Il nuovo tenente (1)
Quel giorno il clima che si respirava alla centrale era di grande aspettativa: tra pochi minuti avrebbero conosciuto il nuovo tenente, trasferito al dipartimento di polizia di Los Angeles dalla lontana Washington D.C.
La signorina Lopez non riusciva a stare ferma per l'agitazione, mentre si trovava insieme a tutti gli altri nell'atrio, in attesa.
Si sollevò un lieve mormorio tra i colleghi quando due stivaletti neri scesero a passo sicuro la rampa di scale verso la quale tutti stavano guardando.
E, sopra gli stivaletti, due gambe coperte da un paio di jeans neri, una maglia rossa dalla scollatura poco profonda ed al di sopra di essa una giacca nera da motociclista.
Infatti la donna dai corti capelli castani teneva un casco nella mano destra, ed un paio di occhiali dalle lenti oscurate appoggiati in testa.
<<Sono il tenente Michelle Pierce>> annunciò, con voce profonda e autoritaria.
Chloe osservò la nuova arrivata con un certo interesse, provando a capire che tipo di persona fosse.
Lucifer, accanto a lei, si sistemò i polsini della giacca nera:<<Un tenente donna>> le sussurrò <<È davvero fantastico, non credi, Detective?>>
Lei alzò gli occhi al cielo, astenendosi dal rispondere, e sperando vivamente che non stesse già pianificando di portarsi a letto il loro nuovo capo.
<<Va bene, tornate a lavoro>> disse ancora Michelle Pierce <<Il crimine non aspetta certo noi>>.
Tutti furono sorpresi, perché si aspettavano un discorso, o almeno qualche frase in più di presentazione, ma iniziarono a disperdersi, di ritorno alle loro scrivanie.
L'unica a battere brevemente le mani fu la signorina Lopez, la quale però si guadagnò uno sguardo di biasimo da diversi dei suoi colleghi.
<<Detective Daniel Espinoza>> si presentò Dan, porgendo la mano destra al Tenente <<Ho sentito parlare di lei, e sono entusiasta di lavorare insieme>>
Michelle gliela strinse, ma senza troppo trasporto. I suoi occhi azzurri erano glaciali:<<Vorrei poter dire lo stesso>> replicò.
Il sorriso sul volto di Dan sparì all'istante.
<<Lei non è quel detective corrotto che se l'è cavata con poco?>> continuò Michelle.
<<Mi scusi?>> Daniel rimase a bocca aperta, chiaramente sorpreso ed imbarazzato.
<<È scusato>>
il Tenente scartò di lato, superando il detective Espinoza, con un'espressione tranquilla, quasi serafica, disegnata sul viso.
Il prossimo in lista d'attesa, più che impaziente di presentarsi, era il diavolo in persona.
<<Salve, Tenente>> allungò una mano perché la donna gliela stringesse, mostrandole un largo sorriso luminoso.
<<Salve>> Michelle era più che perplessa dall'entusiasmo di quel tizio <<E lei è...?>> gli domandò.
<<Lucifer Morningstar>>
<<Oh, sì, lei il proprietario di quel nightclub, vero? Quello che va in giro affermando di essere il diavolo>>
Il sorriso di Lucifer si allargò ancora, mentre Chloe si battè una mano sulla fronte.
Michelle era sul punto di andare a vedere il suo nuovo ufficio, ma fu invitata a fermarsi quando lui le fece una domanda:<<Senta, può dirmi in quale negozio di scena ha preso quella fantastica cicatrice? Potrebbe farmi comodo, una simile>>
A quel punto Chloe avrebbe voluto sotterrarsi.
Il Tenente aveva in effetti una lunga e frastagliata cicatrice dal colore rosato sul collo, che andava da dietro l'orecchio destro alla clavicola opposta, per poi sparire sotto la sua maglia color sangue. Peccato che fosse una vera cicatrice, e non un travestimento di scena.
<<Non l'ho presa in nessun negozio>> Michelle alzò un sopracciglio scuro, incrociando le braccia sul petto.
<<Un vero peccato!>> replicò il diavolo, sempre sorridente <<Sa, tra poche settimane sarà Halloween, e mi sarebbe piaciuto proprio travestirmi da mostro di Frankestein, per la mia solita orgia!>>
Il Tenente lo guardò ancora peggio, riducendo le labbra ad una singola, sottile linea, mentre diversi ricordi del suo passato le ritornavano alla mente. Ricordi molto poco piacevoli.
<<Mi dispiace darle una delusione>> si limitò a rispondere, abituata com'era a non mostrare le proprie emozioni, soprattutto se negative.
Chloe si schiarì la voce, imbarazzata dal comportamento del suo amico:<<Piacere, Tenente, io sono la detective Decker>>
Michelle strinse brevemente la mano che l'altra donna le porgeva:<<La partner del signor Morningstar>>.
<<Beh, in verità lui è- insomma, Lucifer è il mio consulente civile, in realtà, non il mio partner>>
<<Quello che ho detto>> tagliò corto il Tenente, glaciale <<Mi dicono che lei è una brava detective, Decker, perciò spero che sarà capace di insegnare al suo consulente civile a non parlare a sproposito>>
Senza aggiungere altro e senza scomporsi ulteriormente, la donna superò Chloe e Lucifer, dirigendosi a vedere il suo nuovo ufficio.
<<Beh, è simpatica, no?>> commentò il diavolo <<Tu un pò meno, invece>>
La Detective era letteralmente sul punto di prenderlo a schiaffi:<<Come ti è venuto in mente di paragonare il Tenente, il nostro nuovo capo, al mostro di Frankestein?!>>
<<Non l'ho fatto>>
<<No?!>>
<<No, certo che no>> replicò Lucifer, piccato <<In verità, Chloe, trovo quella cicatrice più che appropriata. Le dà un'aria da "poliziotta-tosta-come nei-film", se capisci cosa intendo>>
La bionda incrociò le braccia sul petto, sospirando:<<Potevi evitare quella battutaccia, in ogni caso>>
Lucifer sbuffò leggermente, accigliandosi.
<<Le persone tendono ad essere insicure, riguardo a quello che percepiscono come un difetto, ed è stato da stronzi comportarsi in quel modo. Tra l'altro credevo che anche tu avessi un problema con le tue cicatrici, o mi sbaglio?>>
Il diavolo sospirò, stringendo le labbra e rivolgendo una veloce occhiata verso la porta chiusa dell'ufficio del nuovo tenente:<<Non intendevo offenderla>> provò a giustificarsi, comprendendo il proprio errore.
<<Già>> mormorò Chloe, sovrappensiero, rivolgendo lo sguardo nella stessa direzione <<Tu spera solo di non averla offesa troppo, perché adesso è il tenente Pierce che comanda, nel caso te ne fossi dimenticato>>
<<Va bene, va bene>> Lucifer alzò le mani <<Adesso vado a scusarmi>>
<<No, meglio di no: peggioreresti la situazione in modi che non voglio nemmeno immaginare>>
<<Se sono un maestro nel parlare alle donne!>> esclamò lui.
Chloe alzò gli occhi al cielo:<<Sei un maestro nel farle incazzare, di solito>>
Lui si accigliò, sbuffando piano e raddrizzando la schiena. Adesso andare nell'ufficio del Tenente e farsi perdonare era diventato un obbligo morale.
Senza aggiungere altro si diresse verso la sua mèta, non degnando più di uno sguardo la sua partner.
<<Questa volta ho come l'impressione che avrei dovuto fermarlo...>>
<<Tu dici?>> Daniel battè una mano su una spalla della sua ex moglie.
Michelle si era appena seduta alla sua scrivania nuova di zecca, dopo essersi guardata in giro per qualche minuto. Il suo ufficio a Washington era il doppio più grande, ma questo aveva un'enorme finestra di vetro, che dava direttamente su un grande parco.
Era stata lei a richiedere il trasferimento per tornare nella città in cui era nata e cresciuta.
Aveva un rapporto speciale con LA. Amava quella città, famosa per il cibo messicano e le belle spiagge, ma, allo stesso tempo, non era facile esservi tornata dopo più di dieci anni d'assenza.
Comunque, la targhetta appoggiata sulla sua scrivania, con su scritto "Tenente Michelle Pierce" la faceva sentire fiera di sé stessa. Quel giorno più che mai.
Appoggiò il suo casco nero sulla sedia girevole, emettendo un sonoro sospiro di felicità.
Proprio in quel momento il signor Morningstar entrò nel suo ufficio in tutta fretta, per poi richiudersi la porta alle spalle.
Il Tenente aggrottò le sopracciglia:<<Posso aiutarla?>> gli chiese.
Non aveva digerito il suo commento di poco prima sulla sua cicatrice, non del tutto, almeno, ma non poteva certo arrestarlo solo per la sua evidente mancanza di tatto. E poi, negli anni, aveva ricevuto commenti molto, molto peggiori di quello.
<<Posso aiutarla, signor Morningstar?>> ripetè, visto che l'uomo avvolto in un completo nero di Prada non aveva ancora aperto bocca.
<<Sì, in verità>> disse, appena prima di sbottonarsi la giacca nera, sfilarsela dalle spalle e attaccarla alla maniglia della porta d'entrata.
<<Ma che cosa sta->> iniziò il Tenente, sorpresa ed anche piuttosto contrariata da quel comportamento.
Lucifer si tolse anche la camicia bianca e rimase a petto nudo, mentre un gran sorriso gli illuminava il volto.
<<Si può sapere che diavolo sta facendo?!>> esclamò la donna.
<<Vedo che stai iniziando a capire...>>
Michelle non poteva credere ai suoi occhi, era sconcertata. Non tanto per l'assoluta perfezione di quel consulente civile, ma più che altro a causa di quel risvolto inaspettato e assolutamente indesiderato degli eventi.
<<Si rimetta i vestiti>> gli ordinò <<Le consiglio di rimettersi i vestiti, ed anche in fretta>>
Il diavolo inclinò appena la testa di lato:<<Sono venuto per fare un mea culpa, Tenente>>
La donna si appoggiò morbidamente alla scrivania dietro di sé, incrociando le caviglie:<<E non può farlo con i vestiti addosso?>>
<<Devo farti vedere una cosa>> replicò il diavolo, facendo mezzo giro su sé stesso e dandole la schiena <<Ecco perché vorrei scusarmi per come mi sono comportato. Non intendevo prenderti in giro...A volte parlo senza pensare. O almeno così dicono>>.
Lei registrò solo in parte le parole che le erano state rivolte, troppo concentrata ad osservare le due cicatrici rosa che l'uomo aveva sulle scapole.
Erano larghe circa due centimetri, lunghe una decina, e, a giudicare da un preliminare esame visivo, non dovevano essere recenti.
Il fatto che più sorprese il Tenente era però la loro perfetta, indubbia simmetria, visibile persino a diversi metri di distanza.
<<Si sente bene?>> gli domandò, facendo qualche passo nella sua direzione.
<<Ma certo, perché non dovrei?>> Lucifer sorrise, benché la donna non potesse vederlo in faccia <<Mio Padre ha fatto cose molto peggiori di questa>>
Michelle strabuzzò gli occhi azzurri per qualche istante, toccandogli piano una spalla nuda, perché il signor Morningstar si girasse e la guardasse in faccia.
Prese la camicia bianca su dalla maniglia della porta e gliela porse, prima di parlare:<<Suo padre le ha fatto questo?>> lo disse a bassa voce, per assicurarsi di non spaventarlo.
Il diavolo scosse la testa, completamente a suo agio:<<Non esattamente>>
<<Cosa significa?>>
<<Lei non crede nemmeno che io sia il diavolo, tanto per cominciare, quindi non vedo perché mai dovrebbe credermi se le dicessi che mio Padre, Dio Onnipotente, per punirmi, mi ha condannato a governare l'inferno>>
Michelle inarcò appena le sopracciglia, alzando le mani ed andando a sedersi alla propria scrivania:<<Ma certo che le credo>> affermò.
<<Davvero?>> Lucifer guardò negli occhi glaciali della donna, speranzoso.
<<Sì, davvero>> si schiarì la voce <<E, mi faccia indovinare, la prego: sua zia è la regina Elisabetta!>>
Il diavolo sbuffò, rinfilandosi la camicia ed abbottonadosela con attenzione:<<Dovevo immaginarlo. Voi umani siete sempre prevedibili, mh? Non vi smentite mai: credete solo a ciò che vedete, incuranti di tutto ciò che vi perdete, così facendo>>
Michelle rise sottovoce, scuotendo la testa, mentre frugava nella pila di fascicoli ordinatamente impilati sulla sua scrivania.
<<Quindi lei è il diavolo, quello vero, con le corna e tutto il resto?>>
<<Temo che le corna siano solo un'invenzione di cattivo gusto risalente ad un incontro tra...Beh, mio fratello ed una capra- Comunque sì, io sono il vero diavolo>>
Il Tenente annuì piano:<<Ovviamente>> commentò, sarcastica.
Lui allargò le braccia.
<<Senta, signor Morningstar, io non so quale sia il suo problema, ma quello che invece so è che da questo momento in poi può considerarsi un uomo a tutti gli effetti libero>> fece un lieve gesto con la mano, invitandolo ad andarsene.
<<Chiedo scusa?>> Lucifer deglutì l'ansia <<Per un attimo, ho avuto come l'impressione che tu mi stessi licenziando, cosa che è ovviamente assurda>>
<<Ha avuto l'impressione giusta: è licenziato>> Michelle non fece una piega, tornando a concentrarsi sul proprio lavoro.
<<No, aspetta: non puoi fare sul serio!>> esclamò l'ex Portatore di Luce, mentre la consapevolezza di essersi spinto troppo oltre, questa volta, si depositava nella sua mente.
Il Tenente sospirò, alzando lo sguardo dai suoi fascicoli:<<Ha una minima idea di quanto fosse inappropriato ciò che ha appena fatto?>>
Lucifer alzò gli occhi al cielo, lamentandosi sottovoce.
<<Chiaramente no>> concluse la donna.
<<Senta, tenente Pierce>> il diavolo colmò la distanza tra lui e la scrivania di Michelle, piegandosi leggermente su di essa <<Non c'è alcun bisogno di ricorrere a queste misure estreme, non ho forse ragione? Voglio dire: noi due siamo partiti col piede sbagliato, ma sono sicuro che ci siano molte cose con le quali potremmo aiutarci a vicenda...>>
<<Mi rincresce, ma davvero non capisco a cosa si riferisca, signor Morningstar. Arrivederci>>
<<Oh, andiamo, ci sarà pur qualcosa che una donna di successo come te desidera, Tenente...Avanti, dimmi di che si tratta>>
Gli occhi di Michelle si persero all'istante in quelli castani, quasi neri, di quell'uomo.
Il resto del mondo, tutto ciò che fino a pochi istanti aveva intorno a sé, fu come se finisse fuori fuoco, perdendo d'importanza.
D'improvviso c'erano solo lei ed il signor Lucifer Morningstar, nella stanza.
<<Che cos'è che desidera davvero, Tenente, più di qualunque altra cosa al mondo?>>
Il Tenente sbattè un paio di volte le palpebre, balbettando, nel tentativo di distogliere lo sguardo e di spezzare quella specie di incantesimo, o qualunque cosa lui le stesse facendo.
<<Sei una complicata, vero, Tenente?>> sussurrò lui <<Non c'è alcun bisogno di resistere, sai? Perché io lo so che...tu vuoi dimostrare qualcosa>>
Michelle deglutì a fondo:<<T-Tutti vogliamo dimostrare qualcosa>>
Neanche lei sapeva come, ma riuscì a parlare. Il diavolo la guardò più attentamente, divertito ma anche un pò indispettito. Nessun umano aveva mai resistito per così tanto.
<<Tu vuoi dimostrare qualcosa in particolare, mh? Ecco perché sei qui ad LA>>
Il Tenente non ce la faceva più:<<Voglio ottenere giustizia>> disse infine, quasi vomitando le parole.
<<Giustizia, eh?>> Lucifer era soddisfatto, ma incuriosito.
Michelle si perse un attimo a guardare nel vuoto, indecisa se credere o meno a ciò che le era appena successo.
<<Cos'era quello?>> si alzò in piedi, frustrata.
<<Tel'ho detto che sono il diavolo, cara. Il desiderio è un pò il mio superpotere, se vogliamo metterla giù così>>
Lei scosse la testa, stringendo i denti:<<Cos'è lei, una specie di mentalista?>>
Ovviamente non credeva a tutta quella follia di Satana, perciò doveva per forza esserci una spiegazione sensata.
<<Non proprio>> le sorrise ancora Lucifer, con aria innocente, e si avviò a passi misurati verso la porta dalla quale era entrato.
<<Sappia che io scoprirò chi è veramente, signor Morningstar>> gli disse il Tenente, in tono serio.
Lui, però, non parve troppo preoccupato da quella dichiarazione d'intenti.
<<Chiamami pure Lucifer>> si limitò a replicare, prima di uscire dall'ufficio.
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