sedici

"Però mi piacerebbe vedere cosa c'è là fuori!" esclamò energicamente (T/n). Emma rise, seguendo il suo esempio.

"Ci sono così tante cose che potremmo fare una volta uscite di qui!" continuò la (c/c) "Per esempio..."

Emma la interruppe "Cavalcare una giraffa!"

(T/n) era abbastanza sicura che "cavalcare una giraffa" non rientrasse tra quelle cose, ma non aveva intenzione di frenare l'entusiasmo dell'amica. "E non solo! Negli zoo ci sono tanti animali che potremmo vedere! Anche tanti luoghi da visitare, potremmo andare al mare! In uno dei libri di Ray compaiono delle foto del mare, è stupendo! Però dovremmo imparare a nuotare..."

"Impareremo! Avremo tanto tempo per imparare di tutto una volta fuori!"

Non prendevano in considerazione che il mondo esterno potesse non essere così ospitale come auspicavano. Era un'ipotesi che non avrebbero dovuto scartare, eppure nella loro conversazione non ce n'era stato un singolo accenno. Preferivano cercare di immaginare una realtà rosea, un mondo abitato dagli umani, un mondo in cui gli umani non dovessero vivere nel terrore di essere mangiati da quei demoni che avevano avvistato. Il mondo in cui speravano di abitare non doveva essere così. Eppure non c'era alcuna garanzia a favore delle loro speranze. Forse tutti gli umani si trovavano nella loro stessa condizione. Forse ciò che accadeva in quell'orfanotrofio era un caso isolato. Non avevano garanzie, né fondamenta su cui basare le loro conoscenze. Potevano solo pregare che la loro situazione non fosse tragica come pensava Ray.

Ray, sempre cupo e pessimista. Era l'unico che sembrava rendersi pienamente corso di quali rischi stessero correndo. (T/n) avrebbe voluto dimostrargli che si sbagliava, ma non avrebbe avuto argomentazioni concrete con cui convincere il corvino, le cui certezze non vacillavano. Ray, razionale e logico in una situazione che aveva perso ogni contatto con la realtà a cui erano abituati. (T/n) avrebbe voluto avere il suo sangue freddo. Invidiava sia lui che Emma, con il suo ottimismo inarrestabile. Due facce della testa medaglia, li aveva definiti una volta Norman, mentre osservavano insieme i due amici battibeccare; Norman, altrettanto risoluto e calcolatore, in grado di leggere ogni mossa del corvino. Erano un gruppo particolare. 

Norman e Ray sembravano aver finito di parlare. A (T/n) tornarono in mente le parole pronunciate poco prima da Emma - non quelle relative alle giraffe - mentre osservava il corvino avvicinarsi con aria infastidita. Avrebbe voluto essere la persona in grado di convincerlo ad andarsene, ma non ne aveva il carisma. Da sola non ce l'avrebbe fatta. Sapeva di essere importante per Ray, ma non sarebbe stato abbastanza. Unendo le forze con Emma e Norman, che come lei godevano di un posto di prestigio nel cuore dell'amico, avrebbe avuto la possibilità di farlo rinsavire. 

Come sempre, Ray aveva già pianificato qualcosa. L'ambientazione era cambiata, si trovavano nella biblioteca dell'orfanotrofio. Era un luogo interessante, ma (T/n) non capiva il perché Ray avesse deciso di portarli lì. Dubitava seriamente i libri potessero contenere informazioni sui demoni. Ciò che aveva catturato l'attenzione del corvino era un planisfero risalente al 2010. Almeno fino a quell'anno il mondo doveva essere come rappresentato sulla carta. L'ultimo libro stampato risaliva al 2015. Però cos'era successo dopo? Perché non c'erano libri di una datazione più recente?

Non sapevano in quale luogo su quel planisfero Grace Field si trovasse con certezza. E cosa gli avrebbe garantito che quella fosse la mappa reale del mondo? E l'anno in cui si trovavano, se non fosse stato quello? Potevano dire di avere delle certezze? Non ne avevano, ma ciò non li avrebbe rallentati. Qualunque cosa si trovasse all'esterno dell'orfanotrofio avrebbero dovuto raggiungerla. 

Ora dovevano escogitare un piano che gli permettesse di fuggire senza che Isabella se ne accorgesse. Era evidente che la donna nutrisse dei sospetti nei loro confronti. Erano aumentate le faccende di cui occuparsi durante il tempo libero. Il tempo. Ciò che gli mancava. Non sapevano quanto tempo avrebbero avuto prima della prossima "adozione". Non potevano permettersi di mostrare la loro impazienza. Si sarebbero fatti scoprire e avrebbero vanificato tutto.

Avrebbero dovuto occuparsi dei dispositivi con cui Isabella riusciva ad individuare la loro posizione. Non sapevano come sbarazzarsene. Tempo. Avevano bisogno di altro tempo. Isabella però non sarebbe stata immobile ad aspettare una loro mossa.

Quel giorno era arrivata una nuova bambina a Grace Field. Si chiamava Carol. Assieme a lei era arrivata anche Krone, presentata come l'assistente della mamma. Aveva predetto le loro mosse non aveva sprecato tempo prima di intervenire.

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