Capitolo 2
Mi svegliai di soprassalto, Sana non poteva essere morta, era stato solo un incubo?
Il buio nella stanza mi fece tremare. -Dove mi trovo?- chiesi a me stessa. La porta si spalancò e una luce bianca, fredda, mi accecò.
-Vogliamo spiegazioni.- Qualcuno disse.
Tentai di mettere a fuoco l'ombra. Era l' uomo incappucciato che aveva ucciso l'assassino di Sana? Aveva la stessa voce.
-Come fai ad avere la spilla?- continuò.
La spilla, pensai.
- Dove l'avete messa?- chiesi nel panico, scattando giù dalla branda.
L'uomo incappucciato sbuffò, mi prese di nuovo per un braccio trascinandomi fuori, sul corridoio.
-Ai! Mi fai male.- cercai di liberarmi ma la sua stretta era molto forte.
Percorsi il corridoi di quello che aveva tutta l'aria di essere un Bunker. Pareti scure, soffitti bassi, luce di un neon.
-Non mangerai finché non ci dirai come hai fatto ad avere quella spilla.- Disse in tono irato.
Mi portò in una piccola saletta, nella semi oscurità. In cerchio 8 uomini incappucciati discutevano animatamente.
-Xhon.- disse uno di loro rivolto all'uomo che mi stingeva il braccio.
-E' lei. Aveva lei la capsula.- Disse strattonandomi.
Uno degli uomini in cerchio si liberò del mantello.
- Lasciala.- disse correndomi vicino.
Lo guardai meglio -Ron! - esclamai incredula.
-Luce, sei viva!- Vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime, mi abbracciò.
-Tu la conosci? - Chiese l'uomo incappucciato che mi stringeva.
Notai che non portava più la maschera ma una benda nera che copriva tutto il viso lasciando fuori soltanto i suoi occhi scuri.
-Ha abitato nella nostra casa per più di sei mesi Xhon, lo avresti saputo se solo fossi venuto ogni tanto a trovare la famiglia.-
Ron si girò verso gli altri incappucciati.
- Ascoltatemi, questa è la nipote di Leon.-
Gli incappucciati iniziarono a scambiarsi occhiate, uno di loro tolse la tunica.
-Se é la nipote di Leon, non c'è nulla da temere. -disse.
Ron si sciolse in un sorriso.
-Ripeto, aveva con sé la capsula ancestrale.-
Ribatté ad alta voce il tipo accanto a me ,poi si rivolse a Ron. - Padre, io non mi fido.-
Adesso capivo. Era uno dei suoi tre figli quello che mi aveva catturata.
-Sciocchezze, lo zittì lui. È a posto.
Lo rimproverò con lo sguardo, poi si girò verso gli altri.
-Adesso ci spiegherà come faceva ad avere con se una capsula. Vero figliola?- chiese incitandomi a parlare.
Guardai uno ad uno i commensali fissarmi incuriositi.
Tirando fuori tutto il coraggio che possedevo dissi la mia con sincerità.
-Non ho idea di cosa voi stiate parlando.-
-E' ridicolo!- Tuonò Xhon.-Ci prende in giro!
-Afferrò di nuovo il mio braccio con forza.
Gli tirai un calcio negli stinchi, ormai ero diventata brava, ma mancai il bersaglio. Era indietreggiato con slancio.
-Non toccarmi mai più.- Tuonai.
-Nessuno di voi , é chiaro?- dissi rivolgendomi agli alti uomini.
Chiusi gli occhi e toccai ciondolo della lince che avevo al collo. Nonno mi aveva insegnato a difendermi, nel solo modo che conosceva.
-Se tutto non ha un senso allora lo ha, adesso la lince che è in me apparirà.
-No!- esclamò Ron.- Non devi farlo!-
Fu troppo tardi. Un fascio di luce accecò la sala proveniente direttamente dal mio ciondolo e da esso si materializzo' una grossa lince dorata.
-Ciao Sasha.- L'accarezzai e le montai sopra, fra gli sguardi attoniti dei presenti.
-Andiamo a cercare il mio zaino.- Dissi all'orecchio del mio animale.
-Ferma.- gridò Xhon, estraendo la sua spada.
-Corri Sasha.-
In un salto fummo fuori dal salone. Sasha, sapeva dove trovare gli oggetti del nonno.
Quando mi portò di fronte la porta giusta, la incitai a buttarla giù,
individuai lo zaino e mi ci fiondai sopra. Un 'attimo dopo udii il suo rantolo, la spada di Xhon conficcata nel suo dorso.
-No.-
Mi fiondai su di lui con tutta la mia forza. Non sapevo lottare quindi feci quello che mi passò in testa, gli graffiai il viso e sfilai benda e cappuccio.
Restai di sasso. -Un ragazzo.- esclamai furiosa.
-Sei solo uno stupido ragazzo!-
-Adesso basta!- Tuonò Ron e il suo non era affatto un avvertimento.
Xhon, si arrese, come un cagnolino.
Si scroprì che uno degli incappucciati era un guaritore e con mio grande sollievo avrebbe curato Sasha. Nel frattempo tutti avevano tolto le loro maschere, rincuorati dai sorrisi incoraggianti di Ron.
-Stai bene ?- mi chiese accompagnandomi in quella che sarebbe diventata la mia camera.
-Mi dispiace per Xhon, lui è il più giovane e impulsivo del gruppo. -
Si strofinò il mento.
- Dovreste avere più o meno la stessa eta',ora che ci penso.-
In realtà non mi interessava quanti anni avesse, aveva quasi ucciso il mio animale da protezione.
-Sono molto stanca e vorrei riposare.- dissi.
Ron mi guardò un po' perplesso.
-Certo. Dimmi solo una cosa é stato tuo non a darti la capsula?- chiese scrutandomi attentamente.
-Chi altri se no?- esclamai.
Ron abbassò lo sguardo.
- Riposa adesso, ne riparliamo domattina.-
-Posso riaverli?- mi affrettai a chiedere, prima che andasse via.
-Domattina. - Si chiuse la porta alle spalle, lasciandomi travolgere di nuovo dalle ombre.
Mi svegliai quando bussarono alla porta, ero sudata, avevo sognato Sasha.
Le correvo incontro, dopo che qualcuno l'aveva ferita.
-Giorno.- Silenzio.
-Mi chiamo Thao. Volevo solo avvisarti che, se hai fame è pronta la colazione.-
Riconobbi la voce del ragazzo che aveva curato Sasha.
Lo stomaco mi si contorceva dalla fame, quindi accettai il suo invito.
Al tavolo gli uomini della Residenza sembravano più cattivi rispetto alla sera prima.
Presi una brioches alla crema e bevvi un sorso di caffè bollente che mi rigenerò.
-Dormito bene?- Chiese una voce irritante alle mie spalle.
-Xhon, giusto?- cercai di sembrare falsamente amichevole.
Mi squadrò. Notai i suoi occhi quasi neri, i capelli castano scuro, se non fosse per il fatto che aveva quasi ucciso la mia lince lo avrei considerato davvero carino.
-Penso che tu ci stia nascondendo qualcosa.- disse.
Lo ignorai, continuando la colazione. A quel punto arrivò Ron.
-Lo zaino é di nuovo in camera tua.- disse.
- Abbiamo fatto tutti gli accertamenti del caso.-
-E sarebbero?- chiese Xhon con una punta di stizza.
Il padre lo gelò con lo sguardo, ma lui non fece una piega.
-La capsula,- continuò Ron- non è mai stata usata, il Diario Ancestrale é vuoto. Questo dimostra che Luce stesse dicendo la verità ieri sera-
Sorrisi buttando un'occhiata trionfante verso Xhon.
Lui scattò in avanti e andò via irritato.
Da quello che mi spiegò dopo Ron, quella che io chiamavo comunemente spilla era in realtà una capsula ancestrale, ne esistevano soltanto 5 nei mondi e una di queste la possedevo io. La capsula era legata al diario ancestrale, ogni volta che la si usava una pagina veniva scritta, mettendo nero su bianco il viaggio.
La capsula non era altro che un portale, che permetteva di spostarsi da un mondo all'altro tante volte quante la durata delle pagine del diario.
Una volta scritto del tutto, la spilla perdeva il suo potere, fino al ritrovamento di un nuovo viaggiatore ancestrale e di un nuovo diario.
-Si ma, perché li possiede entrambi lei?- chiese un ragazzo riccio, magrolino con lo stesso mento di Ron.
Lui non seppe rispondere, quindi mi guardò con aria interrogativa. Feci spallucce.
- Me li ha dati il nonno, fino ad oggi non sapevo neppure cosa fossero, non li ho mai usati, non so neppure come si fa. -Riflettei un secondo.
-E se li possedessi soltanto, ma in realtà non potessi usarli?-
Ron rise.- La tua lince sapeva dove trovarli, vuol dire che sono legati a voi, a te.-
-Non prenderci in giro. Sai che puoi usarli. - Ringhiò ancora una volta Xhon materializzatosi alle mie spalle.
-Hai cercato di scappare chiedendo alla lince di prenderli.-
Guardò suo padre.- Continuo a pensare che sappia più di quello che vuol farci credere.-
Ron non mi difese, infondo anche lui forse sospettava di me.
-So solo quello che vi ho detto.- dissi alzandomi dal tavolo e mi avviai verso camera mia.
Il nonno prima di lasciarmi mi aveva confidato che potevo fidarmi ciecamente di Ron in quanto amici di lunga data ma quelle che mi preoccupavano di più erano le persone che gli stavano a fianco.
Xhon si stava rivelando una grossa spina nel fianco.
Chiusi gli occhi pensando a Sana. Lei sapeva che possedevo una capsula. Come aveva fatto a scoprirlo? Se l'avessi usata, se solo avessi provato, forse sarebbe ancora viva e forse saremmo insieme altrove non in questo bunker buio.
Mi manca la luce del sole, respirare l'aria, nonno è dura senza di te. Grosse lacrime iniziarono a scendere sul mio viso e finalmente mi abbandonai al pianto di cui tanto avevo bisogno.
I giorni passavano tutti uguali al bunker, perlopiù dormivo, mangiavo e riflettevo. Ogni tanto spiavo gli uomini incappucciati che scoprii chiamarsi Difensori del mondo 11.
Tante domande stavano iniziando a nascere in me .
Nonno mi aveva svelato a 12 anni che un giorno avrei dovuto fare una cosa importante, che arrivato il momento giusto avrei saputo da sola cosa fare e che quindi non dovevo fare domande.
Fino ad allora la cosa mi era stata facile perché nessuno sembrava interessarsi a me e a quello che potevo rappresentare, ma adesso capivo che per difendermi da chi voleva sapere quello che nemmeno io ero in grado di capire, dovevo conoscere il più possibile dei Mondi, dei guerrieri verdi, dei difensori, del perché esistessero i viaggiatori delle capsule ancestrali. L' incertezza di ciò che ero iniziava a starmi stretta.
Un pomeriggio Ron mi disse che dato che dovevo restare con loro nel bunker per non si sa quanto tempo e dato che possedevo una delle cinque capsule, cosa da non sottovalutare, dovevo davvero imparare a difendermi.
I guerrieri Verdi potevano tornare da un momento all'altro e non sapendo il vero motivo che li aveva spinti alla guerra dovevamo essere tutti preparati a combattere.
Non avevo parlato con nessuno del fatto che uno degli uomini entrati alla Residenza voleva proprio me.
-Ti allenerai con Xhon è il più in gamba di noi nella lotta e poi avete la stessa età.- Rise.
-A ventun' anni mio padre mi fece combattere con un ragazzo di 30, mi mise ko in due secondi, ma imparai la lezione.-
Guardai Ron scioccata.
-Non credo che Xhon abbia molta voglia di avere a che fare con me e poi io ho 15 anni.-
Lui scoppiò a ridere. -Nel tuo vecchio mondo forse. Tuo nonno ha dovuto mentire sulla tua vera età per non dare nell' occhio.
Noi sembriamo tutti più giovani dell'età reale che abbiamo.-
Rimasi esterrefatta, non sapevo e non avevo mai riflettuto su questa cosa.
-Quindi io ho più di quindici anni anche se ne dimostro quindici?-
-Ne hai diciannove, Luce. Ho il tuo vero certificato di nascita. Fra qualche mese te ne accorgerai. Sei appena arrivata in questo mondo, il tuo corpo cambierà.-
In effetti avevo già iniziato a notare dei cambiamenti e non solo a livello fisico. La mia mente era più aperta e più slanciata alla conoscenza.
-Comunque sia ,non ho voglia di allenarmi con Xhon, dissi. Potrei farlo con Thao? -
Thao era il simpaticissimo ragazzo che aveva curato Sasha, nonché penultimo figlio di Ron, prima di Xhon.
-Thao è un curatore. - Specificò Ron.
Mi diede una pacca sulla spalla. -Non temere, Xhon è già stato avvisato, se ti torce un capello o ti da fastidio dovrà vedersela direttamente con me.-
Mi fece l'occhiolino.
-Credimi, è il migliore, bisogna solo saperlo prendere.-
Le lezioni con Xhon iniziarono il giorno seguente, mi aspettava in una piccola stanza adibita a palestra.
C'erano una panca per gli addominali, dei pesi, un sacco da boxe e una corda per saltare. Mi fece iniziare con la corda. Come se contro un guerriero verde sarebbe servito a qualcosa, protestai.
-Sei floscia, come pensi di tenere testa a uno di quelli, se non hai muscoli?-
Lasciai perdere il suo commento, ma sapevo che non aveva tutti i torti.
Mi allenavo mattina e pomeriggio per quattro ore al giorno, non parlavamo molto, se non degli esercizi. Cercavo di non lamentarmi, quando mi chiedeva venti addominali per tre serie o una corsetta di mezz'ora attorno nell' unico corridoio del bunker.
L'acido lattico che si era messo in circolo nel mio corpo mi faceva vedere le stelle quando tornavo in camera, riuscivo solo a respirare dopo una doccia bollente, i muscoli delle cosce mi rendevano impossibile ogni movimento ma non volevo sembrare debole, non proprio di fronte a lui. Mi ripetevo che questa cosa mi avrebbe salvato la vita un giorno e che non potevo continuare a dare calci sugli stinchi per difendermi.
Già perché d' un tratto, da quando avevo visto Sana morire in quel modo orribile la concezione della mia vita era completamente cambiata, non sarei piu' riuscita a restar ferma se un giorno qualcuno avesse tentato di strapparmela via.
Dopo la seconda settimana di esercizi, il dolore di ogni singolo muscolo iniziava ad essere sopportabile, quanto alla mente ,invece, il pensiero che fosse inutile continuare ad allenarsi senza imparare qualche tecnica di lotta vera e propria iniziava a prendere il sopravvento. Lo feci presente a Xhon, che mi rise in faccia fragorosamente e ciò alimentò ancora di più la mia rabbia.
-Perché voi due siete così diversi?- Chiesi un giorno a Thao. Stavo tagliando una cipolla in cucina. Thao non era solo il guaritore al bunker, era il nostro cuoco, un ottimo cuoco.
Di tanto in tanto per distrarmi lo aiutavo, era diventato il mio confidente preferito. Aveva due anni più di Xhon , ma non avevo trovato una minima somiglianza in niente fra loro.
Era pacato, sicuro di se e dolce, curava uomini e animali, era di una sincerità disarmante, sapeva difendersi per forza di cose ma odiava lottare.
-Xhon è cresciuto con Macho, il più grande difensore del Mondo 11 dei nostri tempi. Ha insegnato tutto quello che sa anche mio padre quando era giovane.
Prese delle carote dalla dispensa.
-Di noi 5 fratelli Xhon è stato l'unico ad essere scelto da Macho per un addestramento.-
Sentii' una nota di orgoglio nella sua voce.- E' considerato un onore, perché Macho ha fatto grandi cose.-
Mi asciugai una lacrima con la manica della maglietta.
-Tutto bene? Mi dispiace averti fatto commuovere.- Disse Thao.
-Sono queste maledette cipolle.- esclamai e scoppiammo a ridere.
La sera andavamo spesso alla porta del bunker, lì c'era una finestrella, un' odiosa finestrella che richiedeva una forza sovrumana per essere aperta. Thao lo faceva solo me quando mi lamentavo di non poter vedere la luce, il cielo o sentire cantare gli uccellini.
-La luce non posso fartela vedere, ma le stelle si.- Disse la prima sera che mi ci portò davanti.
Quando l' aprì ,la finestra fece un terribile rumore metallico, ci guardammo intorno perché non volevamo attirare l'attenzione per non farci scoprire, quindi la tenne socchiusa.
Infilai la testa nella piccola fessura che si era creata e respirai l'aria frizzantina.
-In che mese siamo ?-
Di colpo mi resi conto che avevo perso la cognizione del tempo anche se avevo l'auricolare che scandiva le ore.
-Siamo più o meno in quello che nel tuo ex mondo chiamate Marzo. -
Non c'erano stelle ma il cielo era sereno e l'aria fresca mi rigenerò.
Poi mi rattristai di colpo pensando al Mondo 12.
- Per quanto tempo ancora dobbiamo restare qui, Thao?-
Sembrò vacillare a quella domanda.
- Credo,- abbassò la testa- non ne ho idea Luce.-
Apprezzai la sua sincerità. Ricacciai indietro delle lacrime amare.
Ero stufa di sentirmi prigioniera.
Thao mi prese la mano, notai uno sguardo diverso, se la portò alle labbra e la baciò con dolcezza poi si fece più vicino, istintivamente mi ritrassi.
Per me era un amico, una persona speciale si ma un amico e in verità non volevo provare sentimenti diversi per lui perché avrebbe potuto rovinare ogni cosa.
-Sei il mio più caro amico adesso Thao. - dissi, poi gli diedi un bacio sulla guancia e tornai nella mia stanza.
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