7 La notte dei cristalli •parte 2•
Quando il fuoco si spense e il fumo si dissolse, gli spettatori cominciarono ad andarsene, così come Newt; camminava spensierato attraverso i stretti vicoli di una Berlino dormiente. Voleva piangere, ma aveva esaurito le lacrime e non se la sentiva di farlo; il suo libro - Viaggio al centro della Terra - era stato incenerito, gettato nel fuoco come fosse niente. In una sola notte aveva perso tutto quello che gli era rimasto di Chuck.
Peggio di così non può andare
Come la sfiga voleva, un qualcosa gli afferrò il braccio destro e lo trascinò in un vicolo buio e maleodorante; Newt si dimeno', ma una mano gli serrò la bocca.
"Vuoi stare calmo per amor del cielo?".
Anche se non vedeva niente, il biondino riconobbe la voce: era Thomas. Lo aveva riconosciuto non solo dalla voce, ma anche dal suo profumo; aveva un qualcosa di aromatico, per niente forte, inconfondibile. Sentì il suo fiato sul volto e si aspettò di vedere le labbra a un niente dalle proprie; le avrebbe volute baciare. Newt scacciò quei pensieri da pervertito e annuì, poi Thomas lo liberò.
"Dov'eri finito?", gli chiese il biondino.
"Noi ebrei siamo nei guai".
"Nei guai? Che sta succedendo?".
"Dobbiamo andarcene".
"No! Prima dimmi che sta succedendo!".
"E allora guarda!".
Thomas strattono' Newt fuori dal vicolo, facendogli assistere a una scena disumana; tre soldati tedeschi stavano picchiando una donna a terra, utilizzando i calci dei fucili.
Accompagnate alle urla dell'ebrea c'erano rumori di vetri rotti e altre urla; piano piano, Berlino si svegliò, così come l'inferno. Newt rimase paralizzato, ma fortunatamente Thomas lo risvegliò e corsero via; passarono per la piazza - dove si era consumato il rogo - e lì videro la distruzione. Molti soldati stavano distruggendo le vetrine di alcuni negozi con dei sassi; altri di loro invece stavano scortando a forza delle persone, che fossero giovani o anziane. Alcune di loro si opposero, e la loro sorte fu terribile: fucilate con un solo colpo in testa. Tutto quello scempio fece venire i brividi a Newt, ma l'espressione di Thomas era ben peggiore. Il suo sguardo era perso nel nulla, a contemplare i suoi simili trucidati davanti ai suoi occhi; stavolta fu il biondino a riscuotere lui.
"Thomas! Thomas! Non possiamo stare qui".
L'ebreo scosse la testa - cancellando i pensieri - e annuì.
"Sì hai ragione. Andiamo a casa mia. Là saremo al sicuro".
Newt accordò. Poi si misero a correre, ma fu allora che comparvero i primi fili di fumo, provenienti da vari edifici, tra cui sinagoghe. Per tutta la corsa Thomas mormorò qualcosa che il tedesco non comprese, ovviamente in ebraico. Continuarono a correre, ma Newt non ce la faceva più con la caviglia malandata; ogni volta che esitava sul poggiare il piede a terra, Thomas gli dava una piccola pacca sulla spalla, spingendolo a proseguire. Nel frattempo, le urla e l'odore di fumo non si erano attenuate, continuando a inesprare l'aria. Quando uscirono dal centro di Berlino, si diressero verso la casa di Thomas, ma mentre andavano là, notarono enormi fili di fumo nerastro provenire da lì. Quando arrivarono, i ragazzi rimasero a dir poco scioccati: la casa di Thomas stava bruciando, stretta nella morsa del fuoco, una morsa letale e pericolosa.
"אבא! איפה אתה?" urlò il moro, disperato.
(Padre! Dove sei?!".
Ma della voce di Yed non ce n'era traccia, solo il scoppiettante rumore del fuoco.
"Padre...", mormorò in tedesco, con la testa bassa.
Newt era dispiaciuto; il mondo di Thomas si era sgretolato in una sola, maledetta notte; si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla. L'ebreo si voltò di scatto e lo abbracciò, piangendo e singhiozzando sul suo petto; riprendendosi dallo stupore, Newt strinse a sé il moro e alzò la testa. Berlino era ancora in fiamme.
Newton von Salomon e Thom - Es Halreyv non dimenticheranno mai quella notte.
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