21.

Malamente si sentiva come in un limbo, non sapeva se muoversi, se lasciare che lo facesse lui al suo posto o se stare immobile e intanto il vuoto nella pancia si faceva sempre più intenso.

«Ce jamm' a fa nu tuffo?» propose a Carmine poco dopo, incapace di sostenere quel contatto ancora a lungo mentre puntava con lo sguardo alle onde.

«Vabbuò.» rispose il ragazzo e il tono sembrava mezzo deluso.

«M'agg' i a mettere prima il costume però.» continuò additando lo zainetto che aveva lasciato poco più in là.

«O tiene là ddint?» domandò indicando la borsa e apparendo alquanto scosso per quel distacco non voluto.

Lei annuì.

«Vuliv' già ji 'o mar'?»

«Era uno dei miei desideri da quando lo vedo tutti i giorni attraverso le sbarre del carcere.» ammise.

«Pure il mio.» confessò lui sorpreso, ma neanche troppo, che avessero avuto la stessa idea.

«Ce sta nu bagn' accà attuorno?» chiese Malamente.

«Mi sa che sta là sulla destra.» la informò, facendo un cenno con il capo verso il sentiero che avevano appena percorso.

Lei guardò nella direzione che lui le stava segnalando e afferrò le sue cose.

Seguì la strada a ritroso e si ritrovò in un bagno in cui la natura aveva preso il sopravvento: la porta si chiudeva a stento, non c'era la luce, a parte quella naturale proveniente da una minuscola finestrella in alto e il wc era in condizioni pessime.

Malamente pensò che i gabinetti dell'IPM sembrassero quelli della Reggia di Caserta in confronto.

Si cambiò in fretta, cercando di stare attenta a non toccare nulla per evitare di prendere il tetano, e meno male che aveva infilato un costume nello zaino nell'eventualità che fossero usciti in barca con Beppe; purtroppo, però, non aveva preso quello carino con le stelle marine, e nemmeno quello sexy in pizzo, che poi sexy per quale motivo? Non voleva proprio pensarci a una parola simile, al cui solo pensiero era arrossita, e comunque no, aveva agguantato proprio il meno appetibile, quello olimpionico nero con strisce verde acqua sulle bretelle e sul fianco.

"Perfetto!" si fece un applauso sarcastico interno.

Dopo esserselo infilato, si rimise subito la t-shirt dei Metallica e lo short di jeans e si avviò per tornare dal riccio. Soltanto ripensare a stargli di nuovo vicino la faceva innervosire e il cammino di ritorno fu dominato da un costante senso di agitazione. Si acconciava i capelli in continuazione nella solita coda, come se ormai fosse una specie di tic.

"Ma sei scema, Malamè? Prima te miett' a pensà che il costume è troppo pudico, po' te fai pija pure dall'ansia? Alla fine, è o stess' guaglione che mandi sempre a fanculo dint' all'IPM, nun t'o scurdà!" si disse cercando di auto convincersi.

Sospirò, provando a scacciare in questo modo un po' di tensione e quando vide che Carmine la stava aspettando con le spalle voltate al mare e un sorriso sulle labbra dipinto sul viso e rispecchiato negli occhi, nonostante le guance in fiamme, si sentì come dentro a un dipinto di William Turner - bellissimo ma turbolento.

«Vieni.» Di Salvo le tese una mano, lei stavolta non l'afferrò, ma gli diede un piccolo colpo con la spalla.

«Facciamo a gara a chi arriva prima alla Gaiola?» suggerì invece in risposta.

Lui sorrise e cominciò a togliersi la maglietta, Malamente si girò di scatto, arrossendo alla vista del torace scolpito e abbronzato del suo compagno. Le venature erano ben in vista sui bicipiti e il petto era liscio. Si sentì avvampare e si morse il labbro al solo pensiero di trovarsi in costume di fronte a lui. Sembrava una bambina dell'asilo; si sentiva ridicola, eppure, Carmine riusciva a farle quell'effetto.

Il riccio le si avvicinò di spalle.

«Amma jì?» le sussurrò dietro la nuca, facendole venire la pelle d'oca.

Con la salivazione azzerata annuì e molto lentamente cominciò a levarsi la t-shirt e a sbottonarsi i pantaloncini.

Avrebbe voluto sotterrarsi sotto la sabbia per evitargli la vista di quel costume assurdo, ma ormai era fatta, così si fece coraggio e si voltò.

Il ragazzo fu tentato di dirle quanto la trovasse bella, ma non voleva che lei pensasse male, allora continuò soltanto a osservarla come se fosse la cosa più preziosa al mondo e lei si sentì oltrepassata dal suo sguardo come se fosse dentro a uno scanner.

Era bassina con le gambe magre ma toniche - non era molto formosa, ma quanto bastava per essere ben proporzionata.

Si sciolse i capelli, poi cambiò idea e li raccolse di nuovo nella solita coda alta.

Intanto il riccio l'aspettava paziente, non perdendosi nemmeno un minimo movimento della moretta. Ogni tanto, faceva finta di distogliere lo sguardo e di puntarlo sul mare ma, in realtà, era sempre concentrato su di lei. Ogni poro della sua pelle chiedeva pietà per il calore che la vista della ragazza in costume gli aveva provocato.

Quando non ce la fece più le chiese. «Sì pronta?» 

Lei annuì seria.

«Conta fino a tre.» rispose.

«Uno.»

Entrambi si avvicinarono alla riva.

«Due.»

Entrarono in acqua.

«Tre.»

Si tuffarono nello stesso istante.

I loro corpi furono pervasi da brividi di freddo e allo stesso tempo di sollievo per l'afa della giornata e per l'imbarazzo e la tensione provati in precedenza. Si spinsero in avanti per superare il muro artificiale che si immergeva nell'acqua e virarono a destra per raggiungere l'isolotto della Gaiola. 

Il mare era un po' sporco a riva, ma man mano che si allontanavano l'acqua diventava sempre più pulita e blu.

Malamente era un'abile nuotatrice, grazie agli insegnamenti di suo cugino Ciro, e Carmine aveva percorso quelle distanze tantissime volte tanto da esserne ormai abituato.

Infatti, in poche bracciate raggiunse la meta.

«Primo.» urlò il ragazzo.

Ovviamente, lui aveva una prestanza fisica superiore alla Aiello che, infatti, arrivò a toccare la roccia tufacea una trentina di secondi dopo.

«Cazzo.» sbottò, schiaffeggiando l'acqua e lui scoppiò a ridere.

«Jamm' Malamè, nun te 'ncazzà.» le disse mentre le nuotava intorno, raggiungendo uno degli scogli dell'isoletta e issandosi sulle braccia per salire.

Poi si voltò verso e le tese la mano, chinandosi verso di lei.

Malamente si fece aiutare per uscire dall'acqua e lui nel sollevarla fece scontrare i loro corpi per un istante, afferrandole la schiena con l'altra mano.

Erano incastrati alla perfezione, entrambi grondanti di gocce d'acqua salata ed emozionati da ciò che stavano provando. I ricci di Carmine gli sfuggivano ancora più ribelli, contornandogli la fronte e conferendogli un aspetto decisamente silvano.

Il moro vibrava dall'emozione di stringerla a sé, anche se la stretta durò poco dato che Malamente, che ormai era diventata color rosso fuoco, si staccò subito, facendo finta di voler esplorare l'isolotto come una moderna Indiana Jones con un costume olimpionico al posto dell'abbigliamento da avventuriero.

«Insomma, c'agg' vinto?» chiese lui dopo un po', con un sorrisetto malizioso, acquisendo coscienza del fatto che la ragazza a malapena posava gli occhi su di lui, mentre girava in tondo.

«Niente.» concluse l'altra, tra l'offeso e l'imbarazzato, incrociando le braccia.

«E no, tu hai proposto la sfida e mò che l'hai persa, devi pagà pegno. È la regola.» insisté.

«Uffffffff.»

«Obbligo o verità?» le propose, folgorato da un'illuminazione improvvisa.

«Verità.» ribatté prontamente la ragazza.

Carmine colse subito la palla al balzo.

«Comm' te chiami, Malamè?»

Lei lo fissò scioccata.

«Nun t'o voglio dicer'.»

«E pecchè? Hè pagà pegno.» rimarcò.

«Pecchè tutti chilli che m'hanno chiammato accussì po' se so allontanati.» confessò lei in un impeto di sincerità, arrossendo all'istante.

Lui si fermò di botto.

«E tu non vuoi che io me ne vada, Malamè?» domandò con il cuore che gli tamburellava nel petto. Si stava spingendo oltre, giocando fin troppo con il fuoco, con la consapevolezza che si sarebbe benissimo potuto bruciare.

«No.» confessò lei con gli occhi bassi, sempre più trasportata da quella corrente di emozioni sincere che stava fluttuando nella sua coscienza.

Adesso era il turno di Carmine di restare senza salivazione.

«E se io ti dico che non me ne vado, mi credi?» le rivelò incastrando a fatica le iridi nelle sue.

Lei deglutì nervosa, ma annuì.

«E pecchè tu nun te ne vaj? Ij so na stronza, e t'agg' semp' trattat' na merda.»

«Pecchè tu si comm' a me. 'A guerra ca tieni dint' a capo a teng' pur ij. Però assì le unimm' forse putimm' arrivà a 'na tregua. Non pensi?» le prese una mano e se la mise vicino al cuore.

Lei non riusciva a parlare, il suo tocco e le parole che le erano state appena rivolte si stavano facendo largo nelle crepe della sua anima rinsaldandole, dando loro nuova linfa. 

«Allora? Me lo vuoi dire mo come ti chiami?» la incalzò, mantenendo il contatto sia visivo che dei palmi.

«Mi chiamo Marlena. E non ridere.» alla fine cedette, ammonendolo con un cenno degli occhi.

«Marlena? Comm' 'a canzone?» fece incuriosito in un sorriso.

«Sì, so stata io la musa dei Maneskin.» ridacchiò a fatica, cercando di scacciare la tensione.

«Beh, perché no? Ti ci vedo bene a fare la musa.»

«Sì, 'a musa da cazzimma.» concordò, facendolo sorridere.

«E invece, me chiamm' accussì, pecché patem' non è riuscito manco a scriver' o nomme mio comm' si deve 'ngopp all'anagrafe. M'era chiamà Marilena, comm' a mia nonna, ma s'è mangiato 'na i» precisò.

«Accussì tieni nu nomm' cchiù particolare.»

«Guai a te assì me chiamm' accussì dint' all'IPM.» lo mise in guardia.

«No, no, là te chiamm' Malamente, Marlena te ce chiamm' sul' quann' m'a ispirà pe fa cocc cosa.» indietreggiò per finta alla tenera ferocia con cui lo aveva minacciato.

«Ancora cu st'ispirazione.» sbuffò lei.

«E sì, tu sì a musa della musica.» e le strinse ancora di più la mano, facendole ascoltare il tum tum del suo cuore.

«'O sienti comm' batte? L'è stregato.» aggiunse.

«Ma nun dicer' strunzate.» si scansò nuovamente, sorridendo però e percependo il suo di battito forse ben più accelerato di quello di Carmine.

«Nun so strunzate. È a verità.» sostenne l'altro.


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***

ciao a tutt*,
Sì lo so, mi sono fermata di nuovo ma sennò mi vengono i poemi :DDD e mi sono imposta che i miei capitoli non devono essere troppo lunghi.
Comunque che mi dite? che ve ne pare? vi piacciono questi due assieme? <3 
inoltre, finalmente scopriamo come si chiamaaaaaa ** ve l'aspettavate?
fatemi avere i vostri commenti e se la storia vi sta piacendo vi chiedo di sostenerla con una stellina <3 grazie
effy **

ps. vi lascio con una foto di Carmine in spiaggia per farvi immedesimare e capire a pieno lo stato d'animo e lo scombussolamento di Malamente *-* :DDD

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