14 Lo sbarco in Normandia
6 giugno 1944: Sbarco in Normandia
Il mare era in fermento quel giorno; sembrava vivo - come animato da un'entità maligna - con un cielo così tetro che le probabilità di pioggia erano altissime. Thomas e gli altri ragazzi erano stati mandati in fondo a uno dei tanti anfibi che solcavano il mare quella mattina, equipaggiati con delle attrezzature uguali identiche a quelle degli altri soldati. Nessuno osava proferire parola, nemmeno quel chiacchierone di nome Minho; molti militari stavano in silenzio a contemplare il mare, ma c'era chi vomitava all'interno
dell'anfibio o chi addirittura si metteva in bocca delle foglie di tabacco, masticandole come fossero dei chewing - gum. La spiaggia si mostrò a loro con un giallo spento, come capendo che in quel giorno si sarebbero spente tantissime vite; nell'ultima fascia di sabbia propensa al mare erano state posizionate delle gigantesche X tridimensionali, impedendo quindi allo sbarcaggio delle navi nemiche.
"Tenete le armi lontane dalla sabbia!" urlò il capitano dell'anfibio "le canne devono essere libere!".
"Sparpagliatevi!", urlò invece il suo vice.
Quando furono a una ventina di metri dalla spiaggia, i soldati di prua aprirono i portelloni, abbassando le piattaforme che chiudevano l'accesso agli anfibi. Non fecero un passo che morirono, con la testa trapassata da un proiettile; fecero la stessa fine anche i soldati più indietro, costringendo il generale ad urlare:
"Scendete dai lati! Scendete dai lati!".
Lui, i ragazzi e qualche altro militare lo seguirono in acqua, gettandosi nella fredda morsa del mare; nell'acqua nuotavano senza vita i cadaveri dei soldati caduti, con gli occhi aperti e privi di sguardo.
Con moltissima difficoltà, i ragazzi si fecero largo verso la spiaggia, nuotando tra i corpi dei compagni mai conosciuti; come se non bastasse, tantissimi proiettili entrarono in acqua come siluri, uccidendo il resto del battaglione sopravvissuto, tranne i ragazzi. L'acqua si tinse di rosso e lentamente si fece più scura, ma ciò accadde quando ormai avevano raggiunto la terra ferma; piegati su sé stessi, si sparpagliarono, rifugiandosi dietro alle strambe X di metallo. Anche se si erano divisi, erano comunque vicini, tanto da poter comunicare senza problemi; soltanto i militari più agguerriti uscirono dai ripari, ma solo un quarto di loro raggiunse le trincee indenne. Il resto incontrò la morte con le temute mine antiuomo, esplodendo come petardi; la sabbia si tinse di rosso, con sparsi sopra i resti delle interiora dei caduti. I tedeschi non avevano intenzione di smettere di sputare proiettili; la loro sete di morte e disperazione era insaziabile. I ragazzi erano scioccati; non avevano mai visto così tanta distruzione, neanche durante la notte dei cristalli: il generale del loro battaglione era esploso a causa di una mina ed erano rimasti senza un capo.
"Chi è il vostro capitano?!", urlò un soldato avvicinandosi al gruppo, proteggendosi nella X.
"Era piuttosto!", gli rispose Minho.
Il generale capì la situazione.
"Okay! Allora statemi attaccati alle chiappe! Seguitemi!".
Corse via, imbroccando il fucile; a raffica, i ragazzi lo seguirono, obbedendo ai suoi ordini: attraversarono la spiaggia senza mai venire colpiti, raggiungendo tutti coloro che si erano appostati alle trincee. Erano pochissimi.
"Siamo solo questi?!", esclamò Alby.
"Prima ci siamo sparpagliati!" gli disse Minho "saranno in giro!".
Guardandosi in giro, Newt e Thomas notarono molti soldati scostare i cadaveri e tornare sotto le trincee con quelli che sembravano dei bangalor, quindi decisero di imitarli; scambiandosi uno sguardo d'intesa, uscirono dal nascondiglio e corsero alla spiaggia a zigzag, senza riuscire a sentire le urla del magione, a causa delle esplosioni. Non fu facile all'inizio, ma poi riuscirono a trovare sotto la sabbia tre bangalor completamente intatti; con un po' di difficoltà riuscirono a portarli alle postazioni di prima, porgendo le armi al capitano. Questo - aiutato non solo dai soldati ma anche dai ragazzi - preparò le tre bombe, accendendo poi la miccia; subito dopo le gettarono dall'altra parte della trincea urlando:
"Bomba innescata! Bomba innescata!".
Si pararono le teste, investiti da un'enorme nube di sabbia, createsi per via dell'esplosione; la nube era così fitta che i militari lo sfruttarono per abbandonare la spiaggia, riuscendo addirittura a raggiungere a una delle tante torri nemiche.
"Chi di voi è il più preciso?!", urlò il capitano, guardando il team adolescente.
Thomas alzò timidamente la mano. Fu allora che il superiore gli diede un fucile di precisione; all'ebreo non aveva mai imboccato un'arma in vita sua, e purtroppo il capitano lo notò.
"Smettila di avere paura!" gli urlò "tu corri verso quella buca" gli indicò una nuca a circa cinquanta metri da lì "e spara a quei maledetti tedeschi! Ti copriamo noi!".
L'ebreo annuì; prese un respiro profondo ed uscì dal nascondiglio, correndo all'impazzata verso la buca: alle sue spalle udì le urla dei suoi compagni e rumori dei fucili, ma non si guardò mai indietro. Posizionato nel posto stabilito, caricò il fucile e si mise in posizione, puntando il mirino sul soldato che in quel momento stava sterminando il suo battaglione col mitra.
"סלח לי, אלוהים", mormorò prima di premere il grilletto.
(Perdonami, mio Dio).
Il nemico cadde dalla postazione privo di vita, mollando la presa sulla mitragliatrice; Thomas continuò a sparare agli altri tedeschi, mormorando la stessa frase in ebraico. Quando ebbe finito, Newt lo prese per il colletto e lo fece alzare, poi insieme al team corsero verso la torre; a ogni nemico che incontravano gli riservavano un colpo mortale, senza pietà. Giunsero infine all'entrata della torre; mentre il generale e i soldati più anziani liberavano la zona, a Gally venne affidato un lanciafiamme, lasciando in sospeso il suo fine. Il ragazzo mirò alla porta aperta e liberò le fiamme; gli alleati poterono vedere dalle trincee la torre andare completamente a fuoco, con di tanto in tanto dei soldati gettarsi da essa, immersi nelle fiamme. Ora che la torre era stata abbattuta, gli americani riuscirono ad oltrepassarla, liberando l'area circostante dai tedeschi. Lo scontro durò tutta la mattina, finché gli avversari non vennero del tutto sbaragliati; nonostante la vittoria, nessun soldato osò urlare di gioia o mostrare la propria felicità. In fondo, come potevano essere felici se i loro fratelli e compari giacevano privi di vita sulla spiaggia? Come poteva il mare detergere l'acqua dal sangue di tutto coloro che giacevano inermi nelle sue profondità?
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