ix; and then he smiled

Erano trascorse dei mesi dall'arrivo di (T/n) alla Villa delle Farfalle e tutti si erano resi conto di come questo avesse influito sulle visite di uno dei cacciatori di demoni più solitari, Obanai Iguro. L'unica che non poteva rendersi conto di questo cambiamento era (T/n) stessa, non avendo un termine di paragone, escludendo le chiacchiere dei numeri collaboratori di Kanae Kocho.

Le voci si spargevano facilmente alla Villa e qualsiasi occasione era buona per distrarsi, per distogliere lo sguardo dalla morte impellente e pensare a qualcosa di più gioioso. Tutti tacevano di fronte al corvino, ma non appena se ne andava, le voci tornavano. (T/n) ne era consapevole, ma ignorava coloro che cercavano di chiederle del suo rapporto con quello che a breve sarebbe diventato uno dei nove pilastri. Non voleva essere indiscreta, non voleva recargli alcun disturbo. Sapeva che lui aveva altre preoccupazioni, ben più gravose dei banali pettegolezzi che era costretta a sentire tutti i giorni.

Ciò di cui era altrettanto consapevole erano le gentilezze che quel ragazzo così austero e distaccato le riservava. Non avrebbe saputo come definire il loro rapporto, se fossero amici, se fosse interessato a lei o se volesse solo accertarsi delle sue condizioni dopo averle salvato la vita. Quelle attenzioni le facevano piacere, era inutile negarlo.

"(T/n)!" era Sumi a chiamarla, una delle ragazze che come lei erano riuscite a scampare alla fame insaziabile dei demoni "Lui è qui!" aveva abbassato la voce nel pronunciare le ultime parole. Non era necessario chiamarlo per nome, sapevano entrambe quale fosse il lui in questione. Lo stesso lui di cui (T/n) era intenta ad aggiustare l'haori a righe bianche e nere che gli aveva visto sempre indossare. Lo aveva visto per l'ultima volta un paio di settimane prima, in seguito a una missione in cui era rimasto leggermente ferito. Kanae aveva osservato in seguito quanto fosse insolito per Obanai farsi medicare in caso di lesioni non gravi, ma aveva  poi taciuto nel notare il diletto con cui il corvino parlava rivolgendosi alla (c/c). In quell'occasione, (T/n) si era presa la responsabilità di aggiustare l'haori di Obanai, squarciatosi in alcuni punti. Era sorpreso, ma (T/n) non aveva dovuto insistere affinché lui glielo affidasse.

Obanai era tornato e (T/n) gli avrebbe restituito il suo haori, meticolosamente ripulito dal sangue di cui si era macchiato e riparato con cura. Sperava di non essere stata inopportuna, ma riteneva questo gesto il minimo per averle salvato la vita, nonostante lui continuasse a insistere che non fosse necessario ringraziarlo. Trovava stupido il modo in cui Obanai cercava di evitare in ogni modo qualsiasi forma di riconoscimento, ma non aveva il coraggio di dirglielo in faccia. Si limitava a lamentarsi di ciò con Shinobu o Kanae; la prima lo avrebbe volentieri rimproverato, mentre la seconda era propensa ad un approccio più pacifico. Però c'era un elemento su cui le due sorelle erano d'accordo: il sospetto aumento delle visite di Obanai alla Villa.

L'unico che sembrava ignorare questa stranezza era Obanai stesso.

Quel giorno fu (T/n) ad accoglierlo, data l'assenza delle sorella Kocho. La (c/c) non sapeva i dettagli della missione, ma aveva sentito i kakushi parlare di una delle Lune Crescenti. Aveva detto loro di fare attenzione e di tornare sane e salve e Kanae l'aveva rassicurata con un sorriso, come sempre, promettendole che sarebbe stato così. Nonostante le sue parole incoraggianti, però, (T/n) non era riuscita a scostare da sé un opprimente senso di angoscia. Si era abituata a loro, alla loro gentilezza e il riguardo con cui trattavano i loro ospiti. Sperava facessero ritorno il prima possibile.

La sua ansia si dissipò un poco, quando vide Obanai camminare lungo il patio, verso la sua direzione. 

"Obanai-san!" esordì vedendolo. Avevano iniziato a chiamarsi per nome, benché quella mancanza di formalità le sembrasse spropositata. Non voleva risultare sfrontata nel chiamarlo per nome, come se fossero amici stretti. O forse lo erano, rifletté mentre gli consegnava l'haori rammendato. Era l'unica che lo chiamasse per nome e avesse l'audacia di rivolgersi a lui amichevolmente, mentre i kakushi e gli altri cacciatori di demoni si riferivano a lui con timore e riverenza.

"Obanai-san." aggiunse poi, dopo che ebbero iniziato ad incamminarsi verso una direzione imprecisata. Capitava spesso, quando erano insieme. Vagavano per la Villa, senza prestare attenzione alle mansioni che avrebbero dovuto eseguire. (T/n) gli raccontava dei suoi allenamenti, iniziati qualche settimana prima, dopo un ulteriore accertamento di Kanae in merito alle sue condizioni di salute, o dei numerosi pettegolezzi che invadevano la Villa, oppure dei nuovi arrivati o delle conoscenze in comune. Invece Obanai raccontava delle sue missioni, di quanto fossero spregevoli i demoni che aveva ucciso e quanto fossero numerose le persone che non fosse riuscito a salvare. A volte invece era ottimista e cambiava argomento, le parlava di libri e di poesia. Una volta le aveva accennato della sua passione per la composizione di poesie, ma non aveva mai avuto la possibilità di leggere uno dei suoi scritti. Per quello avrebbe dovuto pazientare, sapeva quando potessero essere privati i pensieri riversati nella scrittura. 

Quando parlavano di haiku e poesie, Obanai si distendeva. Era visibilmente più rilassato, benché tutto ciò che (T/n) potesse vedere del suo volto era ciò che non era coperto dalle numerose fasciature. Si interrogava sulla natura di quelle bende, ma non avrebbe mai osato chiedergli il perché le indossasse, a meno che non fosse stato lui a parlarne spontaneamente.

Preferibilmente, preferiva ignorare e continuare a parlare di poesia. Anche al di sotto di quelle bende, (T/n) aveva imparato a osservarlo, a percepire ogni minimo mutamento sul suo volto. Aveva visto quanto fosse raggiante quando parlavano di quella passione che avevano in comune, quanto lo distogliesse dai suoi pensieri. Poté giurare di averlo visto sorridere, ne era certa, nonostante non avesse mai visto le sue labbra inclinarsi in un sorriso.

Sperava che le sorridesse anche quel giorno. Strinse tra le mani il libro che era riuscita a celare alla sua vista, nascosto sotto la manica dell'haori che aveva indosso.

Racconti di pioggia e di luna.


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Quanto mi era mancato aggiornare questa storia! Spero che il capitolo vi sia piaciuto^^
Btw non io che ne approfitto per spammare un po' il mio secondo profilo ma nel caso vi interessasse una Patrochille modern au, andate a fare un salto su  gaspofthesoul

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