Autostima

Lucifer aveva praticamente trascinato Jane fin nello studio di Linda Martin, la sua psicologa, dopo quello che era appena successo.
Aveva fatto sedere la sua cara amica sul divano da terapia, richiamando a gran voce l'attenzione della Dottoressa:<<Devi aiutarla!>> esclamò, genuinamente preoccupato per la salute della ragazza.
Jane incrociò le braccia sotto il seno, sospirando, ormai abituata alle stranezze del suo amico, che ora aveva la certezza essere il diavolo.
Linda si sistemò la coda di cavallo:<<Lucifer, sono la tua psicologa, non quella della tua amica, perciò, qualunque sia il problema non->>
Il diavolo la interruppe, concitato:<<No, tu non capisci: è una cosa terribile, davvero terribile! E tu sei l'unica che possa aiutarla!>>
La bionda si rassegnò ad accondiscendere all'ennesima, stravagante richiesta del suo paziente, e si sedette sulla propria poltrona, lisciandosi la gonna del lungo vestito attillato:<<Mi dica qual è il problema, prego>>
Sorrise gentilmente alla ragazza dai corti capelli neri seduta dinanzi a lei, la quale guardava Lucifer piuttosto divertita, attraverso le lenti rotonde dei suoi occhiali da vista.
Il diavolo era da parte sua sempre più spaventato da quell'atteggiamento, e sperava davvero che Linda avrebbe potuto guarire Jane.
<<Il problema>> iniziò lui, visto che la sua amica non parlava <<È che ha visto la mia faccia da diavolo>>
<<Oh>> fece la psicologa, accavallando le gambe <<Capisco>>
I ricordi della prima volta in cui aveva avuto di fronte agli occhi il volto diabolico di Lucifer, erano ancora motivo di una discreta ansia, se ci ripensava per troppi secondi. Comprendeva bene la paura e lo sconvolgimento interiore che scaturivano da quella visione.
<<No, Dottoressa, non hai capito: Jane ha visto la mia faccia da diavolo e non ha avuto alcuna reazione spropositata di...paura, né di ansia, e non è nemmeno scappata in Europa. Tu credi di poterla guarire?>>
La psicologa aggrottò brevemente le sopracciglia, sorpresa dalla piega che aveva preso quella conversazione.
<<Adesso basta, Lucifer! Non sono malata, vuoi capirlo?>> Jane iniziava ad avere piuttosto fame, visto che erano ormai le due di pomeriggio e lei non aveva ancora pranzato.
<<Non parlare, cara, tu sei chiaramente malata. Non è vero, Dottoressa? Diglielo anche tu, per favore>>
La psicologa era a dir poco sorpresa che quella ragazza, Jane, fosse così tranquilla al fianco del diavolo, nonostante avesse appena scoperto che non lo era tanto per dire.
<<Mi chiamo Linda Martin>> si presentò.
<<Jane Houston>> replicò lei, stringendole calorosamente la mano.
<<Bene, Jane>> la bionda scoccò un'occhiata a Lucifer, che si era ritirato in un angolo della stanza, ansioso <<È vero, quello che ha detto? Hai visto la sua faccia da diavolo?>>
<<Sì, più o meno mezz'ora fa>> la ragazza annuì, in tutta calma.
Il Portatore di Luce era sul punto di dare d'escandescenze in modo serio.
<<E non ti ha...infastidito nemmeno un pò?>>
Jane scrollò le esili spalle:<<Beh, non è che sia stato esattamente come una passeggiata al parco, sia chiaro. E non è che non mi abbia infastidito, solo che non sarebbe stato carino mettersi ad urlare, o scappare via in lacrime. Dopotutto rimane uno dei miei amici più stretti, diavolo o no>>
<<È molto interessante>> mormorò Linda, scambiandosi una veloce occhiata con Lucifer, ed iniziando davvero a credere che Jane avesse qualche tipo di problema o di blocco mentale che le impedisse di processare l'accaduto.
<<Questa è chiaramente negazione. Profonda negazione>> diagnosticò il diavolo, al posto suo <<Non sarebbe la prima volta che succede, no? La Detective ne sa qualcosa>>
<<Non sono in negazione>> affermò allora Jane, seria.
Gli occhi scuri del diavolo schizzarono in quelli della psicologa:<<Oh mio Padre, questo è più grave di quanto pensassi!>>
<<Tu stai dimostrando una grande forza d'animo, Jane, dico davvero: ti parlo per esperienza quando dico che mi rendo conto di quanto sia complicato venire a conoscenza della vera natura di Lucifer>>
<<Appunto!>> esclamò il Portatore di Luce, in direzione della sua amica <<Quindi perché non sei spaventata?! Dovresti essere spaventata!>> deglutì a fondo <<Non è vero, Dottoressa?>>
Linda si sistemò la montatura degli occhiali sul naso, prima di parlare:<<Diciamo che questa calma è piuttosto insolita, da parte sua>> rispose, e poi, rivolta a Jane <<Non dico che sia così, ma, nel caso, sappi che non dovresti sentirti costretta a fingere, o a reprimere i tuoi sentimenti. Anche se tu dovessi essere terrorizzata, spaventata o volessi...magari scappare via a gambe levate, sono sicura che Lucifer lo capirebbe. Questo non significherebbe che tu non gli voglia bene, ovviamente>>
Jane sorrise, scuotendo piano la testa:<<Lei ha mai assistito ad una sparatoria, Linda?>> domandò alla psicologa.
<<No, mai>>
<<Io sì, purtroppo. È successo più volte, quando ero bambina...Diciamo solo che non sono cresciuta in un gran bel quartiere>> la ragazza si passò le dita tra i capelli <<Posso assicurarle che quello è molto peggio, rispetto a scoprire che un tuo amico è il diavolo. Tra l'altro, Lucifer cel'ha sempre detto, perciò è stato un pò come se l'avessi sempre saputo>>
<<Se vuoi parlarmi della tua infanzia, al momento non aspetto nessun paziente>> Linda iniziava a capire il perché della calma della ragazza.
<<Grazie dell'offerta, ma sono a posto>> Jane fece un gesto con la mano, rifiutando quella gentile offerta <<Dico davvero: ho già fatto i conti con quella parte della mia vita>>
<<Come vuoi, ma ricordati che io sono sempre qui, se mai dovessi cambiare idea>> la informò la psicologa <<E, Luci, in quanto a te posso solo dire che dovresti davvero smetterla di aggrapparti a questa assurda convinzione>>
<<Chiedo scusa?!>> Lucifer alzò un sopracciglio, confuso.
<<La convinzione che le persone ti respingeranno, ovviamente. È sbagliato da parte tua continuare a pensarlo, per non parlare dell'effetto negativo che questo ha sulla tua autostima. So bene che non è facile liberarsi dalla sensazione di non essere abbastanza, o di essere sbagliati, ma ci si può lavorare. Hai fatto tanti progressi in questi anni, e sono certa che supereremo anche questo ostacolo>>
Lucifer deglutì rumorosamente dal suo angolo della stanza, esibendosi in un sorriso ed una risatina forzati:<<È palese che io non abbia alcun problema d'autostima: e come potrei? Sono praticamente la perfezione fatta uomo...o diavolo, che dir si voglia>>
Jane gli rivolse un'occhiata affettuosa ma piuttosto scettica, e si ripromise di stargli più vicino del solito nelle settimane e nei mesi seguenti.
Linda, invece, rimase prudentemente zitta. Sapeva che Lucifer era fatto così, e che non c'era modo di farlo arrivare a comprendere la verità, se lui stesso non era disposto a lasciarsela mostrare. Era particolarmente esercitato a vedere solo ed esclusivamente ciò che desiderava vedere, più di qualunque degli altri suoi pazienti.
Solo quello che voleva vedere; niente di più e niente di meno.

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