ii; tell me: would you kill to save a life?
(T/n) si muoveva nel sonno. Gli eventi che aveva vissuto continuavano a ripetersi nella sua mente, agitando i suoi sogni.
Obanai aveva raggiunto la Villa delle Farfalle qualche giorno prima, tenendo tra le braccia l'unica superstite di un villaggio bersagliato da un demone. Era stata Kanae Kocho, il Pilastro dei Fiori ad occuparsi delle ferite della ragazza, assistita dalla sorella minore Shinobu.
Il corvino si sentiva bene. Riusciva ad immedesimarsi in quella ragazza che aveva perso tutto. L'unica sopravvissuta che desiderava vivere. Non la conosceva. Non conosceva nessuna delle persone che aveva salvato durante le missioni affidategli come membro del Corpo Ammazza-demoni. Si limitava a compiere i suoi doveri, concentrandosi sulla sua rabbia, senza lasciare che altro lo distraesse da ciò che doveva fare.
Lo ringraziavano, con le lacrime agli occhi, ogni volta che salvava delle vite. Quella volta nessuno era stato in grado di ringraziarlo. La ragazza non aveva ancora ripreso conoscenza. Non c'era niente che potesse allietare i suoi sentimenti, nemmeno delle parole di ringraziamento che affievolissero l'odio che provava nei confronti di sé stesso. Si sentiva una persona leggermente migliore ogni volta che aveva la dimostrazione di quanto fosse giusto ciò che aveva fatto.
Quella ragazza era rimasta sola. Obanai sapeva cosa si provava ad essere soli. Era tutto ciò che avesse effettivamente provato nel corso della sua infanzia. Mai realmente amato, cresciuto solo per diventare il pasto di un demone. Non sapeva cosa si provasse a perdere tutto. Non aveva mai avuto niente da perdere.
Quella ragazza, invece, aveva appena perso tutto. Un luogo da chiamare 'casa'. Una famiglia con cui condividere i pasti. Degli amici con cui uscire. Se fosse arrivato prima, avrebbe potuto fare in modo che quella ragazza non rimanesse sola.
Aveva ucciso il demone. Aveva salvato una vita. E ne aveva salvate conseguentemente altre centinaia, forse di più, ma ciò non eliminava il fatto che avesse fallito. Che avrebbe potuto evitare che gli abitanti innocenti di un intero villaggio venissero sacrificati nel processo.
Era colpa sua se tutte quelle persone erano morte?
Qual era il valore effettivo delle sue gesta, se non era riuscito a salvare coloro che avevano bisogno del suo aiuto in quel momento? Non aveva scusanti. Non si meritava alcun ringraziamento. Avrebbe dovuto aspettare che quella ragazza si svegliasse e chiederle scusa per la sua mancanza.
Immaginava come avrebbe potuto reagire. Gli avrebbe urlato contro. Gli avrebbe detto che era stato inutile. Che non era giusto che il suo villaggio fosse stato attaccato. Che sarebbe dovuto arrivare prima. Erano tante le cose che avrebbe potuto dirgli.
Obanai era entrato nella camera in cui il Pilastro dei Fiori aveva portato la (c/c). Kanae era seduta accanto al letto. Osserva con aria preoccupata il sonno tormentato della ragazza.
Il corvino rimase in silenzio, guardando la mano di Kanae stringere quella della (c/c). Un'ombra triste evidenziava i suoi occhi color lilla. Obanai non sapeva molto delle sorelle Kocho, ma in quello sguardo vide una profonda malinconia. La maggior parte dei membri del Corpo Ammazza-demoni avevano vissuto situazioni spiacevoli e dolorose; decise di non indagare. Il passato di Kanae non lo riguardava e non voleva apparire indiscreto.
"Pensavo fossi tornato a casa, non sei stanco?" domandò gentilmente Kanae, nonostante il suo tono fosse meno allegro del solito.
"Mi sono riposato un po'. Sono passato a controllare come stesse, non si è ancora svegliata?" chiese Obanai, facendo un cenno col capo in direzione della ragazza addormentata.
Kanae scosse la testa.
"Non ancora. Le ferite non sono molto gravi. Penso che sia sotto shock." rispose il Pilastro dei Fiori. La sua mano era ancora stretta a quella della (c/c). Obanai si chiese che avvenimenti potesse ricordarle la vista di una persona la cui vita era stata distrutta dai demoni.
Kanae sembrava molto stanca. Probabilmente non aveva dormito per tenere sotto controllo la situazione della ragazza.
"Non dovresti riposarti anche tu?" domandò Obanai. Era raro da parte sua mostrare interesse nei confronti dei suoi compagni cacciatori di demoni. Kanae era uno dei Pilastri. Si sentiva quasi stupido per quella che poteva essere interpretata come una mancanza di rispetto nei confronti di uno dei membri più rilevanti del Corpo Ammazza-demoni.
Kanae rise.
"Forse hai ragione, in questi giorni sono stata molto impegnata. Domani devo partire in missione, è meglio che io mi riposi un po'!" esclamò imbarazzata la corvina. "Iguro-san, non è che potresti rimanere tu qui con lei? Nel caso si svegliasse, sarebbe meglio se ci fosse qualcuno a spiegarle la situazione... no, lascia stare, posso chiedere a Shinobu."
"Non mi sono state affidate altre missioni per il momento. Posso rimanere io qui."
Un sorriso comparve sulle labbra di Kanae.
"Ti ringrazio! Nel caso dovessero esserci problemi, chiama Shinobu o una delle ragazze." gli consigliò Kanae. Lasciò la mano della (c/c). "Buona fortuna!" pronunciò quelle parole involontariamente. A chi erano rivolte?
Obanai si sedette sulla sedia dove poco prima era seduto il Pilastro dei Fiori. Si soffermò ad osservare i lineamenti della ragazza. La sua espressione continuava a mutare nel bel mezzo di quello che doveva essere un sogno movimentato. Era una vista quasi penosa. Non aveva idea di quali parole avrebbe usato nel momento in cui si fosse svegliata.
Aveva accettato istintivamente la richiesta di Kanae, ma sperava di non doversene occupare. Lo infastidiva pensare che quella ragazza avrebbe potuto urlargli contro una volta sveglia.
Il corvino decise di imitare il gesto che aveva visto compiere dal Pilastro. Avvicinò cautamente la sua mano pallida a quella della (c/c). La strinse. Era più calda di quanto immaginasse. Era una sensazione piacevole.
In quel momento di distrazione, Obanai non si accorse che gli occhi (c/o) della ragazza si erano spalancati. Lo fissavano con aria confusa. Rimasero entrambi in silenzio, benché dal suo sguardo, Obanai capì che la (c/c) aveva intenzione di fargli delle domande.
Non la biasimava. Sarebbe potuto andare a chiamare Shinobu, ma non voleva disturbarla. Avrebbe potuto occuparsene da solo.
Gli occhi eterocromatici di Obanai osservavano attentamente quelli della ragazza. O forse era il contrario. Era conscio della particolarità dei suoi occhi; o della particolarità del suo aspetto in generale. Non era raro che le persone lo osservassero.
"Sei stato tu a salvarmi?"
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