Buonanotte Fiorellino
Dedicata a tutti coloro che, come me, hanno spesso qualche problema a dormire {DISCLAIMER: Consiglio caldamente l'ascolto del fantastico brano qui sopra, prima della lettura}.
Erano quasi cinque ore che si rigirava nel grande letto matrimoniale, senza trovar tregua. Ora a causa del caldo, sentendo il bisogno di togliersi le coperte di dosso, ora per il freddo, sentendo perciò l'impulso di tirarsele su di nuovo.
Aveva già provato tutte le posizioni, - a pancia in su, in giù, su un fianco, abbracciando il cuscino - senza mai riuscire a chiudere occhio, nemmeno per un secondo.
Lucifer, disteso al suo fianco, si era invece addormentato nel preciso istante in cui aveva sfiorato il materasso. Poteva sentire il respiro profondo, caldo e regolare del diavolo sfiorarle una guancia.
Sbuffò, rigirandosi per l'ennesima volta, più sveglia che mai. Iniziava anche ad avvertire la solita fitta all'altezza del ginocchio destro; un ricordino di un infortunio subìto quando aveva soltanto sette anni, e si era fatta un'intera rampa di scale rotolando.
A quel punto s'alzò, stringendo forte i denti, e si mise in piedi.
Uscì dalla camera da letto e si ritrovò nella stanza principale, in quello che era un po' il salotto dell'attico del diavolo in persona: si diresse dritta al bar privato che, insieme alla vetrata a scaffali subito dietro il suo bancone, ne occupava un'intera parete.
Afferrò una bottiglia a caso - la luce bluastra e soffusa emessa dal bar stesso non le permetteva di leggere di che alcolico si trattasse - e se ne versò diversi centimetri in un bicchiere.
<<Sì, dai...>> mormorò tra sé e sé, e ne versò ancora un po'.
Sarebbe uscita sul balcone, ad ammirare le brillanti stelle sopra di lei, o le altrettanto brillanti luci colorate della Los Angeles notturna sotto, se la sola idea non fosse stata sufficiente a causarle i brividi. L'inverno era arrivato presto, quell'anno, e, nonostante non fosse mai una stagione particolarmente rigida a quella latitudine geografica, le notti iniziavano a raffreddarsi.
E lei aveva addosso soltanto una leggera vestaglia di seta candida, perciò non le conveniva.
Avrebbe potuto scegliersi uno dei libri antichi che sarebbero rimasti sempre al loro posto nella libreria, a prender polvere e a subire l'ingiuria del passare del tempo, se fosse stato per Lucifer.
Tuttavia, il diavolo dormiva come un angioletto - per quanto ciò potesse apparire paradossale -, ed ella non se la sentì, di accendere una luce e rischiare così di svegliarlo: sapeva quanto lo stancasse, lavorare come consulente dell'LAPD.
Bevve tutto d'un fiato il drink che si era versata - sperando, in mancanza di un vero antidolorifico a portata di mano, che la aiutasse per il dolore -, e sbuffò sonoramente.
Quella sera non c'era nessuna festa scatenata al piano terra del Lux, proprio come il diavolo si assicurava accadesse ogni qualvolta che lei veniva a dormire da lui (cioè sempre, quando non andava lui da lei).
Era perciò immersa nel silenzio più assoluto, spezzato solo dal suo stesso respiro e dal frastuono che sentiva colmarle la testa...Aveva sempre avuto discreti problemi, ad addormentarsi. Fin da quando era una bambina molto piccola.
Tuttavia, quand'era una bambina aveva almeno i suoi genitori al suo fianco, che si sedevano sul bordo del suo lettuccio e le canticchiavano una canzone della buonanotte. Prima, cioè, che il rapporto con loro si rovinasse del tutto, trasformandosi nel nulla assoluto di quegli ultimi anni.
Lei sospirò, andando a sedersi sullo sgabello posizionato di fronte all'elegante pianoforte, eterno vanto del suo fidanzato, il Portatore di Luce. Appoggiò dolcemente le mani su di esso, attenta a non fare troppa pressione sui tasti, ed inspirò a fondo il suo odore.
Quel piano emetteva un aromatico sentore di legna, un profumo che la cullava, trasmettendole una soave sensazione di sicurezza, di stabilità.
Quante volte il diavolo si era seduto su quello stesso sgabello dove ora stava seduta lei, e le aveva cantato una canzone mentre suonava? Allora era solita accoccolarsi sul divano, abbracciandosi le ginocchia, e chiudere le palpebre.
Lei non era in grado di suonare il pianoforte, e nemmeno di cantare, in verità, ma in quell'istante, in piena notte, immersa nel silenzio, le parve l'unica cosa da fare.
Aggrottò le sopracciglia, sforzandosi di ricordare la canzone che i suoi genitori le cantavano quando era piccola, in notti simili a quella, nelle quali non riusciva proprio a prendere sonno.
Chiuse gli occhi, concentrandosi sulle parole che ricordava, e soprattutto sul ritmo che le accompagnava. Ricordava si trattasse di una melodia rassicurante, lenta, estremamente dolce e malinconica. Sì, si accordava bene col suo carattere.
<<Buonanotte, buonanotte Fiorellino,
Buonanotte tra le stelle e la stanza
Per sognarti devo averti vicino
E vicino non è ancora abbastanza
Il granturco nei campi è maturo
Ed ho tanto bisogno di te
La coperta è gelata e l'estate è finita
Buonanotte, questa notte è per te>>
Si schiarì la voce, piuttosto indispettita per come le era uscita quella strofa. No, non era mai stata una cantante, ma quelle parole le ricordavano di un tempo nel quale tutto era più semplice, perciò continuò a cantare.
<<La tristezza passerà domattina
E l'anello resterà sulla spiaggia,
Gli uccelli nel vento non si fanno mai male
Hanno ali più grandi di me,
E dall'alba al tramonto
Io aspetto il tuo canto
Buonanotte, questa notte è per te>>
Era in realtà piuttosto certa di non ricordarla bene, di aver mescolato diverse strofe tra loro e di essersi probabilmente anche inventata almeno una frase che nell'originale non c'era. Comunque fosse, alla fine di ciò che poteva ricordare della canzone, si rese conto di avere le guance umide e il cuore che le rimbalzava come impazzito in tutta la cassa toracica.
Si asciugò gli occhi, ridendo sottovoce della propria stupidità: insomma, commuoversi per una cosa del genere?
<<Ottima esecuzione, cara, assolutamente fantastica>>
Lei sobbalzò per la sorpresa, girandosi indietro di colpo. Poi incrociò le braccia e lanciò una lunga occhiata al diavolo, da capo a piedi, nella semioscurità.
<<Non sapevo di avere un pubblico>> commentò, contenta che non potesse vedere quant'era arrossita <<E poi, non so se l'hai notato, ma hai dimenticato di chiuderti la vestaglia>>
Lucifer rise, scuotendo la testa, e venne a sedersi accanto a lei sul famigerato sgabello.
<<No, dico davvero, è proprio una bella canzone. Non l'avevo mai sentita, però, il che non mi capita spesso>> rincarò il diavolo, prendendola per mano.
<<Sono piuttosto certa che s'intitoli Buonanotte Fiorellino, è di un cantautore italiano>> spiegò lei <<I miei genitori me la cantavano quando era piccola, sai, per farmi addormentare>>
<<E cosa dice il testo?>> domandò Lucifer, senza distogliere lo sguardo da lei mentre con la mano libera faceva passare le dita sui tasti del piano.
<<Non fare l'idiota! Lo sai, cosa dice il testo!>> replicò la ragazza, sistemandosi la vestaglia sulle gambe.
<<Beh, e comunque, cara, non mi dispiacerebbe se la cantassi ancora>> il sorriso del diavolo si allargò <<Non te la cavavi affatto male, a voler essere onesti. E sappiamo che io lo sono sempre, perciò...>>
<<Bene, grazie del complimento. Sono davvero, davvero onorata. Ora sei hai finito puoi anche tornartene a letto, chiaro?>>
Lucifer rise, passandole un braccio sulla schiena ed avvicinandola a sé, per riuscire ad arrivare a baciarle il collo, appena sotto l'orecchio sinistro.
Lei lo lasciò volentieri fare, decisamente soddisfatta della piega che aveva preso la conversazione da qualche secondo a quella parte.
<<Ho un'idea>> gli propose, sforzandosi per non far tremare la propria voce <<Perché non andiamo a letto, facciamo sesso e dimentichiamo per sempre l'imbarazzante performance di due minuti fa?>>
<<Assolutamente no>> replicò il diavolo, beffardo <<"No" alla parte del dimentarsi, ovvio, non a quella del sesso>> specificò, poi.
<<Ovvio!>> roteò gli occhi, e riuscì a fare ridere di nuovo Lucifer, il quale, nonostante fosse innegabilmente stanco, preferiva di gran lunga rimanere sveglio a tenerle compagnia.
<<Sai, cara, anch'io ho un'idea>> le sussurrò il diavolo, dopo qualche minuto di silenzio nei quali lei si era appoggiata al suo petto, ed iniziava ad essere alquanto assonnata.
<<Tipo?>>
L'ex Signore dell'Inferno sfregò le mani:<<Se cerchi su internet il testo completo della canzone, tu puoi cantarlo e io posso starti dietro col piano>>
La sua compagna di seduta non ne fu tuttavia particolarmente d'accordo:<<E invece se, così, per ipotesi, tu cantassi e suonassi il pianoforte ed io andassi a distendermi sul divano?>> e gli scoccò un bacio sulle labbra, per essere ancora più eloquente.
<<Tu- Tu sei proprio una piccola opportunista, lo sai, vero?!>> la accusò, essendo tuttavia già consapevole che non avrebbe avuto la forza di opporle un rifiuto.
Lei si alzò leggiadra dallo sgabello e, come proposto appena prima, andò ad accoccolarsi sul divano, coprendosi con un plaid grigio per proteggersi dal freddo.
<<Sì, che lo so>> replicò dopo un attimo, consapevole di averla avuta vinta <<E comunque ho imparato dal migliore>>
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top