Salice finalmente felice

Capitolo Sesto

Era infastidita dal fatto che già dai primi giorni avesse attirato l'attenzione su di sé.
Non doveva andare in questo modo.
Lei voleva solo vivere una vita da normale scolara. Magari farsi degli amici, studiare quanto basta per avere un'occupazione per il resto della vita, un ragazzo gentile che si preoccupa per lei. Chiedeva troppo? Forse sì, alla fine stava chiedendo di avere una vita perfetta, e come si sa, la perfezione non esiste.

La tristezza le stava annebbiando i sensi, le mani strette in pugni la testa alta, cercava di riportare indietro le emozioni.
Senza che se ne rendesse conto era uscita ed era arrivata al salice piangente dell'altro giorno.
Si sedette appoggiando la schiena al suo tronco liscio, alzò la testa dal suolo e guardò tutti quei rami che cadevano sconsolati pendendo verso terra. Le foglie che su quei rami sembravano lacrime.
"Un albero così triste" pensò Rose in quel momento e le venne spontaneo girarsi dalla parte del tronco e abbracciarlo. Rimase lì attaccata per alcuni secondi pensando che forse solo un po' di affetto le sarebbe stato d'aiuto.
In quel preciso momento le sembrò che qualcosa la stesse toccando e così si girò per guardare, chi o cosa fosse.
Con estrema sorpresa vide che i rami di quell'albero si erano mossi andandola a toccare, accarezzandole la schiena. Quello non era un semplice albero. No. Era un albero fatato.
Dopo averle toccato le spalle delicatamente le sembrò come se la tristezza che le aveva appesantito il cuore le fosse stata tolta.
Ragionando un po' capì il perché del nome dato ad un albero così fantastico.
Quel salice toglieva la tristezza che accompagnava le persone e se ne faceva carico piangendo al posto loro. Da quanto tempo andava avanti? Da quanto tempo non prendeva un po' di felicità al posto della tristezza?
Dopo averci ragiuonato tirò fuori la bacchetta e nella mente pronunciò la formula, mentre con la mano ed il braccio lo accompagnava con dei movimenti fluidi.
Nel mentre aveva chiuso involontariamente gli occhi e quando li aveva aprì capì di aver svolto l'incantesimo nel modo corretto. Adesso quella fantastica pianta aveva modo di esprimere a parole tutto ciò che si era tenuta dentro in questi numerosi anni.
Un soffio caldo arrivò dritto sul collo della ragazza facendola girare per vedere cosa fosse successo.
Si era creata una specie di bocca sul tronco e adesso stava provando ad emettere dei suoni, o perlomeno grugniti.
Oltre a quello però lei vide anche due fessure un po' più all'insù della bocca, probabilmente dovevano essere gli occhi e così per averne la certezza ci avvicinò una mano e la sventolò per un po' di tempo aspettando una reazione da parte dell'arbusto. Infatti non si sbagliava, subito i rami che giacevano a penzoloni si mossero in sincronia con la sua mano come una specie di saluto.
Lei con le labbra rosee mimò un "ciao" ed aspettò una sua reazione.
Quel grande albero a sua volta le rispose con un ciao.
Era così felice che tutto fosse andato a finire bene che rimase la per un po' appoggiando la testa al grande tronco e sentì delle pulsazioni provenire dal suo interno. Come se avesse un cuore.
Il salice che aveva passato il tempo a provare ad emettere suoni all'infuori del semplice ciao detto poco prima adesso era diventato bravo. Così lei pensò che fosse il momento giusto per provare ad iniziare una semplice conversazione.
Sempre mimando gli chiese: "Come mai prendi la tristezza dalle persone rendendola tua?"
Lui con voce roca e bassa le rispose gentilmente.
《E così ti sei accorta di ciò che faccio eh? Sei una ragazza sveglia cara.》disse il grande salice 《Sai spesso nel corso degli anni ho visto ragazzi e ragazze di tutte le età venire sotto i miei rami per rimanere tranquilli e chiudersi in loro stessi, insieme alla propria tristezza. Ed io ho sempre provato dispiacere nel vederli così giù di morale che ho pensato a lungo ad una soluzione》si fermò un attimo perdendosi in antichi ricordi.
Lei pazientemente aspettò e quando lui si accorse della sua presenza gli fece un cenno amichevole per fargli capire di poter continuare a parlare.
《Un giorno vedendo uno di loro che portava addosso i segni della sua infelicità pensai che forse c'era un modo per poterli aiutare. Così con la magia che porto dentro di me feci in incantesimo ai miei rami. Toccando le persone con essi sarei stato in grado di togliere l'infelicità. Ma come hai potuto vedere ci sono delle conseguenze per tutto e tutti, nessuna eccezione. Infatti se togliendo la tristezza qualcun altro dovevo farmene carico e così io divenni quello che tutti voi chiamate salice piangente》dopo questo lungo e triste discorso riprese fiato e si girò dalla parte della ragazzina.
Rose aveva ascoltato attentamente quel discorso e ne era rimasta davvero colpita. Lui si era fatto carico della sofferenza altrui come se nulla fosse, pur di far tornare il sorriso alle persone che lo circondavano e lo stesso aveva fatto con lei poco prima.
Com'era riuscito a prendere con così tanta facilità una decisione così difficile? Il carico che portava addosso doveva essere enorme.
Lui come se le avesse letto i pensieri rispose.
《Cara ragazza, anche se a me reca un grande peso lo sopporto, perché preferisco vedere gli altri col sorriso piuttosto che con le lacrime agli occhi》disse con voce profonda e gentile, come un nonno che racconta una storia alla nipote.
Lei guardò quell'albero così forte e pensò a quanto stesse soffrendo.
In quell'istante capì di dover fare qualcosa di molto importante.
Abbracciò quel grande albero con quanto più calore potesse dargli, ma nello stesso identico istante in cui lo abbracciò sfoderò la bacchetta e fece un incantesimo.
Come aveva fatto il salice per non si sa quanti anni, ora, era lei quella a togliere la tristezza che si era accumulata nelle sue cellule vegetali e farla sua.
Il freddo che sentì crearsi all'interno della sua corazza si propagò per tutto il corpo ghiacciandola per qualche istante. Il dolore sia fisico che mentale che stava provando la fece inginocchiare in preda a dolori atroci. Aveva già provato fitte del genere al petto ma ogni singola  volta era doloroso. Erano talmente forti da farle mancare il respiro e portarsi le mani al cuore per controllarne il battito. Alcune volte quelle fitte le avevano attanagliato la testa facendogliela poggiare a terra, mentre le braccia la si aggrappa ani al torace con le unghie in cerca di supporto.
Nulla di tutto ciò che aveva fatto l'aveva aiutata a stare meglio, trattenne le grida di dolore, pianti per lo sfogo, anche se provava cosi tanto dolore non voleva farsi sopraffarre. Quando tutto iniziò, anche se lentamente, a diminuire di intensità si rialzò. Sentiva le gambe molli come se stessero per cedere sotto il peso del suo corpo. Ma a guardare l'espressione dell'arbusto si sentì sollevata. Era un'espressione di beatitudine, solo adesso capiva il perché delle sue forti decisioni, vedere tutte le persone con un'espressione come quella doveva davvero essere una cosa fantastica, ed anche l'unica che aiutava a riprendere in mano il proprio autocontrollo dopo esperienze del genere.
Ormai per lei era tempo di tornare al dormitorio. Aveva passato tutto il pomeriggio in compagnia del nuovo conoscente e solo ora però si era veramente accorta del cambio temporale.
Le gambe le facevano male, quasi non riusciva nemmeno a mantenere la forma eretta, ma non voleva sembrare ancora più debole di quanto già non fosse.
Gli rivolse un saluto silenzioso e mentre si girò per tornare sulla sua strada riuscì ad intravedere dalla bocca del salice un largo sorriso accompagnato da un roco ma soave 《Grazie》

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