Il nuovo tenente (3)
Il lungo salotto della sua casa comprendeva sia il divano blu e la televisione a quarantacinque pollici, sia il ripiano della cucina dalle tinte tenui ed un tavolo di vetro.
Il parquet di legno, nonostante avesse solo pochi mesi, aveva già diverse assi che scricchiolavano, se calpestate nel punto giusto con la giusta forza.
Uscendo dal salotto si trovava, subito sulla destra, proprio davanti all'entrata dell'appartamento, una stanza alla quale si accedeva tramite una porta scorrevole bianca. All'interno c'erano un lettino dalla coperta verde ed una scrivania, mentre le pareti erano state recentemente riverniciate di bianco. Andando ancora avanti si arrivava ad un lungo corridoio, sul quale si affacciavano le entrate dei due bagni della casa, e, alla fine del corridoio, una porta bianca dava sulla stanza padronale.
Al letto matrimoniale, coperto da un piumino di una calda tonalità ambrata, facevano da quadretto un comodino da un lato ed un armadio dall'altra. L'unica finestra della stanza era quadrata e si trovava proprio sul soffitto mansardato. Michelle adorava quel particolare, perché nelle notti di pioggia ne avvertiva il ticchettio sommesso sul vetro. Era uno dei motivi per i quali aveva deciso di fare di quella casa la sua nuova residenza nella Città degli Angeli.
Il Tenente era appena uscita dalla doccia, e si era diretta in camera sua per vestirsi ed andare a letto. Non aveva fame, nonostante non avesse cenato: quel giorno il lavoro le aveva preso più tempo del solito, ed era quindi tornata al suo appartamento che erano quasi le nove. Il sole invernale era tramontato da diverse ore, ed i lampioni sprigionavano la loro intensa illuminazione, resa ancora più evidente dalla completa invisibilità della luna nel cielo, che quella notte era coperto.
Michelle si infilò lentamente il suo pigiama preferito, che, nonostante fosse ormai logoro e consunto, manteneva la capacità di confortarla e riscaldarla come poche altre cose.
Quando ebbe completato quell'azione si legò i capelli scuri in una coda bassa, pronta per concedersi un più che meritato riposo.
Si era appena messa sotto le coperte che avvertì alcuni scricchiolii sospetti, ed entrò subito in tensione.
Scivolò con attenzione fuori dal letto, allungandosi verso il comodino ed aprendone il primo cassetto, dal quale tirò fuori la propria pistola.
Si alzò in piedi e, l'arma stretta saldamente tra le mani, si avviò verso la fonte di quei rumori sospetti. Stava avanzando a passi felpati nel corridoio, quando l'intruso accese la luce in salotto, facendola bloccare di colpo.
La luce del lampadario del soggiorno arrivava fino a lei, rischiarando i suoi piedi nudi ed una porzione delle sue gambe coperte dal tessuto pesante del pigiama.
Guadagnò velocemente terreno, finché non si ritrovò sulla destra la porta d'entrata di casa sua, spalancata. La serratura era stata forzata, ma al Tenente non parve rotta, segno che chiunque fosse entrato doveva possedere una certa abilità come scassinatore.
<<Mani in alto!>> urlò, mentre, piantata sull'ingresso del suo salotto, teneva le braccia stese davanti a sé, con la pistola pronta ad essere utilizzata, se fosse stato necessario.
I suoi occhi azzurri percorsero velocemente la cucina senza notare niente di strano, poi si volsero ad ispezionare la televisione ed il divano.
Sul suo sofà, con le braccia incrociate e le gambe stese in avanti, si trovava un uomo.
La prima cosa che il Tenente notò, ancora prima di rendersi conto di conoscerlo, fu che il tizio in questione aveva un aspetto orribile.
I vestiti eleganti che indossava - un completo di giacca e pantaloni color crema - facevano da contrasto con la carnagione pallida, i capelli spettinati e le evidenti occhiaie.
Perfino il fazzoletto era infilato alla bell'e meglio nel taschino, senza chiaramente essere stato piegato a dovere.
Michelle abbassò la pistola, combattuta tra la rabbia, la frustrazione e la preoccupazione:<<Lucifer?!>> esclamò.
Il diavolo alzò la testa, strofindandosi gli occhi con le mani e rivolgendole un mezzo sorriso:<<Speravo proprio di non aver sbagliato indirizzo...>> mormorò.
Il Tenente non capì se stesse parlando con lei o a sé stesso, ma quello che le risultò subito molto chiaro era che ci dovesse essere qualche cosa che non andava.
Appoggiò la propria arma sul bracciolo del divano ed andò a sedersi accanto al consulente civile. L'istinto le diceva di fargli una bella strigliata per aver forzato la serratura di casa sua, e magari anche di dargli una bella lezione, sbattendolo in cella per violazione di domicilio privato, ma il buonsenso la spinse a provare a farsi un quadro più completo della situazione, prima di agire.
<<Lucifer, che ci fai qui?>> gli domandò, visto che l'uomo aveva preso a fissare nel vuoto, sbattendo le palpebre di tanto in tanto, con lentezza, come se gli costasse uno sforzo considerevole.
Lui si passò entrambe le mani sul volto, scrollando la testa, nel tentativo di guadagnare un briciolo di lucidità:<<È solo che- Mi riesce davvero difficile mettere tutto insieme nella mia testa...Non capiresti...>> farfugliò.
Lei si avvicinò ancora di più a lui, aggrottando le sopracciglia mentre notava quanto lucidi fossero i suoi occhi:<<Non capirei cosa?>> gli appoggiò una mano sulla schiena.
<<Tutto quanto...È tutto così confuso>> Lucifer si passò una mano tra i capelli, ottenendo l'unico risultato di spettinarseli ancora di più.
<<Da quanto tempo non dormi?>> il Tenente era piuttosto certa che fosse quello il problema, dopo una preliminare analisi dei sintomi che l'altro mostrava.
Lucifer ridacchiò, scuotendo ancora la testa:<<Una settimana, più o meno>>
<<Una settimana?!>>
<<Sì, io- non è facile->> si schiarì la voce, concentrandosi al massimo che le sue condizioni gli permettessero <<Hai letto dell'Angelo di San Bernardino, Tenente?>>
<<Sì, certo>> rispose Michelle.
La notizia del cosiddetto angelo di San Bernardino era sulla prima pagina di tutti i giornali di LA, da più di sette giorni: a quanto pareva, una creatura alata aveva prima sventato un furto, salvando la vita ad una signora, e poi soccorso una famiglia intera, tirandola fuori dalla loro casa in fiamma.
Ovviamente il Tenente l'aveva bollata come una delle solite fantasticherie popolari, assolutamente infondate ma considerate molto gustose dalla stampa.
<<Beh, l'angelo sono io, a-a quanto pare>> Lucifer si massaggiò la fronte con i palmi delle mani, prima di continuare a parlare <<Mio Padre, lui mi manipola...Mi ha tolto la faccia da diavolo, m-mi ha costretto a tenere le maledette ali che mi ha dato, ed ora questo! Mi costringe a fare buone azioni in giro per la città!>>
La donna sospirò, accarezzandogli piano la schiena:<<Sei molto stanco, ed è normale che tu sia un pò confuso>> gli sussurrò <<Devi assolutamente dormire: non puoi andare avanti così>>
<<No, tu non capisci>> scattò il diavolo, scrollandosi di dosso la mano del Tenente <<Io non posso dormire!>> gridò.
Si alzò in piedi, barcollando in modo appena percettibile, e si avviò alla porta che aveva scassinato per entrare:<<Sono venuto qui pensando che almeno tu mi avresti creduto!>> esclamò <<Speravo nel tuo aiuto, ma è chiaro che non avrei- n-non avrei dovuto...Che cosa ci faccio qui? È molto meglio che io me ne vada>>
Michelle lo guardò in apprensione mentre si incamminava verso l'uscita di casa sua, tentando nel frattempo di non inciampare nei propri piedi.
L'unica cosa che sapeva era che di certo non avrebbe permesso che si mettesse alla guida in quello stato, con il rischio che facesse del male a sé stesso e ad altre persone.
<<No, aspetta>> lo superò senza problemi e chiuse a chiave la porta, impedendogli di uscire per il suo bene <<Che ne dici di restare a dormire qui da me?>> gli propose, visto che non le venivano in mente altre alternative.
Il diavolo alzò un sopracciglio, sul punto di fare una delle sue solite battutine ammiccanti, ma si accorse che sel'era già scordata. Sapeva che la privazione di sonno non gli stava facendo bene, ma, come aveva detto, proprio non poteva permettere che suo Padre lo manipolasse in quel modo. Doveva rimanere sveglio a qualunque costo.
<<Grazie dell'offerta, sei molto gentile, ma proprio non- meglio se torno al Lux>> faticava a tenere gli occhi spalancati.
Michelle afferrò una delle sue mani e la strinse piano, quasi costringendo Lucifer a specchiarsi nelle sue iridi di ghiaccio:<<Resta qui, per stanotte>> gli propose ancora <<Ti prometto che ti sveglierò subito, se per caso dovessero spuntarti un paio d'ali>>
Non credeva nella possibilità che si verificasse un tale evento, ma dovette dirlo per convincerlo ad accettare.
<<Sì, suppongo che sia la scelta migliore>> farfugliò il diavolo, con voce impastata, rendendosi da solo conto che così non poteva andare avanti.
Fece mezzo passò avanti ed abbracciò forte il Tenente, stringendola a sé ed abbasandosi per nascondere il volto tra i capelli scuri della donna. Il vero motivo per cui era lì - nonostante lui stesso faticasse ad ammetterlo - era che si fidava di lei. E, in un certo qual senso, si sentiva più stabile al suo fianco. Lei gli trasmetteva sicurezza.
<<Grazie>> le sussurrò.
Michelle, da parte sua, fu più che sorpresa da quella reazione, ma lo lasciò fare, comprendendo come lui dovesse sentirsi in quel momento, ed anzi ricambiò l'abbraccio.
Quando Lucifer si staccò da lei, notò che i suoi occhi scuri erano scintillanti di lacrime.
<<Dai, ti porto a letto>> disse Michelle, schiarendosi la voce e tentando di ricomporsi. Lo riprese per mano in modo da assicurarsi che non cadesse, e lo condusse con attenzione fino alla propria stanza.
Il diavolo la lasciò fare, ormai a metà nel mondo dei sogni, e si accorse a malapena di lei che gli toglieva le scarpe per poi distenderlo su un letto matrimoniale e coprirlo con molta cura.
Riprese un minimo di lucidità solo quando si accorse che Michelle gli stava accarezzando i capelli, rendendosi conto che stava probabilmente per andare in un altra stanza. Tra pochi secondi l'avrebbe lasciato lì da solo. Un brivido lo percorse dalla testa ai piedi, e gli diede la forza necessaria per spalancare gli occhi.
<<Per favore>> sbiascicò, facendo lo sforzo di prenderla per mano. Era davvero troppo stanco per chiederle di rimanere, e mettere insieme le parole dando loro un senso non era affatto facile dopo una settimana senza dormire, ma sperava che lei avrebbe capito.
<<Per favore, Michelle>> sussurrò ancora, guardandola intensamente negli occhi.
Il Tenente si accigliò, sorpresa che lui l'avesse chiamata per nome, cosa che di solito non faceva. Dubitava di averglielo mai sentito pronunciare, in realtà.
Sbuffò, scuotendo la testa, ma l'uomo che ora occupava metà del suo letto sembrava avere davvero bisogno di non passare la notte da solo.
<<Va bene>> acconsentì, liberandosi dalla mano di Lucifer ed andando a distendersi accanto a lui, ben attenta a non toccarlo <<Allora buonanotte?>>
Rivolse una veloce occhiata alla sua destra, ma lui aveva già gli occhi chiusi, dando tutta l'impressione di essere crollato.
Il Tenente non ebbe nemmeno il tempo di pensare a quanto fosse carino che il diavolo si avvicinò a lei, e, aprendo appena gli occhi, le passò un braccio intorno alla vita mentre appoggiava una guancia sulla sua spalla destra.
Per diversi istanti Michelle trattenne il respiro. Di certo, quando era tornata a casa, non era così che immaginava si sarebbe svolta la sua serata.
E di certo Lucifer era particolare. Molto particolare. E c'erano cose di lui che non era in grado di comprendere. Cose che forse non sarebbe stata in grado di comprendere mai.
Tuttavia, se ne rendeva perfettamente conto, era inutile che provasse a negare l'affetto che coi mesi aveva iniziato a provare nei suoi confronti. Erano diventati amici, col tempo.
Michelle alzò una mano e affondò le dita nei soffici e scompigliati capelli di Lucifer, accarezzandoli sovrappensiero.
Lui pareva più che comodo, in quella posizione, e non dava alcun segno di volersi spostare.
Forse c'era qualcosa in più dell'amicizia, per quanto riguardava lei. Ovviamente non poteva illudersi: sapeva che lui non avrebbe mai ricambiato quel sentimento.
Era comunque fortunata a potersi prendere cura di lui, nonostante l'entità di ciò che provava la confondesse alquanto.
Ancora più confuso fu però il diavolo stesso, che la mattina successiva si svegliò tra le sue braccia, senza ricordarsi esattamente come ci fosse arrivato.
Gli ci vollero diversi minuti per rimettere insieme i ricordi confusi risalenti all'ultima settimana, nonostante si sentisse molto meglio rispetto alla sera prima.
<<Ciao>> mormorò, alzandosi a sedere sul letto e passandosi i palmi delle mani sulla giacca.
<<Ben svegliato>> replicò il Tenente, imitandolo <<Ti senti meglio?>>
<<Molto meglio>> Lucifer deglutì a fondo, iniziando ad avvertire una strana sensazione allo stomaco <<Grazie>>
Aveva il volto stranamente caldo, e, forse per la prima volta da quando era arrivato a Los Angeles, non avrebbe saputo che cosa dire. Era a corto di parole e di fiato, e sembrava che i suoi occhi avessero deciso di rimanere incollati al piumino color dell'ambra che lo copriva, incapaci di guardare altrove, ma soprattutto verso Michelle.
Chissà che nome avrebbe dato Linda a quell'insieme di sensazioni che il diavolo non aveva mai sperimentato? Lucifer si ripromise di chiederglielo, quando si fosse recato alla loro solita seduta settimanale.
<<Il bagno è sulla sinistra, nel caso tu ne abbia bisogno>> lo informò lei, che invece sapeva benissimo dare un nome al sentimento che le faceva arrossare le guance: imbarazzo.
<<Vuoi qualcosa da mangiare?>> gli chiese.
Il diavolo si costrinse a guardarla in quei profondi occhi chiari, e non gli parve vero di aver trascorso la notte con lei:<< Sì, grazie>> si schiarì la voce, fissandola mentre usciva dalla stanza.
<<Michelle?>> la chiamò.
Il Tenente si voltò, con il cuore in gola, chiedendosi se e quanto Lucifer si ricordasse effettivamente di quello che era successo quella notte.
<<Sì?>>
<<Mi dispiace per la tua serratura, davvero non avevo intenzione di fare irruzione in questo modo>> esitò, avvertendo ancora quella strana sensazione <<È solo che non volevo stare da solo, e venire da te mi era sembrata l'opzione migliore per non...sentirmi come se lo fossi>>
Michelle faticò davvero molto a non abbassare lo sguardo:<<Fa niente>> rispose, senza scomporsi troppo. Era talmente abituata a non mostrare le proprie emozioni, che le venne facile fingere che quella rivelazione non la toccasse.
Si voltò e si diresse in cucina, senza aggiungere altro. Prese in fretta una tovaglia, stendendola sul tavolo, e due tazze dalla credenza con altrettanti cucchiai.
Poi, aspettando che Lucifer la raggiungesse, si sistemò ansiosamente i capelli meglio che potè, ed anche la maglia e i pantaloni del pigiama. Si sentiva una stupida a mettersi così in agitazione, ma non poteva farci nulla.
Forse si sarebbe sentita un pochino meglio se avesse saputo che il diavolo, solitamente sempre così sicuro del proprio aspetto fisico, stava nel frattempo tentando di lavarsi via le occhiaie con l'acqua fredda del lavandino del bagno.
Quando fu chiaro che non cel'avrebbe fatta si accontentò di piegare decentemente il suo fazzoletto da taschino, e raggiunse Michelle in cucina, trovandola impegnata ad apparecchiare la tavola.
<<Non cen'era bisogno>>
Fu tutto ciò che riuscì a sussurrare, quando lei gli indicò una sedia davanti alla quale, sul tavolo, erano appoggiati una confezione di fette biscottate, un vasetto di Nutella ed un pacchetto di biscotti integrali. Nell'aria si espandevano il dolce profumo del miele e quello più intenso del caffè.
Lucifer si sedette:<<Davvero non cen'era bisogno>> ripetè.
<<P-Pensavo che avessi detto di volere qualcosa per colazione...>>
<<Oh sì, certo, anche se- certo, ho fame, in effetti>> il diavolo si chiese perché non riuscisse a parlare in maniera tranquilla, e si infilò in bocca un biscotto, masticandolo piano. Almeno questo gli avrebbe dato una scusa per stare zitto, evitandogli altri scivoloni colossali, almeno per un pò.
Michelle si sedette di fronte a lui, con una tazza di latte caldo stretta tra le mani. Lo guardava mangiare in silenzio, chiedendosi ansiosamente se fosse il caso di menzionare la sera precedente, se avrebbe o no dovuto chiedergli conto delle sciocchezze che aveva blaterato, o del modo in cui l'aveva abbracciata per tutta la notte.
Si lamentò sottovoce, portandosi una mano alla cicatrice, perché quel suo flusso di coscienza venne interrotto da un pizzicore piuttosto intenso al collo.
Lucifer se ne accorse all'istante, accigliandosi appena:<<Ti fa male?>>
<<Qualche volta, quando cambia il tempo>> il Tenente rivolse una veloce occhiata alla finestra del soggiorno, sulla quale si abbatteva una leggera ma fitta pioggerellina.
Dopo quell'impercettibile scambio di battute, tra i due calò il silenzio.
Michelle sorseggiava il suo latte caldo lanciando furtive occhiate al diavolo, ed il diavolo, da parte sua, continuava a mangiare un biscotto dopo l'altro, incapace di guardare la donna in quei suoi profondi ed intelligenti occhi di ghiaccio.
Lucifer si fece forza e riuscì ad alzare lo sguardo, che però si focalizzò sulla cicatrice frastagliata che tagliava diagonalmente la pelle del collo del Tenente. Si domandò come se la fosse procurata, se fosse stato un incidente o meno.
Quindi fu il turno della donna, di tenere lo sguardo incollato alla superficie di vetro del tavolo, quando si accorse cosa il suo ospite stesse fissando.
Deglutì a fondo, riuscendo in qualche modo a dissimulare il forte disagio che quella situazione le provocava. Tuttavia le venne il naturale riflesso di fingere di tenersi su il volto con una mano, in modo da nascondere la cicatrice allo sguardo del suo ospite, anche solo parzialmente.
A quel punto le sembrò di capire perfettamente a cosa Lucifer stesse pensando, che cosa lo preoccupasse tanto.
<<Stai tranquillo>> gli disse, deglutendo l'amaro che sentiva in bocca <<Nessuno verrà a sapere di quello che è successo stanotte>>
Benché non avessero nemmeno fatto sesso, si rendeva conto di come la reputazione di un uomo come lui sarebbe potuta essere rovinata, se si fosse venuto a sapere in giro che aveva passato la notte con una come lei.
Faceva male pensarci, ma Michelle sapeva come funzionava il mondo, ormai.
Se ne era fatta una ragione.
Lucifer non comprese pienamente che cosa avesse peggiorato tanto l'umore del Tenente, dal momento che credeva che fosse lei la prima a desiderare che la notte precedente rimanesse un loro segreto, ma capì all'istante che doveva essere grave. Non era esperto nel comprendere e nell'interpretare la vasta gamma dei sentimenti e delle emozioni umane, ma la vicinanza di Michelle lo spingeva a tentare.
<<In realtà non mi importa granché, che si sappia o meno>> le rivolse un mezzo sorrisetto, che avrebbe rischiato di sembrare timido, se non si fosse trovato sul volto del diavolo <<Ne girano così tante, di dicerie sul mio conto, che ormai non ci faccio nemmeno più caso>>
Il Tenente annuì piano, stringendo le labbra tra loro, e Lucifer ebbe paura di aver detto la cosa sbagliata.
<<Io intendo c-che dipende da te, che si sappia o no>> provò a correggersi in fretta <<Immagino che non sia stato un comportamento molto professionale, comunque>>
<<Non particolarmente>> gli sorrise il Tenente, ed il cuore iniziò a rombargli nel petto a velocità inaudita. Cominciò a provare una stranissima sensazione, ancora più strana delle precedenti alle quali non aveva saputo dare un nome: era come avere lo stomaco sottosopra, ma in senso positivo, non come se avesse la nausea.
Guardò meglio il rotondo biscotto integrale che si stava portando alla bocca, aggrottando le sopracciglia scure.
<<Sicura che questi biscotti non siano andati a male?>> domandò poi.
<<Sì, perché?>>
Il diavolo rise, scuotendo piano la testa:<<No, niente>> rispose <<Lascia perdere>>
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