6.
Carmine fece una mezza smorfia; anche se non avrebbe dovuto, in realtà, considerava Malamente molto simile a lui. Le stesse reazioni che aveva avuto fino a poco tempo prima, la stessa inquietudine che i suoi occhi avevano mostrato adesso le stava rivedendo in lei. Era alla deriva e lui sapeva benissimo che avrebbe dovuto farsi i fatti suoi, ma non ci riusciva.
Nonostante gli atteggiamenti che lei assumeva nei suoi riguardi, non riusciva a non osservarla quando capitava di svolgere le stesse attività.
Anche in quel momento, stava notando i movimenti nervosi della ragazza perfino mentre levigava con la carta vetrata il lato della plancia.
Pareva come se, dentro di lei, stesse combattendo con dei demoni, anche se all'apparenza si mostrava sicura e disinteressata.
«C'rè, te sì incantato?» gli si avvicinò Cardiotrap alle spalle.
Lui sospirò.
«No, no. Stav' a pensà.» fece spallucce e riprese a verniciare un pezzo da applicare alla prua.
«Mh.» borbottò l'amico a cui non sfuggiva nulla.
«Che vuò, Cardio?» ribatté.
«Mi sembravi un po' troppo sovrappensiero, nun è ca stavi pensando a qualcuno?» chiese con l'aria di chi la sapeva lunga.
«Sì, stav' pensann' a Futura. Oggi 'a direttrice m'a fa vrè.» confessò tutto entusiasta.
«Wà, si ce stesse pur' 'o chiattill, sai cumm' o faciss' accuntent'?»
Gianni gli fece notare quanto il suo migliore amico, Filippo, ma anche lui stesso e anche Pino fossero felici della sua ripresa dal trauma della morte di Nina.
In effetti, fino a qualche settimana prima non ci avrebbe mai creduto e, invece, la vita era ritornata prepotente a marcare la sua presenza. Bisognava andare avanti, nonostante tutte le cose brutte che capitavano.
A lui ne erano successe tante, ma grazie alla sua bambina, aveva la speranza che prima o poi avrebbe potuto ritrovare una parvenza di normalità.
Dal canto suo, invece, Malamente sfregava sul legno come se ne valesse la sua stessa vita – aveva capito che la fatica fisica l'aiutava a tenere i cattivi pensieri lontani, e aveva deciso di proporsi a fare quante più attività possibili, cercando di vincere la sua strafottenza e il senso costante di noia che l'avevano avviluppata dalla sera del delitto.
Tra le ragazze, strano a dirsi, ma era lei quella che lavorava di più: Viola se ne stava in un angolino a limarsi le unghie e sicuramente a farsi i fatti degli altri, Gemma mezza ridacchiava con Gianni e con Silvia, facendo finta di svitare delle assi, mentre Kubra si era totalmente volatilizzata assieme al suo fidanzato, Pino.
«Occhio, Aiello, sii un po' più delicata, altrimenti, oltre a togliere la vernice scrostata, rovinerai il mogano.» la riprese Beppe.
«Oh, Bè, e lassala sta. 'A guagliona è passionale.» la difese subito Edoardo, mostrandole la sua solita faccia da schiaffi.
«Aeeeee. Ma che significa? La barca è come una persona, va trattata con riguardo.» continuò l'educatore. «Ecco, vedi, devi togliere via l'incrostazione e poi levigare il legno. Questa barca avrà più di cinquant'anni.» spiegò.
«E se li porta bene.» scherzò Malamente, facendogli alzare gli occhi al cielo.
«Ma sta barca tiene un nome. Bè?» domandò Edoardo, avvicinandosi.
«Si chiama 'Speranza'.» rispose l'altro con gli occhi lucidi. «E riguarda tutti voi.»
Malamente sbuffò.
«Speranza? Allora è na femmena? Principè, l'amma trattà buon. E femmene nun se toccano, pure assì so barche.» dichiarò Edoardo accarezzando il legno.
Malamente alzò gli occhi al cielo.
«Edoà, tu semp' a chell' piens'.» ribatté Milos.
«E c'aggia fa, ij so nat' pe l'ammor.» replicò gettando un'occhiata sfacciata alla ragazza che aveva di fronte.
«Nun è accussì, principè?» poi le chiese in modo diretto.
«A me me pare ca tu si nato pe romper 'o cazz.» obiettò la moretta.
«Diamo tempo al tempo, principè, poi mi dirai.» rivelò spavaldo.
«Se, vabbuò, sogna.» rispose, roteando gli occhi.
«Ma tu o' ssaj ca tu chiù mi respingi e chiù mi attiri?»
«Ma acciret'.»
«Nun ce sta nient' a fa, tieni proprj 'o sang' dei Ricci, combattivo e affascinante.»
«Marò, e che ppall'.» sbuffò di nuovo, mentre l'altro ridacchiava.
«Aiello, ti vuole la direttrice.» Fu Sofia a mettere fine al teatrino con Conte e, per una volta, Malamente fu grata di essere chiamata ai piani alti.
«Fa a brava, principè.» la salutò, mentre lei, esasperata, si allontanava con Sofia.
Arrivarono all'ufficio di Paola e bussarono.
«Avanti.»
«Ecco Aiello.» Sofia cedette il passo alla ragazza.
«Grazie, Durante, può andare.» la liquidò la bionda, facendole storcere la faccia.
«Non posso rimanere anche io? Ho letto il suo fascicolo e avrei delle cose da dire.» obiettò.
«Non credo sia il caso che un'educatrice assista a un colloquio. Se proprio vorrai dare qualche consiglio alla Aiello potrai farlo nelle varie occasioni durante le attività che ti si presenteranno.» fu definitiva.
L'altra fece per protestare e Malamente se la rideva sotto i baffi nel godersi la scena: Paola Vinci, l'algida direttrice, anche se a quanto pare solo all'apparenza, aveva messo al posto suo l'altezzosa educatrice che sembrava sentirsi superiore a tutto e tutti lì dentro.
«È tutto.» asserì la direttrice e l'altra, anche se controvoglia, sparì dietro l'uscio.
La bionda sbuffò la tensione accumulata a causa dell'interferenza continua della nuova educatrice.
«Prego, Aiello, accomodati.» e indicò una sedia alla moretta, che eseguì senza esitare la sua richiesta.
«Mar...» cominciò ma l'altra la interruppe all'istante.
«No, dottorè, chiamatemi Aiello se non mi volete chiamare Malamente. Il mio nome di battesimo non lo usa più nessuno e le persone che lo hanno usato ormai mi hanno voltato tutti le spalle.» le spiegò i motivi dietro la sua richiesta. «Oppure mi potete chiamare Malamente, tanto ormai ci sono abituata. Pure la mia migliore amica mi chiamava accussì.» raccontò.
La maggiore la guardò con comprensione.
«E va bene, Aiello, ti chiamerò così, va bene?»
La minore annuì.
«Volevo dirti che siamo stati contattati dal tuo avvocato, ha richiesto un colloquio assieme a tua madre. Ed è nostra intenzione concederglielo.»
«No, direttrì.» saltò in piedi e mise entrambi i palmi sulla scrivania di legno.
L'altra non si scompose, nonostante l'agitazione della moretta.
«Con mia mamma non ci voglio parlare.» confessò con gli occhi che le si facevano lucidi.
«Aiello, capisco che tu sia sconvolta, ma non puoi rifiutarti di vederla dopo quanto successo.» tentò di farla ragionare.
«E pecchè? Direttrì, vo' dico co core mman', fatemi parlare solo con l'avvocato. Ho bisogno di tempo.» cercò di vincere tutte le sue rimostranze nell'aprirsi con le altre persone.
«Aiello...»
«Per piacere.» la implorò, ormai vicina alle lacrime.
«E va bene.» la spuntò, «Ti fisserò quanto prima un colloquio con il tuo avvocato per il momento, ma tu promettimi che rifletterai sulla questione. Non puoi evitarla per sempre.»
«Per sempre no, solo fino a quando starò accà ddint'.» rivelò in un mezzo sorriso.
«Aiello.» la rimproverò.
«Va buon', direttrì, ci penso.»
La bionda si aprì in un sorriso.
«Bene, vai allora, ti manderemo a chiamare quanto prima.»
«Grazie, siet' a meglio.» e glielo disse con il cuore.
Aveva sentito diverse storie sulla direttrice e, per quel poco che era la sua esperienza, erano tutte vere: ci metteva davvero l'anima per i ragazzi dell'IPM.
Liz la stava aspettando fuori, ma uscendo dall'ufficio si palesò davanti a lei una scena assurda: il comandante che portava una carrozzina, mentre Carmine Di Salvo cullava tra le braccia una bambina.
Si bloccò di colpo, osservando con quanto amore il riccio accarezzasse quell'esserino indifeso.
«Aò, ma si scem'?» le fece la guardia, esortandola a camminare.
La voce di Liz, risuonò nell'ambiente e fece voltare i due che fino a quel momento non si erano accorti della presenza di altri.
Non appena gli occhi di Malamente e quelli di Carmine si incontrarono, lei distolse lo sguardo, mentre lui fece uno strano sorriso.
«Lei è mia figlia, Malamè, si chiama Futura.» gliela presentò, voltandola verso di lei, mentre gli passavano vicino.
La moretta ebbe un tuffo al cuore – la piccola era così minuta e innocente, inconsapevole di ciò che le stava succedendo attorno. Si sentì sopraffare, mentre si sporgeva a toccare la sua manina.
Ma non lo fece e all'ultimo secondo si bloccò.
«Assì a vuò fa crescere bene, tienila luntana acca ddint', Di Salvo.» gli diede questo consiglio prima di allontanarsi con la guardia.
In lontananza sentì la voce di Paola che diceva «Che ti avevo detto, Carmine? Ti avrebbe fatto bene passare del tempo con lei.»
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ciao a tutt*,
non so se avete capito cosa ho in testa perché come al solito mi piace complicare le cose e siamo solo all'inizio :DDD
anyway, che ne pensate di questo capitolo? ** vi sta piacendo Malamente? la state capendo un pochino? fatemi sapere le vostre opinioni e se vi va, supportate la storia con una stellina **
Grazie **
Effy
PS. Vi ho messo la foto di Carmine e Edoardo ❤️ dura la vita di Malamente, eh? 😂❤️
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