Farò di te un uomo

DISCLAIMER: Il disagio Disney è tornato, per la vostra gioia. E sono tornata anch'io.

Il soldato alzò gli occhi fino alla cima del palo di legno ai piedi del quale stava abbandonato, inginocchiato sull'erba bagnata dall'umidità della notte.

Ancora più su, proprio sulla cima, stava conficcata saldamente una freccia.

Era tanto in alto che faticava a metterla a fuoco, soprattutto perché l'oscurità dell'aria, tipica delle ore del primo mattino, limitava il suo campo visivo.

Emise un sospiro seguito da un singhiozzo, come se stesse per scoppiare a piangere, ma alla fine non lo fece; rimase lì, immobile, a pensare...

Per tutta la vita, qualunque cosa lei decidesse di fare - che si allenasse per diventare la sposa perfetta o per diventare il soldato perfetto - non era mai all'altezza. Per quanto ci provasse, per quanto stringesse i denti e resistesse al dolore e all'umiliazione, e si sforzasse più che poteva, in ogni maniera che conosceva, alla fine non si era mai dimostrata all'altezza delle aspettative.

Né delle proprie e né tantomeno di quelle delle persone che le stavano attorno.

Ma lei non si era mai voluta rassegnare, oh no, Mulan era determinata, assolutamente determinata, a dimostrare quanto valeva.

La ragazza sospirò ancora, appoggiando la fronte contro il legno del palo davanti a sé. Lo stretto chignon che le assicurava i capelli neri alla nuca le tirava da impazzire, e anche i muscoli delle gambe e delle braccia le dolevano.

Erano ore che era lì, da quando Shang, il suo capitano, l'aveva mandata via dall'accampamento. Glielo aveva detto chiaramente, le aveva riferito con calma glaciale che aveva fallito l'addestramento, che doveva tornare a casa.

Forse aveva ragione lui.

In fin dei conti, Mulan non si sarebbe nemmeno dovuta trovare lì, in principio.

Quello non era il suo posto.

Aveva provato in tutte le maniere a dimostrare il contrario, continuando a fallire miseramente, infrangendo tutte le regole, mentendo e ingannando...E per cosa? Che cosa aveva concluso? Che cosa aveva sperato di concludere?

I pesi di metallo assicurati ai suoi polsi gravavano come due macigni, e il palo di legno di fronte a lei era alto almeno quanto un albero, e Mulan era stanca e aveva i muscoli doloranti, e le tende dell'accampamento tutto intorno a lei erano silenziose come tombe, e il freddo e il gelo della notte la facevano tremare...

Aveva voluto illudersi di essere un'eroina, di essere in grado di compiere grandi gesta, di salvare la Cina, persino. Lo capiva ora, ora soltanto, che quella non era stata altro che un'illusione. Ma lei aveva disperatamente desiderato che fosse vero.

L'intenso odore di erba bagnata le inondava le narici, nonostante il dolore fisico le impedisse di concentrarsi su qualunque impulso proveniente dai propri sensi, dandole la piacevole sensazione di essere estranea a sé stessa, come di essere dolcemente cullata verso l'incoscienza.

Ecco perché il suo cuore perse diversi battiti quando la traiettoria di un oggetto sferzò l'aria, pochi centimetri sopra di lei, e andò a conficcarsi profondamente nel legno del palo.

Le ci vollero pochi istanti per comprendere che era un pugnale a forma di mezzaluna, e così scattò in piedi, sguainando la spada dalla fodera che teneva assicurata al fianco sinistro.

Eppure le pareva di essere da sola, lì nello spiazzo erboso: per quanto scandagliasse l'oscurità con lo sguardo, la guerriera non riusciva a vedere chi avesse lanciato quel coltello.

«Sono ore che stai qui a guardare questo palo» disse all'improvviso una voce, e a Mulan parve che nascesse direttamente dal buio della notte «Ti deciderai a provare a scalarlo, prima o poi, o hai intenzione di fissarlo e basta?» continuò la voce.

Mulan si passò l'arma da una mano all'altra, tesa:«Chi sei?!»esclamò «Fatti vedere!»

Con la coda dell'occhio notò un movimento alla sua destra, un ombra che si spostava nell'oscurità, il suo elemento naturale. Fu solo quando la proprietaria di quell'ombra si avvicinò un po' che Mulan riuscì a metterla a fuoco.

Il vestiario della nuova arrivata era nero come la notte, tanto che Mulan riusciva a metterne a fuoco soltanto la silhouette snella e sinuosa, nonché due occhi che le parevano neri, e che brillavano come diamanti alla pallida luce della luna.

«Mi chiamo Mazikeen» le disse la proprietaria del coltello «E, a voler proprio essere onesta, mi ero stancata di rimanere a guardarti mentre ti torturavi da sola...Quello è il mio compito, non il vostro, e comunque aspetta di essere all'Inferno per iniziare a soffrire» la sconosciuta avanzò ancora, incrociando le braccia «Perciò eccomi qui».

Mulan alzò la spada e gliela puntò in direzione del petto. Non aveva capito neanche metà di ciò che quella donna aveva detto, tuttavia poteva essere una spia degli Unni. Sembrava pericolosa, in grado di uccidere qualcuno.

«Mi stavi spiando, Mazikeen?» pronunciò il suo nome col tono più aggressivo possibile, pensando nel contempo di non aver mai sentito nulla del genere.

Il demone sorrise, scrocchiandosi le nocche delle mani:«Può darsi» sussurrò, per poi passarsi la lingua sul labbro superiore. Più che altro stava seguendo la sua avventura dall'inferno, tra una tortura e l'altra; nulla che potesse spiegare a quell'umana, comunque.

«Una ragazza che si veste da uomo e va in guerra, sarai d'accordo anche tu che non è una cosa che si veda tutte le dinastie» commentò, godendosi gli occhi dell'altra che si spalancavano.

Mulan tentò di mantenere la calma, ma un'ondata di gelo le si era rovesciata addosso, come una doccia di acqua ghiacciata:«Che cosa vuoi da me?»

Mazikeen del Lilim avanzò ancora di qualche passo, l'andamento aggraziato, tanto aggraziato che Mulan non riusciva a capire se toccasse davvero terra con le due calzature nere.

E, i suoi Antenati le erano testimoni, capiva ancora meno come fosse possibile che sapesse così tanto su di lei, che conoscesse il suo segreto, persino.

«Voglio aiutarti» il demone sorrise ancora, cercando di non spaventare ulteriormente la sua interlocutrice. Forse l'entrata ad effetto di poco prima non aveva aiutato, ma che poteva farci? In fondo era pur sempre un demone, no?

«Aiutarmi? Mi hai appena tirato addosso un pugnale!» Mulan era ben lungi dall'abbassare la guardia o dal rinfoderare la spada.

«Fidati di me: saresti morta, se ti avessi davvero voluta colpire» sibilò l'altra, con un sorriso orgoglioso.

«E perché dovresti volermi aiutare?»

Mazikeen rise sottovoce, rigirandosi un pugnale da una mano all'altra:«Diciamo solo che ti trovo meno irritante rispetto agli altri esseri viventi della tua stessa specie...».

Il soldato esitò:«Non credo di capire»

Più quella donna misteriosa parlava, meno Mulan riusciva a spiegarsi il perché della sua apparizione improvvisa, più le domande nella sua testa si ingigantivano.

Agitò la spada che stringeva saldamente in mano, come a significare che non avrebbe esitato a servirsene, se gliene fosse stato dato motivo.

«Spiegati» intimò al demone, quasi digrignando i denti.

«Ma certo» la torturatrice fece un lungo passo verso di lei «Con molto piacere».

Scattò in avanti all'improvviso, tanto veloce che Mulan se ne accorse troppo tardi: indietreggiò come poté, finendo per inciampare nell'oscurità e cadere lunga distesa sull'erba.

Il demone si abbassò per vibrarle un fendente col proprio pugnale, ma ella riuscì appena in tempo a rotolare via e si rimise in piedi, ansimando.

Strinse la spada con entrambe le mani, rigettandosi all'attacco e incalzando il demone con veloci fendenti laterali.

Raramente quella Mazikeen si dava la pena di parlarli col suo pugnale ricurvo, preferendo schivarli, uno dopo l'altro, senza dare l'impressione di fare il minimo sforzo.

Il demone, all'ennesimo colpo vibrato nella sua direzione, piroettò con grazia letale e le rifilò un colpo sulla trachea col taglio della mano.

Mulan indietreggiò, quasi cadde all'indietro, col respiro mozzato, e dovette sforzarsi per non lasciar cadere la spada.

L'altra le tirò un calcio voltante sul ginocchio sinistro, che cedette.

Mulan ritornò lunga distesa per terra, ma stavolta non ebbe il tempo di rialzarsi perché in pochi attimi Mazikeen fu a cavalcioni su di lei, la lama gelida del suo pugnale che le sfiorava la base del collo.

Il demone si passò la lingua sulle labbra, rivolgendo alla donna che aveva immobilizzato sotto di sé uno sguardo prolungato e strano, che l'altra non riuscì a interpretare.

«Non sei male» le mormorò Mazikeen, senza disturbarsi a specificare a cosa stesse esattamente alludendo «E comunque combatti meglio di quanto mi aspettassi» detto ciò si alzò da sopra di lei, afferrandola per un gomito e tirandola in piedi con uno strattone.

Mulan si sfiorò il collo con la mano libera, cercando di non sospirare di sollievo in maniera troppo evidente:«Non bene abbastanza, a quanto pare».

«Come stavo dicendo» l'altra incrociò le braccia sul petto «Tu non combatti male, tecnica perfetta, ma-»

Mulan fece un passo avanti, quasi involontariamente, gli occhi brillanti d'aspettativa:«Cosa?»

«Sei troppo prevedibile, ecco cosa. Non crederai di poter utilizzare queste tecniche da manuale, in un vero combattimento!» la schernì, con aria beffarda.

L'altra spalancò le braccia:«E secondo te cosa dovrei utilizzare?!» sentiva la rabbia inondarle lentamente le vene, infiammandola.

«Improvvisa» scandì Mazikeen, lentamente e ad alta voce, e poi scattò come un serpente a sonagli.

L'attacco che Mulan si vide costretta a fronteggiare questa volta non fu meno repentino del precedente, solo che ora lei se lo aspettava di più.

Inoltre aveva già sperimentato lo stile di combattimento della propria avversaria:  sapeva quanto fosse dannatamente veloce.

Non l'avrebbe sopraffatta continuando ad attaccare come le era stato insegnato a fare: la sua unica possibilità era prenderla di sorpresa, nonostante si rendesse perfettamente conto che non sarebbe stata un'impresa semplice.

Cambiò strategia: lasciò che fosse Mazikeen ad attaccare, limitandosi a parare i suoi colpi. La faceva stancare, mentre nel frattempo la studiava in cerca di punti deboli da sfruttare.

Il demone, nonostante fosse stata appena respinta per l'ennesima volta, sollevò un sopracciglio:«Capisco perché il tuo Capitano ti abbia detto di tornartene a casa: forse non sei tanto abile quanto reputi di essere»

«No, eh?» ansimò Mulan, i palmi sudati stretti intorno all'elsa della propria arma.

«Beh, di certo non dimostrerai di esserlo continuando a combattere in questa maniera» commentò l'altra «Su, è per questo che sei qui, no? Per dimostrare chi sei! E allora smetti di giocare e dimostrami chi sei!»

La guerriera rispose alla provocazione con impeto, gettandosi in avanti ed eseguendo una stoccata che lacerò il tessuto nero che ricopriva un fianco dell'avversaria.

Peccato che Maze riuscì a scansarsi in tempo per non essere ferita, afferrò la sua spada con una mano all'altezza dell'elsa e le rifilò una ginocchiata nello stomaco.

Mulan mollò la presa sull'arma e cadde in ginocchio, gemendo di dolore, mentre il demone la sollevava e gliela puntava al petto.

«Sei morta» sussurrò «Per la seconda volta» conficcò la spada nel terreno e sospirò a fondo «Sai, forse mi sbagliavo, su di te: vedendoti così, dubito che tu sia degna del mio aiuto»

Dopodiché si voltò senza aggiungere altro, iniziando ad allontanarsi verso la foresta che circondava l'accampamento militare.

«No, aspetta, aspetta un secondo!» Mulan si sollevò in piedi a fatica, aiutandosi con la propria spada. Gli occhi le si erano riempiti di lacrime, che li rendevano luccicanti alla flebile luce della luna. Lacrime non di dolore, ma lacrime di rabbia; di rabbia e d'umiliazione:«Non so chi tu sia, e non so che idea tu ti sia fatta di me, ma posso assicurarti questo: non sono disposta ad arrendermi così, e noi due non abbiamo ancora finito!».

Mazikeen sorrise in silenzio tra sé e sé,  nell'oscurità delle ore che precedono l'alba, per poi voltarsi e tornare verso Mulan, che nel frattempo si era rimessa in guardia nonostante il forte dolore allo stomaco e al ginocchio.

Stava realizzando che, nonostante avesse pronunciato quelle parole in un impeto d'orgoglio, esse corrispondevano al vero: non era affatto disposta ad arrendersi.

«Sapevo di non starmi sbagliando, con te» esclamò la donna che l'aveva appena sconfitta per la seconda volta, guardando con ammirazione lo squarcio che lei aveva lasciato nell'abito di pelle che indossava «Hai talento, hai talento e sei abbastanza determinata da ignorare chiunque cerchi di convincerti del contrario...non saresti qui, altrimenti»

Sentire qualcuno che lo riconosceva, finalmente, era per Mulan come ricevere un balsamo medicamentoso sui muscoli doloranti. Nonostante quella donna rimanesse un mistero per lei, e nonostante la confondesse alquanto, sentirla parlare così la fece sorridere.

«Grazie» le disse, e non si oppose quando lei le prese di mano la spada e gliela fece scivolare nel fodero.

Poi rinfoderò anche il proprio pugnale - i pugnali, compreso quello che recuperò dal legno del palo - e vi si appoggiò con grazia. Le braccia incrociate, il volto appena reclinato all'indietro e i lunghi capelli scuri scompigliati dalla brezza notturna.

«Non hai detto di essere qui per aiutarmi?» le ricordò Mulan, sempre tuttavia tenendo una certa distanza di sicurezza tra loro due. Non poteva fidarsi di quella donna, non ancora.

«Dimmi, Mulan, saresti interessata ad ascoltare un segreto?» parlava muovendo appena le labbra carnose, lo sguardo rivolto al cielo nero sopra di loro.

«Quale segreto?» domandò l'altra, deglutendo a fondo.

«Vuoi sapere come diventare come quegli uomini?» puntò lo sguardo in quello di lei, mentre col braccio accennava alle tende militari che circondavano lo spiazzo erboso nel quale si trovavano «Vuoi sapere come puoi diventare uguale a loro?»

«Sì!» il guerriero quasi gridò.

Se fosse divenuta uguale a loro, allora avrebbe molto più facilmente potuto dimostrare il proprio valore. Se fosse divenuta uguale a loro, avrebbe potuto partecipare a quella guerra, avrebbe potuto diventare qualunque cosa avrebbe voluto. Avrebbe potuto anche tornare a casa, una volta che tutto fosse finito, e decidere di non sposarsi mai, o di fare qualunque altra cosa senza che nessuno potesse azzardarsi a proibirglielo.

«Ti prego, dimmi come fare» esclamò ancora, quasi appoggiando una mano sul braccio del demone per l'entusiasmo di quella nuova prospettiva.

Mazikeen scoppiò a ridere ad alta voce, e rise a lungo, prima di rispondere:«È molto semplice, in realtà: non puoi. Tu non sei e non sarai mai un uomo. È davvero stupido da parte tua credere di doverti comportare come loro, o di dover combattere come loro, o - il Grande Capo me ne guardi - di dover pensare come loro, per diventare qualcuno».

Mulan aggrottò le sopracciglia:«Non capisco quale sia il punto...»

«La vedi quella freccia lassù, conficcata in cima al palo?» le chiese allora il demone, portandosi accanto a lei e indicandogliela con un cenno del mento.

Il soldato annuì:«Sono ore che provo a raggiungerla, credimi. Ho provato e riprovato, e ho fatto esattamente come mi è stato mostrato, coi pesi attaccati alle braccia e tutto il resto, ma non ce l'ho fatta»

«È proprio questo il punto: tu non vincerai quando darai prova di poter essere più forte di loro, tu vincerai quando darai prova di poter essere più intelligente»

Mulan lasciò che quella frase sussurratale all'orecchio le si depositasse per bene nella mente, senza fretta.

Aveva tentato di scalare quel palo per ore e ore, fino allo stremo, ma se avesse sempre tentato di farlo nella maniera sbagliata?

Appoggiò il palmo della mano sul legno levigato e strinse le palpebre, cercando di farsi venire un'idea, cercando di comprendere a fondo il significato delle parole che le erano state rivolte e di metterlo a frutto.

Doveva escogitare una nuova maniera per raggiungere la cima del palo, e quindi la freccia, perché era chiaro che non avesse la forza sufficiente per scalarlo come aveva provato a fare fino ad allora.

Sì, sarebbe stato tutto più semplice,
se solo non fosse stato per quei maledetti pesi di metallo che doveva infilarsi ai polsi!

Lo sguardo di Mulan si abbassò proprio su di essi, i quali giacevano abbandonati tra l'erba a pochi metri da lì.

Tu vincerai quando darai prova di poter essere più intelligente di loro.

Certo, non avrebbe mai raggiunto la freccia con quel peso extra a farle da zavorra, ma se invece avesse trovato il modo di renderli un aiuto, invece che un'ulteriore elemento di difficoltà?

Avrebbe potuto legarli intorno al palo di legno, in modo da usarli come supporto nella scalata, così da arrivare in cima con un molto minore sforzo.

«Ci sono!» esclamò Mulan, trionfante «Mazikeen, Mazikeen, ci sono arrivata, è proprio come dicev-»

Ma quando lei si voltò indietro, impaziente di condividere l'idea geniale che aveva appena avuto, si avvide che era rimasta sola.

Allora Mulan raccolse i pesi da terra,  pronta a salvare prima sé stessa e poi la Cina, e a farlo a modo proprio.

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