10.

Poche settimane dopo la Vinci mandò nuovamente a chiamare Malamente per darle una serie di comunicazioni.

La ragazza era in cella con Silvia, Gemma e Kubra e tutte loro, che ormai stavano diventando sempre più affiatate, commentavano le ultime notizie dell'IPM, come l'arrivo di Mimmo e di nuovi membri della Conte's squad: Cucciolo, Micciarella e Dobermann.

Se ne stavano sdraiate a incastro sui letti di Gemma e Kubra, facendosi le trecce a vicenda, nonostante i 33 gradi fuori, quell'oggi c'era una piacevole brezza che risaliva dal mare e rinfrescava i detenuti attraverso le finestre tenute costantemente aperte.

I capelli di Gemma erano quelli più facili da intrecciare, mentre quelli di Malamente sfuggivano alle abili mani di Silvia, in quanto troppo lisci e dritti.

«Ij 'nsacce a vuje ma 'na botta c'a ress' a Cucciolo.» esordì Silvia, mentre provava per l'ennesima volta a rifare la treccia alla Aiello, facendo scoppiare a ridere le amiche.

«Silvia e contieniti!» la rimbrottò la moretta.

«Uuuuhh e che fa, mamma mij' e c'agg' ritt?!» rispose la napoletana, tirandole una ciocca.

«Ahia!» si lamentò l'altra.

«In effetti, Cucciolo è molto carino.» rincarò la dose Gemma.

«Mh, nun 'o sacc', a me m' pare troppo brav'.» convenne Aiello.

«Eh, 'o sapimm' c' a te te piacen' chill strunzi.» disse Silvia sibillina, facendo ridacchiare le altre.

«Ma che cazz' stai ricenn, Silvia?» sbottò Malamente, sfuggendo alla sua presa.

«E ja, l'abbiamo capito tutti quanti che ci sta del tenero tra te e Edoardo, state semp' a parlà.» intervenne Kubra con un ottimo accento napoletano.

«Staje pazziann'?» ribattè.

«Beh, state sempre vicini ogni volta che facciamo attività insieme.» concordò Gemma.

Malamente le guardò malissimo, mentre le altre la squadravano con fare malizioso.

«Ma stat' for' co l'accus'. Ma che state ricenn'? E' chill' che me ve' semp' a romper' 'o cazz'.» chiarì.

«Vabbuò, ma tu ce staje. Cioè, non è che ti dispiace.» aggiunse Silvia.

«Ce parlo pecché 'o cunosco da 'na vit', mica pecché me piace!»

«Mh, sicura?» domandò Gemma.

«Assolutamente sì. Non vi scordate che quello tiene a Carmela fuori di qua. Mica so' accussì 'nfame?»

«Vabbè si sa Edoardo com'è. E' sempre stato accussì, farfallino.» le ricordò la corvina.

«Può continuare a volare per quanto mi riguarda, nun s'appos' 'ncopp' o fiorellin mio. Statt' tranquilla.» asserì certa, incrociando le braccia.

Le amiche scoppiarono a ridere.

«Giovincelle belle, la Aiello sta qua?» era Maddalena, la guardia del settore femminile che aveva interrotto il momento gossip rosa.

«Sì, Maddalè, stong' accà.» le rispose la ragazza.

«Vieni, la direttrice ti aspetta.»

La moretta sbuffò e a malavoglia seguì la poliziotta.

«In bocca al lupo!» le gridarono le compagne e lei incrociò le dita.

Camminarono per i corridoi dell'IPM a passo svelto, il caldo rendeva quella camminata ancora più faticosa e il toppino colorato che aveva indossato sopra i jeans chiari non l'aiutava a non sudare.

«Maddalè e va chiù chian'.» la implorò la ragazza.

«Guagliò e tien' diciassett' anni! E comm' faje quann' seraje vecchia?»

«Ca ciort' ca teng' e chi c'arriva a vrè a vecchiaia, Maddalè.» confessò, emettendo un sospiro.

«Jamm' me, nun esse pessimista. Tien' tutta a vit' annanz'.» la incoraggiò.

Malamente sospirò di nuovo e continuarono a salire le scale dirette all'ufficio della Vinci.

La guardia bussò e attesero l'okay della direttrice prima di entrare.

«Dottorè, ecco Aiello.» fece Maddalena.

La direttrice alzò gli occhi dalle pratiche che stava leggendo e la squadrò in maniera veloce.

«Grazie Maddalena, lei può andare.»

Poi aggiunse. «Aiello, accomodati.»

La moretta non se lo fece ripetere due volte e si sedette sulla sedia di fronte alla direttrice.

Quell'oggi Paola aveva i lunghi capelli biondi raccolti in un classico chignon, con qualche ciocca ribelle che doveva essere fuoriuscita per via del vento.

A Malamente la direttrice piaceva, e le piacevano anche quei suoi difetti che, nonostante il carattere fermo, la facevano però sembrare umana.

«Come stai oggi, Aiello?» le chiese, interrompendo il flusso dei suoi pensieri.

«Comm' a semp', direttrì: chiusa acca ddint'.» esclamò sarcastica.

«So che stai partecipando a tutte le attività e che stai spesso in cella con Silvia e Kubra.» aggiunse.

«Uaaa, m'at' fatt' seguì?»

L'altra sospirò con pazienza.

«Aiello, tutti voi siete tenuti sotto osservazione dai vostri educatori, che mi riportano tutti i vostri progressi e tutti i vostri arretramenti.» precisò.

«E quali sarebbero i miei progressi, se mi posso permettere? Pcchè ij nun ne agg' vist' nisciun'.»

«Già il fatto che non ti isoli più in un angolo in sala comune a leggere il tuo libro, per esempio.»

«È pecchè l'agg' fernut'.» ammise sorridendo.

La Vinci scosse la testa.

«Se hai bisogno di nuovi libri fatteli portare da tua madre, no?» suggerì la bionda e Malamente subito la fissò preoccupata.

Poi stette in silenzio.

«Che c'è? Non ci credi? Fammi una lista di cose che vorresti da casa tua e, se passeranno la perquisizione, te le faremo avere.» la informò.

«Direttrì vuje siete furba. Ma ij so chiù furba e vuje.» affermò la ragazzina.

«Che vuoi dire?»

«Che tutto questo teatrino l'avete messo su per costringermi a farmi parlare con mia mamma. Ma ij nun voglio. O sapet'.» chiarì.

«Aiello dovrai pur vederla. Hai visto solo il tuo avvocato, non c'è nessuno della tua famiglia con cui vorresti parlare? Anche questo fa parte del tuo percorso qui.»

«A famiglia mia 'a schif', direttrì. L'unico con cui vulesse parlà è mio fratello, Michelino.» confessò.

«Non si può, tuo fratello è troppo piccolo per venire in un penitenziario, e poi dovrebbe essere accompagnato da vostra madre o da un tutore.»

«E allora va bene così, direttrì. Me ne pozz' i?» le chiese, poggiando entrambe le mani sui braccioli della sedia.

La bionda annuì.

La moretta portò la mano destra al capo in cenno di saluto e si avviò verso l'uscio.

«Aiello?» la chiamò di nuovo la maggiore.

Lei si voltò.

«Pensaci, però, prima che saremo noi a doverti costringere ad affrontare tua madre.» la ammonì.

«Vabbuò.» disse semplicemente, facendo spallucce.

Maddalena la stava aspettando fuori dell'ufficio.

«Jamm', Malamè, che mo ci sta il giardinaggio.»

«Uà e che pall'.» rispose la ragazza.

«Malamè e cammina, ma te staje semp' a lamentà? E che sfaccimm'.» la rimproverò, prendendole un braccio per esortarla a camminare.

«E che bbuò, Maddalè, ij song' accussì, nun me ne fott' e nient' e nun me ne ten' e fa nient'.»

«Ma non capisci che invece, più vi fate vedere volenterose di fare cose nuove e di cambiare e più va a vostro vantaggio?» le spiegò.

«Vantaggio di che?»

«E che ne sacc', va dint' 'o fascicl' vuostr', pure per permessi, sconti di pena...»

«Allora è megl' che facc' semp' accussì, tant' a ascì nun vogl' ascì e sconti di pena nun penz' ca m'e rann'.» concluse.

«Marò, Malamè, e cumm' sì scassa ualler'. Jammuncenn'.» e con un'ultima spintarella la condusse nel cortile esterno, dove c'erano già tutti gli altri, intenti a trafficare ogni coppia sulla propria piantina.

«Wè, principessa. Bene alzata. Che onore averla qui con noi.» la salutò Edoardo, schermandosi gli occhi con le mani guantate di giallo.

Malamente ricambiò con un dito medio e lui scoppiò a ridere e in cambio le mandò un bacio.

«Conte, non dire scemenze e concentrati sulla pianta e tu, Aiello, mettiti al lavoro.» li rimproverò Sofia, l'educatrice più severa dell'IPM.

Malamente sbuffò e raggiunse la postazione che condivideva con Di Salvo.

«Cià.» lo salutò di malavoglia, mentre indossava il grembiule.

Il riccio cominciò a scrutare il cielo, mentre la ragazza lo osservava, confusa.

«C're?» chiese, incuriosita, mentre guardava dalla stessa direzione, a sua volta.

«Niente, è che mi sa che arriverà una tempesta, dato che me stai rivolgendo la parola, oggi.» asserì con un mezzo sorriso.

Malamente notò che quando il ragazzo sorrideva la fossetta che aveva sul mento veniva messa ancora di più in evidenza, dandogli un aspetto particolare.

Stette a fissarlo qualche secondo, poi, quando si accorse dello sguardo di lui, abbassò gli occhi e si concentrò sulla piantina.

«Sì diventat' meteorologo mo'? Sì è accussì, cagn' mestier' pecché cu st' cav'r che fa, a tempesta t'a può sognà.» ribatté, prendendosi i capelli per farsi una coda, quando si accorse che aveva ancora la mezza treccia sfatta da Silvia.

Sospirò e cominciò velocemente a disfarla, cercando di rimettersi un pochino in sesto; come sempre, infatti, il riccio la rendeva nervosa, e questo non faceva altro che aumentare la sua voglia di starne alla larga.

Inoltre, dopo lo strano sogno che aveva fatto su di lui, si era ritrovata diverse volte a contemplarlo e sapeva che prima o poi avrebbe potuto essere scoperta mentre lo faceva.

Finì la coda, non accettò i guanti che l'altro le stava porgendo, ma si mise nell'angolo ad studiare il lavoro del compagno che, con movimenti decisi e sicuri, si prendeva cura con estrema delicatezza dei fiori che ancora dovevano sbocciare.

Si accese una sigaretta e continuò a squadrare Carmine, che intanto si sentiva sempre più agitato, sapendo di avere gli occhi di Malamente puntati addosso.

Era così felice che stessero parlando, che temeva in qualsiasi momento di rompere quella strana bolla che si era venuta a creare tra loro due.

«Nun m'aiuti?» le chiese ancora di spalle solo perché voleva sentire ancora il suono della sua voce.

Malamente sobbalzò, quando le rivolse quella domanda, ancora immersa nei suoi pensieri.

«Nun so' capace.»

«Se mai ce pruov' mai lo sarai.» affermò.

«Le cose che tocco po' mor'n.» confessò.

«Tipo Rogue, quella degli X-Men?»

«Tipo come a chi?» domandò lei, ciccando.

Lui ridacchiò.

«Waaaaa, nun accunusc' gli X-Men?» chiese e lei in risposta scosse la testa.

«Sono un gruppo di mutanti supereroi che per via del loro aspetto e dei loro poteri vengono, ovviamente, emarginati dalla società. Studiano in una scuola speciale per ragazzi dotati creata dal dott. Xavier e, naturalmente, i migliori fanno parte degli X-Men.» le fece al volo un piccolo riassunto.

Lei lo squadrò stranita.

«E il personaggio che ho detto prima che ti somiglia si chiama Rogue, è una delle più forti, solo che deve dosare bene il suo potere, pecch' assorbe l'energia vital' e a psiche delle persone che tocca. E tu putiss' 'o ver' esser comm' a essa.» suggerì, guardandola di sottecchi, facendola arrossire.

«E che sarebbe? Nu film?»

«Nasce come un fumetto Marvel e poi ci hanno fatto una saga sopra.» chiarì, facendola ridacchiare.

«Ma quant' anni tieni, Di Salvo, che liegg' ancor' e fumetti?»

«Chill' so piezz' e storia, altro che.» fece lui orgoglioso, ridacchiando a sua volta.

«Comunque, ij nun so' propr' na supereroina, anzi, chill' esistono solo pe finta, ma vita è na merda, e tu l'essa sapè megl' e me.» asserì, tornando seria.

«Vabbè, ma se po' semp' sognà, tu che dici?»

«Dic' c' a te o sole, te fa mal', miett't a faticà, va.» concluse, allontanandosi di nuovo, aspirando qualche altro tiro dalla sigaretta.

Il riccio sospirò, ma allo stesso tempo, non poté fare a meno di sorridere nel constatare che almeno per una volta Malamente non l'aveva mandato a quel paese.

⚠️ATTENZIONE⚠️: quest'opera è protetta da copyright © - sono vietati plagi, anche in modo parziale.

***
ciao a tutt*,
rieccoci con una nuova avventura dei nostri due detenuti del cuore <3 per chi ama Edoardo, non deve preoccuparsi che sto preparando un capitoletto anche con lui ** ormai lo sapete che amo costruire i triangoli sulle ipotenuse, stile teorema di Pitagora, però con i miei personaggi :DDD
allora, che ve ne pare? fatemi avere le vostre opinioni e se la storia vi sta piacendo vi chiedo di supportarla con una stellina, grazie **
Effy

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