XXIII
(T/n) osservava la figura di Dabi. Vulnerabile, inerme, indifeso. Non poteva immaginare quell'uomo come uno degli assalitori che avevano attaccato gli studenti della U.A.. Dabi era così diverso da come lo ricordava.
Touya era piccolo di statura ed esile di corporatura. Nonostante fosse il maggiore dei fratelli, sarebbe stato spesso cambiato per il più piccolo, se messo a confronto con Natsuo o Fuyumi.
Anche (T/n) era più alta di lui quando erano bambini. Touya era solito lamentarsi di questo, domandandosi il perché anche i suoi fratelli minori sembrassero più grandi di lui. A detta sua, non era credibile come fratello maggiore.
"Sono sicura che prima o poi diventerai più alto!" Lo consolava (T/n) benché non le dispiacesse burlarsi di lui.
"Certo, che diventerò più alto..."
Alcuni ciuffi di capelli rossi gli ricadevano sugli occhi azzurri, coprendone la vista.
(T/n) non aveva bisogno di vederli per ricordarne il colore. Avrebbe paragonato quel colore al pastello azzurro con cui avrebbe disegnato il cielo, una striscia orizzontale su un foglio lasciato quasi completamente bianco.
Sorrideva. Senza alcun pensiero. Senza alcun preoccupazione.
Era primavera eppure Touya teneva ancora indosso la sua giacca dell'uniforme scolastica. (T/n) non si fece domande sul perché fosse stato l'unico a non togliersela, benché anche l'orario di lezioni fosse ormai finito. Lei stessa non aveva prestato molta attenzione alla propria di uniforme, preferendo infilare poco delicatamente la giacca all'interno dello zaino. Una manica fuoriusciva da uno spazio lasciato aperto.
"Tu non hai caldo?" gli domandò la (c/c).
Touya si limitò a scuotere la testa. (T/n) non indagò oltre.
(T/n) avrebbe voluto accorgersi prima di ciò che si nascondeva dietro al suo sorriso. Ciò che si nascondeva sotto le maniche di quella felpa troppo larga, rubata dall'armadio di Natsuo.
(T/n) si pentì di non essere riuscita a guardare quegli occhi più a lungo.
Ora quegli occhi erano chiusi e (T/n) sperava si riaprissero il prima possibile.
Non sapeva cosa fare. Doveva chiamare aiuto. Ma chi l'avrebbe aiutata? Un criminale si trovava in casa sua, chi si sarebbe offerto di prendersene cura? Avrebbe dovuto chiamare la polizia?
In ogni caso non avrebbe potuto lasciare morire una persona all'interno della sua abitazione. Tantomeno quello che una volta chiamava il "suo migliore amico".
Quello però non era più Touya. Non era più il suo migliore amico.
Dove era morto Touya era nato Dabi e (T/n) non sapeva quanto l'uno fosse diverso dall'altro.
Qual era la storia che Dabi aveva intenzione di raccontarle?
Cos'altro si nascondeva tra le mura di quella casa in cui era solita passare i suoi pomeriggi?
Dopo dieci anni di silenzio aveva di fronte a sè l'unica persona che sapeva realmente le circostanze riguardanti la morte misteriosa del primogenito di Endeavor.
Nessuno conosceva realmente la risposta. Se Dabi fosse morto, (T/n) non avrebbe mai scoperto la realtà, nè lo avrebbero fatto Natsuo e Fuyumi.
Era passato troppo tempo senza alcuna spiegazione. Potevano avanzare delle ipotesi, ma non sapevano quale fosse la realtà.
Touya era vivo. C'era ancora la speranza che potesse cambiare qualcosa. Un lieto fine. Una rivelazione. (T/n) voleva essere fiduciosa.
Al momento però non avrebbe potuto coinvolgere nessuno. Era troppo rischioso.
Fuyumi e Natsuo avevano probabilmente fatto ritorno a casa. Fuyumi avrebbe preparato la cena e Natsuo avrebbe aiutato a pulire e sparecchiare. Aveva visto quella sequenza ripetersi e modificarsi nel corso degli anni.
Shouto si trovava con i suoi compagni di scuola, alloggiando nei dormitori della U.A.; chissà se aveva fatto amicizia, (T/n) poteva fare a meno di domandarselo.
Lei cosa avrebbe fatto se Dabi non si fosse trovato in casa sua? Con tutta probabilità si sarebbe trovata a casa dei Todoroki, avrebbe chiacchierato con Fuyumi, seduta sul divano, sorseggiando una tazza di tè.
Sarebbe stata una conclusione di giornata pacifica.
Se non si fosse intestardita avrebbe continuato a vivere un'esistenza tranquilla. Infelice ma tranquilla.
Valeva però la pena essere infelici, quando una delle cause della propria felicità è così vicina?
(T/n) voleva sapere se ne valesse la pena.
Touya, Dabi, qualunque fosse il nome a cui avrebbe risposto, valeva la pena?
Era qualcuno per cui rischiare?
Aveva sognato così tante volte di poterlo rivedere, ti poter cambiare il corso degli eventi in modo che lui non se ne andasse... Non avrebbe potuto cambiare idea. Non era più il momento per avere dei ripensamenti.
Era vivo. Era di fronte a lei. Respirava. Il suo cuore batteva. Non aveva mai cessato di battere come in molti avevano creduto. Non aveva mai smesso di vedere lo stesso cielo, in chi si riflettevano i suoi occhi, che ogni giorno (T/n) aveva osservato dalla finestra, nella speranza di potersi risvegliare da un incubo.
Non c'erano né sogni né incubi. Nulla se non la realtà in cui vivevano.
La realtà poteva essere cambiata, direzionata. (T/n) voleva essere in grado di modificare quella direzione. Non lo avrebbe perso un'altra volta. Era la sua unica certezza.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top