12 Salvataggio

Tutti i ragazzi diedero il loro contributo per la missione, cercando di portare un qualcosa che potesse essere utile, dandosi appuntamento alla pista da corsa per mezzogiorno. Quando tornarono lì a quell'ora, ognuno era vestito con abiti pesanti e in spalla avevano uno zaino pieno di provviste di vario genere.
"Bene" disse Newt guardando Gally "ora che siamo pronti, da dove ci converrebbe partire?".
Il bullo prese da una tasca dei pantaloni una mappa e l'aprì, mettendosi al centro del gruppo; la cartina raffigurava tutto il Reicht, mostrando tutte le strade percorribili a piedi. Una in particolare era colorata col carboncino, una strada di campagna che percorreva sia la Germania che la Polonia a pochissimi chilometri dalla ferrovia, quella che conduceva ad Auschwitz.
"Ci ho già pensato io al percorso" disse Gally "ho anche preso una bussola nel caso serva".
"Benissimo" commentò Minho "ragazzi, io dico di andare".
"Sono d'accordo" insorse Alby "dai andiamo".

I ragazzi partirono quel giorno stesso: c'era esageratamente fresco, nonostante il cielo fosse soleggiato. Con Gally in testa al gruppo, il team andò a est, in direzione della Polonia; camminarono per tutto il pomeriggio, finché non si accamparono in un fienile, posto nel mezzo della campagna. Nessuno parlò; ognuno mangiò la sua razione in silenzio, coricandosi subito dopo. Ripartirono la mattina seguente; i giorni trascorsero e lentamente i paesaggi mutarono. Le campagne scomparvero lentamente, lasciando il posto a steppe innevate; anche il clima cambiò, irrigidendosi a dismisura. I ragazzi si vestirono più pesantemente, sopportando così il freddo polacco; per tutto il viaggio Newt non pensò ad altro a Thomas. Dio solo sapeva cosa gli era accaduto, e pregava che non fosse ancora andato nelle docce a gas; finalmente, arrivarono in vista di Auschwitz nel primo di gennaio del 1940, impiegando meno di un mese. Il campo era terrificante; enorme e pieno di monolocali, dall'esterno passavano le rotaie, da cui arrivava ogni giorno un treno carico di innocenti pronti al macello.
I ragazzi si nascosero dietro a una collinetta di neve per escogitare un piano.
"Bene" disse Minho guardando Newt "qual'è il tuo piano?".
"Mi spacciero' per un ebreo e mi intrufolero'-".
"Nel campo con la caviglia che mi ritrovo volevi dire?" proseguì Gally "con quel piede non andrai da nessuna parte, e poi sei fin troppo riconoscibile. Ci andrò io".
"Ma hai detto che lì dentro c'è tuo padre", insorse Minho.
"Starò attento. Auguratemi buona fortuna".
"Aspetta" gli disse Newt, porgendogli un ciondolo con una stella di Davide azzurra "indossala. Così sapranno subito che sei ebreo".
Gally la indossò e - senza dire altro - si alzò, lasciando lì le sue cose; senza farsi vedere, corse verso la ferrovia, dove vi era il treno. Dei soldati stavano scortando in malo modo gli ebrei fuori dal treno - dividendole dai maschi e dalle femmine - conducendole poi verso l'interno del campo di concentramento; a Gally bastò mescolarsi nella folla maschile per farsi credere ebreo. Le persone vennero portate dentro come fossero animali, verso un grosso edificio; lì dentro c'erano degli abiti ripiegati su delle panche, bianchi con delle strisce azzurre. Sotto lo sguardo indagatore dei tedeschi, gli ebrei iniziarono a spogliarsi; i loro soliti abiti vennero messi in vari sacchi di telo nero mentre indossavano quelli del campo. Gally divenne il numero:

250320

Quando tutti gli ebrei finirono di vestirsi, i militari divisero la folla in vari gruppi, conducendoli verso varie stanze; Gally e una decina di uomini finirono in un piccolo monolocale, già occupato da altre persone, di tutte l'età. Quel posto puzzava di chiuso e di umanità; quanto tempo saranno stati rinchiusi quegli ebrei? Settimane? Mesi? Solo adesso Gally comprendeva il suo errore; non gli piacevano gli ebrei, ma perché? Insomma, non gli avevano fatto niente...forse era stato manipolato dalla società, ma in quella stanza vide l'umanità morire, torturata da delle potenze superiori. Gally giurò che avrebbe fatto di tutto pur di rimediare il suo razzismo ingiustificato; esaminò attentamente la stanza, finché non vide messo in posizione fetale in un angolo una figura umana, scura data l'ombra. Gally gli si avvicinò, riconoscendolo subito: era lui Thomas. Stava dormendo, ma il respiro era flebile e - a quanto poté sentire tastandogli il corpo - era pieno di tagli. Il biondo lo svegliò scuotendolo.
"Ehi Thomas, non c'è tempo per riposare".
L'ebreo aprì lentamente gli occhi, neri dai cazzotti che aveva evidentemente ricevuto.
"Gally...?" mormorò a mezza voce "che cosa ci fai qui?".
"Ti sto salvando, ma sappi che non è stata mia l'idea di venire qui".
"E di chi? Di Newt?".
Il biondo annuì.
"Anche lui è qui?".
"È fuori con Minho e Alby".
Thomas sospirò, alzando gli occhi al cielo.
"Ti sei appena suicidato Gally" disse "non si esce vivi da qui".
"Vuol dire che noi due saremmo i primi".
In quel momento entrò un militare, armato di fucile, pronto a scortare gli ebrei alle docce. Era quella la sua occasione; Gally gli si avvicinò come se niente fosse e gli rubò il fucile. Il soldato si ritrovò impreparato, quindi lasciò l'arma immediatamente; il biondo allora gli sparò in bocca - uccidendolo all'istante - causando il caos generale. Con l'arma in pugno, Gally aiutò Thomas ad alzarsi; era debolissimo, e stava a malapena in piedi. Un uomo rubò al tedesco il fucile, uno sulla cinquantina, con la carnagione scura.
"Ridammelo", gli disse Gally.
"Prima di tutto mi chiamo Jorge; seconda cosa, non uscirete vivi da qui senza aiuto hermani, quindi vedete di seguirmi. Vi copro io".
Il biondo allora si mise il braccio di Thomas alle spalle, aiutandolo così a sorreggersi; con la porta ancora aperta, il trio e il resto degli ebrei ne approfittarono per fuggire. Lo sparo aveva mosso tutti i militari, dirigendosi all'edificio con i fucili tra le mani; gli ebrei si erano ammassati - muovendosi attaccati tra loro - guidati da Jorge. Per coprire Gally e Thomas quest'ultimi si misero al centro, muovendosi abbastanza velocemente; nonostante i militari iniziarono a sparare sulla folla, questa continuò a muoversi verso il cancello d'uscita, saltellando i vari cadaveri che coprivano la piana. Nel frattempo aveva iniziato a nevicare; i fiocchi avevano cominciato a coprire il sangue versato e i corpi senza vita, non solo di ebrei, ma anche di soldati. Varcata la soglia del cancello, gli ebrei si dileguarono, disfando la massa creata poco prima; soltanto Jorge, Gally e Thomas rimasero uniti, mettendo quanta più distanza possibile da Auschwitz. Corsero e corsero, finché non videro in lontananza tre figure scure; erano troppo snelle per essere dei soldati, quindi potevano essere solo dei ragazzi. Quando Newt riconobbe la figura mal ridotta di Thomas gli corse incontro, maledendo la caviglia per non essere più veloce. Abbracciò talmente forte l'ebreo che lo fece cadere, sovrastandolo sulla neve.
"Sei vivo meno male", disse il biondino.
"Anche tu a quanto vedo...".
Newt gli accarezzò la guancia, rilassando Thomas; stanchissimo, questo non riuscì a dire altro che crollò distrutto.

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