondi il suo sguardo si focalizzò su Lucifer.
Il diavolo si era accigliato, e la sua espressione ricordava quella di un uomo che aveva appena ricevuto un pugno allo stomaco, o ingurgitato in un sorso una spremuta troppo aspra.
Il suo cuore aveva preso a battere forte, ed il suo stomaco si era ribaltato dolorosamente, dandogli l'impressione di essere sul punto di vomitare.
<<Se la caverà?>> chiese Chloe alla signorina Lopez, ma senza distogliere l'attenzione dal volto del suo partner.
Lucifer aggrottò ancora di più le sopracciglia a quelle parole, e trattenne il respiro, come preparandosi ad un impatto distruttivo.
<<Oh, ma certo che sì!>> Ella sorrise, ed il diavolo e Chloe tirarono un sospiro di sollievo, anche se per motivi diversi <<Anzi, se volete andare a controllare di persona come stia, non dovrete fare altro che aspettare che esca dal suo ufficio>>
<<Dal suo uffi- credevo che le avessero sparato!>> commentò la Detective, mentre Lucifer rivolgeva già lo sguardo altrove, impaziente di vedere Michelle.
<<L'hanno colpita di striscio ad un braccio e, dopo qualche ora in ospedale, è tornata al lavoro>> spiegò il medico legale, orgogliosa <<Il Tenente è una vera lavoratrice! Pensate che abbiamo provato a convincerla ad andare a casa a riposare, almeno per oggi, ma lei non ha voluto sentire ragioni. Ha detto:"la mafia russa non aspetta certo i miei comodi", o qualcosa del genere, e si è fiondata nel suo ufficio>>
<<Caspita, davvero impressionante>> e Chloe lo pensava davvero. Sapeva che il Tenente era una persona dotata di una non comune dose di determinazione: in quei mesi di lavoro se ne era resa conto.
Lucifer scosse la testa, intenzionato a non perdere nemmeno un secondo di più, e si fiondò verso l'entrata dell'ufficio del Tenente.
La signorina Lopez sospirò, di fronte a quella scena:<<Credi che le confesserà mai ciò che prova?>>
<<E chi lo sa?>> replicò Chloe, incrociando le braccia con aria assorta.
Il diavolo irruppe di colpo nella stanza, col battito cardiaco e la frequenza respiratoria accelerati.
Michelle, indossando una giacchetta blu di cuoio, in piedi accanto alla sua scrivania, stava cercando qualcosa tra le diverse decine di documenti che aveva sparse sul proprio piano di lavoro.
Compito che il tutore applicatole dai medici al braccio sinistro non le facilitava affatto, dal momento che poteva usare una sola mano per portare avanti quella caccia all'indizio.
Alzò la testa di scatto, sentendo la porta aprirsi all'improvviso, e si ritrovò davanti Lucifer, che sfoggiava la sua solita, composta eleganza. Forse non così composta, in quel momento.
Gli occhi color cioccolato fondente del diavolo in persona scansionarono velocemente la situazione, ed egli non potè fare a meno di trarre un ulteriore sospiro di sollievo, rendendosi conto che Michelle stava tutto sommato meglio di quanto avesse temuto.
<<Ciao>> gli sussurrò lei <<Che cosa ci fai qui?>>
<<Che ci faccio qui?! Tu, che cosa ci fai qui!>> Lucifer avanzò di diversi passi, incredulo <<Ma st-stai bene, voglio dire- non dovresti essere qui, per mio Padre, la signorina Lopez ha detto che ti hanno sparato! Tu hai bisogno di riposare, Michelle, dico davvero>>
Il Tenente notò che lui le guardava con apprensione il braccio sinistro, piegato a novanta gradi ed avvolto dal tutore, e si sentì scaldare il cuore, quasi dimenticando che l'aveva chiamata di nuovo per nome.
<<Apprezzo molto l'interessamento, ma non devi preoccuparti per me>> gli appoggiò la mano sana sull'avambraccio <<Sono stata colpita di striscio: mi sono fatta poco più che un graffio>>
<<Mmh, certo...Un graffio>> Lucifer non era affatto convinto. Dopotutto nessuno sarebbe stato in grado di mentire al diavolo.
Michelle annuì, sicura, mettendosi a sedere alla scrivania ed aiutandosi con il braccio sano.
<<Sì, fidati di me: ha a malapena sanguinato>> assicurò lei.
Il diavolo sbuffò, sul punto di replicare, ma il Tenente aveva già ripreso a cercare tra i fascicoli ed i vari documenti, cercando di ignorare il forte dolore al braccio.
I dieci punti di sutura che le avevano applicato alla ferita le bruciavano come l'inferno, e, come se già questo non fosse abbastanza, ad ogni minimo movimento le tiravano, dandole la sensazione che si stessero per aprire, oltreché una fitta dolorossisima.
La donna aveva una precisa lista delle proprie priorità, però: prima di tutto doveva assicurarsi di bloccare il traffico di esseri umani ed armi che la mafia russa stava portando avanti, e poi, solo dopo, avrebbe riposato.
Non poteva permettere che la presenza di Lucifer la distraesse dall'obiettivo che si era prefissata. Non avrebbe lasciato che accadesse. Ogni secondo era prezioso, ed andava sfruttato al massimo.
<<Sicura di stare bene?>> ripetè Lucifer, il cui terrore non si era ancora del tutto assopito.
<<Ho detto di sì>> la risposta di Michelle era secca, decisa, e non ammetteva repliche di alcun tipo.
<<Sai>> Lucifer replicò lo stesso <<Non credo che dovresti sforzarti così, cara>>
Gli occhi azzurri del Tenente si fissarono nei suoi, e lo sguardo che gli lanciarono fu gelido.
Il diavolo fu genuinamente spaventato dalla determinazione che lesse in quegli occhi di ghiaccio, perché era proprio quella determinazione che aveva rischiato di portargliela via per sempre.
<<Smetterò di sforzarmi quando questo caso sarà risolto>> rispose lei, concisa e fredda quasi quanto la sfumatura che assumevano le sue iridi quando dava degli ordini.
Non voleva trattare male Lucifer, affatto, ma si rendeva conto che, nonostante il prezioso aiuto che la C.I.A. stava dando loro, ogni giorno che passava altra gente era venduta come oggetti inanimati, ed altre armi illegalmente esportate finivano in mani nelle quali non sarebbero dovute finire.
Quel pensiero era fisso, impresso a lettere scarlatte, nella mente del Tenente.
Il diavolo appoggiò le mani sul bordo della scrivania - i pochi centimetri che erano rimasti liberi dai documenti - e ci si piegò appena sopra.
<<Sono serio, cara>> ribadì, trovando il coraggio di accarezzarle piano la pelle della mano <<Dovresti davvero riposare. Solo per qualche ora>>
Michelle osservò ed avvertì le sue dita calde che le sfioravano la pelle, e non potè fare a meno di guardarlo negli occhi.
<<Qualche ora non potrà fare così tanta differenza, no?>> Lucifer, a quel punto, stava provando di tutto <<E poi la tua ferita al braccio sembra piuttosto dolorosa e sicuramente più grave di quanto tu non voglia ammettere>>
<<Smettila, okay? So badare a me stessa>>
<<Il punto è che non voglio che tu soffra inutilmente>> il diavolo sospirò, raccogliendo il coraggio necessario ad optare per la completa sincerità <<Il punto è che io tengo a te, ed è davvero difficile per me stare qui c-con la consapevolezza che qualcuno ti ha fatto del male, a guardarti mentre continui ad autoinfliggerti dolore assolutamente evitabile...Non capisco perché rifiuti di prenderti una pausa. E, ad essere onesto, Tenente, f-faccio ancora più fatica a comprendere come tu possa avere tanto spregiudicato coraggio...Devo ammettere che mi spaventa alquanto>>
Michelle non rispose subito, limitandosi per diversi, lunghissimi attimi, a specchiarsi negli occhi scuri del diavolo.
<<Ricordi cosa ti ho detto il giorno in cui ci siamo conosciuti?>> gli domandò infine.
<<Che la detective Decker avrebbe dovuto insegnarmi a non parlare a sproposito>> Lucifer rise sottovoce, ricordando con piacere quei momenti <<Lei ci ha provato, ma senza grandi risultati, temo>>
<<Beh, sì, anche quello>> fece ridere anche il Tenente, che però si portò subito dopo la mano alla spalla infortunata, respirando a fondo per tenere a bada il dolore <<Io però mi stavo riferendo a quello che ho risposto quando mi hai chiesto che cosa desiderassi davvero>>
Il diavolo se lo ricordava bene, come d'altronde praticamente ogni cosa che Michelle aveva fatto e detto in sua presenza:<<Quello che desideravi più di qualunque cosa al mondo era ottenere giustizia>> cercava di ignorare la smorfia di dolore che aveva visto oscurare il volto di lei.
Il Tenente annuì piano, riportando lo sguardo ai suoi documenti e riconsacrandosi alla ricerca che stava effettuando prima che Lucifer la interrompesse.
<<Spero che questa risposta ti basti, almeno per il momento>> mormorò con finta noncuranza, immersa nuovamente nel suo lavoro.
L'uomo sospirò, rassegnato, e tolse le mani dalla scrivania, rivolgendo un ultimo sguardo alla bellissima, intelligente e forte persona che si struggeva per dare il massimo, per aiutare gli altri, per assicurarsi che giustizia fosse fatta per chi la meritava.
Il diavolo fece dietrofront, mentre il pensiero che lei potesse mai ricambiarlo gli pareva un'assurdità, della quale doveva smettere di illudersi.
Chissà se anche quella non era l'ennesima, orribile beffa che suo Padre si faceva di lui? Farlo innamorare di qualcuno così fantastico, ed altruista, e coraggioso e pronto a lottare per ciò che considerava giusto, anche se questo significava mettere da parte il proprio bene...Una persona che, in poche parole, non l'avrebbe voluto mai.
Lucifer Morningstar appoggiò la mano destra sulla maniglia della porta dell'ufficio, sospirando, mentre dentro di lui infuriava una battaglia all'ultimo sangue.
Era piuttosto ironico, in effetti, ma il diavolo si sentiva letteralmente come se avesse un diavoletto ed un angioletto su ognuna delle sue spalle, e come se ognuno dei due gli suggerisse di comportarsi in maniera opposta.
Il secondo, l'angioletto dalla veste candida e le alette dorate, gli assicurava che Michelle era troppo per lui, in tutti I sensi, e che di certo non era degno di starle accanto.
Il diavoletto, che invece delle tradizionali corna rosse indossava un completo in miniatura firmato Prada, benché non fosse spavaldo e sicuro di sé come il suo avversario, gli sussurrava timidamente che forse valeva la pena di correre quel rischio e di fare quel salto nel vuoto.
Gli mormorava all'orecchio che, dopotutto, anche se il suo paracadute non si fosse aperto, avrebbe sempre potuto servirsi delle proprie ali per non schiantarsi al suolo.
<<No>> dichiarò Lucifer, ad alta voce, girandosi verso la scrivania di Michelle.
Il Tenente alzò nuovamente gli occhi, interdetta.
<<No>> ripetè lui <<Non mi basta per niente, come risposta. Ci sono così tante cose che voglio sapere di te, ma tu non sembri affatto interessata a raccontarle...>>
<<Luci, senti->>
<<No, aspetta, lasciami parlare>> ormai lui andava a ruota libera, sicuro che non avrebbe avuto mai più il coraggio di farlo <<Voglio prima di tutto mettere bene in chiaro questo: tu mi piaci. Davvero, davvero tanto. Non voglio continuare a far finta di niente, anche perché ho come l'impressione che se ne siano accorti tutti, a questo punto, e che quindi sarebbe un tentativo inutile>>
Michelle rimase a bocca aperta.
<<E, se non è chiedere troppo, desidererei che tu mi dicessi se anche tu- se tu- se i-io ho qualche speranza...con te>>
Il diavolo deglutì a fondo, diverse volte, mentre teneva fisso lo sguardo sul volto della donna che amava, agognando una risposta positiva, ma preparandosi a riceverne una negativa.
Si passò le mani sulla camicia, si sistemò i polsini, si passò le mani tra i capelli e sul volto, nell'attesa che lei dicesse qualcosa, qualunque cosa. Ed ogni secondo in più nel quale rimaneva in silenzio, era come essere stato rispedito all'inferno.
D'altronde Michelle sapeva bene che ciò che voleva e ciò che doveva fare erano due cose ben diverse.
<<Noi siamo colleghi>> disse il Tenente <<Anzi, in verità io sarei il tuo capo...il che rende assolutamente inappropriato qualunque coinvolgimento di tipo romantico>>
<<E quindi?>> il diavolo dovette deglutire l'amarezza, per essere in grado di parlare.
Le mani di Michelle tremavano leggermente, sotto la scrivania, dove lui non poteva vederle:<<Quindi cosa?>>
<<Quindi qual è la tua risposta?>>
<<Questa era la mia risposta>>
<<Non credo proprio>> Lucifer rise amaramente <<Tu continui a cercare di evitare di darmi una risposta>>
Il Tenente allargò le braccia:<Io davvero non capisco!>> esclamò <<Che cosa vorresti che dicessi?!>>
L'altro ebbe un evidente moto di nervosismo:<<Beh, potresti cominciare col dire ciò che tu vuoi veramente, invece che ripetere a pappagallo quello che hai letto su un qualche stupido manuale del perfetto poliziotto!>>
Il diavolo si pentì di quello che aveva detto quasi subito, notando le iridi della persona che amava che di colpo si raffreddavano, ghiacciandosi completamente, divenendo gelide e dure.
Il Tenente si alzò in piedi, ignorando il dolore alla spalla sinistra:<<Ah sì? È questo che vuoi?>> il suo tono di voce aveva la stessa temperatura dei suoi occhi <<Vuoi obbligarmi ad ammettere quello che provo per te? Okay, eccoti servito: ti amo. Ti amo, hai sentito bene? Ho accettato di essere innamorata di te da settimane ormai, da quella notte che abbiamo dormito abbracciati, quando mi hai chiesto di rimanere nel letto con te>>
La donna si rimise seduta, gemendo sottovoce per il contraccolpo che ricevette al braccio ferito, quando si riappoggiò alla sua sedia girevole.
Non si era mai sentita più stupida di così, mai in tutta la sua vita. Nemmeno quando piangeva ogni notte perché i bambini in classe con lei la prendevano in giro, urlandole insulti ben poco carini all'uscita da scuola.
<<Bene, e adesso che te l'ho detto?>> domandò, il tono di voce spietato <<Credi che faccia differenza? Credi che cambi qualcosa? Quello che provo per te è assolutamente irrilevante. Siamo qui per risolvere crimini, non per comportarci come ragazzini>>
Sognare ad occhi aperti riguardo ad una loro ipotetica storia era molto più facile prima, quando Michelle era certa che lui non l'avrebbe mai ricambiata. Ora, invece, era tutto diverso.
Da donna di saldi prìncipi quale indubbiamente era, si rifiutava di tradire tutto ciò in cui credeva, di ignorare l'etica professionale della quale andava tanto fiera, solo per un uomo che probabilmente si sarebbe presto stancato di lei.
Lucifer sbattè più volte le palpebre, confuso e contrariato:<<Quindi mi staresti dicendo che tu addirittura mi ami, ma che non possiamo stare insieme perché sarebbe assolutamente inappropriato?!>>
Non diede al Tenente nemmeno il tempo di replicare, che subito ripartì all'attacco:<<Che ne dici, solo per una volta nella vita, di provare a lasciarti andare?!>> stava letteralmente gridando.
<<Tu non mi conosci>> replicò lei, freddamente.
<<Oh, cara, forse non conosco te, ma fidati quando dico che conosco bene il tipo: passate tutta la vostra vita a reprimere i vostri desideri, e lo fate talmente bene che alla fine non sapreste nemmeno più dire cosa desiderate! Oltre ad essere terribilmente noiosi>>
<<Perché, vogliamo forse parlare di quelli come te?!>> per la prima volta Michelle alzò veramente la voce <<Fammi indovinare: tu guardi gli altri dall'altro verso il basso, non hai sofferto un singolo giorno della tua vita ed hai sempre avuto tutto ciò che potevi desiderare! Questo spiegherebbe perché ti comporti come un bambino viziato, che fa i capricci se non ottiene quello che vuole!>>
Lucifer strinse i pugni, mentre la rabbia gli impediva di vedere le cose in maniera lucida:<<Tu dici?>> sibilò, punto sul vivo.
<<Sì, dico eccome>> anche lei vedeva rosso, tanto che ormai non le importava nemmeno più che qualcuno nella centrale li sentisse.
Il diavolo scosse la testa:<<Eppure mi sembra che la detective Decker e il suo ex, Daniel, non si siano fatti troppi problemi a mettersi insieme nonostante fossero colleghi! Forse sei tu, mia cara, quella che non è normale!>>
Il Tenente incassò quel colpo in silenzio, senza battere ciglio. Almeno apparentemente.
Sospirò un paio di volte, sentendosi mancare il respiro. Quell'ultima frase aveva risvegliato tutta una sequela di flashbacks del suo passato.
"Non sei normale"...Non era la prima volta, e nemmeno la seconda o la terza, che si sentiva urlare addosso quelle stesse parole.
Michelle sapeva, almeno razionalmente, che Lucifer non si stava riferendo all'enorme ed orribile cicatrice sul suo collo, ma questo non diminuiva di certo il dolore causatole da ciò che aveva detto.
Razionalmente lo sapeva, ma, in meno di tre secondi, aveva già le lacrime agli occhi. Lacrime che non avrebbe lasciato scendere, non prima di essere da sola, sicura che nessuno potesse vederla o sentirla piangere.
Il diavolo, da parte sua, non aveva del tutto compreso l'enorme ondata di sofferenza che aveva scatenato con le sue solo apparentemente innocue parole, e come avrebbe potuto?
Si era però reso conto di essersi spinto troppo oltre. La donna davanti a lui aveva passato una giornata molto difficile, ed il massimo che lui aveva saputo fare era stato mettersi a strillarle addosso come un idiota.
<<Michelle, ascolta, per favore- mi dispiace. Non volevo, davvero non volevo dirti quelle cose...E non le penso, sia chiaro>> non gli era facile ammettere di avere sbagliato, ma ne sentiva il bisogno <<Al contrario, credo che tu sia fantastica, e posso capire che tu voglia tenere fede ai tuoi prìncipi>>
Il Tenente sospirò, deglutendo le lacrime che minacciavano di affacciarsi ai suoi occhi.
Si alzò dalla sedia e colmò in fretta la distanza che la divideva da Lucifer, esitsndo appena prima di appoggiare piano la testa al suo petto.
<<Mi dispiace>> sussurrò <<Forse qualcuno dovrebbe insegnare anche a me a non parlare a sproposito>>
Il diavolo le sorrise, sciogliendosi, e le passò un braccio intorno alla vita, per avvicinarla a lui, stando comunque ben attento a non sfiorarle il tutore per non rischiare di farle male. Con l'altro, nel frattempo, le accarezzava la schiena.
Le posò un leggero bacio sui capelli:<<Avevi detto di stare bene, vero, cara?>>
Lei sollevò la guancia dalla sua camicia, per guardarlo in quegli occhi castani che le piacevano tanto:<<Sì, sto bene>> gli sorrise <<E devo rimettermi al lavoro, anche perché ho perso già abbastanza tempo>>
Strinse piano la mano di Lucifer nella sua, proprio come aveva fatto quella famosa sera, prima di tornare a sedersi alla propria scrivania.
<<C'è qualcosa che posso fare per aiutarti nel tuo lavoro, cara?>>
<<Andare da Ella Lopez a chiederle se ha finito le analisi che le avevo chiesto su quel campione di tessuto>>
<<Ma certo, ogni suo desiderio è un ordine>> esclamò Lucifer, facendo un leggero e scherzoso inchino prima di uscire dalla stanza.
Ma poi, quando fu fuori, gli venne voglia di prendersi a schiaffi: non solo aveva rischiato di rovinare per sempre il loro rapporto, ma, per di più, non era riuscito a cavare niente di utile da quella conversazione: il Tenente aveva confessato di amarlo, e lo stesso aveva fatto lui con lei, ma la situazione rimaneva bloccata.
Scosse la testa per concentrarsi ed andò nel laboratorio della signorina Lopez, a chiederle le analisi, per poi consegnarle al Tenente.
Per tutto il resto del pomeriggio, finché non venne ora di tornare a casa, non si scambiarono più mezza parola.
Ella e Chloe, al contrario, entrarono più volte a chiedere a Michelle come stesse, dopodiché Lucifer fermava una delle due - più che altro il medico legale - per chiedere cosa il Tenente avesse risposto loro.
Quando arrivarono le sette e mezza, il loro non più così nuovo tenente uscì dal suo ufficio, con un'espressione stanca e scoraggiata disegnata in viso.
Nonostante quasi tutti, lì alla centrale, si fermassero a farle i complimenti per il suo coraggio e la sua forza di volontà, Michelle si sentiva un vero fallimento, in quel momento. Era arrivata così vicina alla soluzione, quel giorno, eppure non abbastanza.
Lucifer parve capire ogni cosa, senza bisogno che fosse lei a parlargliene:<<Andiamo?>> le domandò, sorridendole.
<<Sì, grazie mille, Luci>>
Il diavolo si sentì particolarmente fiero di rendersi utile, quando lei si sedette accanto al sedile del guidatore, nella sua auto nera.
Anche perché Michelle non poteva certo usare la propria amata moto, con un braccio momentaneamente fuori uso.
L'ex Signore dell'Inferno mise in moto la macchina, rivolgendole un breve sguardo, quando fu certo che lei non se ne sarebbe accorta.
<<Ti fa male il braccio?>> le domandò, dopo cinque minuti di viaggio passati nel più completo e soffocante silenzio.
<<Un pò>> rispose <<A casa prenderò un antidolorifico e vedrai che andrà subito meglio>>
<<Bene>> Lucifer sapeva che stava mentendo, almeno riguardo la prima parte dell'affermazione.
Intanto il sole era già tramontato dietro l'orizzonte, ed i lampioni ai lati della strada erano accesi, mentre una splendente luna crescente brillava nel cielo. Sarebbe stata un'atmosfera molto romantica, se solo il diavolo avesse avuto il coraggio di dire qualcosa di anche solo lontanamente carino alla donna che gli sedeva accanto.
Ma, chissà perché poi, il coraggio di qualche ora prima era del tutto sparito, dissolto come un cucchiaino di sale in un bicchiere d'acqua.
Il Tenente guardava invece fuori dal finestrino, stanca, frustrata ed abbastanza dolorante per quella giornata infernale che era sul punto di terminare, e proprio non pensava a nessuna atmosfera romantica, né a niente del genere.
<<Grazie di esserti offerto di riaccompagnarmi a casa>> disse dopo un pò, rivolta al suo compagno di viaggio ed al sorriso fantastico che gli distendeva il volto.
<<Figurati, cara, è mio dovere aiutare un bravo tenente come te, e poi credo proprio di essere l'unico alla centrale che c'era già stato>> scherzò il diavolo, tentando di tirarla su di morale.
Funzionò, perché riuscì a farla ridacchiare. Un suono che Lucifer avrebbe potuto ascoltare per molto tempo senza mai stancarsi. Forse non per sempre, perché un essere immortale come il diavolo sapeva quanto fosse lunga l'eternità, ma di sicuro per un millennio abbondante.
L'ex Signore dell'Inferno si fermò ad un semaforo rosso, sbuffando, infastidito dal traffico impossibile della Città degli Angeli.
<<Posso farti una domanda?>> sussurrò.
Aveva parlato talmente piano che Michelle lo udì a malapena:<<Sì, dimmi pure>>
<<Come reagiresti se, in maniera ovviamente ipotetica, scoprissi di ritrovarti in macchina con il diavolo in persona?>> Lucifer non sapeva perché l'aveva detto <<Quello della Bibbia>>
<<Saresti tu il diavolo?>>
<<E se lo fossi davvero?>> lui ribaltò la frase, mentre con le dita della mano sinistra picchiettava ansiosamente sul volante.
Il Tenente alzò appena un sopracciglio:<<Lo sei?>>
Gli occhi scuri di Lucifer brillavano nella semioscurità che li circondava, quando si posarono nei suoi:<<Direi di sì, che lo sono, ma dubito che mi crederesti>>
<<Beh, certo, nessuno ti crederebbe senza il minimo straccio di una prova...Mi sembra logico!>> commentò Michelle <<Cercherebbero tutti di interpretare la metafora, o di capire dove stia la battuta>>
Il diavolo sospirò, sconsolato:<<Non c'è nessuna battuta, te lo assicuro>>
La donna si accorse subito dello stato d'animo del suo compagno di viaggio, e provò a farlo stare meglio:<<Comunque>> gli disse, sorridendo <<Se tu fossi davvero il diavolo, penso che mi staresti ancora più simpatico, sai?>>
Lucifer rise:<<Più simpatico?>>
<<In fin dei conti, il diavolo non è forse l'espressione del Libero Arbitrio? La possibilità di scegliere riguardo al proprio destino non è di certo cosa da poco>>
L'ex Signore dell'Inferno si accigliò appena, rendendosi conto che doveva sforzarsi per trattenere le lacrime.
<<E tuo padre cosa ne penserebbe, invece?>> scherzò, per distrarla e non rendere evidenti i suoi sforzi per non scoppiare a piangere.
<<Mi obbligherebbe a fare i gargarismi con l'acqua santa, come minimo>> Michelle rise a pieni polmoni, immaginandosi lo sguardo di disapprovazione che suo papà le avrebbe rivolto.
Ed eccola lì, quella sensazione che Linda aveva definito di "farfalle nello stomaco", tornava a fare visita al diavolo. Era così praticamente ogni volta che la vedeva ridere.
Nei pochi minuti che ci impiegarono per raggiungere casa del Tenente, lei si zittì, davvero esausta, e girò appena la testa di lato per appoggiarla allo schienale del sedile, chiudendo gli occhi.
Lucifer rimase in silenzio, diminuendo la velocità dell'auto per evitare di rischiare di sballottarla, mentre le lanciava delle furtive occhiate, di tanto in tanto.
Il suo cuore aumentava a dismisura la velocità del suo battito, quando posava gli occhi su di lei, il che, almeno secondo la sua psicologa, era una reazione completamente nella norma.
Non per lui, comunque.
<<Siamo arrivati>> le sussurrò, dopo aver parcheggiato davanti al condominio nel quale abitava il Tenente.
Lei aprì piano gli occhi, sbadigliando a fondo, e riuscendo a rimettersi dritta nonostante il dolore al braccio, che con il passare delle ore non faceva che aumentare.
<<Grazie>> si schiarì la voce quando Lucifer le venne ad aprire la portiera, con tutta l'aria di essere piuttosto in apprensione per le sue condizioni.
Il diavolo distolse lo sguardo, imbarazzato: <<È un piacere, cara>>
La guardò fare qualche passo verso il proprio appartamento, desiderando ardentemente di poterla seguire. E, per una volta, non era il sesso il suo primo pensiero, ma, al contrario, avrebbe voluto poter rimanere con lei per assicurarsi che stesse bene. Dopotutto, non era quello che Michelle aveva fatto per lui?
Sapeva tuttavia che lei non voleva "implicazioni romantiche", e rispettava la sua decisione, per quanto gli facesse male.
<<Vieni?>> lo chiamò il Tenente, impegnandosi per non far tremare la propria voce. Non sapeva che stesse facendo, né perché gli stava chiedendo di salire con lei, se solo poche ore prima aveva affermato che non potevano stare insieme.
Ma Lucifer non si fermò a pensarci troppo su, limitandosi ad annuire e a seguirla fino al suo appartamento.
Il diavolo c'era stato solo poche settimane prima, eppure ebbe la sensazione che fossero passati eoni dall'ultima volta che ci aveva messo piede.
<<Vado un secondo in bagno, tu intanto fai come se fossi a casa tua. Prendi pure qualcosa da mangiare dal frigo, se vuoi>> disse il Tenente, prima di lasciarlo solo in soggiorno.
Chiusasi la porta alle spalle si posizionò davanti allo specchio e, non senza una buona dose di sofferenza, riuscì a piegarsi e a lavarsi il volto con dell'acqua fresca.
Si sarebbe probabilmente messa ad urlare, se non si fosse sbrigata a prendere qualcosa per il dolore.
Quando tornò in salotto trovò Lucifer seduto sul suo tavolo, con un barattolo di marmellata alle prugne in una mano ed un cucchiaio nell'altra.
<<Buon appetito>> sorrise di fronte a quella scena dolcissima, ed andò di malavoglia a prendere un biscotto integrale dalla credenza.
Dopo la giornata che aveva trascorso non aveva affatto fame, ma sapeva che non poteva prendere nessun antidolorifico a stomaco vuoto.
Anche il fatto che non potesse utilizzare il braccio e la mano sinistri non le era granché d'aiuto.
Si sentì meglio quando potè sedersi al tavolo, aspettando che la tachipirina facesse effetto e sperando che non ci mettesse troppo.
Lucifer, nel frattempo, continuava ad ingozzarsi di marmellata ad un ritmo allucinante.
<<Buona, eh?>>
Il diavolo annuì con la bocca piena, mentre cercava di comprendere che cosa avrebbe dovuto dire, in seguito.
<<Tu non hai fame?>>
<<Non molta>> ammise lei <<Passerebbe anche a te l'appetito, se qualcuno ti avesse sparato>>
Lucifer annuì ancora, appoggiando il barattolo ed il cucchiaino sul tavolo di vetro, e rabbuiandosi di colpo.
<<So che probabilmente non dovrei dirlo, ma mi ha davvero spaventato- sai, quando io e la Detective siamo tornati alla centrale e ci hanno detto cosa ti era successo- l'importante per me è che tu stia bene, Tenente: tutto il resto conta poco>>
Michelle abbassò lo sguardo, respirando a fondo, mentre anche dentro di lei si svolgeva una battaglia molto simile a quella che il diavolo aveva sperimentato ore prima.
Sulle spalle del Tenente non c'era nessuna creaturina angelica né diabolica, ma solo la consapevolezza di ciò che riteneva "la cosa giusta" e ciò che invece riteneva "la cosa sbagliata".
Anche se, almeno in quegli ultimi mesi, da quando era tornata ad LA, il confine tra luce ed ombra si era sfumato alquanto, nella sua mente.
<<Prometti che cercherai di stare più attenta? Perché non voglio davvero rischiare di perderti>> continuò Lucifer, dal momento che lei non parlava <<E poi dubito che finiresti all'Inferno, visto che sei la persona migliore che conosco, quindi non potrei mai più vederti>>
Il Tenente si irrigidì in modo più che evidente, a quelle parole, e strinse le labbra, tentando con tutte le sue forze di non lasciare che le proprie emozioni trapelassero. Non credeva nell'esistenza dell'Inferno, ma, se mai fosse esistito, lei avrebbe meritato di andarci.
<<Delle persone, persone che non lo meritano, pagheranno per l'errore che ho commesso stamattina>> riuscì a dire.
Lucifer le sorrise con affetto, scuotendo la testa:<<Non è stata colpa tua. Voglio dire: ti hanno sparato, per mio Padre! Hai fatto quello che potevi>>
<<Se avessi fatto più attenzione non mi avrebbero colpita>> sputò Michelle, col fiato corto e gli occhi lucidi <<Ed ora delle persone soffriranno a causa- probabilmente stanno già soffrendo, e tutto perché io non sono stata capace di salvarli come avrei dovuto!>>
il diavolo fu sorpreso, ed anche spaventato, a dire il vero, da quell'esplosione, senza sapere cosa replicare di fronte a così tanto dolore.
<<Tenente->>
<<Che c'è?>> la voce della donna era bassa e decisa, ma i suoi occhi erano pieni di lacrime <<So fin troppo bene che succedono cose brutte, quando la polizia non fa il suo lavoro>>
Solo in quel momento a Lucifer parve di riuscire a mettere insieme i pezzi: la strenua determinazione di Michelle, la volontà di comportarsi secondo il regolamento ad ogni costo ed il suo desiderio che era quello di ottenere giustizia...
Il diavolo iniziò a capire che ella, quando faceva giustizia per gli altri, si sentiva un pò come se avesse fatto giustizia anche per sé stessa.
E quindi, quando non ci riusciva, era logico che si sentisse così male.
Gli occhi scuri di Lucifer si posarono sulla cicatrice del Tenente, e, proprio in quel momento, un altro pezzo del puzzle trovò il proprio posto.
<<Michelle, ascoltami>> ritentò, sentendosi stringere il cuore nel vederla sul punto di piangere <<Tu hai fatto tutto ciò che potevi, io ne sono sicuro, e sai di cos'altro sono sicuro? Sono sicuro del fatto che tutti alla centrale ti considerino un'eroina. Tutte quelle persone ti ammirano, ed anche io, se è per questo>>
Non credeva che avrebbe mai visto il Tenente in lacrime, eppure il ghiaccio nei suoi occhi sembrava essersi sciolto, ed iniziava a sgocciolare giù per le guance.
Michelle scosse la testa, asciugandosi entrambi gli occhi con la mano destra. Quel giorno lei aveva fallito. E, per colpa sua e sua soltanto, altre persone avrebbero dovuto subire ciò che lei stessa sopportava da tutta la vita.
Aveva solo nove anni quando suo padre aveva allertato la polizia, notando che sua figlia aveva troppi lividi addosso, persino per una bambina avventurosa come lei.
Erano diversi mesi che se ne era andato di casa, lasciandola da sola a vivere con sua madre, ed era preoccupato che la donna le facesse del male.
Così i poliziotti ed i servizi sociali erano venuti nel loro appartamento ed avevano condotto un lungo colloquio con sua mamma, finendo per determinare che non fosse un soggetto pericoloso.
Pochi giorni dopo la madre di Michelle chiamò il 911 da ubriaca, e disse loro di venire immediatamente all'indirizzo dove abitava con sua figlia.
Il Tenente non ricordava ogni particolare di quella notte, a parte le grida del mostro che chiamava "mamma", il dolore acuto della ferita infertale con un coltello da cucina all'altezza del collo ed il sangue. Tanto sangue. Fiumi, laghi, oceani interi di sangue dal sapore salato di ferro.
Suo padre le aveva più volte raccontato in seguito che, il fatto che si fosse salvata dopo una ferita così grave, non poteva che essere un miracolo di Dio. Michelle ne aveva sempre dubitato fortemente, ma era invece certa del fatto che, se solo la polizia avesse fatto meglio il suo lavoro, con più scrupolo, niente di tutto ciò le sarebbe mai accaduto.
Sarebbe stata una bambina felice dalla vita normale, e non avrebbe dovuto preoccuparsi di mettere magliette a collo alto anche d'estate, per paura di ricevere le occhiate di disgusto e di commiserazione che odiava così tanto.
<<Michelle?>> Lucifer richiamò la sua attenzione, vedendola con gli occhi umidi persi nel vuoto, e si domandò in quale recesso della sua mente brillante si fosse rifugiata, e che tipo di ricordi la assillassero.
<<Scusami, hai d-detto qualcosa?>> gli domandò, sbattendo le palpebre e tentando di ricomporsi, mentre tornava alla realtà.
<<Ho detto che sei fantastica, e che non dovresti essere così dura con te stessa>>
Il Tenente sorrise, per poi alzarsi in piedi ed andare a distendersi direttamente sul letto, dandosi a malapena il disturbo di togliere le scarpe.
Si sarebbe aspettata che, a quel punto, il suo ospite avrebbe deciso di andarsene, ed anche in fretta.
Cosa che il diavolo non aveva ovviamente la minima intenzione di fare.
La raggiunse in camera sua, notando che il grande letto matrimoniale non era più coperto da un piumone ambrato, come l'ultima volta in cui ci aveva dormito, ma da uno verde acqua con un motivo floreale.
Si tolse la giacca, appoggiandola alla maniglia della porta che aveva chiuso piano dietro di sé, per poi sfilarsi le lucide scarpe nere.
<<Posso?>> domandò al Tenente, accennando alla metà del letto vuota.
<<Devi>> replicò lei, sorridendo cautamente.
Lucifer ricambiò quel bellissimo sorriso e si infilò sotto le coperte, accanto a lei, prendendola per mano e facendola sobbalzare leggermente per la sorpresa.
il Tenente sbadigliò, davvero a pezzi:<<Mi rendo conto che sia presto per dormire>> la sveglia elettronica sul comodino segnava le venti e ventidue di sera <<Ma io ne ho un disperato bisogno>>
Lui slittò verso di la donna, accarezzandole piano la guancia con le punte delle dita.
<<Lucifer...>> lo ammonì il Tenente, benché desiderasse solo che continuasse ad accarezzarla in quel modo.
<<Scusa>> mormorò il diavolo, alzandosi su un gomito per guardarla meglio in volto. Era davvero bellissima, anche nell'oscurità della sua stanza, illuminata solo dalla fioca luce lunare proveniente dalla finestrella quadrata sul soffitto.
Lucifer si focalizzò sulle sue labbra, sospirando internamente, ed avvertendo il forte desiderio di chiederle un bacio che - in realtà già lo sapeva - non avrebbe ottenuto.
<<Starai attenta, non è vero, cara?>> le domandò, invece. La verità era una, ed una soltanto, e cioè che, nonostante tutto, non poteva proprio permettersi di perderla.
<<Ma certo, Lucifer>> lei gli sorrise nella semioscurità <<Te lo prometto>>
E fu così che, anche per quella notte, un coraggioso tenente dell'LAPD ed il diavolo in persona si addormentarono insieme, l'una tra le braccia dell'altro.
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