XXVI

(T/n) era spaventata. Spaventata da quella persona che non riconosceva più, addormentata sul divano, a pochi metri dalla camera in cui ci trovava lei. Spaventata dalle conseguenze che avrebbe dovuto affrontare nel caso fossero stati scoperti i suoi legami con Dabi. Spaventata riguardo ciò che avrebbe dovuto dire a Fuyumi.

Non era più il tempo in cui avere paura del mostro sotto al letto, quei giorni erano finiti da molto tempo. Era arrivato il tempo di temere la realtà e ciò a cui questa conduceva. Non sarebbe bastato nascondersi sotto le coperte affinché le paure scomparissero. Ormai era un'adulta ed avrebbe dovuto comportarsi come tale, benché non se ne sentisse in grado, abituata ad affidarsi ai Todoroki ogni qual volta si trovasse in difficoltà.

(T/n) chiuse gli occhi, benché fosse spaventata anche al pensiero di addormentarsi. Quei mostri che tormentavano i suoi sogni non sarebbero cessati con il ritrovamento di Touya, come pensava, al contrario, era sicura che sarebbe stata proprio la presenza del corvino a disturbare ulteriormente le sue notti. 

Cercò di respirare e prendere quanta più aria potesse. Si sentiva soffocare. Affogare. Come se fosse immersa nell'acqua e non riuscisse a riemergere. Come se qualcosa o qualcuno la stesse trattenendo. 

Annaspava. Si dimenava, benché in realtà il suo corpo non si spostasse nemmeno di un millimetro. Non riusciva. Per quanto si sforzasse non riusciva a muoversi. Era tutto nella sua testa. Era l'unica risposta a cui riusciva ad arrivare, mentre sentiva quell'acqua oscura travolgerla e spingerla sempre più in profondità, lontano dalle luci della superficie.

Anche aprendo gli occhi, quell'oscurità continuava ad offuscare il suo campo visivo. Non era più in grado di distinguere la luce, sprofondando in quell'abisso nero che temeva ogni notte e che l'aveva spinta ad odiare il buio. Quel buio in cui tutto si smarrisce, in cui tutto assume un aspetto terrificante e distante dalla realtà. 

Quando schiuse le labbra, cercando di urlare, sentì quel poco di ossigeno che le era rimasto dissolversi. Distinse delle sfocate bollicine risalire verso la superficie, senza essere frenate a differenza sua, costretta su quel fondale così buio. E freddo.

Nessun suono lasciò le sue labbra per quanto si sforzasse. Sentì solo l'acqua penetrarle in bocca, impedendole di respirare. 

Le sue lacrime si mischiarono con la distesa infinita che la circondava.

Si domandava quando sarebbe finito, osservando al di sopra di sé, nella speranza che qualcuno le tendesse la mano, liberandola così da quelle catene che la ancoravano in quell'abisso.

Qualcosa le afferrò il polso. Cercò di ritrarsi, ma si arrese nel riconoscere la mano che aveva tanto atteso. 

Era finita. Per quella notte, non doveva più temere altri mostri.

"Svegliati." 

Non aveva dubbi su chi appartenesse quella voce, benché fosse sorpresa dall'apprensione facilmente in essa distinguibile.

Quando spalancò gli occhi, si gettò tra le braccia di Dabi, seduto sul letto, accanto a lei. Il corvino rimase immobile al contatto, nascondendo una smorfia di dolore causata dalla pressione della ragazza contro le sue ferite.

(T/n) cinse la vita del ragazzo con le sue braccia, senza rendersi conto del dolore che gli stesse provocando, che Dabi stesso cercò di ignorare.

Quante volte era accaduto che fosse lui a svegliarla in quei momenti che soltanto lui sembrava essere in grado di capire, tra tutte le persone che aveva incontrato?

"Non te ne andare. Non di nuovo." sussurrò (T/n), benché la sua voce fosse attutita dalla maglietta del ragazzo, contro cui era appoggiata.

Dabi rimase in silenzio. Qualunque risposta le avesse dato, sarebbe stata una bugia. Nemmeno lui sapeva cosa fare. Non sapeva se se ne sarebbe andato o se sarebbe rimasto al suo fianco, ancora un po', come lei aveva tanto sperato. 

Infondo, anche a lui era mancata quella vicinanza. Era una verità di cui erano consci entrambi. 

Solo in cui momenti in cui si rifugiavano l'uno tra le braccia dell'altra erano in grado di sentirsi al sicuro, al riparo da qualsiasi incubo o paura, da qualsiasi mostro minacciasse i loro sogni. Eppure erano passati anni dall'ultima volta in cui ebbero la possibilità di sentirsi in quel modo, senza alcuna paura.

Quanto sarebbe durato? Non lo sapevano, quindi cercavano di trarre il massimo da quei pochi minuti, con le braccia di (T/n) cinte intorno alla vita di Dabi, e la testa di quest'ultimo appoggiata sulla spalla della (c/c), mentre i primi raggi di sole, nascosti da stracci di nuvole del temporale precedente, si facevano strada attraverso i tendaggi che coprivano l'unica finestra presente all'interno della piccola stanza.

Sarebbero rimasti così ancora qualche minuto. Sarebbe stato abbastanza. Avrebbero atteso fino a che non sarebbe stato il sole a riscaldarli, piuttosto che il contatto tra i loro corpi.

(T/n) chiuse nuovamente gli occhi. Questa volta, nulla poté turbare il suo riposo. Finalmente, sentì il corvino ricambiare il suo abbraccio. 

Entrambi sorridevano, senza essere consci del perché e nonostante non fossero abituati a compiere un gesto così semplice e quotidiano. Che piovesse o che uscisse il sole, avrebbero continuato a sorridere, ancora per qualche minuto.

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