iv; be patient with yourself

Iguro Obanai. Il nome pronunciato dal cacciatore di demoni prima che scomparisse dietro la porta, accuratamente richiusa al suo passaggio.

La ragazza ripeté a bassa voce il nome della persona che l'aveva soccorsa. Gli era grata. L'aveva salvata nel momento in cui pensava non avesse più alcuna possibilità di sopravvivere. Perché si era scusato? 

I volti dei suoi amici e famigliari con cui aveva vissuto fino a quel momento le attraversarono la mente. Sentì un peso sul petto al pensiero. Di tutte quelle persone era rimasta solo lei.

Non pianse. Tremava. Non riusciva a capacitarsene. Come era potuto accadere? Si pentì di non aver passato più tempo con coloro che amava e che credeva non l'avrebbero mai lasciata.

Non aveva mai creduto nell'esistenza dei demoni eppure era bastato uno di essi a sconvolgere irrimediabilmente la sua vita. 

Perché solo lei?

L'idea di essere rimasta da sola la terrorizzava. Voleva solo risvegliarsi nella casa in cui era cresciuta, come se si fosse trattato solo di un incubo e non della realtà. Era il dolore che provava a mantenerla sveglia. Era ciò che le dimostrava che non stesse vivendo un sogno senza lieto fine.

Osservò le proprie mani, delle fasciature si estendevano, ricoprendole interamente le braccia. In alcuni tratti sulle bende bianche si allargavano delle macchie, alcune marroncine ed altre di un rosso, reso opaco dalle garze.

Chi era stato a medicarla?

La porta scorrevole stridette, venendo aperta con poco grazia. Una ragazza dalla statura minuta entrò all'interno della stanza. Si trattava probabilmente di un altro membro del Corpo Ammazza-demoni, in quanto condivideva con Obanai la stessa tenuta, benché a differenza di quest'ultimo la nuova arrivata non indossasse alcun haori.

"Iguro-san avrebbe potuto avvisarmi prima." si lamentò la ragazza, avvicinandosi al capezzale della (c/c). "Come ti senti?"

"Sono viva, è già abbastanza." commentò quest'ultima sforzandosi di risultare scherzosa.

"Qual è il tuo nome?" chiese l'altra, sedendosi sulla sedia poco prima occupata dal cacciatore di demoni.

"(T/c) (T/n)."

(T/n) non poté fare a meno di notare quanto fossero particolari anche gli occhi della ragazza che si stava occupando di controllare le sue ferite.

"Io sono Kochou Shinobu. Mi occuperò io di te, a meno che non riceva istruzioni riguardanti delle missioni." spiegò brevemente, allentando le fasciature che il Pilastro dei Fiori aveva applicato con cura all'arrivo di Obanai.

(T/n) annuì, benché non sapesse bene cosa intendesse Shinobu con 'missioni'. In ogni caso si trattava di compiti riguardanti i demoni, di questo ne era certa.

"Sono pericolose le vostre missioni?" domandò (T/n). Nonostante il tono di voce di Shinobu non fosse amichevole, la (c/c) si meravigliò della premura con cui la ragazza le stesse disinfettando le ferite.

"Corriamo molti rischi nell'affrontare i demoni."

"Perché lo fate?"

Shinobu sbuffò.

"Non so quali siano le ragioni che spingano gli altri a combattere. Ora avvicina l'altro braccio, per favore."

(T/n) fece come le era stato detto. Shinobu non sembrava essere intenzionata a risponderle. Avrebbe voluto capire per quale motivo degli estranei si impegnassero così tanto e mettessero a repentaglio le loro vite per proteggere i civili.

(T/n) si soffermò ad osservare Shinobu. Aveva le mani piccole. Riusciva realmente ad impugnare una spada? Inoltre le sembrava troppo minuta per poter affrontare un demone. Lo stesso valeva per Obanai. Tutti i cacciatori di demoni erano bassi? I due che aveva incontrato non le sembravano essere molto forti, eppure era sicura che lo fossero. Non riusciva a non riporre speranza e fiducia in quelle persone che avrebbero combattuto fino alla morte per salvare gli altri.

Come erano arrivati a combattere? Ad impugnare delle spade?

Nonostante non sapesse la risposta, li ammirava.

Shinobu continuava a destreggiarsi con aria concentrata, occupandosi di controllare ogni ferita. 

"Dove ci troviamo esattamente?"

"La Villa delle Farfalle, la casa mia e di mia sorella. Se vuoi puoi rimanere." l'ultima affermazione della ragazza aveva calmato (T/n). C'era un luogo in cui sarebbe potuta rimanere senza dover tornare a casa. Il tono di Shinobu era cambiato. Era più gentile e preoccupato. Le sembrava di aver già sentito una voce simile.

"Tua sorella?"

"Kochou Kanae, il Pilastro dei Fiori. Dopo che Iguro-san ti ha portato qui, è stata lei ad occuparsi delle tue ferite."

"In tal caso, vorrei ringraziarla." apparteneva infatti a Kanae la voce che (T/n) aveva sentito mentre era incosciente.

"Nei prossimi giorni sarà occupata in una missione, dovrai aspettare un po' prima di ringraziarla."

"Iguro-san si è ferito per salvare il mio villaggio?" domandò (T/n) con apprensione. Non voleva sapere che la persona a cui doveva la vita potesse essersi ferita per salvarla.

Shinobu sorrise.

"Solo qualche graffio, nulla di preoccupante."

(T/n) si lasciò scappare un sospiro di sollievo. "Ne sono felice."

"Per il momento ho finito!" esclamò Shinobu, soddisfatta. "Nel caso dovessi sentirti mal-"

"Potrebbe rimanere, Kochou-san?" (T/n) non voleva essere lasciata sola. Era completamente succube della paura di rimanere senza nessuno.

"Rimarrò."

Shinobu era affidabile. Un po' strana, pensava (T/n), ma comunque affidabile.

"Kochou-san..."

"Parla pure."

"Posso diventare anch'io una cacciatrice di demoni, come lei, sua sorella o Iguro-san?"

"Certo..."

(T/n) sorrise.

"Prima però dovrai guarire completamente, abbi pazienza, (T/c)-san."

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