17.
Beppe era riuscito a farsi donare degli strumenti da alcuni suoi amici musicisti che avevano coinvolto anche il Conservatorio di San Pietro a Majella per recuperare quelli che avevano intenzione di buttare.
Di conseguenza, al momento la sala musica possedeva quindi: due chitarre, una acustica e una classica, un pianoforte, uno xilofono e un basso.
Malamente entrò nella stanza e l'espressione dei suoi occhi rispecchiò lo scintillio che mostrava la venerazione che la ragazza provava nei confronti degli ultimi arrivi.
Accanto al piano trovò l'educatore che la fissava con un sorriso a trentadue denti e l'aria di chi la sapeva lunga.
«Allora, signorina? Che te pare di tutto questo bendidìo?» le chiese allargando le braccia.
«So' stupendi, Bè.» rispose avvicinandosi alle chitarre e carezzandone appena il profilo ligneo.
Beppe contraccambiò con uno sguardo fiero.
«Jà, prova il basso.» la incitò.
«Nun l'aggio mai suonato.» confessò.
«E comincerai mo, ja.»
Lei inforcò lo strumento giallino e marrone scuro e le sue narici furono pervase dall'odore di legno e polvere.
Sfiorò le corde e le note vibranti e pesanti risuonarono nell'aria. Provò una serie di accordi, ricordandosi che poteva accordare solo in mi, la, re e sol.
Una stretta familiare le afferrò la pancia e tramutò la sua ansia in strane fitte che, più che causarle dolore fisico, le davano l'impressione di essere sospesa nel vuoto in stile bunjee jumping.
Nel frattempo, si incominciò a sentire il vocio degli altri detenuti in lontananza e le sensazioni di vuoto provate si fecero sempre più intense.
Il caschetto biondo e la risata di Cardiotrap fecero capolino dall'ingresso e il ragazzo subito osservò ammirato intorno e si avvicinò alla moretta con la solita espressione reverenziale che aveva ogni qual volta la vedeva e sentiva suonare.
«Cià, Malamè.» la salutò, afferrando una sedia e posizionandola di fronte a lei.
«Ciao Cardio.» ricambiò e si sporse per attenzionare il gruppetto che stava appena entrando alle sue spalle.
Edoardo con la sua solita camicia leopardata sbottonata ad eccezione dell'ultimo bottone con sotto una canotta bianca smanicata la stava squadrando con il suo solito ghigno beffardo.
Le guance le si colorarono di rosso e deglutì.
Il loro gioco di sguardi venne interrotto da Beppe che cominciò a battere le mani per attirare l'attenzione dei presenti.
«Allora, ragazzi miei, la signorina Malamente ha deciso di prendere il posto di Filippo nel darvi lezioni non di pianoforte ma di chitarra.» e la indicò con un cenno del capo.
In quel momento la moretta si accorse che in fondo alla sala, accanto al ragazzo con due occhi azzurrissimi come il mare dei Caraibi, ce ne era uno che ne aveva un paio dal colore scuro puntato sulla sua persona.
Carmine si trovava in piedi e continuava a scrutarla e forse era già da un po' che lo stava facendo; la sensazione di vuoto tornò più prepotente che mai e Aiello provò a riportare la sua concentrazione sulle parole dell'educatore.
«Come vi stavo dicendo gli strumenti non sono molti ma non sono nemmeno così pochi: Malamente userà ovviamente una delle due chitarre, chi vorrà prendere lezioni dovrà seguirla con attenzione, chi vorrà provare a suonare gli altri strumenti a nostra disposizione potrà farlo, magari sotto la mia supervisione, chi invece vorrà solo ascoltare la musica potrà farlo. Ci sono domande?» volse il capo per poter guardare tutti.
Pino alzò la mano.
«Dimmi, Pinù?» chiese il maggiore speranzoso.
«E sì uno nun vò fa 'nu cazzo?» fece con sincerità e alcuni dei presenti lo applaudirono.
Beppe scosse la testa rassegnato e Malamente sorrise.
«Se ne torna mo' mo' in cella.» sbottò.
«Wà manco a fa accussì però.»
«E allora ve ne state buoni buoni qua a fare il tifo per i vostri compagni che invece vogliono imparare e mettersi alla prova, vabbuò?»
Il biondino fece cenno di sì con la testa e si sedette sul divano di fronte al piano, sconsolato.
«Dunque, chi vuole cominciare?» domandò agli altri.
Sia Carmine che Edoardo risposero in coro. «Io Bè.»
Malamente deglutì, Cardio sogghignò e Beppe li invitò ad accomodarsi accanto ai due.
L'educatore prese il basso che gli stava porgendo la ragazza e lo sostituì con la chitarra classica.
Carmine ed Edoardo si guardarono in cagnesco mentre si posizionavano ai due lati della moretta.
Aiello fece finta di non notarlo e si concentrò sullo strumento, cominciando a strimpellare una serie di note per provarlo.
Lo avvertì un po' scordato e provò a sistemarlo per renderne il suono più armonico.
Si sentiva tre paia di occhi puntati su di sé e la cosa non la faceva sentire molto tranquilla, tanto che iniziò a provare caldo.
Con una mano si fece vento.
«Allora...» si schiarì la voce. «Cominciamo dalle basi. Non sto qui a pretendere di farvi diventare Johnny Marr o John Frusciante, ma quantomeno a insegnarvi i rudimenti della chitarra.»
«A parte che nun sacc' manco chi so chisti che è nominato, ma l'importante pe mmè è che mi scrivi una melodia che va buon' per i miei testi.» le disse Gianni con sincerità, guadagnandosi lo scherno di Conte.
«Wà Cardio, ma n'te pijie scuorno che non conosci i chitarristi nominati dalla nostra maestra?»
«Ah sì, e chi sarebbero allora, Edoà?» lo pungolò la ragazza.
«L'ultimo è quello che è uscito dal gruppo no? M'aggio visto pur' 'o film.» rispose.
«E da che gruppo è uscito?» continuò a punzecchiarlo.
«E mo vuò sapè troppo, principè.» ribatté con la tipica espressione beffarda.
Lei scosse la testa e fece per proseguire.
«Frusciante è stato nei Red Hot Chilli Peppers e Marr è il musicista degli Smiths, giusto?» la sorprese la voce di Carmine che intervenne a porre fine a quel battibecco.
Lei si voltò ammirata e fece di sì con la testa e in quel momento i loro sguardi si incrociarono – lui le sorrise, mentre lei avvampò.
«Vabbuò ma che ce ne fotte addò suonavano, ja principé, 'mparace a nuje.» si intromise Conte sempre più piccato e infastidito da quelle strane occhiate che si stavano scambiando i due.
Malamente ritornò in sé e cominciò a spiegare le prime note, la posizione delle mani e la postura da assumere.
I tre pendevano dalle sue labbra. Dopo un po' di esempi pratici cominciò a farli provare a turno e si alzò per correggere gli errori che via via venivano commessi.
Cardio, per esempio, non riusciva a stare dritto con il busto ed Edoardo faceva fatica a posizionare le dita in maniera giusta e venne rimproverato più di una volta.
«Che buò ricere piccerè, ca nun sacc' comm' aggia mettere e mmane? Ij è sacc' usa buono.» affermò malizioso, sfiorandole il braccio che lei aveva allungato per correggerlo. Lei si ritrasse subito.
Al riccio però non era sfuggito l'ennesimo tentativo di contatto di Edoardo e sbuffò tutto il suo fastidio.
«Ma amma suonà oppure amma verè le posteggie di Edoardo?» intervenne sentendosi impossibilitato a continuare in quel modo.
«Che buò, 'o piè? Qualche problema?» si alzò di scatto, gettando la chitarra addosso a Gianni che indietreggiò impaurito da tanta irruenza.
La moretta scattò in piedi contemporaneamente al riccio.
«C'è rutt' o cazzo Edoà tu e sti modi e merd' ca tieni. Te pienz' d'esse chissà chi, ma si sul' nu strunz'.» sputò con rabbia tutto il suo livore.
«Ah sì? E tu allora che sì, eh? Sulament' 'nu piecuro ca tene paura pure e l'ombra soja e se fa difendere dagli amici chiù piecuri e isso.» rispose l'altro, posizionandoglisi di fronte.
In quel momento tutti gli altri si voltarono a vedere la scena e Beppe scattò dal lato opposto della sala per correre ai ripari prima dell'ennesima lite che non avrebbe portato da nessuna parte.
«Finitela tutte e due!» si impose Malamente, mettendosi in mezzo senza esitazioni.
«Malamè fatti da parte!» le disse Di Salvo.
«Levati, principé, cheste nun so cose tue.» lo assecondò Conte.
«Siete doje sciemi!» li apostrofò la ragazza.
«Tiene ragione lei, smettetela subito!» urlò l'educatore mentre li raggiungeva – i due continuavano a guardarsi minacciosi.
Beppe tirò da una parte Carmine che fu raggiunto da Cardio e Pino, mentre Malamente spinse Edoardo dall'altra, dove si trovava anche il gruppetto del ragazzo dalle camicie fantasiose.
Stava per scoppiare l'ennesimo litigio, l'aria era vibrante di elettricità ostile e Aiello fece del suo meglio per far calmare l'amico.
«Vieni cummè, scè.» prese Edoardo per una mano e lo portò fuori dalla sala.
I due camminarono per un po' per i corridoi in penombra, quando la stretta del ragazzo si fece più salda e tirò l'altra per condurla in una piccola stanzetta vuota.
«Sì proprio un idiota Edoà, tieni 'na capo e merda!» lo rimproverò lei.
«Chill' nun s'adda permettere e me parlà.»
«E cummenciat' tu.» gli ricordò.
«Nun è o vero, ha incominciato isso 'ca ha ditt' ca stev' a fa e pusteggie.»
«E pecché, nun è o vero? Stavamo a suona.»
«C're Malamè, dai ragione al piecoro? 'O saje c'accis' a Ciro, sì? 'O saje ca è nu 'nfame e merda, sì?»
Il ragazzo era fuori di sé e cominciò a sparare una serie di cattiverie e di epiteti rivolti al riccio.
«A vuò fernì?» chiese scocciata.
«Malamè ti devi sta accorta, nun pensa alle parole, cu chelle simm' bravi tutte quante, vedi chi fa i fatti.» la rimproverò.
«E tu faje e fatti?» incrociò le braccia al petto.
«Fin troppo, principè, fin troppo.» e, detto ciò, le prese le spalle e la attirò a sé per baciarla.
Fu un'esplosione di passione, resa ancora più forte dal nervosismo che entrambi provavano. Con Edoardo era facile arrabbiarsi e ancora più facile cedere alle sue moine.
Aiello era stufa di resistergli, era stanca di comportarsi secondo le regole, e poi aveva ancora in testa la voce di Don Salvatore che le diceva che l'unico di cui poteva fidarsi lì dentro era proprio Conte.
Il ragazzo aveva spostato un palmo poggiandolo al muro per spingere la moretta e tenerla imprigionata nella sua morsa passionale. Si staccò dalle sue labbra e scese verso l'incavo del collo, riempiendola di piccoli morsetti umidi, fino a risalire al suo orecchio.
«Tu me faje ascì pazzo, principè.» le sussurrò con voce mezza rotta, facendole venire la pelle d'oca in tutto il corpo.
«E-Edoà...» riuscì a dire lei, prima di chiudere gli occhi e abbandonarsi completamente al piacere che il suo tocco e i suoi baci le stavano procurando.
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***
ciao a tutt*,
eccoci con un nuovo capitolo con qualche interazione tra i nostri protagonisti che porta un po' di scintille :DDD
che ne pensate? io mi sono divertita tantissimo a scriverla e credo che domani stesso posterò un altro capitolo che sto scrivendo, mentre ne ho altri tre già pronti e sono in ansia di farveli leggere **
anyway, vi ho lasciato la canzone degli Smiths, innanzitutto perché sono stati nominati e per farvi sentire quanto è bravo Marr alla chitarra poi anche per omaggiare il nostro 'charming man' ovvero Edoardo Conte <3
fatemi avere le vostre opinioni e se la storia vi sta piacendo vi chiedo di supportarla con una stellina <3
Effy **
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