Ragazzo Bambola
Era seduta sul letto mentre guardava dalla finestra il paesaggio che non avrebbe più visto fino alle vacanze natalizie, ancora una volta si stava allontanando da casa.
Questa volta però, contrariamente a quella di molti anni prima, si stava dirigendo a scuola.
Hogwarts; quella scuola che aveva immaginato grazie ai dettagliati racconti del cugino.
Chissà se sarebbe stato tutto diverso adesso che sarebbe entrata davvero e non solo con l'immaginazione.
Per fortuna era al passo con i suoi compagni dato che in quegli anni si era fatta prestare i libri dal cugino e aveva studiato assieme alla madre, che sapeva esser stata al suo tempo l'allieva più brillante dell'intera scuola. Le aveva detto spesso che era una Corvonero mancata e assieme ci avevano riso sopra.
Quel giorno sapeva sarebbe stata una sorpresa per tutti vederla, dato che nessuno era al corrente del suo trasferimento lì, e non vedeva l'ora di fare questa bella sorpresa al suo migliore amico.
《Rose sei pronta? Dobbiamo andare in stazione》disse la madre con fare gentile.
Lei annuì piano e si alzò trascinando la valigia per le scale, dove padre e fratello la stavano aspettando.
Appena tornata a casa e già doveva andarsene, questa si che poteva essere definita sfortuna in piena regola.
Avrebbe voluto passare più tempo con la famiglia, ma naturalmente giocare alla bella famigliola felice non era possibile.
Mise il bagaglio in macchina e prima di salire si girò verso l'edificio chiamato "casa" e con un cenno della testa a mo' di saluto si diresse alla porta e la toccò un'ultima volta.
In macchina i suoi genitori parlavano allegramente degli anni passati ad Hogwarts, di come una volta Papà e Harry non erano riusciti a passare la barriera per arrivare al binario nove e tre quarti e avevano rubato la macchina al nonno per riuscire ad arrivare a scuola in tempo. Il fatto è che erano andati a finire contro il Platano picchiatore e Piton li voleva fuori dalla scuola.
La mamma raccontò di quando Harry le aveva confidato che la guida di Ron era tremenda e di come aveva giurato di non entrare mai più in macchina con lui. E quello sì che la fece sbiancare.
Finalmente arrivata alla stazione prese i bagagli.
Stava per oltrepassare quella fatidica barriera magica.
Stava per dare una svolta alla sua vita.
Guardava da lontano tutte quelle famiglie che auguravano un buon anno ai propri figli. Molti come lei quel giorno stavano partendo, allontanandosi dalle proprie famiglie, per molti probabilmente sarebbe stata una cosa positiva, ma per altri una nota negativa.
Suo fratello aveva raggiunto i suoi amici sul treno dopo aver salutato i genitori.
《Rose! Torna sulla Terra!》esclamò sua madre ridendo vedendola così assorta dal mondo che la circondava.
Si voltò verso l'interlocutore, sua madre.
La guardò dritta negli occhi per vari secondi e fece un piccolo cenno con la testa. Era così che dialogavano tra loro, non c'era bisogno di parlare perché si capissero, era tutto un gioco di sguardi.
Rimasero così fino a quando il treno fischiò annunciando la partenza.
Il padre della ragazza in quel momento si fece avanti non sapendo realmente come comportarsi con lei. Erano successe tante cose che l'avevamo cambiata nel profondo facendola diventare quella che era in quel momento.
Imbarazzato si grattò la nuca e dopo aver preso un bel respiro le parlò: 《Tesoro divertiti quest'anno d'accordo? E soprattutto a volte manda qualche lettera! Ti voglio bene》lei gli fece un cenno con la testa facendo capire al padre di aver percepito il messaggio. La madre anche se non voleva interrompere quel momento padre-figlia, dovette, per dirle ciò che si era dimenticata in precedenza.
《Oh, ecco... quando arrivi dovresti andare da Hagrid, lui ti porterà dalla preside. Tranquilla ci siamo già messi d'accordo. Buon anno tesoro!》
Salì sul treno, girovagava tra i vagoni in cerca di uno vuoto dove potersi mettere senza creare scompiglio. Dopo circa una quindicina di minuti fu felice di potersi sedere nello scompartimento in fondo al treno.
Guardò fuori dal finestrino il paesaggio che continuava a cambiare mostrando luoghi sempre più desolati e fitti. Alcuni boschi, laghi, campagna qua e là. Una giornata stranamente serena si vedeva nel cielo dell'Inghilterra.
Con una mossa secca qualcuno entrò nel suo scompartimento sedendosi di fronte a lei.
Non si scompose, non poteva importargliene meno se c'era qualcuno e, se si aspettava che lei gli avrebbe rivolto la parola non sapeva con chi aveva a che fare.
Alla calma ed il silenzio di prima si unirono anche i respiri, sospiri e sbuffi fastidiosi di quel qualcuno.
Cos'aveva da sbuffare senza neanche essere arrivati a scuola?
Nella testa di Rose molte domande si stavano formando e la tenevano lontana da quel mondo, come sospesa in una dimensione parallela dove solo lei poteva entrare.
Mise la mano a coppa e ci appoggiò la guancia sostenendo così anche la testa. Non si accorse dell'altra figura che la stava studiando attentamente, o meglio se ne accorse ma non volle che lui lo sapesse.
Quando finalmente girò la testa dal suo lato incrociò lo sguardo del ragazzo.
Aveva gli occhi bianchi con sfumature argentee. Li guardò intensamente, cercando di trarre fuori dei particolari che non molti sarebbero riusciti a trovare, come per esempio due macchioline verdi, come se rappresentassero la terra ferma nell'oceano in subbuglio; l'unica salvezza.
Nessuno dei due parlò, ma non per mancanza di coraggio, anzi in quel momento era come se si stessero sfidando. Praticamente come leoni per difendere il territorio, ma in quella strana circostanza nessuno vinceva.
I capelli di lui di un biondo talmente chiaro da sembrare bianco, il corpo asciutto ma con dei muscoli grazie quasi sicuramente alla pratica del quidditch.
Lei si alzò e prese la sua divisa scolastica, stava per uscire dallo scompartimento, ma lui la bloccò.
《Non mi chiedi come mi chiamo?》disse lui sicuro di sé con un ghigno stampato in volto.
Ovviamente era quel tipo di ragazzo che tutte le ragazze volevano, perciò circondato ogni giorno da oche. Talmente sicuro di sé da dare la nausea a Rose che con un gesto svogliato, cioè un'alzata di spalle lo superó andando verso i bagni per cambiarsi.
Pensando a quel ragazzo le venne un soprannome perfetto da affibbiargli "Ragazzo Bambola" perché per molte ragazze lui è solo un giocattolo bello da mostrare alle amichette per vantarsi, dicendo cose tipo: "il mio ragazzo è più bello del tuo" o qualcosa del genere, insomma tutte cavolate per attirare l'attenzione altrui. E magari per lui era la stessa identica cosa, se le portava a letto e poi le aggiungeva alla lista di sfigate che ci avevano provato, neanche quel posto faceva per lei. Non voleva essere ricordata come quella che era stata illusa dal ragazzo più gettonato della scuola.
Entrò velocemente in bagno e si cambiò, tra poco sarebbero scesi. Certo, il fatto che la divisa fosse composta da gonna e camicia non era proprio confortante per lei, che era un'amante dei pantaloni. In più aveva già visto per il treno passare un sacco di ragazze che avevano persino tirato su la gonna per mostrare ancora di più le gambe ed il sedere, chissà se sapevano cosa fosse la volgarità?
Lei sotto la gonna si mise pure una calza nera per sentirsi un po' protetta.
Il treno si era appena fermato e lei per fortuna era pronta adesso mancava solo prendere il suo bagaglio che stupidamente non si era portata dietro. Si maledì mentalmente per quella mancanza, adesso le toccava andare in controcorrente ad un branco di bufali imbizzarriti.
Qualcuno le diede una spinta particolarmente forte facendola quasi cadere, per sua immensa fortuna qualcuno la prese al volo prima che toccasse terra.
La persona che l'aveva presa doveva essere per forza un ragazzo data la muscolatura.
Quando si girò per vedere chi fosse il suo "salvatore", rimase stupita nel scoprire che era il ragazzo bambola.
Gli fece un cenno per ringraziarlo e quando si voltò per andare a prendere le sue cose lei lo fermò.
《Avevi lasciato le tue cose così te le ho portate》
Lo ringraziò nuovamente.
《E prima ti era caduto anche questo》le disse porgendole un quaderno molto usurato e legato con un laccio.
Sussultò alla vista del quaderno, quando le era caduto? Chinò leggermente la testa come segno di ringraziamento e poi scese dal treno continuando a pensare.
Ora doveva solo cercare Hagrid.
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