25.

Malamente non sapeva cosa rispondere. Aveva già visto la piccola Futura per un breve momento in IPM; sapeva che era nata quando Carmine era già in carcere per l'omicidio di Nazario Valletta e che era stata affidata a Wanda Di Salvo dopo la morte di Nina, la moglie di Carmine.

Un brivido di paura si unì alle emozioni contrastanti che stava provando. Lei, una mezza Ricci a casa della boss più temuta di tutto il quartiere Stella?

«Che c'è, Marlè? Non vuoi venì?» le domandò Carmine, oscurandosi in volto.

«Ma no, che dici, certo che voglio conoscere tua figlia...»

Lui sorrise, rassicurato da quelle parole, ma continuava a notare lo sguardo preoccupato che aveva assunto la ragazza.

«E allora, qual è il problema?» chiese, facendosi più vicino.

«Te lo devo dire io? Non lo capisci da solo?» rispose, mordendosi il labbro inferiore.

Lui ricambiò con uno sguardo incerto.

«Cà, tua mamma.» e prese a camminare avanti e indietro, allontanandosi da lui. «Non credo che farà i salti di gioia nel vedersi a casa sua una Aiello, mezza Ricci.» affermò con decisione.

Lui fece una strana smorfia.

«Tu stai a pensà a mia mamma? Lasciala perdere, non oserà nemmeno rivolgerti la parola. Marlè...» e la attirò a sé, ponendo fine al suo muoversi incessante.

Lei si fece fermare senza resistenze.

«Oh.» e le prese il volto con entrambe le mani. «Cioè ti stai a fa problemi per mia mamma? Ma sì seria? Stai cummè e vieni a vede a mia figlia, mia mamma fa comm' ca nun ce sta proprio, cumm' facc' ij.» le disse queste parole con gli occhi scurissimi fissi nei suoi. Marlena ci vide il riflesso di mille luci, nonostante l'oscurità che li circondava e si sentì, stranamente, rassicurata.

Perciò annuì e abbozzò un mezzo sorriso.

Lui le sorrise di ricambio e le sfiorò le labbra velocemente prima di tornare verso il motorino.

Ripercorsero il tragitto che avevano effettuato quella mattina, ma stavolta Malamente non si sentiva più così smarrita, sapeva che con Carmine sarebbe sempre riuscita a trovare la strada di casa, qualunque essa fosse stata.

Il rione che quella mattina l'aveva frastornata e spaventata, adesso la tranquillizzava in qualche modo, e sapeva che il merito era tutto del riccio che stava guidando, intrattenendola con svariati aneddoti sulla piccola Futura, e che stava pian piano accendendo un po' di speranza anche nel suo cuore malandato.

Forse non era davvero tutto perduto, forse c'era qualcuno che, come lei, era contro quel maledetto sistema in cui si erano trovati loro malgrado a crescere.

Nel pensare a queste idee gli si strinse ancora di più e riuscì ad avvertire il battito di lui, accelerato forse proprio da quel contatto, lei sperava fosse così e, allo stesso tempo, era sicura che avesse lo stesso ritmo del suo.

Imboccarono l'inizio del quartiere Stella e Malamente si trovò a pensare che alla fine lei e Carmine erano cresciuti in pratica nella stessa zona, anche se non si erano mai conosciuti per forza di cose.

Carmine decelerò e scesero dal motorino. Casa Di Salvo si trovava al centro del quartiere e, a differenza di casa Aiello, che si stagliava per la sua magnificenza, rappresentando per distacco un'oasi di ricchezza in un quartiere molto povero e popolare, quella sembrava una casa come tante altre. Forse proprio per quel motivo gli abitanti della zona pendevano dalle labbra della signora Di Salvo – la vedevano una di loro, e molto probabilmente proprio per quella ragione la rispettavano.

Carmine le prese subito la mano e gliela strinse forte.

«Non devi temere niente, e capit? Stai con me.» la rassicurò e lei fece sì con la testa di rimando. Non fu solo un gesto meccanico, lei gli credeva davvero e si sentiva davvero al sicuro con Carmine al suo fianco.

Entrarono nel portone, che come le tante abitazioni napoletane, dava su un atrio aperto e cominciarono a salire le scale bianche fino ad arrivare all'ultimo appartamento, quello appunto della famiglia del riccio.

Quest'ultimo infilò le chiavi nella toppa e la porta svelò un lungo corridoio dalle pareti damascate e dalle decorazioni decorate che arricchivano i mobili di legno marrone scuro, che stridevano con la semplicità del palazzo. Adesso la ragazza si rendeva conto di essere entrata in casa di una famiglia ricca e potente, forse anche più della sua.

Deglutì istintivamente mentre Carmine le faceva strada.

«Mà?» chiamò per attirare l'attenzione del genitore e Malamente sobbalzò.

«Sì turnat?» la testa rossa di Wanda fece capolino dalla camera in fondo. Gli occhi le si ridussero in due fessure quando vide che il figlio era accompagnato da una ragazza.

Uscì silenziosamente dalla stanza e si bloccò di colpo quando, mentre avanzava, si rese conto di conoscerla.

«Mà,» Carmine abbassò la voce per il timore di svegliare la piccola Futura, «questa è...» guardò Marlena, indeciso con quale nome presentarla.

«Malamente Aiello, come no, a cunosc'.» terminò la frase lei per lui.

Poi si sporse in avanti per porgerle la mano.

Malamente trovò la stretta viscida e represse a stento la tremarella che quel contatto le stava provocando.

«Come mai la principessina di casa Aiello ci fa l'onore di venire a trovarci?» domandò la rossa sospettosa.

«Malamente è in licenza premio comm' a me, e le ho chiesto se voleva venire a conoscere Futura.» Carmine mise subito le cose in chiaro, posizionando una mano sulla spalla della Aiello, per rassicurarla.

«Mhm, agg' capit'. Ma mò Futura sta a durmì.» rispose la madre con un tono stizzito.

«Non è un problema, non la sveglieremo. Vieni.» le fece strada, ignorando lo sguardo sempre più infastidito di Wanda.

Malamente si fece condurre senza dire una parola. Donna Wanda sembrava più spaventosa di sua madre, il che era tutto dire. Quei capelli rossi tagliati corti le mettevano in risalto il volto magro e fiero, e quegli occhi castani mostravano la determinatezza e l'abitudine a ottenere tutto ciò che si voleva.

Nonostante si trovasse nella tana del lupo, si sentiva comunque meno agitata lì di quanto potesse sentirsi a casa sua, quella sì che era la vera tana del lupo, forse doveva davvero cominciare a riconsiderare un po' di cose.

Carmine aprì la porta che dava nella cameretta della piccola Futura e accese la piccola abat-jour accanto alla sua culla. Spense il walkie-talkie il cui gemello si trovava in camera di donna Wanda, poi si chinò per accarezzare la fronte della bambina – per Marlena fu il gesto più delicato che avesse mai visto in vita sua. Un'ondata di emozioni la travolse mentre se ne stava a guardare quel ragazzo di a malapena diciotto anni che guardava quel piccolo esserino davanti a sé come la cosa più preziosa del mondo. L'amore che il riccio provava per sua figlia era così contagioso che, anche se lei l'aveva a malapena intravista all'IPM, sentiva già di volerle bene.

La piccola Futura si mosse un pochino mentre il papà seguitava ad accarezzarla. Quest'ultimo, dopo qualche minuto, consapevole della presenza della ragazza, alzò lo sguardo verso di lei, sorridendo.

«Non è bellissima?» le chiese con una voce ovattata.

Malamente ricambiò il sorriso.

«È la bambina più bella che abbia mai visto.» ammise con sincerità.

«Accussì piccola e innocente. Ma pecchè po' cresciamo?» questionò lui.

Malamente ridacchiò.

«Me staje a chiede cumme maje l'omm' adda cresce? È il mistero della vita Cà, volenti o nolenti c'amma passà tutte quante. Il brutto è che nuje l'amm perduta chell'innocenza.» asserì lei amara.

«Nun è dett, Marlè.» replicò e, dopo aver dato un bacino alla piccola, si rimise in piedi, andando vicino alla ragazza. «Domani mattina te la faccio vede sveglia, a verè comm'è curiosa di tutto.»

«È fortunata ad avere un papà comm' a te.»

«No, so fortunato ij a tenè a essa.» confessò lui, facendo commuovere ancora di più Marlena.

«Mi sento quasi un'intrusa a condividere questi momenti con voi due.» rivelò.

«E io mi sento così grato che tu sei qui con noi che non puoi immaginà.» ribatté facendola arrossire.

Marlena non sapeva come replicare e allora si limitò a sorridere.

«Lasciamola dormì a Futura, scommetto che sarai stanca pure tu, vieni, ti faccio vedere dov'è la mia camera.» propose Carmine riaccendendo il walkie-talkie e spegnendo la luce, poi prese Marlena per mano per guidarla fuori dalla stanza. Tra il contatto e quelle parole la moretta non sapeva cosa la stava mandando di più in tilt. Dopotutto non ci aveva pensato, ma si trovava da sola in camera di un ragazzo, e non di un ragazzo qualunque, ma di Carmine Di Salvo, che nel pomeriggio le aveva fatto provare brividi ed emozioni mai provate prima.

Cercò di calmare i bollenti pensieri e fece finta di ascoltare quello che il ragazzo le stava dicendo. Per fortuna nel tragitto tra le due camere non avevano incontrato donna Wanda, che aveva avuto, stranamente, il buon senso di lasciarli soli.

«Sì lo so, non è granché come camera, ma come sai, sono ormai due anni che mi sono trasferito all'IPM.» scherzò Carmine, mentre le indicava i poster dei calciatori del Napoli alle pareti e le innumerevoli sciarpe di svariate squadre che arredavano il lato del letto.

«In effetti, non ti facevo così tifoso.» ammise lei, mentre ammirava i vari stemmi.

«Eh, diciamo che non sono molte le cose che sai di me, ma se me ne darai occasione avrei piacere di farmi conoscere.» replicò.

«Mhm, fammi tirare un po' a indovinare dai.» fece lei, mentre si sedeva sulla sedia accanto alla scrivania.

«Vediamo.» rispose lui con un sorriso, poggiandosi al muro.

«O sei tifoso del Napoli e hai una passione sfegatata per Osimhen», cominciò indicando la maschera attaccata al muro, «oppure sei un masochista e ti piace mascherarti per fare cose oscene.»

Appena dette quelle parole Carmine scoppiò a ridere e Marlena diventò tutta rossa perché non riusciva a credere di avergli appena dato del sadico così candidamente.

«Mhm, mi sa che è la seconda. Mi hai scoperto.» rispose tra una risata e l'altra.

«Scemo. No dai, comunque non ti facevo così tifoso di calcio.» cercò di riprendere il tiro.

«Perché in questi ultimi anni non è stato proprio il centro dei miei pensieri.»

«No, ma intendo, sembri sempre così serio lì all'IPM, non lasci trasparire molto di te.» confessò lei.

«Non mi piace molto parlà di me, preferisco farmi conoscere da chi dico io.» fece spallucce.

«E mi sembra giusto.» approvò, poi proseguì. «Poi ti piacciono i videogiochi.» e indicò le varie consolle sotto allo schermo gigante al centro della camera.

«Vuoi fa una partita?» le propose.

«Che giochi tieni? Vedi che sono bravissima.» si entusiasmò.

Carmine si avvicinò alla scrivania e cominciò a snocciolare un po' di nomi di giochi – Super Mario, GTA, Call of Duty.

«Facciamo una corsa ja.» decise lei.

Si sedettero entrambi sul letto e con i due joystick in mano si sfidarono per più di un'ora. Malamente rideva come non mai alle espressioni stizzite di Carmine quando lei lo superava e lui si sentiva leggero come non gli capitava da tempo.

Di nuovo in quella giornata, che ormai volgeva alla fine, si ritrovò a pensare di essere una semplice ragazza e non la figlia di un pericoloso boss della malavita napoletana in carcere per aver commesso patricidio. E quella parentesi di serenità la doveva proprio al riccio accanto a lei, che non la smetteva di guardarla con gli occhi lucidi.


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Ciao a tutt*,
eccomi con un nuovo aggiornamento di questa storia. Volevo ringraziare tutt* per le 11K di letture, che mi rendono molto felice, anche se mi piacerebbe avere più commenti e interazioni da parte vostra, anche per sapere se la storia vi sta piacendo **
Ad ogni modo, grazie per continuare a seguirla <3
Effy 

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